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PSYCHOMEDIA
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Roberto Ettore Bertagnolio

Dualismo e struttura continua del mondo, anomalie intrinseche al pensiero occidentale, limiti gnolseologico-percettivi insuperabili in funzione della logica quantistica e riguardo ai principi su cui si fonda



La prima di queste anomalie è implicita nel meccanismo della coscienza e dipende da diversi fattori(1), ma è soprattutto il rispecchiamento di una contraddizione antica riconducibile alle prime civiltà, tra la base materiale e la struttura evolutiva, che ha contribuito all'inganno percettivo, perché ha influenzato in particolare la visione. Questo scarto è all'origine del dualismo presente nel pensiero occidentale e non è facilmente risolvibile, essendo in ultima analisi il rispecchiamento sul piano cognitivo d'una dialettica sociale contraddittoria, prima di tutto a livello strutturale. Uno dei primi ad accorgersi di questa contraddizione dualistica fu Platone, nel Parmenide(2). La sua ineguagliabile onesta intellettuale lo costringe a rivedere il suo pensiero e a ritenere insufficiente e contraddittoria la dottrina delle idee e di conseguenza all'interno di queste riflessioni c'è da parte sua un richiamo ad un altro tipo di dialettica, è da mettere in questa luce il suo richiamo ai presocratici e in particolare alla scuola Eleatica e a Zenone. Il dualismo si regge in genere su termini contrapposti, frutto com'è di una realtà storica contraddittoria.
Bisogna risalire fino alle civiltà dell'ESODO per trovare la risoluzione storica seppur temporanea del dualismo, ma solo fino al momento in cui tali civiltà hanno evitato la MONADE TEOCRATICA. Per il Giudaismo ad esempio, da cui il cristianesimo deriva una delle sue radici fondamentali, la realtà era percepita come lineare e non come ciclico-dualistica(3); l'aldilà non è affatto situato in una dimensione atemporale, ovvero qualitativamente diversa dal mondo empirico, bensì in un futuro che, seppur indefinibile, resta comunque compreso entro la concezione lineare della storia. Il Cristianesimo delle origini mantiene viva la stessa interpretazione del tempo; il suo specifico, lungi dal consistere in una cesura tra tempo ed eternità, presuppone essenzialmente lo spostamento dell'asse salvifico dell'Eone futuro a quello presente in quanto Dio in Gesù Cristo ci ha salvati ora e per sempre. La visione ciclica, al contrario, è tipicamente greca e vieta qualsiasi salvezza intriseca alla linea del tempo, promettendola esclusivamente in un futuro post mortem aspaziale e atemporale(4).
Il rispecchiamento dualistico, come abbiamo già avuto modo di osservare si introduce con facilità anche nelle concezioni fisiche e astrofisiche odierne. Il caso più lampante è quello legato alla dialettica MATERIA-ANTIMATERIA. Aristotele in parte aveva già fiutato il limite, e aveva dato al mondo oggettivo la valenza di SOSTANZA. Quest'ultima si identifica con l'essere in quanto tale che "è, e non può non essere" a mio avviso, questo concetto che non esclude il "divenire platonico" si avvicina maggiormente all'interscambio interno alla formula classica Einsteniana tra massa ed energia. I moderni fisici, hanno voluto intraprendere la strada del concetto limitante già di per sé dualistico di materia, hanno inventato il suo simmetricamente contrario cioè l'ANTIMATERIA(5) per esprimere semplicemente un'altra materia. Tutto questo per l'esigenza di spiegare "le cariche elettriche e subnucleari opposte". Anche in questo caso non è soltanto questione di un nome, ma di una diversa prospettiva che presuppone il cambiamento delle coordinate mentali, frutto di una percezione millenaria, fondata su di un inganno "sensoriale -strutturale" che da Galileo in avanti è stato oggettivato e sacralizzato. La stessa anomalia sta alla base dell'inganno GESTALTICO-STRUTTURALE che a mio avviso è stata la causa principale delle difficoltà incontrate nella percezione della realtà come QUANTISTICA ovvero, l'inganno della percezione della realtà come continua e indeterminata, anomalia creata dallo scarto tra l'immaginazione e la visione (vedi studi di Kossilyn e altri) e sta alla base dello schema (A-B-C-D), in particolare il punto D, che riguarda sistema biologico in rapporto alla struttura storico-dialettica ed il punto C per ciò che riguarda le difficoltà oggettive di ordine percettivo e cognitivo legate alla teoria nata da Max Planck, difficoltà legate alla struttura del continuo gestaltico e non risolvibili con una dottrina neopositivistica che si fonda su motivazioni naturalistico-biologistiche e sull'identità determinata e oggettiva fra natura e linguaggio logico-simbolico


SULLE DIFFICOLTA COGNITIVE (e non solo) LEGATE ALLA PERCEZIONE DELLA TEORIA QUANTI

Partiamo dalla sincronizzazione
Azzerando un elemento l'illusione della continuità reale, principale ostacolo alla teoria dei QUANTI salta. Se un elemento decade, cioè diventa matematicamente uguale a zero allora abbiamo la disponibilità della via cognitiva alla teoria dei quanti. Il ragionamento di Roger Penrose sulle tre costanti classiche(6) (la gravitazionale G, la costante di planck-Dirac H, e la c-1 riferita alla velocità della luce) che si concretizza con il lascia passare alla meccanica quantistica:

G =c-1 =0

Tutto coincide perfettamente con l'azzeramento di un fattore nello schema proposto dal sottoscritto a proposito dell'inganno percettivo, ed è a partire da qui che noi possiamo avviare il cammino per la coincidenza tra realtà e percezione, cammino che dipende in ultima analisi da ragioni non strettamente cognitive, non credo che basti la scienza a risolverlo, ma può essere individuato dal linguaggio logico-simbolico, linguaggio provvisorio, frutto del dualismo, che deriva da un'anomalia originaria. La sua realizzazione in quanto linguaggio simbolo; anomalia che ha permesso lo sviluppo del pensiero matematico per duemilacinquecento anni, che è data, dal perfetto rispecchiamento degli OGGETTI MENTALI nella formazione base della teoria dell'insiemistica, rispecchiamento che come ho potuto verificare sul campo attraverso la mia esperienza coi bambini della scuola primaria è alla base di qualsiasi ulteriore passaggio cognitivo. I momenti ulteriori portano alla dimensione algebrica, ma tutto ciò non esclude in quanto linguaggio simbolico la sua riconducibilità ad uno scarto congenito ma tutto ciò non esclude di cui ho già parlato, ingannevole, seppur armonico(7) che sta alla base di qualsiasi dialettica cognitiva e che molti psicologi cognitivi pongono idealmente alla base della ricomposizione ideale del VOLTO MATERNO inganno primario di quell'armonia di base GESTALTICO-STRUTTURALE DUALISTICA. Ora che l'umanità abbia sviluppato da questo terreno minato tutta la sua storia cognitiva non significa che questo concetto reggentesi sul simbolo sia eternamente giustificabile. La struttura della logica NEOPOSITIVISTICA non può risolvere le contraddizioni di base fra la determinazione relativistica e l'indeterminazione quantistica. Il Neopositivismo infatti ha in se il principio di coincidenza tra razionalità umana e razionalità scientifica e quest'ultima è fondata sul pensiero logico-simbolico che è per sua natura determinato oltre che simbolico con le varie implicazioni che tale condizione comporta. Deduzione: un pensiero matematico fondato sul principio di determinazione, che pretende di essere il rispecchiamento di un mondo determinato secondo certe leggi universali è di per se un grosso limite per aprire lo scrigno di un mondo come quello quantistico indeterminato. Io credo che questo dia il problema chiave che sta alla base dell'incomprensione di una nuova logica come quella quantistica. Tale Scienza non è in grado di risolvere il dualismo fra razionalità umana e razionalità scientifica a tale scienza non rimane che negare il problema col suo principio fondante cioè la: COINCIDENZA(8).


RIFESSIONI ULTERIORI SUL PRINCIPIO DI INDERMINAZIONE E SU QUELLO DI COMPLEMENTARIETÁ (Compementary principle-Bohr)

Non si può negare il principio di indeterminazione anche ci porta a rivedere il nostro adagiamento millenario certo, questi impone il superamento dell'ipestimologia sottostante la logica positivistica, ma dall'altro sono sempre più che convinto che non si può rendere questo superamento ingannevole introducendo il principio di complementarietà. Con una teoria indeterminata come quella dei quanti mi sembra che il principio di complementarietà sia un espediente per salvare la logicità determinata intrinseca ad un linguaggio cresciuto in un contesto determinato come quello matematico, messo nella condizione disperata di un contesto ormai indeterminato. Soltanto in questo modo forse si pretende che sia apparentemente possibile il paradosso neopositivista: quello di riuscire a spiegare una realtà indeterminata con un linguaggio logico-simbolico determinato. In questo modo si potrebbe rispondere ad Einstein quando gli sembra poco probabile che Dio giochi a dadi col mondo. Non siamo noi a determinare il gioco ed anche le scelte (di DIO?) non sono sempre gradite


Note:

1 mio schema base www.scienzeweb.it

2 Platone, opere complete, volume terzo, ed. Laterza, Bari, 1971, pp. 15-67

3 Oscar Culmann, Cristo e il Tempo, ed. Il Mulino, BO, 1965, in particolare cap. 2°, 3°, 4°..Interessante anche l'interpretazione di Ernst Bloch, in Ateismo nel cristianesimo, Ed. Feltrinelli, MI, 1971, prima edizione.

4 Roberto Ettore Bertagnolio, Pazienza e Ribellione in Gesù il "Nazoreo", sintesi di una relazione svolta presso l'università popolare di Biella, maggio 1985, pubblicata su Panorama Biellese dello stesso anno. (vedere allegato)

5 Materia-antimateria e principio di indeterminazione di Heisenberg. Eliminazione di una realtà determinata e continua è il punto di partenza della realtà "quantistica". Una natura indeterminata che elimina qualsiasi posteriore tentativo di dualismo perché tale era anche prima della scoperta della teoria quantistica. Il dualismo è illogico, e se continuiamo a ragionare col MICRO -INDETERMINATO slegato dal MACRO-DETEMINATO, quella pacificazione di cui parla Penrose è da escludere perennemente. D'altra parte questo tipo di alienazione, come il materialismo storico insegna deriva innanzitutto dal piano strutturale (vedere mio schema base)

6Roger Penrose, Il grande, il piccolo e la mente umana, Raffaello Cortina editore, nuova edizione 2000, I misteri della fisica dei quanti, pp. 55-95

7 Gàbor Paàl fa risalire il desiderio di armonia ad un periodo preciso dell'esperienza evolutiva della specie, e sul fatto che l'esperienza estetica produce gratificazione e piacere. Mente & Cervello, n. 13, anno III, gennaio-febbraio 2005, Alla ricerca di Afrodite, p. 18-23

8 Ancora Penrose, prefazione all'anno memorabile di Einstein, i cinque scritti che hanno rivoluzionato la fisica del novecento, Ed. Dedalo, 2001, BA, pag.17 "Dal canto mio (afferma Penrose), mi allineo decisamente con Einstein riguardo al suo credo in una realtà submicroscopica, e alla sua convinzione che l'attuale meccanica quantistica sia fondamentalmente incompleta ...... si risolverà la tensione fondamentale esistente fra le leggi che governano il mondo microscopico della teoria quantistica e quelle che regolano il mondo macroscopico della relatività generale. In che modo si potrà realizzare la pianificazione? Solo il tempo, e-ne sono convinto-una nuova rivoluzione lo diranno-forse in un annus mirabilis ancora a venire! Ed ha perfettamente ragione Penrose, perché la logica estrema dell'anomalia originaria si esprime in questo dualismo che io considero l'ultimo in senso assoluto frutto ancora dell'antico millennio e dell'anomalia originaria che come cancrena ci portiamo dietro. Risolto questo scompare l'alienazione matematica, perché scompare il simbolo, scompare l'insiemistica e l'allineamento tradizionale degli (OM), scompare la contraddittorietà del concetto di "sublimazione. L'alienazione universalizza il concetto simbolo, poiché è insito in essa tale operazione, e l'astrazione dalla storia è nella sua natura. (*)Permettetemi di assumere quest'ultimo concetto alla maniera Marxiana e non in quella Egheliana, e di consigliarvi un libro estremamente chiaro sulla storicizzazione dei concetti e sull'analisi dell'alienazione: Bogdan Suchodolski, Fondamenti di pedagogia marxista, la nuova Italia Editrice, La critica marxista alla concezione hegeliana dell'alienazione, pp. 124-168, prima ristampa 1973). La caduta del comunismo ci permette finalmente di studiare il materialismo storico-dialittico non più obbligatoriamente legato all'economia, ma come epistemologia universale, come ho fatto io da un lato slegandolo dal pressapochismo engelsiano per quanto riguarda la concezione della scienza, dall'altro adoperando la metodologia storico-dialettica soprattutto per la storicizzazione dei concetti. Applicando il metodo alla teoria psicoanalitica liberiamo Freud dalla psicoanalisi e dalla concetto di inconscio inteso in astratto, fuori dal tempo e dallo spazio storico. Ma quello che è straordinario in quest'ultimo è l'aver intuito un concetto di coscienzache coincide perfettamente (un secolo prima) con i concetti odierni neuroscientifici. E il concetto di coscienza è la base indiscutibile da cui partire per una "teoria relativa alla struttura del pensiero", ma come ho dimostrato, innanzitutto bisogna dialettizzarlo così come bisogna dialettizzare il concetto di sublimazione da una valenza essenzialmente psicoanalitica per inserirlo in un contesto cognitivo. Solo da tali presupposti si mette in crisi la pretesa "oggettività" e "autonomia" del linguaggio "logico-simbolico" presupposta da un epistemologia "Neopositivista" che crede col concetto di COICIDENZA di evitare la dualità e di risolvere la meccanica quantistica andando incontro ad essa con regole sostanzialmente DETERMINISTICHE. Il principio di COMPLEMENTARIETÁ con il suo ruolo accomodante è esso stesso ambiguo, non potrebbe essere il tentativo in extremis di epistemologia deterministica su una realtà che non lo è mai stata?


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