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Omofobia: conversazione con Paolo Valerio

Maurizio Mottola


Lunedì 18 ottobre 2010 si è svolto a Napoli il convegno internazionale Omofobia. Atteggiamenti, pregiudizi e strategie di intervento. A Paolo Valerio, ordinario di Psicologia Clinica e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica all'Università degli Studi di Napoli Federico II, tra i promotori e relatori del convegno, abbiamo posto alcune domande.

A suo avviso qual è l'attuale definizione -sia divulgativa sia tecnica- di omofobia?

Con il termine omofobia, che progressivamente sta diventando sempre più frequente nel vocabolario psicologico e delle scienze umane, si vuole indicare l'intolleranza ed i sentimenti negativi, che le persone hanno nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali.

Essa può manifestarsi in modi molto diversi, sia attraverso una semplice percezione negativa dell'omosessualità, come ad esempio il fastidio che alcune persone provano di fronte ad espressioni di affetto tra persone dello stesso sesso, oppure con comportamenti più espliciti che spesso giungono a vere e proprie minacce o aggressioni fisiche.

Un termine, insomma, che indica una serie complessa di avversioni ed atteggiamenti pregiudiziali nei confronti delle persone omosessuali, che si estende in un continuum molto ampio, che va dalle semplici relazioni interpersonali ai macrocontesti più estesi. Proprio per questa capillarità del fenomeno, che drammaticamente assume spesso accenti tragici, è sempre più forte la necessità di vedere la diffusione di questa parola anche nelle agende politiche degli stati. In Italia, ad esempio, non è possibile avere una stima corretta dei dati sull'insieme di questo fenomeno, poiché come ben rappresenta il "Report annuale omofobia", realizzato dall'Arcigay, non vi è una legge che riconosca l'aggravante per i reati che hanno quale obiettivo specifico le persone omosessuali, bisessuali e transgender.

Tale situazione comporta non solo l'impossibilità di avere una rilevazione statistica attendibile da parte delle Forze dell'Ordine in merito a tali reati, ma un'ulteriore difficoltà della vittima a denunciare la matrice omofoba del gesto subito, con il risultato che tale matrice finisca censurata ed innominata. Per quanto riguarda la situazione in Campania, il "Rapporto Omofobia", curato da NapoliGayPress, sottolinea come si sia registrato, nel corso dell'ultimo anno, un picco negli atti violenti ai danni della comunità omosessuale: l'aggressione in piazza Bellini a Maria Luisa Mazzarella, impegnata nel difendere il suo amico gay, le coppie aggredite in pieno centro storico di Napoli o gli episodi avvenuti sul lungomare di Agropoli (Salerno).

Questi sono solo alcuni esempi di episodi che hanno guadagnato l'attenzione delle testate giornalistiche, ma ve ne sono molti altri che rimangono esclusi e finiscono con il passare sotto silenzio. Al di là delle storie arrivate alla ribalta della cronaca possiamo immaginare che ve ne sono molte altre più silenziose e nascoste, non per questo meno importanti, che si consumano quotidianamente nelle offese verbali per la strada, con gli atti di bullismo omofobico nelle scuole e tra i ragazzi, fino ad arrivare in famiglia, sul lavoro e nelle istituzioni.

In termini più strettamente "tecnici" o clinici, partendo da un punto di vista psicologico, l'omofobia si configura come un insieme di fantasie, idee, percezioni, affetti e credenze, connotati negativamente ed in maniera minacciosa, sia consci che inconsci, che un soggetto sperimenta rispetto a ciò che viene sentito come omosessuale. In tal senso è rilevante il bisogno di una specifica formazione ed una più attenta sensibilizzazione soprattutto per tutti gli operatori che si occupano del campo "psi" e che hanno un ruolo importante nell'educazione e nella tutela dei diritti civili. Pertanto è importante iniziare a pensare che il soggetto che manifesta comportamenti omofobi sperimenta egli stesso un disagio che non gli permette di vivere in contatto con la diversità.

Come si è espressa storicamente l'omofobia e quali modifiche si sono manifestate?

Considerato il carattere trasversale e diffuso dell'omofobia, per cui come detto si manifesta a più livelli, sia nelle semplici relazioni quotidiane che nelle politiche degli stati e nei luoghi di lavoro, è significativo ad esempio il silenzio che storicamente ha occultato la vita di uomini e donne omosessuali, celando in maniera spesso ambigua i loro reali affetti, secondo un principio per cui è meglio nascondere, non dire, dissimulare i propri vissuti.

In tal senso nei secoli si sono perpetrate non solo uccisioni, torture, persecuzioni ed esclusioni degli omosessuali, ma in maniera più silenziosa e subdola per decenni la loro vita è diventata vergognosa e deplorevole, imponendo spesso il silenzio e la rinuncia a vivere la propria affettività e sessualità. Tutto questo negli anni, purtroppo lentamente, si è andato modificando, sebbene ancora oggi esistano stati in cui l'omosessualità è punita e perseguitata, ed altri, come l'Italia, dove non esiste una legge che tuteli i diritti delle coppie omosessuali.    

Domenica 10 ottobre 2010 a Belgrado si è tenuto il primo Gay Pride della storia Serba. 500 persone hanno sfilato nel centro, protette da 5-6 mila agenti in assetto antisommossa. 15 minuti, 20 forse, la durata dell'intero evento, con centinaia di ultranazionalisti serbi che intorno hanno scatenato una sorta di guerriglia: 122 persone in ospedale, 53 gli arrestati su 102 fermi, nessun manifestante del Gay Pride coinvolto. Quasi in contemporanea Carl Paladino, candidato del Partito Repubblicano alla carica di governatore dello stato di New York, ha affermato in una sinagoga di Brooklyn di fronte ad una platea gremita di leader ebreo-ortodossi "Non capisco come qualcuno possa essere, sentirsi orgoglioso di essere gay". Qual è allora secondo lei l'intreccio con la politica e quali strategie di intervento sono praticabili?

Questi esempi recenti riportati rappresentano bene come l'omofobia oggi si configuri come un'emergenza, che necessita innanzitutto una maggiore attenzione politica. Dal punto di vista delle possibilità di intervento è fondamentale stimolare un discorso nuovo rispetto alla complessità del genere e dell'orientamento sessuale, sia da un punto di vista culturale che formativo. In tal senso è stato orientato il convegno internazionale del 18 ottobre 2010, promosso con la partecipazione dall'ordine degli Psicologi della Regione Campania, dall'Università Federico II, dal centro di Ateneo Servizi per l'Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti (SinAPSi) e dall'Assessorato al Turismo Grandi Eventi, Pari Opportunità e Tempi della Città del Comune di Napoli.

Evento di alto valore formativo che è in continuità con altri appuntamenti che hanno coinvolto nell'ultimo anno studenti, insegnanti e cittadini in un dibattito molto proficuo e stimolante: tra questi l'iniziativa di formazione e sensibilizzazione tenuta all'Università Federico II "Another homosexual happening" ed una piattaforma web sul tema del bullismo omofobico, www.bullismoomofobico.it, che si pone l'obiettivo sia di offrire modalità qualificate di intervento, di prevenzione e di contrasto al bullismo omofobico, che  proporre una cooperazione ed uno scambio tra gli attori coinvolti nel fenomeno.



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