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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Sociologia




Il superamento del "puercentrismo"

Giovanni Cozzolino



L'attuale momento storico, a livello sociologico, nei confronti della società occidentale, con particolare riferimento alla dimensione italiana, è contraddistinto da un crescente livello di emergenza educativa rivolta verso le ultime generazioni.
Questa problematica resa estremamente complessa e pressante, poggia il suo processo poliedrico ed effervescente su basi che, in parte sono di origine socio-politico-culturale , in parte di carattere puramente pseudo-psicologiche.
Va considerato come punto "T0" , a livello storico un inizio del processo di cambiamento, nella definizione di una data storica certa : il 1968, comunemente definito : il 68' . Culmine di un processo sociale accelerato e complesso.
Esso viene definito, a seconda di come lo si è vissuto, e da chi lo ha vissuto; con termini altalenanti che vanno dal "rivoluzionario", all'innovativo, "liberatorio" "degenerativo" "affascinante" ecc.
Nella realtà il c.d. 68 giunse nella realtà italiana in "terza fase" dopo essere nato al di la' dell'Atlantico sui campus universitari di Harvard, Yale, Columbia university , oltre a molte altre minori realtà accademiche negli U.S.A.su altre tematiche sociali pressanti e spesso drammatiche.
Passato poi ad infiammare la Francia con il famoso "maggio", approdò sui nostri lidi in modo molto annacquato, ma pur sempre portatore di un qualcosa di "nuovo" di cui una parte politica si attribuì le caratteristiche e la paternità,facendone la spina dorsale della propria esistenza a livello di penetrazione sociale.
L'epopea sessantottara comunque produsse una decisa accelerazione a livello di cambiamento, e va detto che, in parte, il germe iniziale di carattere sostanzialmente culturale e antropologico attecchì in una percentuale minoritaria della nostra intellighenzia ed in senso politicamente trasversale.
Il modello , o i modelli di vita si andarono velocemente ricostruendo intorno ad un nuovo paradigma modernistico, anticonvenzionale, apparentemente antiborghese, a volte estremistico, a volte (spesso) pittoresco, ponendo al bando tutto ciò che era "precedente" desueto, superato, e considerato non più in linea con i tempi.
Questa generale svolta epocale in cui la cultura di massa era mossa verso una "contestazione a prescindere", snaturò molto la radice iniziale del processo ed ebbe numerosi e poliedrici effetti collaterali.


Due furono gli universi che, più di tutti,andarono incontro a questo processo di cambiamento : la famiglia, e l'istituzione scolastica.
Per quanto concerne il primo di questi, considerato unanimemente la cellula gametica della società, i processi di tale evoluzione furono drastici, immediati e per molti versi unici nella storia europea, ma soprattutto italiana.
Considerando la radice antropologico culturale del nostro paese che, in ambito sistemico familiare per secoli era praticamente rimasta immutata su reminiscenze romaniche, bizantine, addirittura islamiche (per quanto riguardava alcune regioni del sud), e che, come tali, erano strutturate su una definita dimensione dei ruoli sociali e sulla certezza di questi, Il cambiamento è da considerare traumatico, visti questi presupposti.
Senza neanche tentare di fare una analisi ne' approfondita ne' parziale di quello che determino l'epopea degli anni a partire dal 1968 in poi, vista l'innumerevole messe di scritti, saggi, pubblicazioni, analisi, ed altro che circondano questo periodo storico, le considerazioni di ordine puramente empirico ci conducono su un terreno di conoscenza diretto e quotidiano nella certezza di misurare e osservare l'attuale situazione a livello di capacità educativa e pedagogica sia della famiglia italiana che della scuola italiana.
Come detto precedentemente la contestazione tout-court di moda in quegli anni condusse una intera generazione verso una visione roussoniana dell'educazione infantile vista come libertaria, naturale, non impositiva, priva di proibizioni, o di regole considerate come aberranti, violente, liberticide, fasciste, ed altro ancora .
Una delle frasi maggiormente utilizzate come slogan in quegli anni, riguardo il rapporto con l'infanzia era : " vietato vietare! " Per cui l'intero paradigma di riferimento pedagogico venne cancellato o rivoluzionato sulla scia di quanto nelle piazze veniva urlato e diffuso come nuovo vangelo di un ipotetico "mondo migliore".

Furono gli anni delle Comuni, dei mega-concerti all'aperto, dei figli dei fiori, del libero amore in "libera coppia", della educazione di gruppo, della controcultura nelle università dove la politica, unicamente di sinistra, proponeva il capovolgimento dei ruoli , e della "divulgazione del sapere" inteso come potere appartenete ad una sola classe sociale , ecc.
Questo stato di cose produsse e generalizzo, dilatandolo in modo esponenziale , un concetto delineato agli albori della psicologia e della psicoanalisi freudiana come una parte iniziale ed integrante dell'evoluzione della prima infanzia : il concetto del "Dio-bambino".

Questa visione, o se vogliamo considerarlo in altri termini, questa teoria freudiana è legata alla visione che il bambino ha di se , nella fase iniziale del suo rapporto con la madre e con gli adulti significativi, e più in generale con il mondo circostante.
Egli (il bambino) vive se stesso come centrale rispetto alla sua dimensione in modo totale e totalizzante. Il suo campo fenomenico, il suo mondo constata l'attenzione massima degli adulti ad una sua qualsiasi manifestazione, o azione.
Questo accade nella parte iniziale della vita infantile, ed è funzionale a questo primo periodo.
Susseguentemente la socializzazione sempre più aperta conduce ad una fisiologica evoluzione che vede questo concetto di centralità via,via sparire in base ai meccanismi adattivi che il bambino sviluppa attraverso i modelli educativi posti in essere dalla famiglia e dalle istituzioni preposte a questo.
L'efervescenza culturale prodottasi in quegli anni ha drasticamente alterato in modo significativo, sul lungo periodo, questi modelli e questi protocolli pedagogici elementari, in parte abbandonandoli come vetusti, senza, peraltro, sostituirli con altri altrettanto sperimentati e naturali, in parte sostituendoli con una demagogica pseudo-pedagogia.
Per cui la generazione di padri e madri immediatamente a cavallo di questo momento storico, in larga parte hanno seguito la moda del momento lasciando che il corso degli eventi fornisse poi risposte.
La centralità dell'infanzia, e quindi del bambino, è progressivamente divenuta una strategia obbligata, per cui l'intero sistema educativo si è andato spostandosi in funzione di questa filosofia, immedesimandosi nell'assunto che era la famiglia , la scuola la società che doveva "comunque" capire interpretare, accettare, piegarsi verso l'infanzia vista come centrale rispetto alla società. Il mondo a misura di bambino, la scuola a misura di bambino, la famiglia come guscio protettivo intorno al bambino, ecc. ecc.
Come qualsiasi filosofia autocentrata su se stessa, questo atteggiamento ha condotto ad un puerocentrismo che ha prodotto danni soprattutto all'oggetto stesso obbiettivo del suo operato.
Negli anni 80-90, ed in quelli attuali del nuovo secolo, i nodi sono proverbialmente giunti al pettine. Oggi il sistema educativo sia familiare che scolastico sta vivendo uno stato di emergenza e di crisi senza precedenti.
In molti genitori e docenti (la maggioranza assoluta) si chiedono in cosa possono consistere le "regole", come si fa per attuarle, in che modo "dialogare con i propri figli" come "capire il disagio degli adolescenti" come spiegare e far fronte aisuicidi adolescenziali, senza parlare della piaga sociale della tossicodipendenza giovanile espressa ormai con livelli pandemici .

A quesiti di questa complessità non si possono dare risposte semplici.
Una interpretazione comunque è possibile definirla sulla base di quanto detto in precedenza, la realtà empirica ci pone dinanzi a comportamenti sia infantili che adolescenziali di evidenza tale che qualsiasi osservatore, anche del tutto estraneo alle scienze sociologiche o psicologiche o pedagogiche, non potrebbe definire in altro modo se non "mancanza di educazione".
Tale mancanza, lungi dall'essere o voler significare una un giudizio di valore su una classe sociale, è semplicemente una considerazione di fatto.
Essa va comunque identificata come mancanza dovuta a scarsa o nulla conoscenza delle modalità educative e dei suoi processi, un qualcosa di cui è carente in senso generale l'odierna società a livello cronico e che si estende ormai alla terza generazione post-68'.

Il modello che ora occorre agire, sia a livello familiare che a livello scolastico deve realmente considerare il processo naturale e fisiologico nella crescita emotiva, cognitiva, affettiva, del bambino come unico e prioritario. Una qualsiasi crescita prevede un cambiamento, il cambiamento in se prevede una esperienza a volte anche "traumatica" ma che genera esperienza, adattamento ed evoluzione in senso reale.
Per cui il bambino deve essere visto, considerato, vissuto come parte del mondo che lo circonda e non come centro dello stesso.
Tale considerazione viene continuamente messa in luce nel mondo della scuola, che sempre più spesso si trova ad affrontare, nell'ambito dello spazio-tempo-classe, fenomeni di ritardo dell'apprendimento, assenze di elementari modelli comportamentali, ed educativi.

Come agire a livello di educazione se il termine "educare -educere" vuole semplicemente significare : "tirare fuori" la parte migliore di noi, la capacità adattiva, la capacità e potenzialità evolutiva che rende migliori ed in grado di affrontare la vita futura ed il mondo futuro ?
Abbandonando l'ampasse freudiana del "Dio-bambino" del puerocentrismo paralizzante che rappresenta, a livello culturale, l'ostacolo primo per un corretto sviluppo della persona sul livello psicologico, pedagogico, cognitivo, sociale.
Se questo a livello istituzionale si può perseguire con informazione-formazione, aggiornamento nei confronti del personale docente della scuola sia primaria che secondaria, a livello familiare occorre far circolare modelli culturali diversi e "veri" allo scopo di porre in essere sistemi valoriali e sistemi di credenze che ricostruiscano i confini di ruolo basilari per un riconoscimento autorevole delle figure adulte di riferimento.
In entrambe gli universi coinvolti in questo processo : Scuola , Famiglia la ricostruzione delle procedure e tecniche educative devono e dovranno, in seguito partire da basi scientifiche, nella certezza che si opera in modo sincronico per il benedelle future generazioni e senza incertezze. Trattandosi di una ricostruzione dei confini di ruolo in una ottica socio-psicologica bisogna immediatamente evidenziare una massima che incarni la filosofia portante a questo percorso :
" fare i genitori è la cosa più semplice del mondo !....Il difficile è volerlo fare."

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