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Psicoanalisi



Girovagando per Trieste ho incontrato lo zio E.*

di Helen Brunner



Scrive Giorgio Voghera ne "Gli anni della psicoanalisi": "Ma quella corrente che, nei primi anni dell'altro dopoguerra, è discesa da Vienna a conquistare l'Italia passando per Trieste ­ la psicanalisi, intendo dire - più che una corrente è stata un ciclone. Ragazzo, ho vissuto nell'occhio di quel ciclone in una relativa calma personale, ma tutti gli adulti che vivevano attorno a me: genitori, congiunti, amici, conoscenti, ne sono stati letteralmente travolti".
E aggiunge: "Ma credo di non sbagliarmi se dico che assai più di quelli che ho accennato, un altro fattore ebbe a determinare l'estrema violenza del piccolo ciclone psicoanalitico triestino: la personalità di chi aveva "portato" la psicoanalisi a Trieste, di Edoardo Weiss (1)".
Girovagando per Trieste ho incontrato lo zio E. (2) è la prima tappa di un percorso di ricerca (3) il cui scopo è quello cercare di capire quali tracce di Edoardo Weiss si possono trovare nella sua città d'origine.
In realtà, non di semplici tracce si tratta, bensì di una miniera per molti versi ancora inesplorata che, attraverso un gioco di connessioni, potrebbe fornire una conoscenza anche inedita di colui che è stato un pioniere della psicoanalisi e il fondatore della Società Psicoanalitica Italiana.
Utilizzando alcune fotografie, commentate come se fossero raccolte in un vecchio album di famiglia e intervallate da brevi testimonianze, il discorso si dipana facendo emergere un ritratto del Weiss allievo di Freud e di Federn, ma anche dell' uomo dai solidi affetti, appartenente a una grande famiglia ebrea triestina.
Nato a Trieste il 21 settembre 1889, Edoardo Weiss è il terzo figlio, e il secondo maschio, dei nove figli, di Ignazio Weiss, un imprenditore ebreo di origine boema e della triestina Fortuna Iacchia.
A diciannove anni, nell'ottobre del 1908, Weiss giovane studente di medicina a Vienna incontra Sigmund Freud che gli suggerisce di intraprendere un'analisi con Paul Federn, suo diretto e stimato discepolo. A partire da quell'incontro inizia una collaborazione tra i due durata trent'anni.
Weiss comincia la sua analisi con Federn nel 1909. Anche "l'incontro con Federn ebbe una grande influenza sulla sua formazione, destinata a durare tutta una vita. S'instaurò tra loro, ad analisi terminata, una amicizia sfociata in un sodalizio scientifico che portò Weiss ad adottare e a sviluppare lo specifico orientamento di Federn nello studio della ÔPsicologia dell'Io' (4)".
Nel 1913, prima ancora di laurearsi in medicina e mentre si stava specializzando in psichiatria, Weiss viene accettato come membro della Società Psicoanalitica di Vienna iniziando così a partecipare alle famose riunioni del "mercoledì". Mantenne questo status fino al 1932, anno in cui riuscì a fondare la Società Psicoanalitica Italiana.
In quegli anni comincia anche "a muovere i suoi primi passi come terapeuta, prendendo in analisi un giovane che soffriva di nevrosi ossessiva (5)".
Nel 1917, sposa Wanda Schrönger, sua compagna di studi che diventerà anch'essa psicoanalista. Insieme hanno due figli: Emilio e Guido.
Ritornato a Trieste, ormai passata all' Italia, nel 1919 inizia a lavorare come psichiatra all' Ospedale Psichiatrico Provinciale di Trieste (che allora si chiamava Frenocomio civico) dove lavorò fino al 1927, quando "in seguito all'inasprimento del regime fascista, fu introdotta la norma dell'obbligatorietà per i dipendenti pubblici di iscriversi al partito nazionale fascista e di italianizzare, nel caso di triestini di etnie diverse, il loro cognome. Weiss si rifiutò di ottemperare a tali norme presentando le sue dimissioni dall'Ospedale, pur essendo stato proprio in quell'anno promosso come medico di sezione (6)".
Contemporaneamente inizia anche a praticare la psicoanalisi destando grande interesse negli ambienti culturali cittadini, ma anche aspre polemiche con i suoi colleghi medici e psichiatri.
Tra i suoi pazienti, oltre a Umberto Saba, e insieme a molti altri, è ormai noto che ci furono anche Bobi Bazlen, il pittore Arturo Nathan e Bruno Veneziani, cognato di Svevo.
Tra Weiss e Saba, dopo la fine l'analisi di Saba, si instaura un rapporto per lo più epistolare che durerà fino alla morte del poeta nel 1957. E d'altra parte tracce di questo rapporto si trovano sparse qua e là in tutta l'opera di Saba.
Un esempio tratto da "Scorciatoie e raccontini" del 1946: "La pazzia ­ mi spiegava un tempo il dottor Weiss ­ ha il meccanismo e la funzione compensatrice del sogno. E' un sogno dal quale non ci si sveglia (7)".
E' degli anni triestini la serie di cinque conferenze tenute da Weiss all'Associazione medica triestina che furono pubblicate in forma di manuale nel 1931 dall'editore Hoepli con il titolo "Elementi di psicoanalisi".
E così apparve in Italia " la prima, veramente seria e sistematica esposizione delle teorie freudiane che, con il pregio della sinteticità, si rivelò subito come un'opera di alto livello informativo e scientifico (8)" .
Nel 1931, Weiss si trasferisce a Roma, dove nel 1932 insieme a Emilio Servadio, Nicola Perrotti, Cesare Musatti e altri fonda la Società Psicoanalitica Italiana di cui è Presidente e che ha sede nella sua casa romana. Nello stesso anno inizia la pubblicazione della "Rivista Italiana di Psicoanalisi", organo ufficiale della Società Psicoanalitica Italiana, di cui lo stesso Weiss è direttore. Dopo soli due anni, la rivista non potrà più uscire per la mancata autorizzazione delle competenti autorità.
Gli anni romani sono per lui anni di grande lavoro sia in campo clinico che teorico. E' del 1936 la pubblicazione di "Agorafobia, Isterismo d'angoscia", tema di cui continuò a occuparsi, tanto che quasi trent'anni dopo, nel 1964, pubblica "Agoraphobia in the Light of Ego Psychology (Agorofobia, alla luce della psicologia dell'Io)" che è una revisione del libro precedente.
Ma quelli sono anche anni in cui le difficoltà si fanno sempre maggiori, ombre cupe si addensavano sull'Europa e anche sul piccolo gruppo di psicoanalisti italiani. Dopo l'introduzione nel 1938 in Italia delle leggi razziali, le cose stavano sempre più precipitando.
Weiss decide di emigrare e nel febbraio 1939 si imbarca a Napoli per gli Stati Uniti. "Con l'imbarco di Weiss calava definitivamente il sipario sul primo atto della storia della psicoanalisi in Italia (9)".
Una volta arrivato in America, per due anni lavora a Topeka presso la famosa clinica della Fondazione Menninger, stabilendosi poi definitivamente a Chicago, dove entra a far parte del corpo docente del locale Istituto di Psicoanalisi di cui sarà un decano.
Diventa così una figura di spicco a livello internazionale, anche se non sempre in buoni con l'establishment psicoanalitico.
E' solo nel 1955 che Edoardo Weiss ritorna a Trieste per la prima volta dopo la guerra, dove aveva ancora diversi parenti tra cui il fratello maggiore Ernesto e la nipote Laura.
Imparentato anche con Italo Svevo attraverso il fratello minore Ottocaro che aveva sposato Ortensia Schmitz, figlia di un fratello dello scrittore, ha con lui dei rapporti non esenti da qualche polemica.
Una di esse, per esempio, riguardava la questione se Svevo si fosse ispirato o meno a Weiss nel tratteggiare il personaggio del dott. S. de "La coscienza di Zeno", un' altra era legata al fatto che Svevo si aspettava un maggior interesse e apprezzamento per la sua opera da parte di Weiss e in qualche modo anche da Freud.
Il libro "Sigmund Freud come consulente", uscito negli Stati Uniti nel 1970, pochi mesi prima della sua morte avvenuta a Chicago il 15 dicembre di quell'anno, è per molti versi il suo testamento spirituale.
In esso sono contenute le lettere che Freud gli scrisse dal 1919, anno del suo rientro a Trieste, al 1936 commentate dallo stesso Weiss.
Questo epistolario ci mostra un aspetto inedito di Freud nei suoi rapporti con Edoardo Weiss e ci offre "una nuova penetrante visuale del sistema di lavoro di un grande scienziato, medico e maestro (10)".
Accanto ai lavori di teoria e di tecnica psicoanalitica, questo libro è la grande eredità che ci ha lasciato Edoardo Weiss, davvero un pioniere della psicoanalisi.
A conclusione, una testimonianza del nipote Piero Weiss nella quale ricorda ciò che accadde in occasione di un recital che diede a Trieste nel 1955 sotto gli auspici della Società dei Concerti.
"A quel concerto venne anche zio Edi, cioè Edoardo Weiss, fratello maggiore di mio padre. Ci vedevamo spesso in America ed ebbi più volte occasione di ricorrere ai suoi consigli, impartiti sempre con bontà, semplicità e, spesso, humour. La musica non occupava un posto notevole nella sua famiglia, la quale a differenza della mia, era completamente votata alle scienze. Però forse non tutti sanno che zio Edi sapeva suonare un pezzo al pianoforte, ma uno solo: si intitolava Edelweiss. Lascio ai musicologi miei colleghi la cura di identificarlo con maggiore precisione. Lo zio, dunque, venne al mio concerto e venne da Chicago, cogliendo proprio quell'occasione per ritornare a Trieste per la prima volta dopo la guerra. Ricordo che a un certo punto gli domandai come mai aveva aspettato tanto per rivedere la sua città natale ed egli mi rispose:
E' da qualche tempo che ho un sogno ricorrente nel quale mi ritrovo a Trieste. Son venuto appunto per vedere se, dopo esserci tornato davvero, non me lo sognerò più.
A mio zio piaceva talvolta finger d'esser serio mentre scherzava. Lo guardai per vedere se in quel momento scherzava, ma mi parve di no. Del resto lo conoscevo troppo bene anch'io, quel ricorrente sogno (11)".

Note:
* La presente è una sintesi dell'intervento che è stato letto il 2 settembre 2007 a Trieste in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
1) Voghera G., Gli anni della psicoanalisi, Edizioni Studio Tesi, Pordenone, 1980.
2) Dedico questo intervento alla memoria della Prof.ssa Anna Maria Pavanello Accerboni, storica della psicoanalisi e grande studiosa di Weiss.
3) Ai fini di questa ricerca ho consultato gli Archivi della Comunità Ebraica di Trieste e il Fondo Ernesto e Laura Weiss presso l'Istituto Livio Saranz di Trieste. A questo proposito ringrazio Mariù Hassid, Ariella Verrocchio e Anna Peschier. Ringrazio anche il prof. Guido Weiss per l'autorizzazione a proiettare alcune fotografie nel corso dell'intervento.
4) Accerboni A.M., Trieste nella psicoanalisi, Lint, Trieste, 2002.
5) Accerboni A. M., Ibidem.
6) Accerboni A. M., Ibidem.
7) Saba U., Scorciatoie e raccontini, Mondadori, Milano, 1946.
8) Accerboni Pavanello A. M. in Weiss E., Elementi di psicoanalisi, Edizioni, Studio Tesi, 1985.
9) Accerboni A. M., Op.cit..
10) Grotjahn M. in Weiss E. , Sigmund Freud come consulente, Astrolabio, Roma, 1981.
11) Weiss P., Ricordi di un infanzia musicale a Trieste in Girardi M. (a cura di), Lungo il Novecento ­ La musica a Trieste e le sue interconnessioni tra le arti, Marsilio, Venezia, 2003.


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