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PSYCHOMEDIA
MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA
Psicofarmacologia



Placebo?

di Ileana Taddei



Placebo? Sì, è possibile. Perlomeno in una certa misura. Che si tratti di un farmaco, di un medico, e persino di un intervento chirurgico. Nessun trattamento è privo, di fatto, di quello che appunto è chiamato effetto placebo (dal latino: "piacerò"), e che ha una lunga storia, come la medicina. Risale probabilmente ai primordi della società umana, al momento in cui qualcuno, nella comunità, mostrò preoccupazione per il dolore o la malattia altrui e per esprimerla usò una parola, un gesto, un oggetto simbolico. Per millenni questa forma di cura può essere stata l'unica forma esistente di terapia.

Questo valore simbolico, oggi, resta implicito in ogni in tipo di terapia ed è spesso molto potente: tanto potente da essere usato come confronto negli studi sperimentali, tipicamente sui farmaci (un farmaco è considerato efficace se dimostra di esserlo più di una sostanza "simbolica", senza effetti specifici dal punto di vista farmacologico, per l'appunto un placebo); e nello stesso tempo, all'apparenza paradossalmente, forse tanto potente da essere studiato con le cautele che gli scienziati riservano alle scoperte più insidiose.
La sua presenza entra in gioco in situazioni e per motivi molto diversi. Il tocco delle dita è una componente importante dell'azione di un medico; le sue parole, sia che forniscano informazioni sia che trasmettano un supporto esplicito, lo sono altrettanto; persino il semplice ascolto a volte funziona, come espressione di tempo messo a disposizione. Effetto placebo può avere una ricetta medica ripetuta e poi non usata; effetto placebo hanno: un braccialetto di rame, un particolare dell'abbigliamento che indichi un lutto e consenta il conforto sociale, una cicatrice da vaccinazione, un tatuaggio. L'esito di un'operazione chirurgica può dipendere anche dal temperamento dell'operatore: più o meno scettico, più o meno entusiasta. Per lo psicoanalista, Lacan parla di un "sujet supposé savoir".

Tra le componenti che contribuiscono all'efficacia di svariati tipi di terapia può essere in primo piano proprio quella costituita dall'effetto placebo. In alcuni casi, per esempio, la differenza tra la percentuale dei soggetti che rispondono a un farmaco e quelli che ricevono un placebo è irrilevante, e molti sintomi e molte malattie rispondono in modo eccellente alle pillole placebo. Un trattamento con un placebo non equivale a nessun trattamento, e l'effetto placebo non equivale a nessun effetto. Si può forse parlare di una forza risanatrice della natura?
Fiducia, riflessi condizionati, suggestione, probabilmente un substrato biologico, sono associati alla risposta a un placebo. Le risposte sono più frequenti e marcate quando l'effetto si manifesta sul piano delle sensazioni soggettive o come cambiamento di una variabile che dipende dal controllo del sistema nervoso o del sistema ormonale (tipicamente nelle terapie del dolore). Per le compresse alcuni colori (giallo) sono associati a un effetto stimo-lante, altri (bianco) possono essere soporiferi. Importante il contesto, più o meno rassicurante, in cui il paziente incontra il dottore e cruciali a volte le differenze etniche: in alcune culture ci si aspetta che il dottore sappia di cosa soffre il paziente senza fare troppe domande.

L'effetto placebo è una grande risorsa ed insieme una mina vagante per la medicina. Per esempio, può essere ampiamente manipolato: sopprimendo la pubblicità data a pazienti danneggiati o scontenti, dato che l'efficacia dei trattamenti è in rapporto con la fiducia che in essi si pone; oppure istruendo campagne di informazione il cui scopo sia aumentare le aspettative della popolazione nei confronti delle terapie.
Invece, perché non ne è stato fatto e non viene adeguatamente finanziato un campo di ricerca autonomo? È piuttosto difficile trovare, nella letteratura scientifica (che magari pullula di pubblicazioni bizzarre, oppure ridondanti ed inutili) idee originali e approfondimenti riguardo a modalità e metodologie di studio specifiche per l'effetto placebo; oppure confronti tra i sessi, tra età, tra diverse culture. Solo ricercatori isolati si preoccupano di scandagliare questo fenomeno, di creare le basi scientifiche di una teoria e di una tecnica del placebo. Un meccanismo comune potrebbe sottendere e spiegare questo talento della natura: la capacità di sanarsi partendo da sé, dal significato e valore che è in grado di attribuire al contesto in cui trova la malattia, ma può trovare anche la guarigione.

Nel frattempo, è stato il Washington Times a rivelare che negli Stati Uniti seicentomila bambini assumono Prozac (e due milioni si prevede lo assumerebbero se il suo uso nell'infanzia venisse approvato dalla Food and Drug Administration e diventasse legale) nella magica nebbia dello slogan "pillola della felicità". Il quale, come tutti gli slogan, può o meno dissolversi al contatto con la ragione.
Perché ormai quando si acquista un prodotto si entra in un'altra dimensione: è come guardare un film, credendo e non credendo insieme a ciò che viene narrato. Nessuno forse pensa davvero che un deodorante risolva certi problemi e garantisca magari le attenzioni del partner.
Eppure, magia: l'affare è fatto.


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