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PSYCHOMEDIA
GRUPPALITÀ E CICLO VITALE
Terza Età



Invecchiamento e teoria del Caos

di Daniele Toffoletto



Recenti progressi nella psicologia e in altre scienze aprono nuove prospettive nello studio della psicologia per anziani. Nuove metafore vengono utilizzate per la descrizione dello sviluppo umano o dell'invecchiamento.
Spesso non si è coscienti di usare una metafora e tanto meno quindi ci si rende conto del suo valore. Tradizionalmente per descrivere l'invecchiamento si usano metafore per lo più dal contenuto negativo, come le immagini dell'albero, del fiume o della piramide dove si fa riferimento ad un primo periodo in cui viene presentata la crescita, un periodo centrale della maturità e un periodo finale di decadimento; nella piramide il periodo finale è allo stesso livello di quello infantile, donde l'espressione tipica del linguaggio comune: "I vecchi ritornano bambini".

"Deficit model"
L'uso del 'deficit model', cioè il porre l'accento sulla diminuzione delle capacità, negli studi sull'invecchiamento è dovuto secondo Lehr (1980) a due fattori.
Il primo è che il giudizio sugli anziani è fortemente influenzato dalle teorie medico-biologiche. L'invecchiamento è stato associato con la malattia fisica e psichica e con tutti i problemi psico-sociali che questa comporta. Per cui il decadimento, la diminuzione delle forze, l'aumento delle patologie sono diventati sinonimi di anziano. L'immagine da forma al modo con cui il terapeuta, lo studioso vede l'anziano e la sua pratica sono congruenti con questa immagine. Ma questa immagine è in netta contraddizione con la realtà. Dalle ricerche sulla popolazione anziana (Studio ILSA, 1998) emerge che solo una piccola percentuale di anziani è malata e bisognosa di assistenza.
Il secondo fattore riguarda il tipo di metodologie utilizzate per misurare i cambiamenti. Tipico è l'esempio delle misure dell'intelligenza (Kimmel, 1990). All'inizio del secolo si era constatato che l'intelligenza diminuiva dopo i trent'anni. Ma non si era tenuto conto che i confronti erano di tipo 'cross-cohort' (metodi trasversali) e quindi influenzabili dai diversi livelli di istruzione tra le classi di età. Più tardi, studi longitudinali (Schaie e Strother, 1968; Baltes, Reese e Nesselroade, 1977; Schaie, 1983) hanno dimostrato l'influenza dell'effetto coorte e contradetto tali risultati: l'intelligenza rimane sostanzialmente intatta fino oltre i sessanta anni e anzi certi aspetti migliorano (intelligenza cristallizzata).
Molti studi basano i loro confronti sulle medie di gruppo. Ma invecchiando le differenze individuali diventano maggiori, per cui la media di un gruppo è uno scarso indicatore di una funzione, molto più importanti sono i dati individuali (Schaie, 1988).

La moderna psicogerontologia
E' stata soprattutto la psicogerontolgia degli ultimi anni a riportare l'interesse degli studi sui processi non patologici dell'invecchiamento. Il concetto di sviluppo è ritornato al centro dell'attenzione. Piano, piano è nata una nuova concezione dello sviluppo, che ha messo in crisi la visione classica di Freud, Piaget e altri. Secondo la visione classica la maturità è lo stadio finale e ultimo dello sviluppo e alle caratteristiche di questo stadio sono relazionati i diversi stadi dello sviluppo. Ad esempio lo sviluppo cognitivo per Piaget avviene per stadi prefissati e questi portano al (pre)determinato punto finale: il pensiero logico-razionale (Petter, 1961). Gli studi sul totale ciclo di vita hanno messo in luce che lo sviluppo non si limita solo ai primi periodi della vita, ma comprende tutto il periodo di vita.
Inoltre, secondo la visione classica i modelli di sviluppo hanno valore universale, cioè valgono per tutti gli individui. Per la psicologia del ciclo di vita i concetti di sviluppo uniforme e unilineare non sono più adeguati. "Per il totale ciclo di vita vengono ritenuti di grande importanza fattori casuali e contingenti o fattori legati al contesto sociale, culturale e storico dell'individuo. Discontinuità, variazione inter-individuale e differenze nello stadio finale dello sviluppo vengono viste come importanti caratteristiche del ciclo di vita umano" (Breeusma 1993, p. 88). Lo sviluppo non è (pre)determinato, ma è il risultato dell' interazione tra l'individuo che sta cambiando e il contesto che sta cambiando (Bruner e Bornstein 1989; Lerner 1989). L'invecchiamento è il processo attivo di ciascun individuo che cerca di adattarsi ai propri cambiamenti fisici, emotivi e intellettuali, nonché ai cambiamenti sociali e ambientali (Breeuwsma, 1993). Per esempio la diminuzione della forza fisica che ha luogo con l'invecchiamento può essere accentuata o annullata a seconda dei fattori ambientali, a seconda dell'acquisizione o no di certe abitudini.

L' invecchiamento di ogni individuo si articola all'interno di due sottosistemi: sviluppo e senescenza (per invecchiamento si intende un qualsiasi cambiamento frutto del passaggio del tempo; un termine neutro, senza valenze positive o negative, che fa semplicemente riferimento al tempo esterno, cronologico. Per senescenza si intende il venir meno di capacità, l'indebolimento delle forze e la maggiore morbilità, che sono associate con l'invecchiamento biologico dell'individuo. La senescenza è una caratteristica interna di ciascun individuo che indica il pernicioso passare del tempo (Schroots, 1997)). Durante il primo periodo della vita lo sviluppo è maggiormente visibile, mentre la senescenza è meno apparente. Con l'avanzare degli anni diminuisce lo sviluppo e diventa più accentuata la senescenza. Questi processi avvengono contemporaneamente, senza soluzione di continuità. La senescenza non inizia alla fine dello sviluppo. Senescenza e sviluppo sono due distinti processi, ma non indipendenti l'uno dall'altro. Inoltre i due processi procedono complementari formando la cosi detta 'farfalla di Schroots' (Schroots, 1982): infatti se in un grafico nell'asse verticale si riporta l'importanza relativa e nell'asse orizzontale l'età si otterrà una curva che parte dall'alto e va verso il basso per indicare lo sviluppo e una curva che parte dal basso e va verso l'alto per indicare la senescenza, il risultato è il disegno stilizzato di una farfalla. Tracciando queste linee diventa visibilmente chiaro che l'invecchiamento inizia già nella prima giovinezza e che lo sviluppo non si ferma dopo la gioventù.

Non essendoci né un punto finale uniforme (le diversità tra individui sono molto grandi) né precise determinanti dello sviluppo (le condizioni storiche e culturali sono così diverse e mutanti, che è impossibile determinare stadi di sviluppo assoluti) l'invecchiamento per la psicologia del ciclo di vita è talmente diverso da individuo e individuo che la ricerca di questa individualità diventa centrale. L'attenzione va posta sulla diversità contestuale, sulle contingenze storiche e sui fattori legati alla persona. Essendo le differenze inter-individuali molto forti, nello studio degli anziani va privilegiato l'individuo e non la popolazione.

La visione classica dello sviluppo prestava poi troppa attenzione agli aspetti cognitivi dello sviluppo. Grazie alla psicogerontolgia anche altre dimensioni di una persona guadagnano attenzione: la socializzazione, la personalità e le emozioni. In questo favorita anche dai recenti sviluppi della neuropsicologia (Damasio 1995; Goleman 1996; LeDoux 1996) che hanno rivalutato l'importanza delle emozioni e la loro grande influenza nel determinare il comportamento e il pensiero 'logico'. Logico tra virgolette perché il ragionamento che viene impiegato nelle decisioni quotidiane è assai meno logico di quanto possa sembrare. Il pensiero logico-formale che secondo Piaget dovrebbe contraddistinguere una persona adulta non può essere in grado di risolvere l'incertezza e la complessità dei problemi personali e sociali. Esperienze, abilità e condizioni fisiche - Damasio (1995) li chiama marcatori somatici - giocano nella prese delle decisioni un ruolo molto importante. Questi tratti non si lasciano catalogare in modo preciso e rigido. Le abilità sociali e emotive possono essere meglio analizzate con il parametro della qualità che non con quello della quantità.

Grazie agli sviluppi della psicologia negli ultimi anni possiamo evidenziare nell'invecchiamento tre nuovi aspetti: la multifattorialità, l'individualità e la qualità.

Gran parte della psicogerontologia e della psicogeriatria attuale, figlie del modello classico di concepire l'invecchiamento, pongono l'accento soprattutto sulle tecniche diagnostiche centrate sugli aspetti somatici e trascurano gli aspetti psico-sociali. Inoltre sono chiuse nella logica di causa ed effetto. Tutta una serie di fatti, di recenti scoperte soprattutto neuropsicologiche e di nuove concezioni dello sviluppo, come sopra presentato, difficilmente possono essere inseriti nel sistema logico della psicogerontologia e della psicogeriatria classica. Si presenta la necessità di un nuovo sistema teorico in grado di integrare le nuove tendenze. Un contributo può venire dalla teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari o popolarmente detta teoria del Caos.

La teoria del Caos
Prima di analizzare il contributo di questa meta teoria alle teorie dell'invecchiamento, un breve excursus storico sull'influenza che i concetti matematici hanno avuto nel modo di pensare. Prendiamo come esempio il sistema solare. Fin dall'antichità il cerchio ha svolto un ruolo importante, per molti si è perso il rapporto tra la divisione del cerchio in 360 gradi e il numero dei giorni in un anno. Nell'antichità la terra era al centro del cerchio e il sole le girava attorno. Il sole ogni anno ritornava sempre allo stesso posto. Il sistema euclideo si basava su questi presupposti e aveva sviluppato tutta una struttura precisa e deterministica del pensiero. Ci sono voluti molti anni per rendersi conto che il sole impiegava più di 360 giorni per "girare attorno alla terra".
Solo con Copernico e Keplero si è capito che era la terra che girava attorno al sole e che la rotazione avveniva in forma di ellisse. Il sistema euclideo non veniva ancora messo in discussione. Veniva spostato l'asse di relatività, ma il sistema veniva visto ancora come stabile e questo è comprensibile perché Keplero nella sua visione del sistema solare calcolava il rapporto di due soli corpi: il sole e la terra e trascurava la reciproca influenza degli altri pianeti. Se il sistema è stabile: data una causa, doveva esserci una sola conseguenza. Il pensiero logico, formalistico che trova in Kant la sua più raffinata formulazione, poteva rimanere sempre intatto.
Ma precise misurazioni dell'ellisse della terra attorno al sole avevano evidenziato delle irregolarità. Il primo a darne una spiegazione è stato Poincaré (1892, 1893, 1899) alla fine del secolo scorso. Misurando l'influenza reciproca di tre corpi Poincaré constatava che la legge della stabilità non poteva essere dimostrata e che potevano evolversi situazioni irregolari e caotiche. Nel lungo periodo si doveva tener conto di una imprevedibilità strutturale. Si comincia a parlare di sistemi dinamici e si comincia a studiarli nel tempo, vedendo quella che è la loro evoluzione.
Bisognava attendere gli anni sessanta per cogliere a pieno la rivoluzionarità di queste constatazioni. Grazie all'uso del computer è stato possibile simulare questi sistemi e vedere quali siano i risultati nel tempo di piccole differenze di partenza. Anche per il sistema solare, che è un sistema robusto, cioè un sistema che alla lunga corregge le variazioni che si verificano al suo interno (le irregolarità dell'ellisse della terra attorno al sole) e quindi si mantiene per lungo tempo stabile, si è calcolato che fra milioni, forse miliardi di anni presenterà situazioni di caos.
Fine della stabilità, fine del determinismo, ma anche fine del pensiero logico formale. Questi concetti non sono più in grado di spiegare la realtà o per lo meno questi aspetti della realtà (Broer, 1992). Un nuovo modo di pensare, nuovi concetti, nuove metafore si sviluppano: non esiste un valore assoluto, le norme sono determinate dal contesto sociale e dipendono dalla relazione con il gruppo nel quale uno vive e opera. In questo processo certamente si commettono degli errori, ma il controllo sociale è sufficientemente grande da apportare le necessarie correzioni.

Venuta meno la prevedibilità deterministica trova spazio l'intuizione e l'irrazionale. Lentamente la matematica e le altre scienze cominciano a costruire un nuovo sistema teorico ed ad usare nuove metafore. La teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari o del Caos si va facendo sempre più corposa. Quello che emerge è che "ciò che succede nel campo dell'irregolare, del caos, del non-prevedibile è molto più interessante di quanto avviene nelle aree stabili e prevedibili. Si nascondono dietro l'apparente disordine celate e sorprendenti strutture" (Broer et. al., 1995, p. 46).

L'apporto della teoria del Caos alle scienze
Anche nella fisiologia si cominciano ad usare queste nuove metafore. Per esempio, secondo Buchanan (1998) il ritmo del cuore è altamente caotico e la malattia cardiaca si ha quando il cuore perde la sua caoticità (Psychomedia). Secondo questa teoria, sorretta da sofisticati modelli matematici, l' irregolarità è fonte di maggior adattamento e un sistema caotico è sensibile alle piccole influenze e rende il corpo più flessibile alle esigenze ambientali ed ai cambiamenti. Concezione completamente opposta alla tradizione, per cui la salute era ordine ed equilibrio. Utilizzando le nuove metafore scientifiche possiamo dire che un corpo malato è più regolare di un corpo sano.
Studiando l'EEG nel cervello con le tecniche della teoria del Caos Babloyantz (1986) ha trovato nelle persone normali un' alta dimensione frattale, cioè ritmi molto irregolari, caotici, mentre in persone durante il sonno profondo o durante un attacco epilettico ha constatato che i tracciati hanno una bassa dimensione, cioè sono più semplici, periodici. Un segnale irregolare contiene più informazione di un segnale perfettamente periodico. Il cervello ha bisogno di caos per poter reagire velocemente alla grande quantità di stimoli che riceve (De Goede, 1990). Freeman (1991) nelle sue ricerche sull'olfatto ha verificato che nell'EEG a micro livello le onde irregolari, che sono sempre presenti, all'improvviso, in reazione a uno stimolo relativamente piccolo, diventavano regolari e ordinate. Una grande quantità di neuroni, non un neurone o un sottogruppo di neuroni, reagivano simultaneamente secondo uno specifico schema all'identificazione di un determinato odore. Anche qui: dal disordine, l'ordine.

Probabilmente possiamo estendere questi principi anche alla società. Più una società è complicata, variata al proprio interno, per esempio una società multiculturale, più una società è sana. Mentre una società monolitica e rigidamente programmata è una società malata. Per il momento sono supposizioni. Spetterà ai sociologi comunque dimostrare se sono vere. A livello di management delle organizzazioni sembra che questo principio abbia trovato riscontro (Psychomedia).

La teoria del Caos nella psicogerontologia
Anche per quanto riguarda l'invecchiamento si sono utilizzate le tecniche e i principi della teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari e si è cercato di adattarli alla psicogeriatria. In questi campi un lavoro pionieristico è stato condotto tra l'altro da van Geert per quanto riguarda lo sviluppo, da Schroots e Bakker per quanto riguarda l'invecchiamento e la psicogeriatria.
Secondo van Geert (1994) l'individuo è un sistema complesso che invecchiando vede aumentare la complessità e contemporaneamente anche il disordine, per cui il sistema perde sempre più il suo equilibrio. E' sufficiente un piccolo disturbo nell'instabile equilibrio per far raggiungere il punto critico detto biforcazione.

(biforcazione: quando una situazione di equilibrio viene compromessa a causa di un cambiamento interno o di una interferenza esterna. Il sistema viene portato in uno stato di instabilità, caotico e può essere influenzato o cambiato da eventi piccoli o causali. Le nuove strutture che emergono sono il risultato dell'amplificazione e dell'incorporazione degli eventi casuali).

Sul punto di biforcazione il sistema è completamente squilibrato e si parla di momento caotico. L'interessante nel sistema "uomo" è che in quel momento può nascere un nuovo ordine. Dal caos può nascere l'ordine. Ogni cambiamento una volta realizzato porta a nuove strutture con nuove funzioni e queste sviluppandosi nel processo dinamico saranno la base per un nuovo cambiamento. Ogni cambiamento dipende dai cambiamenti precedenti.

La dinamicità con cui i cambiamenti hanno luogo risente dei fattori di senescenza e di sviluppo come espresso dalla farfalla di Schroots (vedi sopra). La sequenza di questi cambiamenti dà la curva o la traiettoria della vita (Nesselroade, 1988), traiettoria che procede per diramazioni. Le diramazioni sono biforcazioni che hanno luogo nei repentini passaggi quando la soglia di determinati valori è stata raggiunta. La teoria delle catastrofi, sviluppata dal matematico René Thom, può esserci utile per capire questo aspetto. La teoria si basa sul principio che trasformazioni nell'equilibrio avvengono per salti (biforcazioni, nella teoria del Caos). Nella natura il classico esempio è quello della trasformazione dell'acqua in ghiaccio a zero gradi. Anche la traiettoria della vita è sensibile non tanto alla quantità del cambiamento, ma al punto in cui il cambiamento ha avuto luogo.
Diversamente dall'esempio dell'acqua, che ha una sequenza lineare: l'acqua si trasforma in ghiaccio e il ghiaccio si ritrasforma in acqua, la traiettoria della vita ha una sequenza 'non-lineare', essendo il risultato di due fattori: senescenza e sviluppo, che nel processo acquistano differenti valori.

Invecchiando una persona diventa sempre più individuo, sempre più sé stessa; il tipo di traiettoria della vita diventa sempre più unico, risultato delle diverse strade che si sono scelte o sono state imposte ai bivi (biforcazioni) della vita.
Con l'età, poi, una persona si trova sempre più in un instabile equilibrio tra ordine e disordine, le biforcazioni hanno luogo in tempi sempre più ravvicinati, per cui il tipo di ordine raggiunto diventa ancora più unico. Queste grandi diversità individuali tra gli anziani trovano conferma anche negli studi longitudinali sull'invecchiamento (Schaie, 1996). Questo processo dinamico viene definito da Schroots (1988) individualizzazione.

L'approccio esclusivamente medico-biologico di tipo unilineare, tipico della psicogeriatria tradizionale, si rivela dentro questo quadro inadeguato. E' necessario un approccio rivolto alla comprensione dell'individuo come sistema fisico, biologico, psichico e sociale. La sintomatologia e la diagnosi diventano allora meno importanti e maggiore attenzione va riposta ai processi in atto, perché anche le influenze sociali e le loro strutture hanno un ruolo importante nelle trasformazioni, nei cambiamenti.
Inoltre è diventato chiaro che invecchiamento e invecchiamento patologico, da Schroots chiamato senescenza, sono due diversi concetti. Questa distinzione è importante sia per la ricerca scientifica, sia per evitare gli stereotipi negativi nei confronti degli anziani.
Infine se lo sviluppo fosse lineare, reversibile e obiettivo, come classicamente viene concepito il tempo fisico, i secondi quarant'anni di una persona dovrebbero essere esattamente uguali ai primi quarant'anni. Ma è evidente che l'età cronologica, non corrisponde all'età biologica di un individuo. L'età biologica è non-lineare, irreversibile e come segnalato sopra presenta grandi diversità tra individuo e individuo: uno può essere vecchio a cinquant'anni, un altro può essere ancora vitale ad ottant'anni. Anche a livello psicologico si riscontra una diversa concezione del tempo. Invecchiando si ha la percezione che il tempo vada più velocemente, pur variando la percezione da individuo e individuo. Nella pratica psicogerontologica e psicogeriatrica la concezione del tempo, come un individuo vive il tempo e le sue prospettive nel tempo acquistano grande importanza (Schroots, 1994).

Verso nuovi sviluppi
Diagnosticare una atrofizzazione o un infarcimento cerebrale non vuol dire niente. Molto più importante e' stabilire quali sono le complessive capacità che rimangono intatte, che permettano ancora lo sviluppo e come queste interagiscano con la nuova situazione patologica che si e' creata. Per non parlare poi del momento in cui la patologia ha avuto luogo nel percorso di vita dell'individuo (si stanno sviluppando delle metodologie per determinarlo). E non va dimenticato di precisare quale Sistema viene preso in considerazione e come poi i diversi sistemi interagiscano fra di loro. Bakker (1994, 1997), psicogeriatra olandese, in collaborazione con Lit, psichiatra, ha sviluppato tutta una metodologia per analizzare i diversi sistemi e le loro interazioni.
Un modo multidimensionale di pensare, di analizzare e di agire va sviluppato all'interno della psicogeriatria. Il continuare a vivere e la qualità della vita degli anziani con disturbi psichici vengono determinati da fattori che sono distribuiti attraverso molti campi del vivere. Questo vale sia per chi ha disturbi funzionali (depressione), che per chi ha disturbi organici (demenze). E' importante stabilire quali siano i fattori di rischio e per quali pazienti.

I disturbi psichici sono la conseguenza di una perdita dell'equilibrio tra fattori sia negativi che positivi all'interno del paziente stesso, del suo ambiente e del loro rapporto reciproco. I fattori si manifestano nel campo psichico, somatico, sociale e della storia personale. Causano nel paziente la perdita dell'autonomia e della capacità di adeguare l'ambiente alle proprie esigenze. In diversi pazienti non sono necessariamente gli stessi fattori a causare una perdita d'equilibrio. Per questo è necessario per ciascun paziente fare una analisi multidimensionale della sua complessa situazione individuale. In questa analisi viene il più possibile cercato un approccio al vissuto soggettivo del paziente (Bakker, 1997). Intervenire in tempo sui fattori di rischio permette di prevenire le complicazioni e di fornire un'assistenza che limiti la messa in discussione delle abilità all'autonomia.
L'intervento poi non va rivolto solo a limitare i danni dell'invecchiamento, ma anche alle possibilità che un paziente anziano ha al momento in cui l'intervento ha luogo. L'importante è fornire gli strumenti e creare le condizioni perché il paziente anziano stesso sia in grado di apprendere nuove strategie o modi di adattamento alla nuova situazione che si è creata. Bisogna sempre tener conto che durante tutto il tragitto della vita sono sempre presenti i due processi di senescenza e di sviluppo/apprendimento.

Se un piccolo cambiamento può causare grandi conseguenze, questo vale sia per produrre conseguenze negative, sia per produrre conseguenze positive. Anche nell'assistenza agli anziani si stanno sviluppando modelli che tengano conto di questo principio (Dröes et al. 1998). Gli interventi piccoli, diversi e adeguati allo specifico bisogno individuale sono indirizzati a mantenere l'equilibrio specie nelle persone anziane. Sempre più gli interventi anche nella cura dell'Alzheimer vanno verso "semplici" azioni rivolte a compensare la perdita di funzioni del paziente e questo nel suo normale ambiente di vita. E' interessante constatare che molte relazioni al congresso internazionale sull'Alzheimer tenutosi nel 1997 in Finlandia si muovevano in questa direzione. I ricoveri in cliniche specializzate vengono il più possibile ritardati ed effettuati in condizioni particolari. Una buona assistenza viene considerata quella localmente distribuita nel territorio, che dispone di d-day, di assistenza e ricovero in un ambiente dove un malato si senta a suo agio in caso di crisi. Una buona assistenza dovrebbe poi essere garantita da un team multidisciplinare che aiuti anche la famiglia nell'assistenza del malato a casa. Sono metodi che favoriscono l'intervento individualizzato e che rispettano la storia della persona.

Utilizzando le tecniche della teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari, non si è sviluppato solamente una visione sull'invecchiamento, che ha incorporato le recenti acquisizioni della psicologia, ma si stanno sviluppando anche nuovi tipi di intervento in favore degli anziani. E' tutto ancora in una fase iniziale, che lascia però intravvedere grandi sviluppi. Non sempre è facile una utilizzazione immediata della teoria, specie per spiegare situazioni o fenomeni specifici. Questi richiedono l'utilizzo di sofisticati modelli matematici che possono essere elaborati soltanto al computer. E' necessaria quindi la collaborazione tra gerontologi e matematici. Più intensa sarà questa collaborazione, maggiori saranno gli strumenti pratici che si avranno a disposizione negli interventi per gli anziani. Per ora si è nella fase di elaborazione teorica e si sta cercando di applicare i principi della nuova teoria matematica anche alle teorie dell'invecchiamento.

La teoria del Caos sta scardinando i principi su cui il pensiero scientifico occidentale si basa. Questo non vuol dire eliminare quanto fin'ora si è acquisito, ma riutilizzarlo. La teoria del Caos offre un altro tipo di occhiali per andare a scoprire la realtà. Fornisce se vogliamo delle metafore che ci aiutano a vedere in un altro modo il mondo. La 'farfalla di Schroots': il vedere l'invecchiamento non solo come fenomeno di senescenza, ma anche come fenomeno di sviluppo, è una di queste metafore. Un' altra metafora è la famosa 'farfalla di Lorenz' (Lorenz, 1993), secondo cui un battito d'ali di una farfalla in Brasile può scatenare un uragano nel Texas. Il principio dietro la metafora è che una modifica per quanto piccola, può nel corso del tempo provocare grandi conseguenze. L'immagine aiuta, per esempio, a spiegare l'instabile equilibrio di un anziano in eta' avanzata. Basta una piccola influenza, un incidente da niente per provocare conseguenze catastrofiche. Un disturbo banale instaura un processo di reazioni a catena che può portare alla morte. Un po' come il castello di carte, cade una carta, cadono tutte. Piccole cause, grandi effetti.

Un nuovo modo di vedere la realtà, nuove metafore che possono diventare la base di nuovi approcci, la possibilità di cogliere, come sosteneva il matematico Broer, "celate e sorprendenti strutture".

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