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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Sociologia

Il metodo clinico di McClung Lee

di Gianfranco Mele



Quantofrenia e sociologia critica

Intorno agli anni '60 nell'ambito dei cultori delle scienze sociali divampa la polemica tra "quantofrenici" (la definizione, ampiamente utilizzata da McClung Lee, è di Sorokin) e sociologi critici.
Esponente di spicco della sociologia critica è Alfred McClung Lee (vedi scheda alla fine di questo lavoro).
McClung Lee prende animosamente le distanze, nella sua opera "L'uomo polivalente" (da molti considerata una sorta di manifesto della sociologia critica americana), sia dai tecnici sociali che costruiscono i loro interventi utilizzando pretenziosi schemi asettici, sia dai grandi teorici astratti che si dividono tra coloro che razionalizzano lo statu quo e coloro che apocalitticamente denunciano le nefandezze del sistema.
Il "tecnico sociale" è colui che utilizza sofisticati sistemi di indagine statistico-matematici e che, affascinato dalla pretesa "perfezione" del metodo, perde di vista la reale dinamica delle situazioni da lui considerate. Il metodo e le pretese del tecnico sociale impoveriscono la sociologia e la riducono a mero esercizio di tecniche fini a sé stesse che non contribuiscono ad un cambiamento sociale né sanno cogliere in profondità la realtà complessa dell'oggetto di indagine.
L'importanza e la bontà di uno studio vengono giustificate da metodi e strumenti impiegati anziché da ciò che lo studio ha effettivamente prodotto. In realtà, gli scopi del ricercatore dovrebbero avere un rapporto con la validità effettiva delle sue scoperte, e non con la natura dei suoi metodi o dei suoi strumenti.

L'orientamento che McClung Lee definisce "positivista" verso la conoscenza della società ed il ruolo dello scienziato sociale, tipico dei "tecnici", si scontra con quello "umanista", che non rifiuta l'utilizzo di tecniche di tipo quantitativo o matematico, ma ne ridimensiona drasticamente l'importanza. Inoltre, gli scienziati sociali "positivisti" amano definirsi neutrali e "liberi da valori" (e in effetti i loro interessi sarebbero concentrati esclusivamente sulla "tecnica"), mentre gli scienziati sociali umanisti ammettono esplicitamente di essere valutativamente orientati.
Del resto, fa notare McClung Lee, la pretesa di essere "liberi da valori" significa spesso in realtà accettazione acritica dei valori correnti.
I sociologi di orientamento positivista pretendono di generare una struttura concettuale simile a quella costruita dai fisici, chimici e biologi nei loro campi di applicazione, ma non si accorgono di essere profondamente influenzati essi stessi da pressioni e ideologie provenienti anche da gruppi diversi da quelli della loro professione.

Esempio emblematico di questa grossa contraddizione sono le affermazioni di Lunndberg, autorevole esponente della sociologia di orientamento positivista, e convinto assertore della avalutatività e del tecnicismo sociologico. La sociologia, come scienza al di sopra delle parti, ha per Lundberg un ruolo fondamentale di guida per una organizzazione come lo Stato, tanto che " i servizi dei veri scienziati sociali sarebbero indispensabili sia ai fascisti che ai comunisti e ai democratici, come lo sono i servizi dei fisici e dei medici" (1) . Come dire, controbatte McClung Lee, che " i medici sarebbero tanto 'indispensabili' ai germi del tifo quanto lo sono alle sue vittime" (2) .
Per Lundberg gli scienziati sociali sono indispensabili ad ogni regime politico così come lo sono i fisici: questo significa esattamente che lo scienziato sociale, lungi dall'essere in posizione neutrale, in tale ruolo prende parte attivamente al mantenimento dello statu quo e legittima e giustifica le politiche dell'organizzazione per cui lavora, anche se tali politiche si rivelano ingiuste o immorali o controproducenti per il benessere del cittadino. Ma è proprio nella consapevolezza di ciò, e nel rifiuto di essere strumenti di un potere inaccettabile, fa notare McClung Lee, che molti importanti scienziati, fra cui sociologi, biologi e fisici, fuggono dalla Germania nazista.
Il tecnicismo sociologico dalle pretese di neutralità è divenuto, osserva McClung Lee, "la giustificazione dell'abdicazione ad ogni responsabilità sociale da parte del sociologo, sia come scienziato che come essere umano" . Queste tendenze, purtroppo largamente sviluppate, sono per McClung Lee delle autentiche "male erbe della sociologia" (3).

I sociologi sono stati spinti da una serie di eventi a trovare attività di ricerca non oggetto di polemiche, e hanno finito per dipendere da interessi industriali, di distribuzione e governativi che offrono fondi per l'accumulazione di dati loro utili.
Quanto appaiono ancora attuali queste considerazioni di McClung Lee (che si riferiscono ad una situazione dell'America di metà anni '60), se le si rapportano al ruolo svolto oggi dai sociologi in Italia nel sistema sanitario ad esempio, e in particolare nell'ambito dei servizi per le tossicodipendenze, ove sono chiamati spesso, più che a lavorare nel reale interesse dell'utenza dei servizi, a legittimare, acriticamente e in posizioni di assoluto distacco fisico ed "emotivo" , l'operato di istituzioni che non ricollegano le loro politiche di intervento alla clinica e neanche alla normativa correnti, che sono gestite in maniera pesantemente ideologica e nell'interesse esclusivo del dirigente e delle sue convinzioni frutto di interessi meramente aziendali o di scelte politiche e sanitarie opinabili e dannose (4).
E' così che McClung Lee esprime disdegno e preoccupazione per una sociologia che via via è stata "soffocata dal tecnicismo, da una quantità di esercitazioni banali avulse dai problemi sociali o sociologici importanti o significativi, dalle apologie acritiche sugli orpelli della 'scienza' di ciò che esiste nella società, dalla raccolta di dati al fine di addurre 'sostegni scientifici' per la difesa di interessi precostituiti, e dalle pretenziose 'teorie generali' paragonabili, quanto a rigidità ed irrealtà alla teoria economica 'classica'" (5).


Per una sociologia "umanista"

La sociologia di McClung Lee è una sociologia di tipo interventista, il sociologo interagisce attivamente con i fenomeni che studia, è partecipe critico e innovatore del processo sociale. Per meglio definire la posizione umanista in contrapposizione con quella tecnica o positivista, McClung Lee cita George Simpson: "i sociologi sono qualcosa di più che dei tecnici; sono i custodi della coscienza delle scienze sociali ed i critici di quel processo sociale che tende a fare di loro soltanto dei tecnici" (6). L'umanista, afferma McClung Lee, "fornisce concezioni, sia della sociologia che dei ruoli e degli scopi del sociologo, molto più entusiasmanti e realistiche di quelle del tecnico 'libero da valori'" (7).
Il contributo scientifico del sociologo umanista è anche e soprattutto contributo sociale: "le conquiste del sociologo umanista devono essere misurate a seconda del grado in cui le sue scoperte investono o procurano i mezzi per controbattere alcuni aspetti di certe assurdità radicate, di bigotterie o ipocrisie di dominio pubblico o forse conservate da potenti interessi" (8).

I conflitti tra sociologia positivista e sociologia umanista vengono solitamente intesi come divergenze su problemi esclusivamente tecnico-metodologici; in realtà, trattasi di divergenze che coinvolgono i valori implicati nell'una o nell'altra concezione di sociologia. "Per il positivista, l'umanista è ascientifico o antiscientifico, un benefattore, un sentimentale. Un forte orientamento umanistico rende facilmente accettabile un sociologo soprattutto nei gruppi accademici con la stessa mentalità, fra gli artisti di professione, gli scrittori di professione e quei ricercatori che prendono sul serio i moventi non commerciabili ("morali").Per l'umanista, il positivista è ascientifico e antiscientifico, un tecnico disposto a servire interessi particolari anziché l'uomo e la società, un malfattore, un astuto imprenditore o un uomo dell'organizzazione" (9).
Non è mai esistita, né mai esisterà, una scienza sociale 'disinteressata': le pretese di distacco e neutralità dei sociologi positivisti, dei tecnicisti, cozzano con la natura stessa delle loro prestazioni, che si manifestano come asservimenti e legittimazioni acritiche delle organizzazioni, delle politiche nelle quali operano. E proprio in questo è l'ascientificità: nel non riconoscere una banale evidenza, e nel formulare proposizioni, soluzioni, argomentazioni e deduzioni viziate in partenza.


Metodo e strumenti

Per McClung Lee gli scienziati sociali hanno tre modi per partecipare allo studio clinico della società:

1) "Le discussioni critiche con osservatori pratici del comportamento sociale spontaneo in situazioni problematiche" (10):
Vi sono gruppi informali di uomini "pratici" che si riuniscono per cercare di comprendere in modo quanto più sicuro e preciso determinati fenomeni sociali. Spesso questi uomini si riuniscono spontaneamente e amichevolmente per indagare e acculturarsi reciprocamente su problemi e teorie che hanno un qualche rapporto con la sociologia. Si tratta di individui che hanno un qualche ruolo in organizzazioni di vario genere (possono essere specialisti del personale, della pubblicità, delle vendite, della ricerca o dell'amministrazione nell'ambito del mondo degli affari, o esperti legali, o sindacalisti, o politici, ecc.); il loro linguaggio è assai pratico e gli oggetti delle loro argomentazioni provengono dalle loro esperienze. Questi uomini pratici si dedicano seppur rudimentalmente a uno studio clinico della società. Le loro diagnosi e le loro valutazioni, anche se incomplete e schematiche, anche se deformate da interessi particolari, producono preziose informazioni. Lo studioso di scienze sociali può sottoporre le proprie teorie al rigore di questi "seminari clinici ", che forniscono tra l'altro una gran quantità di dati freschi e interessanti. Oltretutto raramente gli uomini pratici impegnati direttamente nell'azione sociale mettono per iscritto le proprie scoperte a beneficio di studiosi estranei alle loro organizzazioni, sia perché non sempre sono liberi di farlo, sia perché si tratta di uomini "d'azione" più che di scrittori. Da qui, l'importanza della frequentazione da parte dello scienziato sociale dei loro seminari informali.

2) "L'utilizzazione scientifica di dati clinici disponibili" :
Consiste nell'accesso agli "schedari clinici" di organizzazioni (partiti politici, enti civici e di assistenza sociale, associazioni commerciali, sindacati, associazioni per la difesa etnica e razziale, ecc.) attraverso la consultazione di documenti e archivi o il colloquio con esponenti di queste organizzazioni.

3) "La partecipazione diretta a situazioni cliniche" :
Le osservazioni cliniche condotte con i metodi dell'osservazione partecipante sia nell'ambito dei gruppi e delle organizzazioni cui il sociologo partecipa, che nell'ambito di altre aree sociali cui può avere accesso.

Come nella psicologia, anche in sociologia molte fra le idee più importanti provengono direttamente dall'osservazione clinica: "le scoperte più originali provengono dall'osservazione di un fatto curioso e dall'inevitabile domanda: Perché accade?" (11). L'osservazione è importantissima per la ricerca, e assieme alla descrizione costituisce il presupposto necessario della sperimentazione. E' necessario che gli scienziati sociali divengano osservatori sensibili e preparati, capaci di utilizzare le sorprese della serendipity: " la rilevanza di un evento imprevisto ed eccezionale, per gli scienziati di ogni settore, è stata da tempo riconosciuta, discussa, ammirata e definita con un nome: "serendipity". Questo termine deriva da una fiaba persiana del quindicesimo secolo: "I tre Principi di Serendip" (....). Horace Walpole lesse "la sciocca fiaba", coniò spiritosamente il termine e gli diede, nel 1754, il suo significato attuale: I Principi, viaggiando, scoprivano sempre per caso, o per loro perspicacia, cose che non cercavano.Intorno al 1914, il termine serendipity fu messo in circolazione negli ambienti scientifici: "La serendipity fu definita formalmente nel 1914 come "la felice facoltà, o fortuna, di trovare per mezzo di una perspicacia accidentale, elementi interessanti di informazione o prove impreviste delle proprie teorie; scoperta di cose impensate. Nella misura in cui la sociologia dipende da osservatori sensibili, curiosi e profondamente preparati, anziché da ricercatori per i quali questo è un lavoro di routine, le sorprese della serendipity possono acquistare sempre maggior valore" (12) .

Lo studio clinico della società si esercita attraverso "l'uso di tutti i metodi disponibili e adatti di osservazione, registrazione ed analisi, controllati e no" (13). Oggetto di interesse (e differenza principale con altri metodi di indagine) dello studio clinico è "l'osservazione del comportamento sociale spontaneo in situazioni problematiche" (14) . Lo studio diagnostico può inoltre condurre a misure correttive e alle loro conseguenze, quindi ad ulteriori osservazioni ed analisi.
Lo studio clinico è "l'osservazione impegnata ,obiettiva, interiore, continua e profonda, la valutazione critica e l'assorbimento, in una teoria in evoluzione, di risposte sociali spontanee a sforzi correttivi e manipolativi" (15).
Fra i vari metodi impiegabili nello studio clinico, l'osservazione partecipante risulta il più completo in quanto può andare oltre l'osservazione passiva (caratteristica dell'analisi situazionale e della mera indagine) e impegnare lo scienziato sociale in sforzi concreti per risolvere i problemi sociali.

Non secondario nella metodologia di McClung Lee, è il ruolo che egli assegna all'empatia, cioè alla capacità da parte dello scienziato di immedesimarsi nel punto di vista dell'altro, ovvero, per dirla con Freud, alla "comprensione intellettuale di ciò che in altre persone è intrinsecamente estraneo al nostro ego" (16).


I problemi dello studio clinico

Vi sono dei problemi di carattere tecnico-metodologico insiti nell'approccio clinico, come la complessità e l'impressionismo di molti dati, la loro non comparabilità, l'attendibilità: tali problemi possono essere agevolmente superati dalla sensibilità e dalla preparazione dello studioso. Non esistono metodi a prova di bomba, dunque anche quelli clinici hanno i loro difetti intrinseci.
Il problema della complessità e dell'eccessivo carattere impressionista dei dati può essere superato in parte utilizzando tecniche di annotazione precise e specifiche (es. l'utilizzo di registratori o macchine da presa), a seconda delle necessità, facendo tuttavia attenzione a non alterare la spontaneità delle azioni studiate a effetto dell'inserimento di tecniche artificiali. Il problema della difficoltà della comparabilità può essere superato attraverso la ripetizione dell'osservazione da parte di diverse persone o lo studio di situazioni cliniche grosso modo simili, quando è possibile. Esistono tuttavia eventi unici e irripetibili che lo scienziato si trova a dover osservare: in questi casi, non c'è altra scelta che tentare di ottenere i dati più essenziali e precisi possibile.
Altro problema in cui ci si può imbattere è quello della possibile inattendibilità causata dal fatto che i materiali in determinate situazioni devono essere tratti da relazioni di osservatori non partecipanti o da altre fonti e documentazioni non sicure. In questi casi, tutto quello che si può fare è cercare di utilizzare i migliori dati disponibili, scartando quelli dubbi o avvertendo della relativa inattendibilità di essi, informarsi il più possibile sul modo in cui sono state fatte e registrate le osservazioni; nel caso dei dati tratti da documenti e memoriali, basare la verifica sul controllo attento dei dati e sul raffronto meticoloso fra essi. (17)


Il ruolo della sociologia

Per McClung Lee la sociologia è "un modo di capire i problemi sociali con più sicurezza, di avere idee più precise su cui basare l'azione sociale" (18).
Compito del sociologo, oltre che quello di studiare e definire le problematiche sociali, è anche dare un contributo fattivo per il cambiamento e il miglioramento delle situazioni sociali.
L'indagine sociologica è anche e soprattutto critica sociale; il sociologo può esercitare una influenza reale nel cambiamento e nell'assunzione di decisioni, e può essere d'aiuto alle ricerche che l'individuo compie nel tentativo di dare risposte ai suoi problemi vitali.
Il sociologo non è al servizio solo delle organizzazioni, ma anche degli individui: i dati che elabora e le scoperte che compie devono poter essere utili a tutti, e non soltanto agli uomini di governo.
Il sociologo può dare molto all'uomo del ventesimo secolo, aiutandolo ad affrontare, con la sua capacità interpretativa della realtà sociale, i problemi della vita. Un atteggiamento frequente da parte di molti studiosi della società è quello di offrire visioni apocalittiche senza lasciare spiragli di ottimismo e di possibilità di cambiamento oppure vagheggiando la necessità di trasformazioni radicali e repentine della società intera da cui dovrebbero poi trarre beneficio i singoli. Il sociologo può contribuire a tenere vivo nella gente quell'entusiasmo necessario a far accettare "le sfide e le opportunità proprie di questa realtà", interpretando le realtà sociali "come dati che le persone possono affrontare con saggezza ed immaginazione" (19) . Non può dare risposte, ma può essere di fondamentale aiuto alla gente, aiutandola a dare una propria valutazione dei problemi: "ogni individuo ha bisogno di vedere il più chiaramente possibile quelle aree e quelle attività della sua vita su questo pianeta, che non possono che costituire esperienze amare e perfino paurose; ma ha anche bisogno di quelle che possono essere soddisfacenti e socialmente costruttive, nel momento presente e per tutta la vita" (20).


NOTE

(1) Lundberg,G.A., "Can Science save Us", New Yok, 1961, p.57, cit. da McClung Lee, "L'uomo polivalente", ed.it. Utet, Torino, 1970
(2) McClung Lee, cit., p. 491
(3) ib., p. 492
(4) per un approfondimento del tema vedi i seguenti siti: http://www.serviziosociale.com/ruolosoc2.htm ,
http://www.serviziosociale.com/soctoss.htm , http://www.geocities.com/Paris/Cafe/8209/simssava/Advocacy.htm
(5) McClung Lee, cit., p. 492
(6) Simpson, G., "Science as morality", pp. 43-44, cit. da McClung Lee
(7) McClung Lee, cit., p. 494
(8) ib., p. 495
(9) ib., p. 496
(10) ib., p. 462
(11) Scott, J.P., "The Place of Observation in biological and Psychological science", American Psycologist, 10 (1955) p. 62, cit. da McClung Lee
(12) McClung Lee, cit., p. 464
(13) ib., p. 465
(14) ib., p. 465
(15) ib., p. 462
(16) Freud, S., in Hinsie-Shatzky, "Psychiatric Dictionary, New York, 1940, p. 194, cit. da McClung Lee, p. 479
(17) cfr. McClung Lee, cit., pp. 473-477
(18) ib., p. 463
(19) ib., p. 504
(20) ib., p. 505



ALFRED McCLUNG LEE: scheda

Alfred McClung Lee (1907-1992) , giornalista, sociologo accademico e operatore sociale, è stato chairman del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Brooklyn; è stato Presidente e co-fondatore della "Società per lo studio dei problemi sociali" , responsabile del graduate program della New York City University, direttore di una missione dell'UNESCO a Milano, ha fondato l' "Associazione di sociologia umanista". Ha rivestito numerose altre cariche in seno a istituti di ricerca e associazioni, e svolto ricerche e attività di consulenza in Europa, Medio Oriente, India, Pakistan.
Per approfondimenti sulla vita e sulle opere di McClung Lee si possono consultare i siti:
http://academic.brooklyn.cuny.edu/library/mcclung.htm
http://www.tryoung.com/WOMEN/003SCOTT.htm

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