PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> MODELLI E TECNICHE

PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Modelli e Tecniche in Psicoterapia



PNEI e nuove prospettive in psicologia clinica e psicoterapia

Raffaella Cardone e Monica Mambelli *



Questo convegno, è una occasione di incontro, che mette in campo saperi e posizioni diverse, con un denominatore comune che è la PNEI.
Intendiamo mantenere viva la curiosità verso i diversi saperi che si occupano del benessere e della salute, nell'accezione del termine recepita anche dall'OMS, che è più ampia di quella tradizionale, in quanto la salute non è solo assenza di malattia, ma "...è vivere con ritmi che rispettano i nostri limiti; è abitare in un ambiente sano e accogliente; è svolgere un lavoro che ci realizza e gratifica; è nutrire il corpo e la mente di cibi sani; è avere buone relazioni con le persone con cui siamo in contatto, nella vita privata come in quella lavorativa; è stare bene con se stessi, stimarsi, amarsi, rispettare i propri bisogni, coltivare i propri interessi, sviluppare i propri talenti."( N.F. Montecucco, 2005).
Fino a qualche decennio fa i vari sistemi: psichico, neurologico, endocrino ed immunitario sono stati studiati separatamente, dai vari specialisti del settore, soprattutto in occidente. é infatti eredità della filosofia orientale la concezione di una visione olistica dell'uomo, inteso come un microcosmo che la Medicina Cinese Tradizionale (MCT) ha considerato, e considera, "un tutt'uno" di mente e corpo, al di là di quella che è la visione meccanicistica della res extensa cartesiana che ha dominato per anni la concezione della medicina occidentale.
Stanno emergendo dati sempre più numerosi che evidenziano l'effetto immunodepressivo dello stress e viceversa l'azione potenziante le difese immunitarie che è esercitata da uno stile di vita in cui il ruolo stressogeno viene ridotto con svariate modalità.

Tutto ciò ci pone nella condizione di approfondire e di assumere un'ottica bio-psico-sociale, magari dotandosi di più lenti per darsi la possibilità di cambiare prospettiva rispetto a ciò che la persona esprime.
La base storica della PNEI è da far risalire a circa settanta anni fa dagli studiosi della comunicazione ormonale, tra loro Hans Selye per primo nel 1936 descrisse il sistema dello stress, una funzione centrale nell'equilibrio salute-malattia. Per ulteriori approfondimenti si può fare riferimento al testo del Dott. Bottaccioli dal titolo "Psiconeuroendocrinoimmunologia", (2005).
Da allora, le ricerche della PNEI hanno prodotto materiale prezioso per lo studio delle connessioni tra la produzione ormonale, la produzione di anticorpi e l'attività dell'amigdala.
LeDoux, neurobiologo della New York University, ha da tempo mostrato che l'amigdala è la sede della lavorazione delle memorie emotive, ed è l'area cerebrale, connessa con le reazioni emotive più primitive, in particolare la paura.
L'amigdala ha numerosissimi collegamenti con altre aree cerebrali, ma due sembrano fondamentali: le cortecce prefrontali e l'ippocampo.
E' ormai opinione condivisa, che l'ippocampo sia la sede dove si sviluppa la memoria episodica ed è dimostrato che lo stress e in genere gli eventi traumatici, esercitano una funzione inibitrice sull'attività dell'ippocampo.
Il trauma, acuto o ripetuto, tende ad inibire il funzionamento dell'ippocampo e quindi a mettere fuori gioco la memoria episodica. Se il trauma è ancora più intenso, verrà registrato solo nella memoria implicita o procedurale. Pertanto , gli eventi o non verranno registrati o verranno registrati solo nella memoria semantica, cioè senza il loro connotato personalizzante.
La nostra esperienza come psicoterapeute, ci ha condotto ripetutamente ad accogliere persone con sofferenze psicologiche, ma anche organiche, conseguenze di traumi antichi o anche più recenti, che hanno impedito la crescita e il processo di individuazione.
Correale, psichiatra psicoanalista, intende per "trauma" quell'evento che nella vita psichica ha l'effetto di dissociare la situazione emozionale dalla situazione cognitiva e di creare un vuoto mentale rappresentazionale con un pieno emozionale, che non è potuto diventare storia.
Nel trauma, ciò che viene sacrificato è l'attività rappresentativa del pensiero, questo viene confermato anche da studi cognitivisti, di neuropsicologia e neurofisilogia del trauma, che indirizzano sull'importanza del fattore dissociativo, infatti alcuni studi dimostrano delle vere e proprie modificazioni a livello neurofisiologico: nel corso dell'esperienza traumatica, l'attività mentale superiore viene in gran parte bloccata, l'attività della corteccia dissociativa viene momentaneamente sospesa.
Siamo in presenza di un esperienza che viene percepita come una minaccia alla vita, che segna una censura nel corso del tempo e che lascia un ricordo, non tanto di cosa è successo nei particolari, ma di una totalità emozionale correlata e collegata a frammenti sensoriali scissi che possono esprimersi in forma di ricordi, sogni, incubi che, comunque, non sembrano in grado di collegarsi insieme in uno scenario ricostruito e trasmissibile.
Il lavoro dello psicoterapeuta è un lavoro di storico e archeologo, come ci ricorda Mancia (2004) il terapeuta opera una "trasformazione di memoria" delle esperienze traumatiche rimosse oppure archiviate in epoca preverbale e quindi non rimosse, ma queste esperienze traumatiche come ci suggerisce Meares (2005), lasciano una sorta di "impronta sensoriale", questi pensieri impensabili, e questi sentimenti non possono essere sentiti, irrompono nella coscienza come inspiegabili e spesso indicibili, stati di paura, di disperazione, solitudine, terrore, e... nel corpo come disturbi psicosomatici. E' compito del terapeuta favorire l'emergere di una forma di conversazione che permetta l'integrazione della memoria traumatica nell'esperienza del Sé del paziente.
Chiunque si rivolga a noi nel nostro ruolo di psicoterapeuti, sia per un progetto di cura sia per un progetto di formazione, lo fa nella speranza e nell'attesa di un cambiamento evolutivo, la possibilità e l'aspettativa di eventi "trasformativi" sono implicite nella richiesta di aiuto.
L'attento ascolto della richiesta che la persona porta nell'incontro, espressa attraverso il linguaggio del corpo e/o delle emozioni, implica una complessità che richiede di mettere in campo competenze e conoscenze diverse che necessitano di essere integrate per accompagnare la persona in un percorso di cura.
La cura, intesa come incontro umano che permette un'esperienza relazionale di condivisione e riconoscimento del bisogno dell'altro, con sospensione del giudizio, con la possibilità di uno scambio empatico profondo che consente di recuperare risorse insperate che portano ad attivare il processo di consapevolezza e conoscenza delle molteplici espressioni mente-corpo.
Gli studi recenti di Mancia sull'inconscio, sulla memoria implicita e l'ultima scoperta di Rizzolatti e del suo gruppo di ricerca dell'Università di Parma, sui neuroni a specchio, nel campo delle neuroscienze, ci portano ad interessanti riflessioni che creano nuove prospettive ed aperture sulla relazione terapeutica. Per es. Mancia a proposito della relazione terapeutica definisce la"dimensione musicale del transfert",che significa prestare attenzione, non solo ai contenuti verbali, ma all'intonazione della voce, al timbro, al volume, alla musicalità, alla struttura linguistica del paziente. Pertanto il neurofisiologo parte dall'assunto che il linguaggio contiene una doppia semantica e che la musica è un linguaggio sui generis la cui struttura simbolica è isomorfa a quella del nostro mondo emozionale e affettivo. Tale struttura è radicata nell'inconscio non rimosso, nella memoria implicita, che contiene fantasie e difese collegate alle prime esperienze relazionali del bambino con la madre e con l'ambiente in cui cresce.
La memoria implicita non permette il ricordo, non è verbalizzabile, in quanto non sono mature le strutture nervose necessarie al funzionamento della memoria esplicita (Siegel,1999), contiene le esperienze più arcaiche, anche traumatiche, relative alle primissime relazioni del bambino con la propria madre nei primi due anni di vita, e che sono depositate in una forma che non permette il ricordo, ma che continua a condizionare la vita affettiva, emozionale, cognitiva della persona.
Tutto ciò permette di pensare all'inconscio come ad una funzione complessa della mente, con una componente rimossa, una non rimossa e con aspetti automatici.
Il rapporto tra paziente e terapeuta sarà condizionato da questa struttura inconscia, che non può non interessare ambedue i componenti la coppia, e si manifesterà nel transfert e controtransfert. L' esperienza di psicoterapia, attiva l'area preconscia mediante un processo di mentalizzazione che ha l'obiettivo di trasformare la storia della persona da un insieme di fotogrammi, spesso fra loro separati e quindi difficilmente comprensibili, in una sequenza più armonica e leggibile, dando alla persona la possibilità di vedere aspetti della propria storia nel suo procedere narrativo sempre più espressivo e coeso, inoltre se come terapeuti esercitiamo il nostro ascolto alla "dimensione musicale" del transfert possiamo accedere a quelle strutture inconsce più profonde collegate alle prime e più significative esperienze relazionali del paziente, che riguardano la sua memoria implicita e che pertanto sono parte di un inconscio non rimosso. Se facessimo attenzione solo ai contenuti della sua narrazione (Ferro, 1999, 2002), peraltro importanti alla fine della costruzione (Di Chiara, 2003), perderemmo quegli aspetti più significativi del transfert collegati alle esperienze primarie del paziente, alle sue fantasie e difese inconsce che non può ricordare, ma che più direttamente stimolano nel terapeuta emozioni ed affetti e facilitano il lavoro ricostruttivo.
Il lavoro sulla dimensione musicale della comunicazione permette un processo che è ad un tempo costruttivo e ricostruttivo: costruttivo nella misura in cui le modalità di comunicazione del "qui e ora" della seduta permettono l'evidenziarsi nel presente di emozioni riconducibili a esperienze affettive non passibili di ricordo, del cui significato il paziente non è consapevole; ricostruttivo, nel senso che quelle stesse esperienze emozionali possono rivelarsi come le "ragioni" più plausibili che partendo dalla primissima infanzia, giustificano le modalità relazionali nell'attualità della relazione terapeutica.
Il recupero della storia pregressa del paziente, collegata a quella attuale, permette di attingere a vissuti di maggiore vitalità, stimolo alla crescita e ciò che fa da ponte tra le due tematiche è la possibilità di ricordare.
A proposito della relazione empatica apre nuove considerazioni la scoperta dei neuroni a specchio.
Il sistema di neuroni a specchio ci consente di compiere notevoli progressi nella comprensione ( a livello neurale) di una serie di fenomeni ( contagio emozionale, empatia, simpatia, identificazione e intersoggettività). Essi si attivano, quando il soggetto si limita ad osservare il comportamento di un'altra persona, ciò consente di partecipare direttamente alle azioni degli altri senza doverli imitare in senso stretto.
Facciamo esperienza dell'altro come se stessimo eseguendo la sua stessa azione, la sua stessa emozione, emettendo le sue stesse voci o percependo il suo stesso contatto fisico. Questi meccanismi "come se" sono stati descritti da Damasio (1999) e Gallese (2001). Attraverso questa "partecipazione" alla vita mentale dell'altro possiamo "comprenderlo" e " sentirlo" in noi stessi in particolare riguardo alle sue intenzioni e ai suoi sentimenti.
Sulla base degli studi di Kandel, premio Nobel nel 2000 per la medicina, nello studio sulla memoria cellulare della Aplysia californica, suggerisce che stimoli provenienti dall'ambiente (compresa la parola, l'attenzione, le emozioni e gli affetti che essa attiva) possano modificare stabilmente l'espressione proteica dei geni e la loro fissazione nelle sinapsi, creando conseguentemente una condizione di plasticità neuronale e sinaptica quale base organica della memorizzazione di una esperienza.
Si ipotizza che la psicoterapia possa produrre cambiamenti a lungo termine del comportamento e delle funzioni della mente agendo sull'espressione genica delle proteine che modificano la struttura e la potenza delle sinapsi neuronale.
Per questo non è vero che "verba volant", poiché la parola all'interno della relazione psicoterapeu-tica cura e conduce al cambiamento.
Questi importanti contenuti scientifici ci aprono immediate connessioni fondanti con gli assunti di base del lavoro clinico, in particolare danno centralità all'esperienza relazionale.
Ogni incontro umano, come ben esprime Cassoni (2004), può rappresentare un'esperienza riparativa, semplicemente in terapia, abbiamo più occasioni.
I contenuti e i modi del colloquio, il ritmo e la cadenza delle sedute, la sicurezza creata dal setting, il tempo, la stanza, attivano tutti i livelli di memoria. Sono elementi che "arrivano" alla memoria esplicita e consapevole: "incontro il mio terapeuta il giovedì alle 17 in quel luogo da quel giorno di marzo e sarò io a decidere quando concludere i nostri incontri". Arrivano anche alla memoria implicita, magari non subito, ci vuole qualche verifica - che il terapeuta risponda al citofono per un numero sufficiente di volte, numero ovviamente variabile per ognuno da due volte all'infinito, che il terapeuta ci sorrida o abbia uno sguardo benevolo, che la stanza sia la stessa che non cambi troppo spesso l'orario che sia onesto nei costi - insieme alle altre migliaia di informazioni che hanno a che fare con il suo "esserci" per noi. Allora, cominciamo ad esserci anche noi, tutti interi e, man mano che ci siamo, si integrano altri stati della mente, in continui scambi e integrazioni con gli stati della mente del terapeuta e in continui scambi e integrazioni tra stati della mente interni...... sentiamo di sentirci bene, sentiamo un ordine interno: qualcosa è cambiato nella nostra memoria implicita. Poi questo può accadere in una seduta psicoanalitica, gestaltica, costruttivista o analitico transazionale; questo attiene ai modi ed è un altro discorso.
Daniel Siegel, (2001), sottolinea come le relazioni interpersonali specializzate, che si stabiliscono nell'ambito di una psicoterapia, forniscono al paziente un ambiente sicuro in cui può cominciare ad esplorare le sue esperienze presenti e passate.
Terapeuta e paziente possono entrare in stati di risonanza mentale che permettono la creazione di un sistema diadico, in cui i processi di sintonizzazione affettiva favoriscono lo sviluppo di capacità di regolazione più efficaci e in movimento verso una maggiore complessità. Lo sviluppo di narrazioni coerenti, (che costituisce uno degli obiettivi principali in tutti i tipi di terapia) coinvolge molto probabilmente una risonanza di processi mediati dai due emisferi cerebrali.
Riflettendo sul nostro modello terapeutico ad orientamento psicodinamico, ne derivano delle conseguenze inerenti alla tecnica psicoterapeutica, per esempio nel concetto di inconscio assume importanza anche l'aspetto automatico oltre a quello del rimosso.
Pertanto la tecnica, come sostiene Correale, dovrebbe dare rilievo all'interruzione degli automatismi e non solo alla valorizzazione dell'insight; considerare anche la possibilità di attivare mediante tecniche di visualizzazione e antistress nuovi circuiti neuronali.
Inoltre il terapeuta, mediante le tecniche meditative, può potenziare la lucida consapevolezza di Sè, la presenza mentale e sviluppare una maggiore intensità empatica, con riflessi importanti sull'analisi del transfert e controtransfert.
Conclusione
Lo sforzo richiesto, da quanto emerso dagli studi sopra citati, è quello di lavorare sull'integrazione, poiché la persona è il risultato dell'interazione mente - corpo - ambiente.
Ci auguriamo che gli psicoterapeuti di ogni orientamento possano mantenere vivo un atteggiamento esplorativo e flessibile, al fine di arricchire la propria tecnica psicoterapeutica in un rapporto di dialogo con le altre discipline.
L'orientamento scientifico psiconeuroendocrinoimmunologico è quello che meglio studia e coniuga le relazione tra i grandi sistemi di regolazione dell'organismo umano: il nervoso, l'endocrino e l'immunitario e tra questi e la psiche, intesa come identità emozionale e cognitiva che contraddistingue ciascuno di noi.
La Pnei, in questo senso va guardata come una interessante prospettiva per accompagnare la persona in un percorso di cambiamento mediante la gestione della propria salute.

Questa visione di complessità restituisce dignità alla persona, d'altra parte già Marco Aurelio ci ricordava che:
"Ogni cosa è profondamente intrecciata con le altre; e sacro il filo che tiene legate le cose. Nessuna, certamente, può dirsi estranea a un' altra."


BIBLIOGRAFIA

BION, W.R. (1962b), Learning from experience, Heinemann, London, Apprendere dall'esperienza, Armando, Roma, (1972).
BION, W.R. (1970), Attention and interpretation, Tavistock Publications, London, Attenzione e interpretazion,. Armando, Roma, (1973).
BOTTACCIOLI, F. (2005), Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red, Milano.
CANESTRARI, R. (1982), Nuovi Metodi in Psicometria, Organizzazioni Speciali, Firenze.
CARDONE,R. (2004), "Incontrare l'altro: il setting terapeutico", in Palo G. ( a cura di) Il Ponte, Tirrenia Stampatori, Torino.
CAROSELLA, A., BOTTACCIOLI, F. (2003), Meditazione, psiche e cervello, Tecniche Nuove, Milano .
CAROSELLA, A., BOTTACCIOLI, F. (2006), Meditazione, passioni e salute, Tecniche Nuove, Milano.
CASSONI, E. (2004), La memoria implicita: luogo del cambiamento, Quaderni di psicologia, analisi transazionale e scienze umane, n.41-2004, in www.psychomedia.it.
CORREALE, A. (2006), Area Traumatica e Campo Istituzionale, Borla, Roma.
DAMASIO, A. (1994), Descartes' Error. Emotion, Reason, and Human Brain, ANTONIO R. DAMASIO, M.D., L'Errore di Cartesio. Emozione,ragione e cervello umano, Adelphi, Milano, (1997).
FERRO, A. (2002), Fattori di malattia fattori di guarigione, Cortina, Milano.
FONAGY, P., TARGET, M., (2001), Attaccamento e funzione riflessiva, Raffaello Cortina, Milano.
GABBARD,G.O. (1994), Psycodynamic Psychiatry in Clinical Practice. The DSM- IV, American Psychiatric Press, Inc. , Psichiatria Psicodinamica. Nuova edizione basata sul DSM-IV , Raffaello Cortina , Milano, (1995).
GALLESE, V. (2001), " The ' shared manifold' hypothesis: From mirror neurons to empathy". In Journal of Consciousness Studies, 5, 5-7, pp. 33-50.
GOLEMAN, D. (1988), The Meditative Mind, RCS Libri S.p.a., Milano, La forza della meditazione, BUR Saggi, Milano, (2006).
KANDEL, E.R. (1989 ), "Genes, nerve cells and remembrance of things past", "Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciencies",1, pp.103-25.
LeDOUX, J.E. (1996), The Emotional Brain. The Mysterious Underpinnings of Emotional Life, Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni, Baldini & Castaldi, Milano, (2004).
MAMBELLI, M. (2004), "Come apprendere dall'esperienza: un gruppo ambulatoriale per pazienti con disturbi di personalità nel contesto istituzionale odierno. Un possibile metodo di valutazione dei risultati clinici", in Corbella S. Girelli R. Marinelli S. (a cura di) Gruppi Omogenei, Borla, Roma.
MANCIA, M. (2004), Sentire le parole, Bollati Boringhieri , Torino.
MARCO AURELIO, (2003), I Ricordi, Einaudi, Torino.
MEARES, R. (2000), Intimacy and Alienation. Memory, Trauma and Personal Being, Brunner-Routledge, Intimità e Alienazione. Il Sé e le memorie traumatiche in psicoterapia, Raffaello Cortina Editore, Milano, (2005).
MONTECUCCO, N. F. (2005), Psicosomatica Olistica, Mediterranee, Roma.
PAGLIARO, G., MARTINO, E. (2003), Il Tao della salute, Domeneghini, Padova.
PAGLIARO, G. (2004), Mente, meditazione e benessere. Medicina tibetana e psicologia clinica, Tecniche Nuove, Milano.
RIZZOLATTI, G., SINIGAGLIA, C. (2006), So quel che fai, Raffaello Cortina, Milano.
SIEGEL, D. J. (1999), The Developing Mind, The Guildord Press Inc. and Mark Paterson, La Mente Relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale, Cortina, Milano, (2001).
STERN, D. (1985), The Interpersonal World of the Infant, New York: Basic Books, Il mondo interpersonale del bambino, Bollati Boringhieri, Torino, (1987).
STERN, D. (2004), The Present Moment in Psychoteherapy and Everyday Life, New York, Il Momento Presente in Psicoterapia e nella vita quotidiana , Bollati Boringhieri, Torino, (2005).
WINNICOTT, D.W. (1965), Maturational Processes and the Facilitating Environment, International Universities Press, New York, Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, (1970).
WINNICOTT, D.W. (1971), Playing and Reality.,Tavistock Publications, New York,Gioco e Realtà, Armando, Roma, (1974).
ZANI, B. CICOGNANI, E. (2000), Psicologia della salute, Il Mulino, Bologna.

* Dott.ssa Raffaella Cardone, Psicologa specialista in Psicoterapia, Responsabile Sezione SIPNEI Romagna per la (provincia di Ravenna). Dott.ssa Monica Mambelli, Psicologa specialista in Psicoterapia, Sezione SIPNEI Romagna per (la provincia Forlì/Cesena




PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> MODELLI E TECNICHE