PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> PsicoEmergenza

PSYCHOMEDIA
RELAZIONE GRUPPO<=>INDIVIDUO
PsicoEmergenza



Una valutazione dell'Umorismo nel lavoro di soccorso

Carmen Moran - Margaret Massam (1)



Titolo della versione originale: An evaluation of Humor in emergency work

Da: Australasian Journal of Disaster and Trauma Studies, 1997, 3

School of Social Work - University of New South Wales

Traduzione: © 1999, Luca Pezzullo per Psychomedia Telematic Review



Introduzione

Nelle ultime due decadi si è sviluppata un'ampia discussione sulla natura degli stressors sperimentati dagli operatori del soccorso, ed in particolare degli stressors estremi che si manifestano durante quelli che vengono comunemente definiti "incidenti critici". Non c'è dubbio che il lavoro di soccorso nelle emergenze possa causare stress, ma negli ultimi anni è anche apparso un crescente numero di pubblicazioni che riconoscono l'esistenza di aspetti positivi nel lavoro di soccorso (Andersen, Christensen & Petersen, 1991; Hytten & Hasle 1989; Micheels 1989; Moran & Colless, 1995).

Questa prospettiva non intende negare in nessun modo le situazioni spesso ardue, pericolose e faticose nelle quali le squadre di soccorso lavorano. Parallelamente agli studi sugli stressors, sono stati condotti studi sulle strategie di coping utilizzate dagli operatori per ridurre il loro stress. L'umorismo è una delle strategie di coping individuali e di gruppo che hanno ricevuto attenzione come possibile contributo positivo all'adattamento individuale. Per inquadrare meglio questa ricerca, specifichiamo che intendiamo prendere in considerazione l'utilizzo dell'umorismo da parte degli operatori del soccorso(2), e le sue relazioni con il benessere a breve e lungo termine.

Coping ed operatori del soccorso.

Alexander e Wells (1991) sottolineano il residuo stereotipo del soccorritore come di qualcuno dalle infinite risorse che è immune all'impatto del trauma. Noi rifiutiamo questo stereotipo e riconosciamo la vulnerabilità degli operatori del soccorso. Allo stesso tempo riconosciamo come molte persone passino attraverso esposizioni traumatiche e continuino ad operare nel settore del soccorso.

Sapere come gli operatori del soccorso affrontano e resistono ad avvenimenti estremi può aiutarci a comprendere ed ad assistere coloro che sono più a rischio di reazioni traumatiche. Le strategie di coping necessitano di essere discusse con attenzione, e questo è in particolare il caso dell'umorismo. Per esempio, nei media popolari, ma anche in riviste scientifiche dedicate ai temi della salute, si è sempre più diffusa la prospettiva che l'umorismo possa aiutare senza riserve. D'altro canto, il termine umorismo è raramente presente nelle riviste o nelle monografie dedicate allo stress, tanto meno in quelle dedicate allo stress traumatico. Ovviamente, non tutte le teorie dell'umorismo lo considerano come una strategia di coping, e tanto meno come una strategia efficace. Non è sorprendente che vi siano interpretazioni differenti dell'umorismo, poiché il fenomeno è ampio, e le prospettive per studiarlo numerose.

Teorie dell'Umorismo

Le teorie dell'umorismo provengono da una varietà di prospettive, quali quella linguistica, sociologica, psicologica, antropologica e teatrale. Haig (1986) nota che vi sono oltre un centinaio di queste teorie. Per restringere la nostra analisi, abbiamo accolto il suggerimento di Coser che sostiene che il significato dell'umorismo debba essere individuato in primo luogo nelle occupazioni comuni del gruppo (Coser, 1960). Poiché siamo interessati agli operatori del soccorso, ci focalizzeremo sugli aspetti relativi al contesto del soccorso, anche se riconosciamo che gli operatori che usano l'umorismo non si limitano ad utilizzarlo sul lavoro.

Trasversalmente alle varie teorie dell'umorismo, è comunemente accettato che l'umorismo possa fornire un certo grado di riduzione della tensione, e possa facilitare la reinterpretazione di una data situazione od evento (Koestler, 1964; Martin & Lefcourt, 1983). La riduzione della tensione si manifesta come un effetto di rebound conseguente all'aumento di arousal che accompagna la maggior parte delle manifestazioni di umorismo, come durante il racconto di una barzelletta. La reinterpretazione della situazione si produce come risultato di un incongruità interna allo stimolo umoristico. L'incongruità si riferisce all'associazione inaspettata di due contesti o circostanze normalmente non correlati, o perfino conflittuali. Koestler (1964) si riferiva a ciò con il termine "bisociazione", e come ad una caratteristica fondamentale dell'umorismo. Anche se ci si potrebbe aspettare che l'incongruità aumenti lo stress, nel contesto dell'umorismo questa si aggiunge al divertimento. Nerhardt (1970) ha dimostrato come sia possibile aumentare la proporzione di persone che ridono in una situazione semplicemente introducendo o aumentando il vissuto di incoerenza.

Un terzo aspetto delle teorie dell'umorismo si riferisce al fatto che lo humor fornisce uno sbocco all'aggressività, anche se è incerto se l'aggressività venga ridotta o aumentata dall'umorismo più apertamente aggressivo. Se l'umorismo aggressivo si manifesta nelle attività di soccorso, è più probabilmente diretto verso un'organizzazione che verso una situazione d'emergenza. In effetti, l'umorismo, nella maggior parte dei contesti organizzativi, riflette almeno qualche volta una componente aggressiva.

L'umorismo non si presta facilmente ad essere definito, in parte poiché vi sono vari aspetti nell'umorismo. Nei diversi contesti possiamo parlare di senso dell'umorismo, di apprezzamento dell'umorismo o di generazione dell'umorismo (Bizi, Keinan, & Beit-Hallahmi, 1988; Martin & Lefcourt, 1983; O'Connell, 1969). Il senso dell'umorismo è visto come una caratteristica individuale, ed in alcuni casi viene misurato come la tendenza a ridere di una certa cosa o di sé stessi.

L'apprezzamento dell'umorismo si riferisce alla capacità di cogliere l'umorismo in un contesto, laddove generazione dell'umorismo è la tendenza a fare commenti o agire in maniera ironica in una situazione. La ricerca suggerisce che la generazione dell'umorismo è più psicologicamente protettiva del semplice apprezzamento. Lo studio di Overholser del 1993 relativo a 96 studenti universitari ha rilevato che la generazione di umorismo è maggiormente correlata con l'adattamento psicologico, ed è stato suggerito che l'elemento della spontaneità sia un requisito primario dell'umorismo terapeutico (Kuhlman, 1988). Condurre le persone verso la generazione di umorismo è stato riconosciuto come terapeuticamente benefico (Prerost, 1989).

Humor come ristrutturazione cognitiva

Dato che l'umorismo può condurre ad una riduzione della tensione ed ad una reinterpretazione o ristrutturazione degli eventi stressanti, ciò riflette bene gli obiettivi di molti corsi di gestione dello stress, ed in particolare di quelli cognitivo-comportamentali (Moran, 1996). Perfino quando non viene implementato come terapia, il senso dell'umorismo sembra mitigare gli effetti dello stress (Berk et al, 1988; Martin & Dobbin, 1988; Lefcourt, Davidson-Katz & Kueneman, 1990).

Le ricerche suggeriscono che le persone con un elevato senso dell'umorismo non provano meno stress, ma sono capaci di generare humor per affrontarlo (Martin & Lefcourt, 1983; Nevo, Keinan & Teshimovsky-Arditi, 1993; Nezu, Nezu & Blissett, 1988). La tendenza ad usare l'umorismo per ristrutturare gli avvenimenti è ben colta nella spesso citata frase "le cose non possono andare così male se posso ancora ridere", ma l'umorismo può anche servire per funzioni più specifiche, come l'affrontare pensieri dannosi od autolesivi. In circostanze più estreme, l'umorismo può essere usato per proteggere il Sé distanziando l'individuo dallo stressor (Dixon, 1980). Nel contesto del soccorso le circostanze possono essere orribili o tristi, particolarmente sullo scenario dell'evento, e quindi la ristrutturazione può non essere rilevante come il distanziamento.

Una raccolta di situazioni divertenti in un reparto ospedaliero di pronto soccorso (Nelson, 1992) mostra come l'umorismo aiuti a ridurre lo stress dell'addestramento medico e del lavoro nel reparto. L'umorismo non è la sola tecnica di ristrutturazione utilizzata dagli operatori. Taylor e Frazer (1982) hanno rilevato come diversi operatori coinvolti nel recupero dei cadaveri di un disastro aereo immaginassero che i resti dei corpi non appartenessero ad esseri umani, e quelli che avevano fatto così avevano subito minori conseguenze. Sia nel caso della ristrutturazione basata sull'umorismo che di quella non basata su di esso, la persona poco informata può interpretare queste modalità di affrontare le circostanze estreme come prive di sensibilità o senza fondamento. Molti operatori del settore, comunque, riconoscono le funzioni a cui [queste ristrutturazioni] servono.

La fisiologia dell'umorismo

Molte ipotesi sono state proposte a riguardo degli effetti salutari dell'umorismo, ed in particolare del riso. Anche se queste affermazioni a volte si spingono oltre la nostra conoscenza dei cambiamenti portati dal riso, i risultati della ricerca sono generalmente incoraggianti. La ricerca sugli effetti salutari dell'umorismo ha ricevuto un forte impulso dagli scritti di Norman Cousins, nei quali egli documenta la sua guarigione dal dolore e dalla malattia in seguito alla visione di film umoristici e di un paio d'ore di "risate sfrenate" (1979). Gli effetti fisiologici del riso sembrano essere simili a quelli dell'esercizio fisico, inclusa la riduzione della tensione muscolare, del ritmo cardiaco e di quello respiratorio, seguiti da un effetto di rilassamento. Gli effetti si estendono anche al sistema immunitario ed il riso può essere accompagnato da modifiche a livello di immunoglobuline IgA, potenziatore immunitario legato in particolar modo al sistema respiratorio. E' stato anche ipotizzato che il riso causi un rilascio di endorfine. Non è ancora chiaro, nonostante i numerosi studi, se questi effetti abbiano conseguenze a lungo termine (Berk et al, 1988; Berk et al 1989; Lefcourt, Davidson-Katz & Kueneman, 1990; Martin & Dobbin, 1988).

Questi effetti fisici possono non avere una rilevanza diretta per il contesto concreto del soccorso, ma indicano che umorismo e riso sono considerati importanti fattori del nostro benessere, e quindi rinforzano la nostra tesi che l'umorismo nel lavoro del soccorso meriti uno studio approfondito.

Umorismo, linguaggio e comunicazione

Il buon lavoro di squadra è una componente essenziale dell'intervento nelle emergenze, e richiede comunicazioni efficaci. Un'enfasi sul lavoro di squadra è stata dimostrato essere efficace con gli agenti di polizia impegnati nel recupero dei cadaveri dopo un disastro aereo (Alexander, Wells, 1991). Shimizu ed altri (1986), nel loro studio del riso, inteso come una tra le tante espressioni emotive, asseriscono che la risata è uno dei più importanti mezzi di comunicazione. Anche se l'utilizzo del gergo può a volte avere effetti spiacevoli, è risaputo che spesso svolge una funzione protettiva per coloro che lo usano (Coombs & Goldman, 1973, Maslach & Pines, 1979). Il gergo medico crea un senso di appartenenza, un'identità unica, ed una modalità privata di comunicazione. L'uso del gergo da parte degli infermieri è stato documentato da Palmer (1983). Termini come "criceto croccante" per qualcuno che è rimasto gravemente o letalmente ustionato, o "verdino" per qualcuno morto da tempo e che si trova nei vari stadi di decomposizione, hanno una palese componente umoristica, che va oltre il mero linguaggio tecnico.

L'umorismo può agire come strumento comunicativo così come fornire un legame emotivo. Kuhlman (1988) descrive l'umorismo in uno staff di un carcere di massima sicurezza come un linguaggio emozionale. L'umorismo può servire a più di una funzione. La gente può usare l'umorismo per aiutarsi a tenere lontano dalla coscienza dei pensieri negativi, ed anche approfittare dei benefici sociali che questo procura. Overholser (1992) ha rilevato che gli studenti che avevano riferito di usare l'umorismo per affrontare lo stress erano anche meno depressi, meno solitari e riportavano più alti livelli di autostima. Molti degli studi riguardanti i benefici psicologici e fisiologici dell'umorismo sono basati in un contesto universitario. Questo non nega la possibilità che l'umorismo abbia effetti benefici per gli operatori delle emergenze. Questi benefici possono derivare dal fatto che l'umorismo favorisce la socializzazione ed il supporto, ma è probabile che gli effetti possano anche essere più ampi. Kuhlman (1988) nota come certi ambienti sanitari forniscano poco o nessun senso di realizzazione allo staff, e quindi gli operatori devono riferirsi l'uno all'altro per ricavarlo. Possiamo comparare questa situazione con quella più ampia delle situazioni di soccorso, dove se l'evento è particolarmente spiacevole ed i media o gli altri operatori ne enfatizzano la gravità, ciò può privare di un senso di compimento coloro che hanno operato nella situazione.

Vi è una crescente evidenza che l'umorismo possa aumentare la creatività, le capacità di problem-solving e la memoria. Johnson (1990) suggerisce di usare l'umorismo come metodo innovativo per educare su questioni delicate quali l'invecchiamento, la morte, il morire, il cordoglio ed il suicidio. Ipotizza che l'utilizzo dell'umorismo nei contesti educativi aumenti la comprensione, incrementi il ricordo e migliori il livello delle competenze. Non vi è ancora evidenza precisa che l'umorismo abbia un effetto diretto di miglioramento della performance nel lavoro del soccorso, ma gli operatori sostengono che li aiuta a focalizzarsi sul compito immediato, più che sulle loro emozioni o sull'orribile natura di certi eventi (Moran, 1990).

L'umorismo nel contesto delle emergenze

Lo scenario del soccorso può essere carico di tensione, con un ambiente che riflette l'incongruità in termini di inaspettato, di esagerato e di estremo. Anche se non viene necessariamente mostrata nel contesto, può esserci aggressività verso coloro che si pensa stiano contribuendo ad un problema o impediscano il salvataggio ed il soccorso. Mentre scriviamo, l'Australia ha sperimentato uno smottamento in una stazione sciistica a Thredbo, nel Nuovo Galles del Sud. Per via della precaria natura del terreno, i volontari ed soccorritori sono stati richiamati fuori dalla zona diverse volte, causando confusione tra le famiglie dei sopravvissuti, già sottoposte a forti tensioni, gli abitanti locali e gli operatori stessi. I progressi molto lenti nella ricerca dei sopravvissuti e, in seguito, dei cadaveri, ha causato molta angoscia e malcontento. In una situazione come questa vi è considerevole spazio per la veicolazione di aggressività nei confronti dei soccorritori.

Ci sono circostanze specifiche per ogni organizzazione e contesto di emergenza che contribuiranno al tipo di umorismo utilizzato, se viene usato. Pogrebin e Poole (1988) elencano 4 tipi di umorismo notati nel lavoro di polizia: aggressione scherzosa, degradazione degli ascoltatori, diffusione del pericolo e della tragedia e neutralizzazione normativa. Essi ipotizzano che l'aggressione scherzosa tra gli agenti di polizia "fornisca un modo grazie al quale i subordinati possono esprimere insoddisfazione con i superiori o con l'organizzazione stessa" (Pogrebin, Poole, 1988, 194). Una ricerca sullo staff di un ospedale psichiatrico ha condotto ad un'osservazione simile: che l'umorismo può essere usato da coloro che si trovano in una posizione subordinata per gestire sentimenti di aggressività che non possono altrimenti venire espressi (Coser, 1960).

Studiare l'utilizzo dell'umorismo nel contesto del soccorso, e tanto più distinguere tra i tipi di umorismo, può essere difficile perché anche nelle situazioni durature parte dell'umorismo è effimero. Moran (1990) ha chiesto a degli operatori del soccorso di descrivere l'uso dell'umorismo in situazioni di emergenza, ma i partecipanti hanno avuto grosse difficoltà a descrivere cosa era risultato divertente, ad una certa distanza temporale dall'avvenimento. In tutti i quindici casi esaminati, tranne uno, l'umorismo è sembrato sorgere spontaneamente, più che come un tentativo cosciente di gestire lo stress. In una situazione spontanea, qualcuno può aggiungere un commento divertente o la risposta del gruppo può diventare parte della situazione umoristica. In un esempio dello studio, un partecipante citò le risate provocate dall'aspetto strano e sporco di un collega emergente da un edificio, e le risate del gruppo causarono a loro volta altre risate. Ma perfino in questo semplice esempio l'umorismo non era solo la reazione ad uno stimolo visuale, o l'effetto di contagio del riso. Come aveva notato il soggetto che ha riferito questo esempio, il sapere che il collega era al sicuro aveva contribuito al rilassamento della tensione che aveva accompagnato le risate. Il soggetto non è stato capace di riferire nessun commento pronunciato sulla scena dell'evento, ma sembra probabile che almeno una persona se ne sia venuta fuori con una sagace battuta che avrebbe aggiunto divertimento alla scena, o che anche sia servita come segnale che era "permesso" ridere.

Un particolare tipo di umorismo che si applica alla situazione degli incidenti critici è spesso chiamato "umorismo nero", o "da forca" (3). L'umorismo "da forca" prende il suo nome dal tipo di battute relative ai condannati a morte od alle vittime senza speranza, ed è spesso generato dalle vittime stesse (Freud, 1905) (4). Anche se il termine si riferiva inizialmente ad una specifica situazione, è entrato in uso per definire l'umorismo nelle situazioni stabili o in evoluzione, inclusi gli ambienti di lavoro. Viene visto come un meccanismo per affrontare la vita in situazioni dure, così che i sentimenti negativi possano essere sviluppati in accettazione positiva (Maier, 1989). Si ritrova in situazioni dove le persone devono continuare a lavorare perfino se la natura del lavoro è inaccettabile: "Propone una risposta illogica, perfino psicotica, a dilemmi irresolvibili, ed offre un modo per essere sani in una situazione malata" (Kuhlman, 1988, 1085).

Una delle questioni dibattute in relazione all'umorismo nero è se questo rifletta una sensibilità ridotta od incrementata nei confronti delle circostanze esterne. E' da notare che molti autori vedono l'umorismo nero riflettere una macabra abilità di vedere le cose, più che di negarle. Forse le persone che utilizzano questo tipo di humor hanno una visione del mondo più nera degli altri, e come nota Janoff (1974), possono presentare ciò attraverso una miscela di commedia e disperazione.

L'umorismo ha notevole spazio per agire come strategia di coping positiva e salutare nel lavoro del soccorso. In ogni contesto, le norme di gruppo avranno una forte influenza sull'accettazione dell'umorismo, e nel contesto del soccorso queste norme possono essere accompagnate da regole implicite relative all'umorismo. Per esempio, i soccorritori limitano il proprio umorismo a quando non sono in pubblico (McCarroll, 1993). Herrman (1989), nel suo studio sugli agenti di polizia, indica che l'umorismo, mentre è una fonte primaria di rilassamento per molti agenti, non sarebbe compreso o apprezzato dal pubblico. Alexander e Wells (1991), nel loro studio sugli agenti di polizia coinvolti nel disastro del Piper Alpha, hanno riferito che gli agenti usavano l'umorismo per gestire i loro vissuti, ma erano consapevoli che una battuta citata fuori dal contesto sarebbe stata giudicata come priva di tatto ed offensiva. Nel suo studio di comparazione tra soccorritori esperti ed inesperti, Rosenberg (1991) scoprì che la maggior parte dei partecipanti inesperti credeva che avrebbe potuto condividere facilmente l'umorismo del proprio lavoro con i parenti e gli amici. Al contrario, il personale esperto non pensava che l'umorismo sviluppato sul lavoro potesse essere condiviso con la famiglia e gli amici, poiché era spontaneo, dipendente dal contesto e poiché "le altre persone non l'avrebbero apprezzato o compreso, ed avrebbero pensato che eravamo malati" (Rosenberg, 1991, 199).

Sembra che non vi siano atteggiamenti organizzativi formali nei confronti dell'umorismo, ma l'accettazione passa probabilmente per via informale attraverso i vari aspetti dell'organizzazione, come durante i programmi di addestramento, gli incontri di gruppo e con l'influenza di alcune personalità. Questa riflessione deriva da Rosenberg, che scoprì che gli allievi acquisivano informalmente l'umorismo lavorativo dagli operatori più esperti. Rosenberg cita l'affermazione di un partecipante: "Diventa più facile fare una battuta e vedere il lato più leggero delle cose - ti puoi adattare più facilmente alla situazione. Durante l'addestramento, scherzando con gli altri infermieri, l'umorismo è trasmesso come un tratto: viene appreso." (Rosenberg, 1991, 199). Rosenberg (1991) descrive anche come l'utilizzo dell'umorismo tra gli allievi infermieri sia influenzato da cinque fattori: 1- l'esperienza precedente del soggetto in terapia intensiva, 2 - il precedente utilizzo dell'umorismo come strategia di coping, 3- l'esperienza clinica durante l'addestramento, 4 - il contesto dell'umorismo ed i modelli presenti nell'attuale mansione clinica, 5- la disponibilità del soggetto stesso a riconoscere e partecipare all'umorismo presente nel contesto del soccorso. L'utilizzo dell'umorismo può essere previsto tenendo conto dell'esperienza, dell'esposizione e dell'accettazione dell'umorismo nel contesto dell'emergenza, così come dell'apprezzamento personale o della tendenza ad usarlo. Thompson e Solomon (1991), nel loro lavoro con i volontari di polizia, trovarono che essi erano una squadra coesa ed estrovertita, che faceva molte battute e con un clima di amichevole ironia tra gli agenti. Come nota Coser (1960), l'umorismo può essere un modo per socializzare, includendo l'affermazione di valori comuni, di [dinamiche di] insegnamento e di apprendimento, di richiesta ed offerta di supporto. L'umorismo, quindi, può essere sia mezzo che conseguenza della socializzazione nel contesto del soccorso.

Dobbiamo quindi chiederci cosa succede se le persone lavorano in un ambiente in cui l'umorismo è poco diffuso. In questi casi l'utilizzo sarà probabilmente determinato più dalle differenze individuali che dalle norme di gruppo, ma se gli individui lo usano "in isolamento" possono finire con il sentirsi colpevoli od isolati.

Cautele riguardanti l'umorismo

Non tutti sono concordi che l'umorismo sia salutare, sia in un contesto stressante che quando si tenta di gestire problemi associati con stress passati. Kubie (1971) ha espresso la preoccupazione che l'umorismo impedisca ad una persona di affrontare l'ansia, ritenendo che sia più importante affrontare l'ansia che sopprimerla con l'umorismo. Anche se l'umorismo ha un aspetto positivo, come ridurre l'impatto di una situazione difficile, può essere anche visto con diffidenza; per esempio Robinson (1991) ha ipotizzato che l'umorismo possa essere utilizzato per accattivarsi il favore degli altri operatori. Robinson avverte che l'umorismo non deve essere utilizzato deliberatamente per turbare od offendere, deve essere utilizzato con prudenza, e coloro che mancano di senso dell'umorismo non dovrebbero venire considerati anormali. Vorremmo aggiungere che, laddove la carenza di umorismo può essere semplicemente espressione della normale variabilità delle caratteristiche umane, la totale perdita di senso dell'umorismo può essere indicativa di deboli capacità di coping, o sintomatica di altre condizioni, quali la depressione.

Una nota cautelativa relativa all'efficacia dell'umorismo come strumento terapeutico è sottolineata da un certo numero di ricercatori. Alcuni studi rilevano che l'umorismo riduce lo stress, ma vi sono ancora preoccupazioni relative alla significatività di questo effetto. Perfino se vi sono modificazioni fisiologiche, ciò non significa necessariamente che l'impatto psicologico e le conseguenze dell'umorismo siano benefiche. Nella loro ricerca su studenti, White e Camarna (1989) hanno rilevato che il riso riduce le misure fisiologiche di stress, ma è molto meno efficace nel ridurre lo stress psicologico. Thomson (1990) suggerisce che l'uso inappropriato dell'umorismo possa creare uno sbilanciamento nella relazione terapeutica e inibire una comunicazione efficace. Murgatroyd (1987) sottolinea che ogni utilizzo dello humor in terapia dipende dalle motivazioni della terapia. Haig (1986) crede che il sovrautilizzo dell'umorismo sia una forma di negazione, utilizzata per evitare di affrontare i problemi, ed una posizione simile è sostenuta da Mulkay (1989), che vede l'umorismo come un metodo di inazione ed evitamento.

Joyce, sottufficiale di polizia e psicologo, ha suggerito che gli agenti di polizia utilizzano l'umorismo per nascondere i loro sentimenti ai colleghi (Joyce, 1989), il che può riflettere una preoccupazione sociale più che preoccupazione per i sentimenti stessi. Questa generazione di umorismo potrebbe essere un meccanismo di coping alla "macho", il che potrebbe equivalere ai risultati esplorativi di Thorson e Powell (1993) secondo i quali gli uomini genererebbero umorismo più delle femmine. Essi suggeriscono che le persone che generano frequentemente umorismo possano avere un "bisogno di dominio", come nota McCarroll con esempi di supervisori che ridono dei subordinati (1993). Viceversa, potrebbe essere un meccanismo per allontanarsi dall'atteggiamento da "macho", come proposto da Kuhlman (1988) nella sua analisi dell'umorismo nero. Ovviamente, la generazione di umorismo nel contesto del soccorso può essere influenzata da fattori differenti da quelli presenti in altri contesti. Kuhlman nota che l'umorismo è essenziale per sopravvivere in un'unità carceraria di massima sicurezza, e l'umorismo viene utilizzato nel tentativo di "vivere un buon periodo", così che il lavoro non sia troppo deprimente, e che lo staff scherzi con i prigionieri tanto quanto ci lavori. Steele, un operatore di ambulanza, ha argomentato contro la visione del "macho", osservando che l'umorismo viene frequentemente utilizzato per prevenire le intense emozioni che possono sommergere l'operatore: "piangere non sembra aiutarci a fare meglio il nostro lavoro, così come invece può il ridere" (Steele, 1989, 488).

Come ha notato Mitchell, un utilizzo eccessivo dell'umorismo può essere un segno premonitore di stress (Mitchell, 1988). L'umorismo può anche essere inappropriato in certe situazioni. Rosenberg (1991, 208) le elenca così : 1- quando l'umorismo e' utilizzato senza rispetto della situazione, 2- quando diventa fastidioso e stancante, 3- quando interferisce con la prestazione operativa, 4- quando ci si affida troppo all'umorismo per contrastare lo stress, escludendo altre strategie. Il secondo punto è particolarmente rilevante nel contesto dei gruppi di soccorritori, dove la persona che usa l'umorismo in maniera malaccorta non solo fallisce nel ridurre lo stress, ma diventa a sua volta una fonte di stress per gli altri. Overholser (1992, 803) definisce questo sovrautilizzo dell'umorismo "la sindrome dello Zio Sam", la quale causa una perdita di attrattività sociale delle persone. Davidhizar e Bowen (1992) hanno enfatizzato l'importanza del tempismo e del contesto dell'umorismo nell'ambito infermieristico. Le reazioni degli altri possono non essere la sola considerazione, come ha notato McCarroll, poichè alcune persone possono essere spaventate dal loro stesso umorismo, pensando di essersi usurati troppo. (McCarroll, 1993).

Conclusioni

Un maggior sforzo di ricerca sull'utilizzo dell'umorismo nel contesto del soccorso, e sul livello di funzionamento delle persone che ne fanno uso, ci potrebbe aiutare a comprendere meglio il ruolo dell'umorismo nel lavoro nelle emergenze. Lo humor può aiutare gli operatori del soccorso a gestire i loro pensieri e le loro reazioni emotive sul lavoro, e quindi a fornire condizioni che facilitino la performance nello scenario dell'intervento.

L'umorismo, come strumento comunicativo, può migliorare direttamente la performance, e poiché una comunicazione efficace migliora le occasioni di supporto tra pari, può anche diminuire indirettamente l'ansia. Anche se non sosteniamo che l'umorismo dei soccorritori si limiti all'umorismo nero, è utile tenere in considerazione una descrizione dello humor nero di Janoff (1974, 303): "L'umorismo nero non può essere descritto solo come pessimistico o come privo di una spinta morale. Invece, si situa oltre questi limiti, in un terreno di terrificante candore relativo alle situazioni più estreme".

Coloro che utilizzano l'umorismo nel lavoro di soccorso possono segnalare agli altri che riconoscono gli orrori del loro lavoro. E' necessario verificare se l'umorismo nel lavoro del soccorso è uno stile cognitivo generale che influenza il modo con cui l'informazione viene processata, od una strategia di coping per affrontare le specifiche difficoltà del lavoro. Perché l'impiego dell'umorismo sia veramente terapeutico, una distinzione importante deve essere fatta tra utilizzo sano dell'umorismo, e l'umorismo che viene utilizzato per mascherare i sentimenti in modo tale da provocare stress in seguito.

 

Note del Traduttore

  1. School of Social Work, University of New South Wales, Sydney, NSW 2052, Australia. Si vedano inoltre le note sul copyright dell'articolo e della traduzione al termine del testo.
  2. Nel corso del testo ho tradotto l'espressione "emergency worker" a volte come operatore del soccorso (riprendendo una terminologia in uso nella Croce Rossa), altre come "soccorritore". Allo stesso modo, per evitare eccessive ripetizioni, a volte ho tradotto "humor" con umorismo, altre volte l'ho lasciato in originale. "Positive Coping" è stato tradotto con il semplice "coping", come è invalso in uso nella letteratura italiana. Per lo stesso motivo, "distress" è stato tradotto con la forma "stress", che nella letteratura italiana viene abitualmente usato nel senso, appunto, di distress. A proposito della traduzione italiana dei termini inglesi utilizzati nella letteratura scientifica relativa allo stress, si veda Favretto, Lo Stress nelle organizzazioni, Il Mulino, 1994. Infine, i corsivi non sono presenti nell'originale, ma sono stati inseriti laddove sembrava necessario sottolineare delle differenze o dei contrasti di difficile resa nella traduzione.
  3. "Gallows Humor" nell'originale.
  4. A questo proposito mi sembra interessante la testimonianza di Andy McNab, militare inglese prigioniero di guerra degli iracheni durante la guerra del golfo. Come riferisce lo stesso McNab nel suo libro di ricordi "Patrol Two Zero", l'unica cosa che permetteva a lui ed ai suoi compagni di prigionia di affrontare psicologicamente la situazione di violenze continue, torture e privazioni fisiche sperimentata nelle prigioni irachene era l'umorismo "nerissimo" che generavano in continuazione, tra di loro od anche da soli. "In fondo, non ci possono mica mettere incinti", era il sarcastico commento che si scambiavano tra di loro per farsi coraggio prima di affrontare i brutali interrogatori cui venivano sottoposti in continuazione.

Bibliografia

(Il formato della bibliografia è conforme all'originale)

Alexander D. A. & Wells W. (1991). Reactions of police officers to body-handling after a major disaster: a before and after comparison. British Journal of Psychiatry, 159, 547 - 555.

Andersen H. S., Christensen A. K., & Petersen G. O. (1991). Post-traumatic stress reaction amongst rescue workers after a major rail accident. Anxiety Research, 4, 245-251.

Berk L. S., Tan, S. A., Nehlsen-Cannarella, S. L., Napier, B., Lewis, J. E., Lee, J. W., & Eby, W. C. (1988). Humor associated laughter decreases cortisol and increases spontaneous lymphocyte blastogenesis. Clinical Research 36, 435A.

Berk, L. S., Tan, S. A., Fry, W. A., Napier, B., Lee, J. W., Hubbard ,R. W., Lewis, J. E., & , W. C. (1989). Neuroendocrine and stress hormone changes during mirthful laughter. American Journal of Medical Sciences, 298 (6) 390-396.

Bizi, S., Keinan, G., & Beit-Hallahmi, B. (1988). Humor and coping with stress: a test under real-life conditions. Personality and Individual Differences, 9 (6) 951-956.

Coombs, R. H. & Goldman, L. (1973). Maintenance and discontinuity of coping mechanisms in an intensive care unit. Social Problems, 20, 342-355.

Coser, R. L., (1960). Laughter among colleagues: Staff of a mental hospital. Psychiatry, 23 81-99.

Cousins, N. (1979). The anatomy of an illness, as perceived by the Patient. New York. W.W.Norton.

Davidhizar, R. & Bowen, M. (1992). The dynamics of laughter. Archives of Psychiatric Nursing, 6 (2) 132-137, April.

Dixon, N. F. (1980). Humour: A cognitive alternative to stress? In I.G. Sarason and C.D. Spielberger (eds). Stress and Anxiety, 7, 281-289. Washington, D C, Hemisphere.

Freud, S. (1905). Jokes and their relation to the unconscious. New York, Norton.

Haig, R. A. (1986). Therapeutic uses of humor. American Journal of Psychotherapy, 40 (4) 543-553, October.

Herrman, J. D. (1989). Sudden death and the police officer. Issues in Comprehensive Pediatric Nursing, 12:327-332.

Hytten, K. & Hasle, A. (1989). Firefighters: A study of stress and coping. Acta Psychiatric Scandinavia, 80, 355 (Suppl.).

Janoff, B. (1974). Black humor, existentialism and absurdity: A generic confusion. Arizona Quarterly, 293-304.

Johnson, H. A. (1990). Humor as an innovative method for teaching sensitive topics. Special Issue: Faculty and staff development in geriatric education. Educational Gerontology, 16(6) 547-559 Nov-Dec.

Joyce D (1989). Why do police officers laugh at death? The Psychologist, September: 379-381.

Koestler, A. (1964). The Act of Creation. London, Hutchinson.

Kubie, L. (1971). The destructive potential of humor in psychotherapy. American Journal of Psychotherapy American Journal of Psychotherapy, 172: 861-866.

Kuhlman, T. L. (1988). Gallows humor for a scaffold setting: managing aggressive patients on a maximum-security forensic unit. Hospital & Community Psychiatry, 39 (10) 1085-1090.

Kuiper, N. A., Martin, R. A., & Olinger, L. J. (1993). Coping humour, stress, and cognitive appraisals. Canadian Journal of Behavioural Sciences, 25 (1) 81-96.

Lefcourt, H. M., Davidson-Katz, K., & Kueneman, K. (1990). Humor and immune system functioning. Humor, 3 (3) 305-321.

Maier, G. J., Berstein, M. J., & Musholt, E. A. (1989). Personal coping for prison clinicians: Toward transformation. Journal of Prison and Jail Health, 8 (1) 29-39.

McCarroll, J E, U R J, Wright K M, Fullerton C S (1993). Handling bodies after violent death: Strategies for coping. American Journal of Orthopsychiatry 63 (2) April 209-214.

Martin, R. A. & Dobbin, J. P. (1988). Sense of humor, hassles and immunoglobulin A: Evidence for a stress-moderating effect of humor. International Journal of Psychiatry in Medicine, 18 (2) 93-105.

Martin, R. A. & Lefcourt, H. M. (1983). Sense of Humor as a Moderator of the relation between stressors and moods. Journal of Personality and Social Psychology 45 (6) 1313-1324.

Maslach C & Pines A (1979). Burnout: The loss of human caring. In A. Pines & A. Maslach, Experiencing social psychology. New York, McGraw-Hill.

Micheels, P. (1989). Braving the flames. New York, Jove.

Mitchell, J. T. (1988). Development and Functions of Critical Incident Stress Debriefing Team. Journal of Emergency Medical Services, December: 43-46.

Moran, C. C. (1990). Does the use of humour as a coping strategy affect stresses associated with emergency work? International Journal of Mass Emergencies and Disasters, 8 (3) 361-377.

Moran, C. C. & Colless, E. (1995). Positive reactions following emergency and disaster responses.Disaster Prevention and Management, 4 (1) 55-60.

Moran, C. C. (1996). Cognitive therapy for emotional disorders: Is there a place for humour? Paper presented to Seventh International Conference of the International Society of Humour Studies, Sydney, July, UNSW.

Mulkay, M. (1989) On humour, its nature and its place in modern society. Cambridge, UK, Polity Press.

Murgatroyd, S. J. (1987). Humour as a tool in counselling and psychotherapy: A reversal-theory perspective. British Journal of Guidance and Counselling, 15 (3) 225- 236, Sept.

Nelson, D.S. (1992). Humor in the pediatric emergency department: A 20 year retrospective. Pediatrics, 89 (6) 1089-1090.

Nerhardt, G. (1970). Humor and inclination to laugh: Emotional reactions to stimuli of different divergence from a range of expectancy. Scandinavian Journal of Psychiatry, 2, 185-195.

Nevo, O., Keinan, G., & Teshimovsky-Arditi, M. (1993). Humor and pain tolerance, Humor, 6, 71-88.

Nezu, A. M., Nezu, C. M., & Blissett, S. E. (1988). Sense of Humor as a Moderator of the Relation between stressful events and psychological distress: a prospective analysis. Journal of Personality and Social Psychology, 54 (3) 520-525.

O'Connell, W. E. (1969). Creativity in humor Journal of Social Psychology, 78, 237- 241.

Overholser, J. C. (1992). Sense of humor when coping with life stress. American Journal of Sociology, 47, 799-804.

Palmer, C. E. (1983). A note about paramedics' strategies for dealing with death and dying. Journal of Occupational Psychiatry, 56, 83-86.

Pogrebin, P. & Poole, E. D. (1988). Humor in the briefing room. Journal of Contemporary Ethnography, 17, 183-210.

Prerost, F. J. (1989). Theory and practice: Intervening during crises of life transitions: Promoting a sense of humor as a stress moderator. Counselling Psychology Quarterly, 2 (4) 475-480.

Raphael, B., Singh, B., Bradbury, L., & Lambert, F. (1983-84). Who helps the helpers? The effects of a disaster on the rescue workers. Omega, 14, 9-20.

Robinson, V. M, (1991). Humor and the health professions (2nd ed). Thorofare, New Jersey, Slack Inc.

Rosenberg, L. (1991). A qualitative investigation of the use of humor by emergency personnel as a strategy for coping with stress. Journal of Emergency Nursing, 17 (4), 197-203.

Shimizu, A., Kawasaki, T., Kawasaki, T, Azuma, T., & Tanaka, M. (1986). Objective evaluation of laughing Stress Medicine, 2, 333-338.

Steele, C. (1989). In defence of 'black humour'. The Psychologist, November, 488.

Taylor, A.J.W. & Frazer, A. G. (1982). The stress of post-disaster body handling and victim identification work. Journal of Human Stress, 8, 4-12.

Thomson, B. (1990). Appropriate and inappropriate uses of humor in psychotherapy as perceived by certified reality therapists: a delphi study. Journal of Reality Therapy, 10, (1) 59-65.

Thompson, J. & Solomon, M. (1991). Body recovery teams at disasters: Trauma or challenge. Anxiety Research, 4, 235-244.

Thorson, J.A. & Powell, F. C. (1993). Sense of humor and dimensions of personality. Journal of Clinical Psychology, 49, (6), 799-809.

White, S. & Camarena, P. (1989). Laughter as a stress reducer in small groups. Humor, 2, 73-79.

Copyright

"Carmen Moran & Margaret Massam © 1997. The author assign to the Australasian Journal of Disaster and Trauma Studies at Massey University a non-exclusive licence to use this document for personal use and in courses of instruction provided that the article is used in full and this copyright statement is reproduced. The authors also grant a non-exclusive licence to Massey University to publish this document in full on the World Wide Web and for the document to be published on mirrors on the World Wide Web. Any other usage is prohibited without the express permission of the author."

Italian translation licence assigned by author and editor to Luca Pezzullo and Psychomedia Review, ã 1999.

Traduzione: Copyright ã 1999, Luca Pezzullo.

Tutti i diritti sulla traduzione, le note e gli errori in esse contenuti sono riservati. La traduzione può essere riprodotta solo con citazione della fonte italiana, PSYCHOMEDIA http://www.psychomedia.it ed in seguito a permesso esplicito del traduttore pezzullo@psy.unipd.it. Ogni utilizzo della traduzione dovrà inoltre citare la fonte dell'articolo originale.

Riferimenti:

I link sono riportati accanto al loro oggetto di riferimento, e non sovrapposti, affinché ne sia possibile la lettura anche in caso di stampa del testo.

La versione originale dell'articolo http://www.massey.ac.nz/~trauma/issues/1997-3/moran1.htm è reperibile sul sito dell'Australasian Journal of Disaster and Trauma Studies http://www.massey.ac.nz/~trauma. Il responsabile editoriale del Journal è il Dr. Douglas Paton D.Paton@massey.ac.nz, Massey University, New Zealand.

Le autrici dell'articolo possono essere contattate attraverso la Dr. Carmen Moran C.Moran@unsw.edu.au.


PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> PsicoEmergenza