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PSYCHOMEDIA
ARTE E PSICOTERAPIA
Disegno, Pittura e Scultura



L’Atelier dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario
di Castiglione delle Stiviere (MN)

di Silvana Crescini.*



L’Atelier dell’O.P.G. (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di Castiglione delle Stiviere nasce all’inizio del 1990. La finalità dell’iniziativa, che di fatto diversificava le opportunità riabilitative, affiancandosi all’attività teatrale già esistente, non era mirata tanto a particolari risultati artistici, quanto ad offrire una ulteriore modalità comunicativa.
Durante l’attività sono stati riscontrati, oltre ai benefici derivati dalla socializzazione e dall’occupazione stimolante, significativi effetti terapeutici. Conservo piacevoli ricordi di varie persone che, gravate dapprima dalla loro angosciosa sofferenza, sono riuscite tramite questa attività espressiva, a uscire dall’isolamento riavvicinandosi al mondo esterno.
E’ molto importante del resto, per chi è privato della propria libertà fisica e recluso in quello che un tempo veniva chiamato Manicomio Criminale, poter perseguire una traccia, un qualcosa che abbia il sentore d’una libertà, quanto meno interiore.
Per quanto concerne la conduzione dell’Atelier, non ho applicato metodi o discipline specifiche. Agli inizi ho sperimentato con i partecipanti le varie tecniche artistiche, divulgando nozioni didattiche, in seguito ho proposto soprattutto la libera espressione individuale, incoraggiando a tirar fuori, liberarsi, aiutandoli pur sempre nel credere alle loro capacità . Si è formato così uno spirito di amicizia e di entusiasmo che, sul finire dell’incontro si accentua nell’ascoltare le spiegazioni dei loro lavori, sorprendenti sempre, emozionanti.
Ora vi parlerò delle opere di vari autori, alcuni di questi già presenti nella Mostra “Irregolari” ospitata in questa sede. Per l’occasione è stata programmata, nei prossimi giorni, una gita con gli stessi per visitare l’esposizione. L’appuntamento è atteso con ansia dal gruppo, che potrà così trascorrere una giornata diversa.

Un disegno infantile eseguito da Antonio, 23 anni, relegato sin dall’infanzia in istituti. Oltre la biro nera, l’unico tocco di colore è l’azzurro, che accentua le lacrime sul volto della figura imprigionata. Se stesso, logicamente, che, incapace di esprimersi verbalmente, attraverso disegni eseguiti in modo ossessivo, denota la sua massima aspirazione : incontrare un’amica e vagare libero per il mondo. In quest’altra immagine infatti, rappresenta una coppia d’innamorati, un cuore rosso, un autobus.
Talvolta la tendenza comunicativa dell’autore, Max in questo caso, è evidenziata da brevi scritti che integrano l’opera: due gabbiani che volano liberi fra i raggi solari, correlata dal suo pensiero “Infinito: amarsi, unirsi e volare insieme verso il sole”.
Con macchie coloratissime poi, definite “Nuvole in festa”, lo stesso autore sembra voler fissare col colore un momento di benessere psicologico.
Oltre al murale di 12 metri x 2 di altezza, eseguito collettivamente nel locale del laboratorio (eccone alcuni particolari), sono state eseguite molte opere di grandi dimensioni.
Affrontare grandi spazi può mettere soggezione, ma aiuta a scaricare energia.
Marino preferisce usare lenzuola che dipinge in modo astratto, con pennellate guizzanti e con un intenso cromatismo. Spesso, scrive parole come: Vietnam, Yugoslavia, Hitler, Lagher, occultate poi da un reticolo di colore frammisto di croci. Dopo il lavoro appare sfinito, ma disteso, sorridente.
Pippo invece, considera troppo faticoso il dipingere, così i suoi lavori, tracciati dal pennarello in maniera automatica con linee sinuose e spazianti, vengono poi colorati da altre persone sotto la sua supervisione. Come potete notare, da questo apparente groviglio, si intravedono figure umane, animali, totem e altre simbologie.
Su questo pannello, Mario ha dipinto pecore rosse su sfondo verde. Il contrasto della tinta complementare esalta le figure degli animali, disegnati in maniera primitiva, che appaiono come radiografati. Mentre lavorava, con dovizia di particolari, Mario spiegava la posizione degli organi interni evidenziati nel disegno, l’età, il sesso, la razza, il numero delle pecore da accudire. Agli ovini, suo soggetto preferito, aggiungeva spesso elementi naturali della sua Sardegna, rammentata con nostalgia.
Quando, per la prima volta, Nabila è arrivata in atelier, aveva una ciotola con fondi di caffè che voleva “leggermi”. L’ho invitata a tradurre in segni quello che “vedeva” e, sorprendendo se stessa, ha trasferito sulla tela figure evocanti un girone Dantesco. Dopo aver tracciato il segno, come in trance, riempiva le figure con campiture di colori accesi, mediterranei, riconducibili alle sue origini egiziane. Successivamente da questa pratica, estenuante per lei, ha desistito, ho inventato un gioco allora, che l’ha spinta ad esprimersi di nuovo. Insieme, con i suoi colori preferiti, abbiamo dipinto delle macchie, nelle quali Nabila ha ripreso a “vedere”, facendo scaturire queste straordinarie immagini.
I ritratti di Lucia, nonostante la vivacità del colore, sono soffusi di malinconia e mai casuali. Ciascuno di essi ha un nome, quello delle persone a lei care, che disegna a memoria dialogando con loro. Ascolto volentieri aneddoti della sua vita, aiutandola nel porgerle i colori. Qui ha ritratto il proprio volto, raffigurandosi coi capelli bianchi in una sorta di autoritratto futuro.
Franca è un’artista rinomata in quanto, alcune sue opere sono stabilmente esposte presso Musei d’Art Brut europei. Dal 1991, arrivando in O.P.G., si è riavvicinata dopo anni di interruzione a disegno e pittura, pratica essenziale per lei, l’unica forse, che può svolgere, appagandola. La nostra amicizia perdura, pur essendo ritornata a Firenze, dove continua, presso il Centro “La Tinaia”, l’attività espressiva iniziata alla fine degli anni ’70.
Giacomo esegue in prevalenza ritratti. I suoi sono volti segmentati, in primo piano, dai colori vivi e dall’espressione attonita, che accolgono sulle guance o sulla fronte: paesaggi, alberi, palazzi e simboli geometrici. L’impatto è notevole e, guardandoli si è come catturati dagli occhi, il cui sguardo fisso e penetrante, mette quasi a disagio. Lavora da alcuni anni in silenzio nel suo posto fisso, usando solo pennelli personali, un particolare tipo di carta e preparando i colori con un preciso rituale. Aver visto i suoi dipinti in recenti mostre lo ha reso orgoglioso e felice. Per l’anziana madre, che viene a trovarlo ogni mese, prepara con cura un rotolo contenente alcuni suoi lavori, che adesso, vicino alla firma, recano la scritta : opera d’arte.

Ringrazio queste persone, che assieme a quelle non citate per ragioni di spazio, hanno reso possibile, mediato dalla loro creatività, questo accostamento spirituale di rispettosa partecipazione, alla loro non facile esistenza.


Da : Quaderni di Psichiatria Pratica - anno III supplemento al n.9 - dicembre 1998.

Atti del Seminario: "Arte terapia tra disciplina e creatività", tenutosi nell'aula magna del Paolo Pini di Milano il 18 giugno 1998, organizzato dall'Az. Osp. Niguarda, dall'Arca e dal
Wapr (World Association for Psyco-social Rehabilitation).

Corrispondenza : Silvana Crescini - Atelier O.P.G. - loc. Ghisiola - 46043 Castiglione Stiviere (MN) - Fax 0376/672920


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