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PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi in America Latina



Recensione

O Processo Criativo: Transformação e Ruptura
Editore: Casa do Psicólogo, São Paulo, Brasil, 2004
Autore: Claudio Castelo Filho
Pagine: 252. Prezzo indicativo: R$ 32,00


Va subito detto che il pensiero psicoanalitico di Wilfred R. Bion , in particolare quello che leggiamo in Attention and Interpretation, nella Grid e in Cogitations, è un costante punto di riferimento per l’autore: la metodologia della ricerca si basa su questo pensiero.

I concetti principali utilizzati nella ricerca sono: Narcisismo e Social-ismo, Reverie e Funzione Alfa, Funzione del Sogno in Bion, la Posizione schizo paranoide e depressiva di Melanine Klein, Identificazione proiettiva, Una teoria sul Pensare, Contenitore e Contenuto, la Teoria della Trasformazione, il Genio, la trasformazione in 0 e in K.

Ma la precedenza nel suo operare, e che considera scoperto da Bion, è quello delle trasformazioni proiettive, in allucinosi e in O: nello stato creativo, la capacità di intuire e allucinare sarebbero al servizio di una adeguata rappresentazione e alla comunicazione efficace di quello che sarebbe stato intuito. (23). Questi concetti servono per una calibrata valutazione <del processo creativo> di alcuni scrittori, pittori, drammaturghi, scienziati: Sofocle (Edipo Re, Antigone), Euripide (Le Baccanti), Esiodo, Galileo, Copernico, Colombo, Karl R. Popper, lo studioso dei miti Jeanne- Pierre Vernant, Hannah Arendt, Gaston Bachelard; il drammaturgo nord-americano Sam Shepard, Pirandello, Marcel Proust, Franz Kafka, Tomasi di Lampedusa.

L’autore del saggio è Claudio Castelo Filho artista plastico, pittore, disegnatore (www.claudiocastelo.com, http://www.art-bonobo.com/artes/welcome.html) ed anche psicoanalista didatta della Società Brasiliana di Psicoanalisi di San Paolo (SBPSP), con un dottorato (PhD) in Psicologia Sociale conseguito nell’Università di San Paolo.

Per l’autore il suo lavoro è “un approccio psicoanalitico alle opere d’arte e alle produzioni culturali”, utilizzando una definizione di André Green (2002).

Secondo un mio parere egli esplora l’area della <memoria sognante>, la <dream-like memory> di Bion (pag. 95 di Attenzione e Interpretazione, Armando Armando Editore, Roma, 1973), pertanto ci troviamo ad esperire, s’intende emozionalmente, sia il <perturbante>, che la <Turbolenza emotiva>, (Wilfred R. Bion, Seminari Clinici, Raffaello Cortina Editore, Milano 1989). Pertanto possiamo avere una sensazione di trovarci al di fuori del tempo reale, non a caso il lavoro si colloca nell’area del finito/infinito come si potrà verificare nella lettura di questo scritto(16)

Un altro concetto utilizzato da Castelo Filho è quello di <figurazione> (figuração), preso in prestito da Norbert Elias,(A sociedade de corte: investigação sobre a sociologia da realeza e da aristocracia de corte, Rio de Janeiro: Jorge Zahar Ed., 2001): i <geni> non sono isolati dal gruppo, ma hanno la capacità di valersi del contatto con il gruppo per trasformare le aspettative del gruppo su di loro, sul gruppo stesso e di conseguenza cambiano il corso della storia dando una <figurazione> propria. In particolare la <figurazione> Norbert Elias l’ha studiata nei comportamenti Luigi XIV° nei confronti dell’aristocrazia della sua corte.

Sul <processo creativo> Castelo Filho riporta il comportamento di due scrittori: Pirandello scrisse un cartello affisso sulla porta del suo studio che conteneva questo messaggio (Colloquio con i personaggi): Si sospendono, a partire da oggi, le udienze a tutti i personaggi, uomini e donne, di qualunque classe sociale, con qualunque idea, di qualunque professione, che facciano domanda e presentino titoli per essere ammessi in qualche romanzo o racconto.

La scrittrice Lygia Fagundes Telles, sosteneva che lei non creava i personaggi, ma si creavano e si imponevano a lei. Questi personaggi avevano una loro esistenza e lei dialogava con loro.

Certo è che nel saggio “Il Processo Creativo, Trasformazione e Interruzione” l’idea di una ragione capace di dominare l’accesso al reale è perdente!

A questo testo, poliedrico, che abbraccia l’universo mentale, si addice la affermazione di Salvatore Natoli (Parole della filosofia o dell’arte di meditare, pag. 28, Feltrinelli, Milano, 2004) quando scrive che noi viviamo nel paradosso: la realtà è sempre in qualche modo inventata, l’apparenza è in qualche modo reale.

Di questa apparenza è consapevole l’autore quando scrive che è paradossale capire che la maggior parte degli esseri umani riesce ad imitare quello che sarebbe un essere umano senza tenere conto della loro propria umanità (110).

Una delle tesi del saggio è che non si cattura la realtà con metodi razionali (12)

La teoria della conoscenza ha origine nel dubbio, nello scetticismo. […] Ma questa è soltanto la metà di una strana interazione tra il dubbio e la conoscenza. Il dubbio stimola la teoria della conoscenza, sì; ma è stata la conoscenza, reciprocamente, che ha stimolato il dubbio.(Willard Van Orman Quine, From a Logical Point of View. Nine Logico-Philosophical Essays. Ediz. Ital. <Da un punto di vista logico – Saggi logico-filosofici>, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2004).

<Scetticismo> è diffidenza, impossibilità di giungere ad una conoscenza assoluta delle cose. <Diffidenza> è la Capacità Negativa, cioè quella capacità che un uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze, attraverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi andare ad una agitata ricerca di fatti e di ragioni (Attention and Interpretation, pag.169.), qualità che il poeta Keats riconosceva a Shakespeare.

Per Castelo Filho per non “lasciarsi andare ad una agitata ricerca di fatti e di ragioni” e per sfuggire “al dubbio che stimola la teoria della conoscenza” bisogna avere poca memoria dei fatti e pochi desideri. Qualcosa di simile anche Freud lo attuava: … Ho adottato l’espediente di rinunciare al lavoro cosciente, e di andare avanti in mezzo agli enigmi a tentoni. Da quando ho preso questa decisione ho continuato a lavorare, forse meglio di prima, ma in realtà non so che cosa sto facendo (S. Freud Lettere a Fliess, del 23 marzo del 1900)

Mi è stato tutto dettato dall’inconscio, secondo la nota risposta di Itzig, cavaliere della domenica. “Itzig, dove vai?” “Non chiederlo a me, chiedilo al cavallo!” All’inizio di ogni paragrafo non sapevo mai come l’avrei finito. (S. Freud Lettere a Fliess del 7 luglio 1898 (210)

Come percepire la realtà, come liberarsi dall’apparenza, non lasciarsi dominare dal <senso comune> è uno dei campi indagati in questo saggio.

Il libro tenta di dare delle risposte a degli interrogativi: come sorgono le idee geniali? Come i <geni>, (così Bion definisce gli individui eccezionalmente dotati) producono opere d’arte, di letteratura, di drammaturgia, scienza e matematica? Come considerare l’arte, i miti, la produzione scientifica e le questioni edipiche? Che cosa porta una popolazione ad essere capace di beneficiare dei contributi geniali o che cosa la porta a crocifiggere il suo genio/mistico e provocare l’annullamento delle sue idee? Come il genio può rimanere in un gruppo? (15) Far parte di un gruppo senza perdere la propria identità? (32). Si sostiene che l’ansia di essere importante distrugge l’individuo e il gruppo (33). Inoltre il genio o il mistico avrebbe in sé una qualità distruttiva qualunque sia il suo pensiero.

Beatriz da Motta P. Tupinambá, in una recensione in via di pubblicazione, valorizza l’opportunità che Castelo ci dà facendoci entrare in contatto con qualcosa che è reale, umano ed anche misterioso, cioè il <Processo creativo>.

Scriveva lo scrittore Henry James, citato da Castelo a pag 167, che le menti dei poeti disseminate per il mondo corrispondono a piccole conchiglie che qualcuno raccoglie sulla spiaggia, tutte riverberando l’eco dell’oceano. Penso che questo oceano sia fatto di miti, di sogni ad occhi aperti. Da questo <oceano di pensieri in cerca di un pensatore>, Castelo Filho ne cattura tanti di pensieri già pensati e immessi nel suo libro … I poemi omerici non sono racconti. Contengono un tesoro di pensieri, di forme linguistiche, immaginazioni cosmologiche, precetti morali …. che costituiscono l’eredità comune dei greci nell’epoca pre-classica … I miti così come i sogni equivalgono a formule matematiche nei sistemi deduttivi scientifici. Essi rappresentano una sintesi di esperienze emozionali e tirocinio delle collettività intere o la stessa cosa di tutta l’umanità (166) (…) quello che vado sviluppando sui miti, considero che valgano per le opere d’arte, siano esse plastiche, musicali o letterarie, sono sintesi di quello che venne appreso dalla esperienza da un gruppo sociale.

E’ <l’individuo eccezionale>, una persona con la capacità di usare l’osservazione e l’intuizione per catturare i pensieri e trasmetterli agli altri, renderli pubblici (23).

Partendo da questa affermazione, Castelo Filho ritiene che Bion, Freud, Proust, Pirandello non siano gli autori delle idee. Possono essere gli autori dei libri nei quali ci comunicano le idee che hanno appreso ma che non inventarono; hanno divulgato i pensieri che hanno captato, ma non sono gli “autori” dei pensieri che hanno scritto! Questo processo mentale che permette la creazione di qualcosa di nuovo è universale e vale per tutte le epoche, per tutte le culture, per tutte le aree della conoscenza. In Ammazzando il tempo, Feyerabend (1994) sosteneva che ogni cultura è in potenza tutte le culture.

Per Castelo Filho gli individui eccezionali vanno alla ricerca della Verità, oltre la paura, annullando l’odio per tutto ciò che nuovo: il genio ha accesso diretto all’evoluzione in O, gli altri di consuetudine hanno l’accesso appena alle trasformazioni alla conoscenza di K (45).

Ciò porta Castelo a chiedersi cosa sia quello che noi definiamo <il pensare>, cosa sia <il processo creativo>. Secondo lui la creatività può nascere in quello spazio conflittuale che si crea tra narcisismo e sociali-smo (i due poli tra gli istinti), tra contenitore e contenuto, tra schizo-paranoide e depressivo ed è in relazione alla reverie.

Castelo si chiede come contenere le idee geniali in sé stessi e nel gruppo del quale si fa parte. Tutto si gioca nell’equilibrio tra il narcisismo e il socialismo, che si intensifica, quando i geni o i mistici, capaci di intuire le idee o scoprire i fatti assolutamente nuovi, geniali, minacciano il gruppo e l’Establishment con le loro scoperte o creazioni. Il genio avrebbe una qualità distruttiva intrinseca, inerente al suo atto creativo, deve contenere le sue idee geniali ed anche deve sapere contenere le reazioni del suo gruppo. Il gruppo vuole e favorisce la nascita del genio, ma ha poca capacità di contenere ciò che è diverso e nuovo che egli propone. Gli individui eccezionali devono resistere al gruppo, che per paura del <nuovo>, tenta in tutti i modi di annullare le loro idee <nuove>, devono difendersi dalla omogeneizzazione gruppale! (15)

In un individuo eccezionale non ci può essere la predominanza di una mentalità dominata da un superego avido che tenderebbe a sostituire un vertice scientifico (che permette la conoscenza e la crescita) con un vertice di leggi morali.

Egli sostiene che il vero artista non dovrebbe avere la pretesa di creare o inventare alcuna cosa. Egli si permetterebbe di osservare e si lascerebbe penetrare da quello che viene intuito. La grandezza e la perennità di una opera saranno in relazione alla quantità di verità che lo scrittore o l’artista saranno capaci di cogliere e di trasmettere, cioè di fare agli altri condividere l’esperienza emozionale! Questa è la caratteristica fondamentale di ogni vera opera d’arte, sia plastica, letteraria, musicale, cinematografica o drammatica, realizzata con o senza coscienza da parte dell’artista (152). Con Hanna Arendt sostiene che l’artista è l’autentico produttore degli oggetti che le civiltà lasciano come quinta essenza e testimonianza duratura dello spirito che li animò. Trova un sostegno in Karl Popper che afferma che le teorie scientifiche non risultano dalla osservazione ma sono prodotti dalla nostra capacità di formulare miti, prove.

La creatività è necessaria per la continuità delle culture, per la vita delle società. La Realtà, gli individui eccezionali, geni o artisti o mistici, la intuiscono, quando sono liberi dall’influenza del <senso comune>, spontaneamente, in momenti imprevedibili. Essi la contengono e la trasformano in poesia, romanzi, racconti, musica, pittura, scultura e scoperte scientifiche. Nuovi linguaggi vengono creati dai geni/mistici/artisti per comunicare ai gruppi l’emozione suscitata dalla percezione di “attimi, frammenti” della Realtà. E’ necessaria l’areté, <la buona qualità> socratica: l’aspirazione alla perfezione non per imitazione, ma per andare oltre la conformità (la virtù popolare) (233).

La teoria sull’<apparato per pensare i pensieri> di Bion, con la funzione alfa, la reverie, <senza memoria e senza desiderio> apre per Castelo Filho una nuova via per la comprensione del processo creativo in quanto favorisce l’insorgere dell’intuito, della percezione immediata del significato di un evento, di una azione. I “fatti del passato” e il recupero delle memorie represse non sono rilevanti per il processo creativo.

Per Castelo Filho ci sono due momenti nel processo creativo - emozionale. Il primo è uno stadio della mente non razionale nel quale predomina l’intuizione, l’ispirazione, l’ignoto e si rivelano nuove idee che invadono, la mente, in modo dominante e catturano l’individuo che, per sua natura, ha una disposizione all’accoglimento e alla tolleranza delle esperienze emozionali.

Il secondo momento è di stampo logico-razionale: la razionalità serve per organizzare quello che si ottenne in forma irrazionale (trasformazioni in O) (23).Il lavoro che si fa con la ragione è posteriore, è un lavoro di rappresentare e comunicare quello che abbiamo captato (224). Non è la ragione che garantisce il raggiungimento dell’insight, ma bisogna decostruire la conoscenza stabilita e stabilizzata (ostacolo epistemologico) per aprire nuovi spazi al rinnovamento e allo sviluppo delle conoscenze scientifiche, il lavoro si sviluppa nell’area del finito/infinito; non riguarda situazioni di conscio/inconscio (16). Inoltre l’esperienza del fatto selezionato non ha a che fare con il rimosso.

Per Castelo Filho è un atto creativo quello che lo psicoanalista compie nel momento dell’intuizione dell’ignoto nella seduta analitica. Bion suggeriva che lo psicoanalista avrebbe dovuto frequentare un atelier d’arte, per fare esperienze di creazioni artistiche ed estetiche fuori delle seduta.

Nel capitolo <riflessioni finali>, non ci possono essere conclusioni ma “chiude” (encerra) con una riflessione di Bion, da Cogitations pag. 368 della edizione italiana,

E’ possibile che l’essere umano sia davvero destinato all’estinzione perché incapace di ulteriore sviluppo; può darsi che ci sia bisogno di qualche specie del tutto diversa per andare avanti dal punto a cui è arrivato finora l’animale umano, così come i sauri furono rimpiazzati dai mammiferi. Per quanto deboli possano essere stati i mammiferi embrionali, erano comunque superiori ai sauri.

Il pensiero conclusivo di Claudio Castelo Filho: Siamo vicini a questa situazione? Gli umani staranno (già) producendo o generando la post-umanità? Lascio questa e tante altre questioni aperte in modo che altri possano portare i loro contributi.

Termina da artista: le ultime tre pagine sono una “trasformazione letteraria” del libro di Franz Kafka Il Processo. Si sostituisce a Kafka e rivede e rivive “un’emozione kafkiana” con una sua emozione personale. Un racconto “altro”, una “altra” evoluzione letteraria, scritta di getto dopo la lettura del Processo.

Pubblicata nel n. 1.2006 della Rivista di Psicoanalisi, Borla, Roma

Mario Giampà
Viale di Trastevere, 118 b
00153, Roma, Itália.
mariogiampa@tiscali.it


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