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Tesi di Laurea di Laila Fantoni

Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico

Capitolo III - Il trattamento terapeutico del minore sessualmente abusato

6. La terapia individuale della vittima di abuso sessuale



In un modello integrato, accanto alla terapia familiare, comune con altri modelli di intervento, sono state inserite proposte terapeutiche che riguardano direttamente le vittime dell'abuso, proposte in un certo senso privilegiate rispetto alla terapia relazionale del gruppo familiare. Ci sono due ordini di fattori che hanno sollecitato questa scelta: l'alta incidenza di psicopatologia grave nei bambini abusati e la valutazione retrospettiva, evidenziata ormai da molte ricerche, di adulti affetti da patologia psichiatrica che hanno rivelato esperienze infantili di violenza sessuale (43).
Nel lavoro clinico uno stimolo ulteriore a percorrere una strada diversa è stato dato dall'osservazione costante che i bambini abusati non vogliono parlare della loro esperienza. I tentativi volti a far descrivere il loro vissuto si infrangono quasi sempre contro un silenzio ostile.
Alla base di questo comportamento non c'è solo la vergogna, la diffidenza verso un estraneo e la paura di vendette familiari, ma qualcosa di più profondo e radicale. Sembra, infatti, che i minori vittime di violenza sessuale tentino disperatamente di rimuovere ciò che hanno vissuto e le angosce connesse, in modo tanto più rigido quanto più grave è stato il trauma negli affetti. Mettono in azione, cioè, dei meccanismi di difesa contro l'angoscia del ricordare che sono, per la loro rigidità, responsabili della strutturazione patologica tardiva della loro personalità. Non è in realtà l'episodio di violenza subita in se stesso che provoca direttamente danni allo sviluppo psichico, ma l'attivazione di questi meccanismi di difesa e la necessità di mantenerli costantemente efficienti. La negazione, la rimozione, l'identificazione con l'aggressore e la scissione della componente affettiva non devono permettere il riaffiorare di un segreto angoscioso.
I bambini hanno bisogno dell'immagine interna di un genitore sufficientemente "buono". La componente violenta e abusante del genitore viene negata, i sentimenti di rabbia per il tradimento subìto vengono repressi e rivolti verso se stessi o spostati su altre persone. Dunque, nella loro mente preferiscono convincersi che ciò che è accaduto loro è giusto e, senza alcun dubbio, è accaduto per colpa loro. Questa colpa primaria devastante comporta nei loro ragionamenti un'equazione semplice e lineare che si può ridurre a: "i bambini buoni vengono amati; io non sono stato amato, io non sono buono" (44).
Attraverso questi meccanismi il bambino temporaneamente ottiene una serie di vantaggi secondari:
- controlla l'angoscia vissuta nell'esperienza traumatica;
- controlla il senso di colpa primario;
- evita la depressione derivante dalla perdita di amore.

Ma questo pensiero, che può arrivare a far dubitare il bambino del diritto di esistere, si autonomizza dal resto della personalità e, in mancanza di un intervento, lo espone ad una progressiva sensazione di vulnerabiltà, a fallimenti scolastici prima e professionali poi, a gesti autolesivi inconsapevoli e anche consapevoli che possono arrivare al suicidio. Come forme reattive al grave vissuto depressivo, quando prevale il meccanismo di identificazione con l'aggressore, nel minore possono emergere comportamenti maniacali sempre più aggressivi, atti compulsivi di criminalità minorile ed infine, da adulti, essi tenderanno a ripetere il modello violento subìto da bambini, diventando genitori abusanti (45).
La terapia familiare si occupa solo marginalmente del mondo interno del minore sessualmente abusato, lasciando del tutto inalterato un complesso di sentimenti che hanno un alto potenziale patogeno. Il miglioramento della comunicazione nell'ambiente abusante e del suo sistema di relazioni non sono sufficienti per capovolgere le dinamiche di progressivo danneggiamento della personalità interna della vittima, perché non potrà mai manifestare i suoi sentimenti repressi. Uno degli scopi principali di una terapia di un minore sessualmente abusato è quello di sviluppare in quest'ultimo la consapevolezza di essere vittima e non invece responsabile dell'accaduto. La confusione di ruolo che si produce fra l'adulto e il bambino in questi casi è così grande da creare nel minore una grossa difficoltà a superare il senso di colpa che lo lega al sospetto di essere stato egli stesso, con il proprio comportamento, a provocare o a non rifiutare il rapporto sessuale (46).
È necessario, quindi, prendersi cura di questo grave disagio e cercare di aiutare il minore a ricostruire il suo mondo interno, attraverso l'esperienza di relazione con un adulto che può accogliere, contenere, comprendere la sua sofferenza e che permetta l'espressione della rabbia e della disperazione. È necessario favorire "movimenti di lutto" rispetto a ciò che è perduto per sempre (la propria infanzia, la possibilità di poggiare fiduciosamente su una concezione ottimistica del mondo e della vita), anche se il minore troverà la forza d'animo per andare avanti. Ovviamente tale compito sarà particolarmente doloroso quando il bambino dovrà rassegnarsi ad ammettere che tutte le persone di primaria importanza affettiva per lui, da cui per definizione di ruolo si aspettava cura e protezione, l'hanno abbandonato. D'altro canto questa completa presa di coscienza è l'unica premessa che rende possibile il radicamento in altri tessuti familiari, quando per il minore abusato rimane soltanto la via dell'adozione (47).
Il bambino deve imparare, aiutato dal terapeuta, a sviluppare la capacità di non cedere alla lusinga di concepire false idealizzazioni nei confronti di alcuno, sia che faccia parte del suo passato che del suo presente o futuro. Spesso, infatti, i minori vittime di tali situazioni cercano di compensare il loro sentimento di svuotamento personale, causato dal riconoscimento del fallimento relazionale, idealizzando tutti i soggetti con cui hanno successivi rapporti. In questo modo si espongono a successive delusioni, che vanno assolutamente evitate in quanto rischiano di far franare definitivamente un terreno emotivo già molto compromesso. Occorrerà invece aiutare il minore a rendersi conto, in modo realistico, delle risorse accessibili e fruibili, imparando ad apprezzarle e valorizzarle anche se non rispondono all'immagine che essi hanno del rapporto di cura, interiorizzata durante le fasi più primitive del processo di attaccamento alle figure parentali (48).
Le psicoterapie che utilizzano tecniche di gioco sono più adatte di quelle che utilizzano tecniche verbali, perché l'ostilità e la diffidenza iniziali possono rendere impraticabile lo scambio verbale (49). Attraverso il gioco, invece, il bambino non racconta, ma rappresenta la sua angoscia e, aiutato emotivamente dal terapeuta, impara ad accettarla, a confrontarsi ed a gestirla. Man mano che si rafforza l'alleanza terapeutica, il minore recupera lentamente il suo mondo emotivo, la fiducia nell'altro, la possibilità di abbandonare i rigidi meccanismi di difesa, facendo emergere i suoi sentimenti più profondi. Solo in questo momento, dopo molti mesi o a volte anni di terapia, accetterà di parlare di ciò che è accaduto.
È importante evidenziare la necessità che il terapeuta del bambino sia diverso dal quello familiare per mantenere uno spazio protetto del quale il minore ha estremamente bisogno per potersi fidare ed in cui possa esporre le sue problematiche psichiche senza rischi di mantenimento del segreto (50).
Una tipologia ben precisa di intervento riparativo nei confronti del minore sessualmente abusato non può essere ipotizzata a priori, dato il carattere estremamente vario delle motivazioni e degli effetti del comportamento violento: ogni situazione, dunque, va vista nella sua concretezza. Tutto ciò è però possibile soltanto con la predisposizione di una collaborazione multidisciplinare effettiva tra tutti gli operatori sociali, con un concreto potenziamento delle strutture esistenti (per esempio i consultori familiari) e con la costituzione di centri e di equipe specializzate in grado di fornire, fin dal primo momento, una risposta adeguata ai problemi e ai bisogni del bambino (51). Il trattamento terapeutico del minore sessualmente abusato è, infatti, un itinerario complesso che pone anche seri problemi di continuità della terapia che non sempre è garantita dai genitori. In queste situazioni possono essere importanti il sostegno del Tribunale per i minorenni e la funzione di sorveglianza dei servizi sociali affinchè il trattamento venga continuato per tutto il tempo necessario (52).


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