Mercoledì 16 giugno 2010 si è svolto all'Azienda Ospedaliera Cotugno (AOC) di Napoli il workshop Il Tempo in Psicoterapia, promosso dall'Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera. Varie ed articolate le relazioni svolte.

Il tempo della psicoterapia nel servizio pubblico (Fabrizio Starace); - Tempo al tempo (Alberto Vito); - La vita che sorge: nuove problematiche e prospettive di assistenza (Francesco Messina); - Il tempo:per una cultura del nascere e del morire (Sergio Maria Maresca); - C'è tempo ... La dimensione relazionale della resilienza (Giuseppe Ruggiero); - La vita che tramonta: nuove problematiche e prospettive di assistenza (Vincenzo Montesarchio); - Il cronogramma, uno strumento per la psicoterapia (Luca Vallario). In merito, allo psicologo e psicoterapeuta Alberto Vito, responsabile dell'Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera e tra gli organizzatori del workshop, abbiamo posto alcune domande.

Perché un workshop su Il Tempo in Psicoterapia?

Ogni anno organizziamo presso l'Azienda Ospedaliera Cotugno (AOC) un convegno sulla psicologia, ed in particolare sulla psicoterapia, tentando di mantenere, oltre all'attività clinica, uno spazio sia per la formazione che per la ricerca. Al Cotugno è nata la prima Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera nella nostra regione e tentiamo di mantenere un ruolo che possa essere di riferimento e di confronto con i colleghi. Lo scorso anno abbiamo promosso il convegno: "Terapia Familiare: un Update", in passato abbiamo ospitato Alfredo Canevaro per un workshop, abbiamo tenuto seminari su "L'identità del Terapeuta" e sulle tematiche proprie della Psicologia Ospedaliera. Quest'anno siamo partiti dal desiderio di presentare il libro sul "Cronogramma", di Luca Vallario, uno strumento per evidenziare gli eventi più significativi nel ciclo vitale plurigenerazionale. Abbiamo poi pensato di invitare ad una riflessione sul "tempo" i direttori delle Scuole di Formazione in Psicoterapia con cui abbiamo rapporti più intensi e proficui.

Cosa ha approfondito nella sua relazione Tempo al tempo?

Sin da tempi di Freud ("Analisi terminabile e interminabile", 1937) è stata posta la questione della durata del percorso terapeutico, così come è tuttora centrale la questione riguardante l'intervallo più opportuno tra una seduta e l'altra. In un servizio pubblico come il nostro, ove si svolge anche un'attività ambulatoriale di Psicoterapia per pazienti che non hanno altri rapporti con l'ospedale, è necessario privilegiare percorsi clinici di durata relativamente breve (in genere non oltre 16 sedute), senza che ciò vada a discapito di un adeguato approfondimento dei nuclei tematici più significativi dei pazienti. Infine, vi è la questione centrale dei "tempi interni" del paziente e del terapeuta che devono confrontarsi ed, in qualche maniera, sintonizzarsi.

Che difficoltà incontra nel servizio pubblico l'utilizzazione della psicoterapia ed in particolare l'approccio sistemico-relazionale?

Il problema principale credo sia legato alla difficoltà di accesso degli psicologi nel servizio pubblico. Ad un numero sempre più alto di iscritti ai corsi di laurea e di psicologi abilitati non è conseguito affatto un ingresso consistente di psicologi/psicoterapeuti nei servizi pubblici, in modo gravissimo nella nostra Regione. Il disavanzo regionale in Sanità penalizza in modo particolare le professioni più "giovani", in quanto in un momento di crisi così grave prevale una logica di cercare di conservare l'esistente, evitando tagli, ma quasi nessuno, in un'ottica realmente attenta ai bisogni dell'utenza, riesce a programmare nuovi servizi e nuovi spazi, come appunto quelli dedicati al disagio psichico, e ciò comporta il difficilissimo accesso degli psicologi e, quindi, della psicoterapia nei servizi pubblici.