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PSYCHOMEDIA
ARTE E RAPPRESENTAZIONE
Arti Visive



Nota introduttiva al lavoro di Carmelo Conforto:
"Il progetto trasformativo dell'operazione artistica"

di Luca Trabucco



Questo lavoro di Conforto, apparso nel 1997 su "La via del sale", bollettino del Centro studi e documentazione per la formazione l'aggiornamento e la ricerca nel campo della salute mentale della USL 3 Genovese, si colloca in un ideale punto di congiunzione tra riflessione teorica sull'arte e la creatività - da un vertice psicoanalitico - e l'applicabilità di queste riflessioni in un ambito di "cura". Ciò che mette in contatto questi vertici è il riferimento alla natura comunicativa della vita mentale, che anche nelle manifestazioni estetiche è reperibile come motivazione basale del suo essere. Ciò che rende utilizzabile la comunicazione è la disponibilità all'ascolto. Destini diversi possono così avere produzioni esplicate in ambiti dove l'ascolto è presente o assente.

Il caso di Gino Grimaldi in questo senso è emblematico di ciò che erano le storie di isolamento manicomiale. Nato nel 1889 ad Isola della Scala (Vr), ma presto trasferito a Bergamo, non riesce a terminare gli studi dell'Accademia per mancanza di denaro. All'età di 24 anni viene ricoverato per la prima volta in Ospedale Psichiatrico, a Venezia, per "psicosi maniaco-depressiva", e dimesso nel 1915. Ma dopo nemmeno un anno richiede il primo di due ricoveri "volontari" al Manicomio di Mombello (Mi), e nell'intervallo tra i due vive e dipinge a Bellagio. Dopo 13 giorni dalla dimissione dal suo secondo ricovero a Mombello fugge a Genova, per paura di essere perseguitato dalla polizia a seguito di una fugace relazione omosessuale, tenta il suicidio e quindi viene ricoverato all'Ospedale Psichiatrico di Cogoleto con la diagnosi di "psicosi nevrastenica" il 28-4-1933. Qui i medici gli concedono di tornare a dipingere, ed egli inizia a decorare la chiesa dell'Ospedale. Nel 1935 quando doveva essere dimesso, si oppone per poter continuare a lavorare a questa sua opera, e resta così come ospite. Termina nel 1937, e accanto alla sua firma appone in modo quasi indecifrabile la scritta "Ultima Opus. Addio mia arte". Ricoverato nuovamente nel 1941 nell'Ospedale da cui non si è mai veramente separato, muore il 28 luglio per una cardiopatia. Il suo valore artistico e il recupero e la conservazione delle sue opere è un compito a cui si è dedicato il comune di Cogoleto e la Provincia di Genova solo molto recentemente.



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