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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Radio



Un orecchio sul mondo.

Alcuni cenni storici sul radioascoltatore in Italia
e un confronto con l'utente Internet.

a cura di Francesco Borgia


In un romanzo del 1992 (Le voci del Mondo di Robert Schneider) così è descritto l'evento prodigioso per cui il protagonista acquista un udito eccezionale: "Poi il suo udito si ampliò ancora, rovesciandosi come un orecchio gigantesco sulla macchia di terra dov'era sdraiato [...] Si aprì al suo orecchio uno scenario fantasmagorico di grida e chiacchiericci, strilli e mormorii, canti e gemiti, urla sgangherate e schiamazzi volgari, pianti e singhiozzi, sospiri e respiri affannosi, salive deglutite e schioccare di labbra: fino all'ultimo risuonare delle corde vocali sulle porte del silenzio e al ronzio metafisico dei pensieri". Possiamo immaginare che questa descrizione possa corrispondere allo stato d'animo di chi, accostando l'orecchio alla cuffia di una radio a galena ascolta le prime trasmissioni della radio.

Quello che tenteremo di immaginare è infatti la fisionomia del radioascoltatore e la sua evoluzione nel tempo in Italia. Tenendo conto delle parole di F. Monteleone (Storia della radio e della televisione in Italia, 1992): "Una storia vista solo come 'storia dal punto di vista degli ascoltatori' è una ipotesi che sopravvaluta le fonti disponibili", tenteremo di dare solo delle brevi pennellate a questo immaginario identikit dell'ascoltatore radiofonico tentando di evidenziarne le possibili analogie con l'utente di Internet.

Per cominciare va considerato che all'inizio l'ascoltatore della radio può essere identificato come un appassonato della radioelettronica, una persona che attraverso una notevole spesa ed impegno personale si riesce a destreggiare nella costruzione di un apparecchio a galena. Si tratta soprattutto di "studenti, giovani elettrotecnici, giovani ingegneri" che in solitudine (le radio a galena si ascoltano in cuffia) si sintonizzano sui programmi radio che iniziano in Italia il 6 ottobre 1924. I cosidetti sanfilisti (dall'espressione francese sans fil) si organizzano in forme volontarie di discussione sul mezzo radiofonico e successivamente in leghe nazionali sorte tra il 1924 e il 1927 come la FIR (Federazione italiana radiocultori), la RAI (Radio associazione italiana), il Radio Club nazionale italiano, l'Associazione nazionale radio dilettanti, espressioni di idee antimonopolistiche o di interessi legati all'industria. Si sviluppano delle riviste specializzate come Radiofonia che così si presentava ai propri lettori: "Si vuol sapere chi siamo? Noi siamo un prodotto patologico! V'ha ancora forse qualcuno che ignora la moderna malattia che ha sparso ovunque i suoi bacilli. Trattasi della "radiofebbre" morbo sottile e strano che arriva all'organismo in forma di vibrazioni sulle ali dell' etere".

Analogamente c'è da chiedersi a quale punto della sua storia sia l'utente del primo periodo di Internet che sul solitario schermo del suo "computer personale" cerca di captare, come diceva Schneider nel suo romanzo, "il ronzio metafisico dei pensieri", attraverso il sibilo del suo modem. Va considerato come anche in questo caso l'utente sia costituito all'inizio soprattutto da esperti del settore: programmatori, ingegneri informatici, studenti di informatica che conoscono i "segreti" dell'hardware e del software necessari per telecomunicare.

Con l'avvento delle valvole la radio si propone agli italiani come un mobile di rilevanti dimensioni che riceve un suo posto in salotto o in cucina, determinando il passaggio da un ascolto individuale ad una platea più o meno grande di radioascoltatori. Va precisato che, negli anni '20, il prezzo di questi apparecchi è alto, si va dalle 2.500 alle 10.000 lire, una buona radio a quattro valvole costa 3.000 lire cui bisogna aggiungere le tasse di licenza, il bollo e il canone di abbonamento, mentre nel 1925 il reddito medio annuo è di 3.498 lire pro capite. Si evidenziano, in questo periodo, due distinte tipologie di ascoltatori: da una parte i radioamatori che vogliono ascoltare le trasmissioni locali e anche le trasmissioni estere, montando gli apparecchi radio disponibili in kit, dall'altra le persone comuni che vogliono ascoltare il più semplicemente possibile musica e notizie.

Nel 1924 un questionario proposto dal mensile Radiofonia rileva un fatto sorprendente: il programma preferito dagli italiani è il segnale orario. La radio sembra quindi acquistare il significato di orologio gruppale: sorta di strumento capace di sincronizzare, di dare il tempo agli ascoltatori. Il riferimento al battito cardiaco della madre per il feto, ai molteplici orologi naturali e biologici è inevitabile. Alla rotazione dei pianeti, al susseguirsi delle maree, alla fioritura degli alberi ed alla caduta delle foglie, la radio si aggiunge come strumento gruppale che indica il trascorrere del tempo. Come gli orologi solari, i suoi programmi si irradiano all'inizio soltanto durante il giorno, poi piano piano diventano compagni e sentinelle della notte.

Su Internet questa funzione si ripropone attraverso le conferenze, i forum, la posta elettronica, in cui un gruppo di persone si ritrova a parlare insieme, comunicando da diversi punti del pianeta e riproponendo attraverso il cordone ombelicale elettronico il contemporaneo scambio di messaggi, auguri, annunci, attraverso il pulsare all'unisono dei Bps dei modem. A che cosa corrisponderà nella mente dell'utente questo misterioso essere che si configura come un ragno della rete Internet? Perché c'è bisogno che il suo cuore pulsi 24 h su 24, riproponendo una nuova idea del tempo che azzera i fusi orari, riproponendo un tempo unico?

Se ritorniamo all'Italia del 1929 ci rendiamo conto che mentre viene commercializzata la popolare automobile "Balilla" al prezzo di poco superiore alle 10.000 lire, il "Musagete", radioricevitore della Marelli ,costa poco meno di 3.000 lire: la sproporzione è evidente. Sulla scia dei "Volksempfünger" tedeschi vengono presentati alla Fiera nazionale della radio del 1933 a Milano, una serie di apparecchi economici tra le 1.300 e le 600 lire, ancora lontane però dalle 400 richieste per la costruzione di una radio popolare: il "Radiorurale". Nell'anno successivo il 1934 nella classifica mondiale relativa al rapporto abbonati/abitanti l'Italia era al trentesimo posto con il 9,1o/oo. Solo nel 1937 viene messo in commercio al prezzo di 430 lire il "Radiobalilla", nome scelto da Mussolini in persona.

In questo periodo l'apparecchio radio si diffonde tra gli ascoltatori italiani in due versioni: gli apparecchi domestici legati ad un ascolto "familiare" e quelli situati nei locali pubblici scuole, cinema, bar, destinati ad un ascolto di massa. Nell'ascolto familiare la radio ripropone una dimensione di attenzione "centripeta" rivolta ad un "focolare elettrico" che ridisegna, attraverso il calore della voce, la disposizione spaziale del gruppo familiare.

Dal 1925 in poi la programmazione, prima limitata alle "Notizie Stefani" , alle "Comunicazioni governative" ed alla musica, si arrichisce man mano di altri "eventi radiofonici". Nel 1926 la SIPRA (Società italiana pubblicità radiofonica autonoma) comincia i suoi brevi comunicati pubblicitari negli intervalli tra i programmi; nello stesso anno compaiono sul "Radioorario" le lettere entusiastiche dopo la trasmissione del discorso pronunciato da Mussolini in occasione della battaglia del grano. Nel 1927 viene trasmessa la prima radiocronaca sportiva in diretta: il Gran premio di galoppo da San Siro; dal teatro Dal Verme di Milano va in onda, in diretta, la Tosca interpretata da Beniamino Gigli. Nel 1928 viene trasmessa la prima radio cronaca di calcio: la partita Italia-Ungheria, l'anno seguente va in onda "L'anello di Teodosio": la prima radiocommedia originale, la nascita di un nuovo filone artistico.

Il "Giornale parlato", in tre edizioni quotidiane, del 1929 viene sostituito nel 1930 dal "Giornale radio", il "Radiorario" diventa "Radiocorriere". Nel 1931 viene inaugurata la Radio Vaticana. La radio acquista progressivamente per la famiglia il ruolo di intrattenimento, informazione, autorevolezza. "L'ha detto la radio!" È il motto che determina lentamente e progressivamente una rielaborazione della memoria individuale, familiare e sociale. Il messaggio esclusivamente sonoro caratterizza la diffusione di notizie, informazioni, avvenimenti, con il potere suggestivo della parola e, come le favole narrate dalla voce materna, libera l'immaginazione. L'Italia ascolta la radio, comunica attraverso la radio, ricorda con la radio, si addormenta alla musica della radio, sogna attraverso la radio.

L'utilizzazione di Internet presenta invece, per la sua attuale caratteristica prevalente di messaggio scritto sullo schermo televisivo, un impatto diverso sull'utente, rimane strumento prevalentemente individuale, dissociato, a tutt'oggi, dall'utilizzazione contemporanea del gruppo familiare, mancando inoltre, nella maggioranza dei casi, del supporto audio ed ancora oggi di un'accessibilità, in termini di semplicità di fruizione, non alla portata di tutti. Il potere suggestivo non ci sembra peraltro di minor impatto proprio attraverso la metafora del parlare insieme, comunicare, vendere o comprare, lavorare, studiare, sognare insieme.

L'altra dimensione del radioascoltatore negli anni '30 fa riferimento al lento e progressivo ingresso della radio nei locali pubblici, allo spazio collettivo per un uso sociale della radio. L'Ente radio rurale creato nel 1933 "al fine di contribuire alla elevazione morale e culturale delle popolazioni rurali" si occupa di sviluppare un servizio radiofonico per gli agricoltori curandone la pubblicità attraverso i periodici agrari, al fine di creare per la popolazione rurale canali di informazione "semplici e dilettevoli". Contemporanemente, si propone come canale di apprendimento per i comuni privi di scuole e di biblioteche ponendosi come srumento intermedio tra la cattedra e il giornale e determinando un clima di ascolto che viene ben reso da una lettera di un bambino inviata alla direzione dell' Ente:

"In questo paesino ci sono altre due radio solamente: una del medico e una del ragioniere; ma che quasi tutti noi avevamo ascoltato dalla strada senza poterle vedere. Ed ora ne abbiamo una tutta nostra, bella, elegante, con le scuri del Littorio nelle quali ci raffiguriamo il Duce e l'Italia. Siamo stati attenti alla lezione ed abbiamo eseguito il disegno di Pinocchio. Che cosa bella, che cosa grande e non abbiamo potuto frenarci ed abbiamo gridato con tutto il fiato: Viva il duce! Viva Marconi!"

Questa dimensione del grande gruppo che l'ascolto radiofonico di massa ripropone, sembra far riferimento ad un utilizzazione della radio come strumento del gruppo per ritrovare il proprio leader, dimensione sempre nascosta ma tutt'ora presente.

Anche Internet ripropone questa dimensione nel 1995, quando Bill Gates, acquistato il codice leonardesco Hammer (Leicester), ne diffonde in anteprima le immagini attraverso la rete, in un sito che risulta tra i più frequentati nell'ancora breve storia della rete telematica.

Ma il potere ipnotico della radio sulle masse si svela in tutta la sua potenza quando nel 1938 Orson Welles finge l'invasione dei marziani sulla terra, sfruttando proprio il potere immaginativo che fa del mezzo radiofonico un'interfaccia, un tramite tra la dimensione interna familiare e quella esterna dell'estraneo, dell'invasore. La radio nel programma di Welles testimonia ed allo stesso tempo realizza, attraverso la voce che entra nelle case di tutti l'invasione degli extraterrestri riproponendo, nell'illusione di massa, il panico dell'allucinazione dello psicotico.

Il radioascoltatore dotato di questo "sesto senso" sarà duramente messo alla prova nelle sue emozioni quando, dal 1940 in poi, ai microfoni si presenta un evento mai conosciuto prima: guerra, invasori ed alleati diventano realtà. Estremamente interessante appare il fatto che la radio presenta, in questo periodo, varie modalità: da una parte fino alla fine degli anni trenta il "Radiocorriere", quando era già fatto espresso divieto di ascoltare in pubblico le radio estere, pubblica con scrupolo i programmi di tutta Europa, dimostrando di volersi porre al di sopra delle parti, dall'altra la radio stessa si trasforma in un campo di battaglia. Da Londra, da Mosca e dall'America le trasmissioni "sovversive" arrivano nelle case degli italiani più o meno disturbate, dagli specifici impianti che a partire dal 1937 vengono appositamente costruiti per l'Italia e le Colonie. La radio nazionale che dal '40 trasmette a reti unificate si pone l'obbiettivo che emerge dalle parole del Ministro della cultura popolare Pavolini:

"...la radio vi fa da giornale quotidiano; vi dà il Bollettino che è la cosa più importante della giornata; ve lo detta, adagio, perché lo possiate scrivere; vi fa da posta, portando a vostra moglie le vostre notizie e dando a voi le sue e, se non avete moglie, la radio vi sposa [...] la radio canta per voi, se siete stanchi ed insegna ai vostri figli lontani le canzoni vostre; vi mette via via a contatto con la gente delle vostre rispettive città ...".

La radio riallaccia il legame che la guerra disperde, combatte la solitudine, esorcizza la morte, riproponendo quell'estensione del campo di battaglia che, nella seconda guerra mondiale, arriva a coinvolgere la popolazione civile. Internet ci risulta che sia nata come strumento militare e quindi possiamo soltanto ricordare come contenga in sé il potere di riproporre, proprio come rete, la dimensione aggressiva e difensiva del gruppo.

Per quanto riguarda invece quello che è l'aspetto di utilizzazione sociale dello strumento va ricordato come nell'ultimo periodo stiano moltiplicandosi iniziative di utilizzazione sociale dello strumento, presente ormai nei locali di intrattenimento bar, discoteche, cinema e come di giorno in giorno, parallelamente alla radio, si vengano ad individuare le sue potenzialità educative relative alla suo uso nelle scuole e nelle università, sviluppando con l'utilizzazione dei videoproiettori un approccio di massa al mezzo, anche attraversolo sviluppo della tecnologia multimediale.

Ma una delle caratteristiche della radio è quella di non utilizzare collegamenti tra il trasmettitore e il ricevente: di essere senza fili. Nei primi anni della sua diffusione, questo elemento riceverà una particolare enfasi attraverso collegamenti in diretta con aereoplani in volo o treni in corsa, proponendo questo abbinamento psicologico tra radio e modernità, tra radio e scoperte tecnologiche, tra radio e avventura. Parallelamente allo sviluppo delle nuove tecnologie si sviluppano le "radio autoportate", si organizzano, parallelamente al lancio di vetture come la "Balilla" o la "Topolino", gli "auto-radio-raduni" o gli "auto-radio-avio-raduni" in collaborazione con il Reale Automobil Club e con l'Aero Club.

Si sviluppa il concetto della radio come filo di Arianna, che permette al navigante, all'aviatore, al solitario esploratore di mantenere il contatto con la base, di avventurarsi in cielo, in mare tra i ghiacci, orientandosi attraverso questa bussola che parla. Contemporaneamente il solitario ascoltatore può, attraverso lo sviluppo della tecnologia ad onde corte e dei ponti radio, ricevere i segnali radio dai più svariati punti del globo, ascolta nella sua casa lingue e dialetti sconosciuti, esplora, identificaandosi con le onde della sua radio, cieli, mari e terre sconosciute. Ciò potrebbe essere analogo al senso di potenzialità misto a panico che a volte coglie l'utente di Internet quando, trovandosi a "navigare" da un punto all' altro della rete, può anelare e temere insieme di perdere il senso dello spazio e del tempo, o forse di trovare dimensioni spazio-temporali nuove, sconsciute.

Ma è in effetti soltanto dopo la grande guerra, dopo l'arrivo dei transistor che la fisionomia del radioascoltatore cambia radicalmente aspetto. L'avvento della plastica insieme al semiconduttore a stato solido, il transistor per l'appunto, determina l'avvento di apparecchi radio sempre più leggeri, sempre più selettivi. piccoli e trasportabili. Negli anni '60, la radio cui la TV ha rubato il suo posto centrale, torna ad essere ascoltata in maniera più individuale attraverso l'auricolare di cui le radioline a transistor vengono regolarmente dotate, simili alle cuffie delle radio a galena. Con un orecchio si resta collegati al mondo, con l'altro si partecipa al tifo di una partita (ad es. "Tutto il calcio minuto per minuto" del 1960). Mentre si ascolta si canticchia "Grazie dei fior", con cui Nilla Pizzi vince il Festival di Sanremo del 1951, trasmesso in diretta da Nunzio Filogamo.

Con la diffusione delle autoradio, la radio diventa un compagno di viaggio discreto ed inseparabile per chi rimane durante lunghi viaggi solo, ma mai abbandonato dalla radio, fino a quando negli anni '70 con il diffondersi dei furti si diffonderanno gli apparecchi estraibili che il proprietario porterà sempre con sé. Questa inseparabilità (nel 1954 secondo la Doxa lo svago preferito dagli italiani è ascoltare la radio) diventa ogni giorno più evidente. Dal 1958 la Sip sviluppa la filodiffusione: attraverso il filo del telefono la radio entra in tutte le stanze di casa, basta premere un bottone ed ascoltare sotto la doccia "Chiamate Roma 3131" con Gianni Boncompagni".

Interessante è il parallelo con Internet visto che il 1996 segna l'edizione del Festival di Sanremo che può essere seguita attraverso Internet, il nuovo filo che collega le case degli italiani: forse tra qualche anno le preferenze sulle canzoni saranno espresse attraverso il modem.

Alla fine degli anni '60 con l'introduzione della FM (Frequence Modulation) si ha lo sviluppo esplosivo della radiofonia italiana: le cosidetta "radio private". Nel 1991 le domande di concessione giunte al Ministero per le Poste e le Telecominicazioni sono 15 per le radio nazionali e 3.983 per le stazioni locali, che fanno dell'Italia il paese con il più alto rapporto tra numero di emittenti e numero di abitanti, considerando che secondo l'Audiradio nel 1990 sono 29.800.000 le persone oltre gli undici anni che si mettono all' ascolto della radio.

Dall'entrata in campo della FM la radio migliora il suo livello qualitativo, diventa stereofonica, il radioascoltatore sempre più esigente ne fruisce attraverso apparecchi di qualità sempre maggiore. Da una parte le cuffiette stereofoniche del walkman riproducono, con una qualità inimmaginabile dieci anni prima, il suono della radio nelle orecchie del cittadino metropolitano, che in autobus, o in giro per la città si isola dal mondo più immediatamente contiguo; dall'altro l'appassionato di Hi Fi (Alta Fedeltà) accoglie, spesso storcendo il naso, le onde radio attraverso un oggetto cui bisogna, per non confondersi con altre modalità di ascolto, dare un nome nuovo: il sintonizzatore, che poi altro non è che una radio non amplificata, ciò che segna un'altra modalità di ritrovare nell'isolato ambiente di casa un ascolto il più fedele possibile all'originale lontano.

L'avvento dei chip segna poi un passaggio ulteriore nella vita della radio e del suo ascoltatore. Dagli anni '80 l'RDS (Radio Data System) segnala sui display a cristalli liquidi il nome della radio, il numero di telefono, altri brevi messaggi, permettendo un'identificazione immediata dell'emittente, l'immediato aggancio della migliore frequenza disponibile ed addirittura in automobile l'ascolto automatico dei bollettini sul traffico, anche quando si sta ascoltando altro o, se la radio è spenta, accendendola al momento opportuno. La radio "intelligente", programmabile a piacere, è una realtà e ha già la tecnologia per scegliere tra i programmi in onda, quelli preferiti dall'ascoltatore. Passo ulteriore non ancora realizzato, ma tecnologicamente imminente è il DAB (Digital Audio Broadcasting) tecnica che attraverso la tecnica della conversione analogico/digitale permette, analogamente ad altri supporti, di diffusione della musica (compact disc, Dat, Mini Disc, Dcc), di ottenere una riproduzione del messaggio sonoro assai vicina all'originale e corredata di tutta una quantità di informazioni accessorie, molto simile se, non negli standards, alle tecniche digitali con le quali i Pc multimediali ricevono i segnali audio attraverso Internet.

Fatichiamo a immaginare se il teleutente in futuro sarà ancora un radioascoltatore, un telespettatore, un utente di Internet, o qualcosa d'altro che integri i linguaggi nati da questi sistemi o, viceversa, che li differenzi maggiormente. In fondo potremmo pensare che l'uomo possiede dentro di sé livelli percettivi e comunicativi di tale complessità, che la comunicazione amplifica e scinde, separando il livello percettivo da quello emotivo e affettivo. Fatichiamo comunque ancora a pensare che le emozioni gli affetti i pensieri si possano trasmettere a distanza senza che il corpo sia il mediatore.

Concludendo possiamo immaginare che sia proprio questo uno dei miti della radio, ed ora di Internet: la possibilità di attraversare lo spazio perdendo il corpo, ma conservando, come faceva Elias il protagonista del romanzo di Schneider, la possibilità di "sentire l' altro":

"C'è però un'ultimo suono di cui dobbiamo riferire, un suono tanto sottile che avrebbe potuto restare impercettibile nello sconfinato frastuono dell'universo. Ma così non fu, veniva da Eschberg. Era il debole battito cardiaco di un bambino non ancora nato: un feto, di sesso femminile. Quello che Elias aveva udito e visto lo scordò, non poté invece dimenticare il suono di quel cuore non nato. Perché apparteneva alla persona che gli era destinata da sempre. Era il cuore della sua amata".

Bibliografia

AA. VV. Cento anni di radio Marsilio, Venezia, 1995
Monteleone F. Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilio, Venezia, 1992
Schneider R.Le voci del Mondo, Einaudi, Torino 1992.


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