PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI E AREE --> NOVITA' --> PSICOANALISI

PSYCHOMEDIA
SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi




Psychoanalysis and the law
An italian discussion


A Round Table Discussion
Bice Benvenuto, Sergio Benvenuto, Sergio Contardi, Giacomo Contri, Marco Focchi, Giorgio Landoni, Valeria La Via, Paolo Migone, Diego Napolitani, Paola Ronchetti, Paolo Tucci

Versione in inglese su J E P Number 18 - 2004 / 1


I bin laden del diritto

La volontà di "regolare" la psicoanalisi
L'abbattimento del permesso giuridico e del principio di habeas corpus
La menzogna di un "vuoto giuridico"


Memoria di Giacomo B. Contri



Sommario

Premessa
A Facile sillogismo: 1°, 2°, 3°
B Una “civiltà” antigiuridica
C Non c’è conflitto tra Psicoanalisi e Medicina, Psichiatria, Psicologia
D Permesso giuridico e Habeas corpus.

Lo psicoanalista
si fa guardiano della realtà collettiva.
Jacques Lacan, 1968

Premessa

In Italia, Francia, altrove, potenzialmente ovunque.
Bin Laden non sta solo “là” ma anche qua.
Bin Laden non è un feroce terrorista islamico: è un vero Occidentale. Ha imparato da noi.
La volontà di “regolare” la psicoanalisi è un attacco al diritto nel principio stesso di “permesso giuridico” e di “habeas corpus”: l’uno e l’altro pilastri del diritto in distinte tradizioni giuridiche.
L’attacco avviene per mezzo della menzogna diffamatoria che la psicoanalisi - così come tutti gli altri atti della famiglia del permesso - abiterebbe un “vuoto giuridico”, ossia l’errore che fa da detonatore all’attacco. Essa abita invece il cuore stesso del permesso giuridico.
“Vuoto giuridico” è come “vuoto di potere”: c’è subito - sembra una legge fisica - chi corre a occuparlo.
Non si tratta di dibattito specialistico e particolare: riguarda l’intera vita associata. Cui gli psicoanalisti dovrebbero partecipare con entusiasmo, non con timore.
Lo abbiamo già sostenuto in due libri:

Libertà di Psicologia

Costituzione e incostituzionalità

Psicologia, Psicoterapia, Psicoanalisi

La questione laica

Ragione legislatrice freudiana e ordinamenti civili

A
Facile sillogismo

Alla base c’è un facile sillogismo:1°: A è B, 2° C è A, 3° C è B.

1° (A è B) C’è una ricca e composita famiglia di atti che sono già giuridici perché vivono nel regime giuridico del permesso giuridico. Ciò significa: è già giuridico ogni atto che non è formalmente proibito.
2° (C è A) La psicoanalisi è uno di tali atti (o un insieme di alcuni di essi). Cosa peraltro notoria.
3° (C è B) La psicoanalisi vive in un regime giuridico, quello del permesso giuridico (che colleghiamo poi con il principio di habeas corpus).

1° A è B

Gli atti la cui giuridicità è quella dell’immenso ambito soggetto al regime del permesso giuridico - che significa: è giuridicamente permesso tutto ciò che non è formalmente proibito - sono noti a tutti. Essi sono talmente noti che non si fa caso alla loro già presente giuridicità.
Essi sono: - parlare, - conversare, - sostenere idee, - avere una vita amorosa, - ascoltare, - narrare, - confessare, - testimoniare, - tacere, - giudicare, - interpretare, - soccorrere, - persuadere, - educare, - commentare, - dibattere, - proporre, - dare appuntamenti, - discutere, - assentire, - dissentire, - confutare, - suggerire, - consigliare, - scrivere e pubblicare, - nutrire e prospettare pubblicamente idee politiche fino al loro potenziale successo pubblico (e non solo idee immediatamente politiche), - fondare partiti politici, fino a quell’ - imprendere che costituisce il nerbo dell’economia di un paese (si pensi a cosa sarebbe tale economia se fosse sorvegliata da un Albo degli imprenditori preventivamente autorizzati); - le stesse Filosofie, - come pure le Scienze, vivono giuridicamente di questo regime del permesso, anteriormente al diventare materia di insegnamento specialistico o professionistico scolastico-universitario, nonché di ricerca; - e perfino diagnosticare le patologie, perché ciò che è proibito a tutti eccetto che ai medici non è il diagnosticare, ma soltanto il compiere quegli specifici atti che sono giuridicamente individuati come medici; - fin troppo facile sarebbe aggiungere il verbo “amare”, qualsiasi cosa ciò significhi, compresa la libertà di non assegnargli alcun significato, oppure di assegnargli significati patogeni. Che cosa diventerebbe la civiltà del diritto se a questo venisse imposto il compito di distinguere “amore” sano e patologico?: in paragone è preferibile che tutti i bambini corrano i rischi di vita connessi a questa terribile ambiguità (che peraltro motiva il lavoro psicoanalitico).
Si nota che gli atti elencati vanno dai più privati ai più pubblici, dai più inapparenti ai più appariscenti.
Tutta questa famiglia di atti riceve rilevanza giuridica dal permesso giuridico. Essi non sono giuridicamente irrilevanti.
Gli atti di questa famiglia di atti sono generici nel senso di “genere umano”, non specifici cioè propri a una certa specie giuridica di individui.
L’insieme di tali atti - che compongono la gran parte della vita tanto individuale quanto pubblica - corrisponde alla parte maggiore della vita di ognuno e di ogni collettività.
Neppure il Nazismo era pervenuto all’infamia politica e giuridica di imporre l’abbandono del regime del permesso giuridico per sostituirlo con quello dell’autorizzazione preventiva di tali atti secondo liste preventive. Il Nazismo futuro sarà quello con l’Albo preventivo dei “Genitori capaci di amore”, o l’Albo preventivo di coloro cui è riconosciuto di avere il criterio della salute psichica. Le passate ma ancora recenti Ideologie di Stato non sono state di maggiore gravità.
Il permesso giuridico è il regime dell’autorizzazione giuridica non preventiva. Quello in cui l’individuo si autorizza giuridicamente da sé, e ciò non per volontà liberale del Legislatore, ma semplicemente perché non esiste diversa possibilità giuridica: salvo proibizione di certi atti per tutti, ossia la fine del diritto. Potremmo spingerci a affermare che il permesso giuridico è quello che fa diritto il diritto (non si tratta di interpretazione liberale del diritto).
Che sia presa di mira la “piccola” psicoanalisi (e infatti noi psicoanalisti siamo assai pochi al mondo) è un segnale della possibilità di un’epoca della storia della civiltà in cui si produca questa alternativa infame per tutti. La psicoanalisi si trova a occupare l’occhio del tifone dell’alternativa. Ma il pericolo non è per lei bensì per tutti.
Però questo segnale è anche un involontario riconoscimento esaltante per la psicoanalisi stessa. Lacan lo diceva con la frase “Lo psicoanalista si fa guardiano della realtà collettiva”. Freud con la frase che la psicoanalisi è un “lavoro di civiltà”.
Affermare che tali atti vivono in un “vuoto giuridico” è un atto di diffamazione che riguarda non la sola psicoanalisi bensì tutti. In termini di linguaggio diffamatorio: tutti “selvaggi”, o ragazzini con troppa libertà, o infantilismo della libertà.

2° C è A

Posto quanto precede, ci vuole veramente la malafede per negare che la psicoanalisi è la riunione di alcuni di tali atti, e nient’altro che questo.
Nel mondo dell’immagine, qui la differenza vistosa tra divano e lettino diventa cruciale, simboleggiando l’intera argomentazione. Il “lettino” è quello del medico, il divano è quello del ricevimento di ospiti nonché del gusto dell’occupante. Vi si può fare di tutto, ma è poco indicato per atti medici.
L’errore storicamente commesso da molti psicoanalisti fin dalla fine degli anni ’20 del novecento è stato quello di non ascoltare queste idee già tratteggiate da Freud (per la documentazione di ciò si veda ancora La questione laica). E di inquietarsi per un pericolo corporativo (difesa patologica per pericolo inesistente), anziché occuparsi di ciò per cui esistono, ossia l’interesse di tutti compreso il loro.

3° C è B

La conclusione che la psicoanalisi - e non solo questa - vive del permesso giuridico cioè della pienezza giuridica senza alcun vuoto giuridico, è un’ovvietà.
I suoi atti, ripetiamolo, sono generici ossia da genere umano, non specialistici. Possiamo dire che per definizione lo psicoanalista è un genericista, non uno specialista (neppure se per altro verso avesse cumulato diverse specializzazioni).
La distinzione tra atti da genus humanum e atti da species professionale rimane intatta anche nell’ipotesi di totale liberalizzazione delle professioni: gli atti di queste rimarrebbero specifici-specialistici.
E’ importante accorgersi che siamo nell’ordine del diritto pubblico, ancora prima che privato, e non solo né anzitutto penale.
Sembra spropositato il constatare che nel suo “piccolo” la psicoanalisi si trova a rappresentare senza parere e senza volerlo la grande parte della vita della totalità della popolazione.
Non è incomprensibile l’invidia e intolleranza di chi non vuole accettare che esiste un curare - poiché è così: la psicoanalisi è cura, con atti generici e non specifici o specialistici, ossia con gli atti del giuridicamente permesso - la cui giuridicità non è quella medica. Non solo non lo è, ma non lo potrebbe neppure con gli sforzi dei migliori giuristi. Eppure è cura, al punto che Freud continuava a chiamare Medico, Arzt, anche lo psicoanalista senza studi medici (e certo non perché classificasse la psicoanalisi nella “medicina alternativa”).



B
Una “Civiltà” antigiuridica

Immaginiamo una civiltà peggio-che-nazista: è la civiltà di un elenco delle liste preventive degli autorizzati-a:
preventivamente autorizzati a avere figli
preventivamente autorizzati a “amare”
preventivamente autorizzati a educare
preventivamente autorizzati a sostenere un pensiero
preventivamente autorizzati a scrivere
preventivamente autorizzati a fare politica
preventivamente autorizzati a diventare imprenditori
preventivamente autorizzati a fare i “pastori d’anime” (espressione freudiana, “Seelsorger, applicata da Freud agli psicoanalisti con l’aggiunta della laicità: “pastori d’anime mondani, weltliche Seelsorger”).
“Autorizzati” sì ma prima, cioè invece del già giuridico: ecco il neo-Nazismo o qualunque altro nome assumerà. Il permesso giuridico è la difesa da un tale disastro della civiltà.
Questo elenco di liste potrebbe prolungarsi, ma è già abbastanza completo nel suo orrore. Noi psicoanalisti possiamo soltanto sentirci onorati dal fatto di trovarsi collocati per primi in un tale elenco (tra l’altro per molti sarebbe una scoperta). Noi psicoanalisti non dobbiamo “entrare in politica”: semplicemente ci siamo già. In un tale elenco siamo (si vorrebbe che fossimo) nella lista nera dei:
preventivamente autorizzati a praticare da psicoanalisti.
C’entra forse il fatto che lo psicoanalista percepisce denaro? Questa è una sciocchezza giuridica. Non solo perché ciò riguarda solo il fisco, ma anche perché a un non-medico è proibito esercitare la medicina anche se la esercitasse gratis.
Noi psicoanalisti non siamo uno spiritualistico provinciale “villaggio” che fa resistenza al diritto: del diritto siamo amici cioè sostegno, per il fatto che non c’è che il diritto a collegare l’individuo con tutti gli altri (non la “psicologia delle masse” freudiana, che produce morti fisici e psichici, e mostri).
La proposta di “regolare” la psicoanalisi è antigiuridica perché disconosce e abolisce un diritto già esistente. Possiamo spingerci a dire che è un attentato alla Costituzione.
Il principio di autorità - autorizzazione - è individuale. E’ specialmente importante asserirlo dopo secoli di equivoci clericali sul principio di autorità (e il clericalismo non è solo quello religioso). Non c’è asserzione più freudiana di questa: non solo lo psicoanalista, ma anche il nevrotico, lo psicotico, il perverso, si autorizzano. L’omicida anche, e così il santo. E’ l’autorizzarsi - anche nel peggio - la leva della cura psicoanalitica.



C
Non c’è conflitto tra Psicoanalisi e Medicina, Psichiatria, Psicologia

In tutto questo dibattito non si tratta di conflitto della Psicoanalisi con la Medicina, né con la Psichiatria. Da esse la psicoanalisi non ha nulla da temere sotto il profilo di un conflitto di interessi, e inversamente.
Né di conflitto con la “Psicologia” che, insieme alla parola “amore”, è la parola più equivoca nonché oscura del Novecento (ma già in tutti i secoli precedenti). L’una e l’altra non si chiariscono con la produzione di leggi antigiuridiche. Nell’ambito del giuridicamente permesso la competenza giuridica (e amorosa, e psicologica) è individuale
Individualmente, gli Psicologi e gli Psicoterapeuti sono nella stessa “barca” della Psicoanalisi.



D
Permesso giuridico e Habeas corpus

Non è il caso di addentrarci ora nella storica discussione sulle differenze tra diritto codificato e common law, diritto “continentale” e diritto consuetudinario.
Lo Habeas corpus della Common Law, diretto alla tutela della libertà individuale del detenuto, nella sua grande importanza storica e attuale è pur sempre limitato all’ambito giudiziario penale ancorché pubblico. Il permesso giuridico lo precede nel diritto pubblico, anzi nei principi costituzionali come fonte del diritto.
La volontà di “regolare” atti generici (ripetiamolo: da “genere umano”), ossia già giuridici in virtù del permesso giuridico, tratta la totalità degli individui come in stato di detenzione (ossia in assenza di habeas corpus) riguardo a tali atti, salvo poi sarcasticamente “liberare” alcuni di loro, come sdoganandoli, conferendo loro una specialità autorizzativa che non libera ma distrugge la loro genericità costitutiva.
Non si tratta di appellarci alla libertà del liberalismo, né alla libertà come “valore” metagiuridico. Né alla “persona” come “realtà” pregiuridica, grande errore spiritualistico novecentesco: “persona” infatti designa un concetto giuridico anche nella cosiddetta “persona fisica”. Bensì di appellarci al fatto che vi sono atti che sono giuridici come tali, salvo che un “Regime” si eriga a proibirli. Ma neppure ciò li renderebbe dei vuoti giuridici, al contrario (gli atti illeciti non sono dei vuoti giuridici: l’essere giuridicamente designati li rende fatti giuridici). In una civiltà del diritto esiste il criminale, non il selvaggio.
L’argomento merita entusiasmo agorafilico, non timore claustrofilico.


PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI E AREE --> NOVITA' --> PSICOANALISI