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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Psichiatria e psicologia dell'emergenza

Sesto psico-reportage dall'Abruzzo: catastrofe e riorganizzazione psicosociale

Marco Longo


Ripubblicato anche sul numero di luglio 2009 della rivista "La Protezione Civile", organo ufficiale del DPC



Passato il primo mese dal terremoto, la situazione psicologica generale nei campi abruzzesi si sta gradualmente modificando e pian piano si assiste ad un passaggio da una fase acuta di primo impatto psicologico, caratterizzata dalle relative prime forme di immediata reazione emotiva alla situazione catastrofale, sia di tipo luttuoso che di tipo eccitatorio/reattivo, ad una seconda fase di sempre maggiore e più amara consapevolezza, caratterizzata prevalentemente da un progressivo viraggio verso una dimensione depressiva

Nei primi giorni dopo il terremoto le emozioni principali sono state di opprimente ed inelaborabile terrore per l'accaduto, di attonita ed impotente contemplazione della distruzione circostante e soprattutto di lutto per le vittime, ma anche per la perdita delle abitazioni, delle chiese, dei palazzi comunali e di tutte le altre costruzioni di riferimento sociale, storico e culturale, segno di un popolo colpito gravemente dalla catastrofe non solo negli affetti, ma anche in tutti i suoi simboli

Tuttavia nelle prime settimane a tali emozioni luttuose si sono aggiunti anche forti e spontanei sentimenti di nuova fratellanza e di ritrovata solidarietà sociale, dovuti alla sensazione di massivo accomunamento, sia per il fatto di essere stati tutti colpiti contemporaneamente e nello stesso modo, sia per la inevitabile situazione di obbligatoria e promiscua condivisione nei campi degli stessi spazi ristretti e degli stessi tempi e ritmi vitali, legati alla prima fase di basilare riorganizzazione della sopravvivenza

Se dunque le principali emozioni, come sempre in questi casi, sono state (e tuttora in gran parte sono) di paura, angoscia, dolore, senso di smarrimento, di vergogna per aver bisogno di aiuto, ma anche di rabbia impotente contro un nemico invisibile e incontrollabile, le prime reazioni sono state molto spesso anche di iperattività, di forte slancio solidale, di ritrovato dialogo, di mutuo sostegno e aiuto, superando, almeno per un po', le usuali divisioni e le ataviche diatribe tra persone, famiglie, clan e fazioni sociali, culturali e politiche

Col passare del tempo però a queste prime emozioni e reazioni psicologiche e comportamentali, legate alla compresenza e/o all'alternanza sia di pesanti manifestazioni di abbattimento, sia di forme di eccitazione e persino di euforia reattiva, pian piano si sta sostituendo una sempre più stabile ed univoca dimensione psicologica di tipo depressivo, che si accompagna ad una progressiva e ineluttabile consapevolezza della situazione e di tutti i problemi ad essa inerenti e quindi anche ad una crescente perdita di speranza per una rapida risoluzione di tutto questo

Lo si vede dalle facce della gente, sempre più serie, grigie, tese, soprattutto nei grandi campi aquilani; dai volti affranti e irrigiditi da un'espressione di stanchezza e disinteresse, dovuta alla perdita di speranza, ma anche alla noia ed alla ripetitività della "vita" in tenda e nei pochi e disorganizzati spazi comuni

Si percepisce dalla sempre maggiore reattività e animosità, con improvvisi litigi anche per futili motivi, e dall'emergere di un pensiero scisso, persecutorio e paranoideo, con crescenti manifestazioni, anche apertamente aggressive, di invidia e/o gelosia tra le persone, le famiglie, i clan ecc; invidia a volte anche motivata, per chi ha evidentemente avuto o preso di più, come pure può capitare, nonostante i controlli, ma più spesso immmotivata, rivolta a chi solamente si ritiene abbia avuto o preso di più

Si capisce dalla traformazione dei discorsi: prima centrati sul lutto e sul terrore, che purtroppo si rinnova ad ogni scossa, ma anche sul che fare e sul darsi da fare subito, sul come reagire senza indugio, organizzandosi tutti insieme, sull'aiutarsi reciproco e sul mutuo sostegno immediato tra sfortunati naufraghi della stessa barca; ora invece sempre più centrati su un crescente e pressante bisogno di ritrovare la propria identità e diversità, i propri ritmi, la propria autonomia e indipendenza

Tutto questo in una situazione di sempre più opprimente massificazione logistica e di vieppiù crescente sconforto, con pericolose sbandate nella disperazione, dovute anche alle ripetute e tristissime visite alle case distrutte, nel tentativo di ritrovare qualcosa di intero e ancora utile, qualcosa della propria vita precedente, scavando con le mani, togliendo piano piano pietra per pietra, per evitare di accrescere il danno con altri crolli o schiaccianti assestamenti

Si cerca insomma faticosamente una strada personale per sottrarsi, per quanto possibile, ad una situazione di forzato accomunamento sociale, fisico ed emotivo, per cercare di ritrovare al più presto i propri stili di vita, le individualità e le differenze, ma senza purtroppo ancora poter neanche intravedere la fine del tunnel, il rientro in una propria casa, la ripresa di un lavoro normale, la possibilità di fare di nuovo progetti per il futuro

Per aiutare al massimo questo processo di lenta normalizzazione tutti gli operatori presenti sul campo (professionisti e volontari della Protezione Civile, vigili del fuoco, forze dell'ordine, ma anche e soprattutto sindaci e amministratori, operatori psicosociali,personale sanitario, esperti di organizzazione, informatici ecc) sono tutti impegnati in un grande sforzo riorganizzativo, che consenta, campo per campo e nel complesso, di restaurare ed espletare le funzioni principali della vita pubblica e sociale, utilizzando tutte le risorse e le competenze disponibili e favorendo al massimo la collaborazione tra le persone coinvolte nelle varie attività

Ma gli ostacoli da superare non sono pochi, sia sul piano logistico, soprattutto per la carenza o mancanza di strutture e infrastrutture adeguate, che olografico, per la complessa struttura del territorio montano; sia sul piano climatico, per il grande freddo prima ed ora per il caldo sempre più intenso; sia ancora per la suddetta crescente situazione psicologica depressiva di fondo e per la suddescritta situazione emotiva, scissa e facilmente esplosiva; sia infine per le difficoltà e gli impedimenti di carattere economico e, ovviamente, anche politico e amministrativo

Per tutto questo occorrono e occorreranno sempre più in seguito programmi e progetti adeguati, nonché risorse ed energie capaci di contenere, aggirare e superare tutti gli ostacoli e per aiutare, formare e supervisionare gli operatori coinvolti
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