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Psico-Cardio: emozioni e cardiopatia

Maurizio Mottola


Giovedì 1 luglio 2010 si è svolto all'Unità Operativa di Psicologia Clinica Psicoterapia e Formazione Psicodinamica del Distretto 31 ASL Napoli 1 Centro l'incontro conclusivo del Progetto Psico-Cardio (settembre 2009 - luglio 2010), gruppo psico-educazionale per cardiopatici (conduttori le psicologhe Valeria Licata, Elvira Balzano, Sandra Perrotta ed il cardiologo Luigi Irace).

In particolare si è trattato dei fattori di rischio psicosociale in cardiologia, approfondendo tra l'altro il tema del rapporto tra emozioni e cardiopatia. Le emozioni sono risposte socio-biologiche di adattamento e negli esseri umani rappresentano il passaggio dall'automatismo dei riflessi condizionati alla composita e differenziata articolazione dell'interazione con l'ambiente circostante. Le emozioni, sganciando l'essere umano dall'automatismo dell'arco riflesso, gli consentono una varietà di risposte di adattamento - proprie della specie umana - ed il sistema limbico permette l'accumulo della memoria.

Tramite il sistema limbico infatti le esperienze risultanti dal contatto dell'organismo con il mondo circostante vengono immagazzinate e possono venire evocate all'interno dell'organismo senza relazioni di causalità evidente con le variazioni che sopraggiungono nell'ambiente esterno. Vengono registrate come piacevoli o spiacevoli: sono esperienze piacevoli quelle che permettono di mantenere la struttura dell'organismo ed esperienze spiacevoli quelle pericolose per esso; le piacevoli tendono ad essere ripetute e questo viene chiamato rinforzo, mentre le spiacevoli tendono ad essere evitate e questo viene chiamato evitamento.

La maggior parte delle ricerche empiriche riporta dati su specifiche emozioni come rabbia, disgusto, paura, tristezza, gioia, sorpresa, indicate come primarie; la vergogna, la colpa, l'orgoglio, l'imbarazzo, il rammarico ed altre vengono indicate invece come emozioni secondarie o complesse. Questa distinzione è molto antica e risale alla tradizione filosofica, dalla quale le emozioni primarie erano generalmente considerate il fondamento di tutta la vita umana.

Esisterebbero elementi costanti nell'espressione emozionale umana, che si ritrovano in tutte le culture e corrispondono al ristretto gruppo di emozioni indicate generalmente come primarie: rabbia, disgusto, paura, tristezza, gioia, sorpresa. L'universalità delle espressioni facciali di queste emozioni è stata considerata un importante sostegno empirico a teorie che, ispirandosi alle tesi di Darwin in L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali del 1872, sostengono che l'esperienza emozionale è radicata nel biologico ed è legata più alla memoria filogenetica che all'apprendimento individuale.

Queste teorie sostengono che alcune risposte emozionali di base, cioè le emozioni primarie, si sono evolute per fornire risposte di adattamento efficaci ai problemi posti dall'ambiente. Queste emozioni, inoltre, costituiscono le componenti elementari a partire dalle quali si costruiscono tutte le emozioni secondarie. Comunque le emozioni possono essere considerate non solo come il frutto dell'evoluzione biologica, ma anche in relazione alle trasformazioni sociali e storiche che contribuiscono a formare la personalità.

Resta comunque il fatto che il presente è il tempo di espressione delle emozioni rendendo immediato e concreto l'adattamento: se l'emozione non viene espressa e non contribuisce ad attualizzare l'adattamento, essa si cronicizza, cioè la sua carica energetica non espressa si deposita nell'organismo e lo rende disfunzionale. Ad esempio, la rabbia - che è un'emozione a difesa dell'integrità dell'individuo e che nel nostro sviluppo filogenetico ed ontogenetico ha contribuito a preservare individuo e specie dagli attacchi dell'ambiente circostante - se viene accumulata disturba l'equilibrio dell'individuo e lo rende inappropriato nelle risposte di adattamento.

Quindi filogeneticamente la comparsa dell'emozionarsi rappresenta un'ulteriore evoluzione della specie umana, a cui si è aggiunto lo sviluppo della corteccia cerebrale, con l'ampliarsi delle funzioni cognitive che hanno consentito il progredire del processo di civilizzazione. Questo vuol dire che nell'essere umano gli stadi precedenti permangono accanto agli stadi più recenti di sviluppo. Il progressivo processo di cognitivizzazione si aggiunge all'assetto emozionale e si contempera ed integra con esso. Nel rapporto emozione/cognizione è proprio l'aspetto emozionale che prevale spesso su quello cognitivo. Sono le emozioni a determinare, per esempio, il nostro rapporto con l'alterità, che può essere vissuta sia come minaccia sia come risorsa.

Pertanto una scelta razionale si fonda sempre e comunque anche su basi emotive e non potrebbe essere altrimenti, data la complessità dell'assetto istintivo-emotivo-cognitivo dell'essere umano. Ogniqualvolta si prova un'emozione si determina un accumulo energetico, che deve essere liberato. Provare emozioni è diverso da esprimerle: solo in quest'ultimo caso si è in grado di liberare tale energia. Le emozioni, se soppresse o negate, possono diventare causa di stress e malattie croniche. Pertanto le emozioni se soppresse o mal gestite generano un'implosione della propria energia, tale da essere somatizzate con disturbi psicofisici.

Il paziente cardiopatico presenta solitamente sintomatologia ansiosa e depressiva legata all'insorgenza della malattia. Ha un livello di stress elevato e richiede un intervento sui comportamenti a rischio. Pertanto è utile un processo di sensibilizzazione alla cultura della comunicazione e della relazione. In una situazione di gruppo i pazienti cardiopatici, entrando in contatto con le proprie emozioni emergenti dalla interazione con gli altri, hanno la possibilità di osservare le varie problematiche in una diversa prospettiva e hanno l'opportunità di prendere coscienza di strategie differenti e scegliere di poter utilizzare nuove modalità comportamentali, scaturenti dal confronto tra i componenti del gruppo. La situazione di gruppo offre ad ogni membro la possibilità di elaborare la sofferenza, l'isolamento e la noia, offrendo l'opportunità di riconoscersi e rispecchiarsi in ogni altro partecipante.

E' possibile dunque far sì che le emozioni conservino la loro funzione adattativa e quindi indispensabile per l'essere umano, senza accumularsi nel sistema mente-corpo disequilibrandolo e disarmonizzandolo.

(Informazioni per il periodo settembre 2010 - luglio 2011 del Progetto Psico-Cardio sono disponibili ai numeri telefonici: 0812542362 e 0812542372)


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