Il mondo scientifico contemporaneo ha uno sviluppo molto particolare,
anche in medicina. Si assiste ad una parcellizzazione minuziosa degli oggetti
di studio che richiedono una iperspecializzazione professionale per essere
indagati. Il fatto particolare è che tale iperspecializzazione non
avviene per frammentazione dei campi di sapere codificati tradizionalmente
ma per integrazione di più campi specialistici. Quanto più
l’oggetto è specifico, tanto più si richiede una elevata
iperspecializzazione e sempre più essa viene ottenuta integrando
saperi differenti e figure professionali eterogenee. In altre parole, le
malattie oggi vengono sempre più considerate come multifattoriali
e quindi l’approccio ad esse necessita di essere sempre più specializzato
e integrato.
In questo lavoro, Stepanski e Perlis presentano una nuova disciplina:
la medicina comportamentale del sonno (behavioral sleep medicine). E’ un
campo che tenta di affrontare un ventaglio specifico di disturbi (i disturbi
del sonno) mettendo insieme competenze tradizionalmente appartenenti a
campi sanitari differenziati, dalla psicologia clinica alla neurologia
alla pneumologia. Negli anni ’70 sono sorti un po’ dappertutto negli Stati
Uniti (in Italia un po’ più tardi) dei centri specialistici per
le malattie del sonno, generalmente nei dipartimenti di psichiatria e neurologia.
Negli ultimi 15 anni, però, è accaduto che l’invio dei pazienti
per disturbi di sonno aveva una causa sempre più comune, la sindrome
notturna da apnea ostruttiva (obstructive sleep apnea) che a fine degli
anni ’90 ha conosciuto negli Stati Uniti una prevalenza tripla (68%) rispetto
a 15-20 anni prima. Ciò ha comportato che oggi negli USA i centri
per i disturbi del sonno sono allocati prevalentemente nei dipartimenti
di medicina interna e di pneumologia e gli pneumologi sono gli specialisti
maggiormente interessati al problema.
In questo lavoro, gli autori descrivono le tecniche terapeutiche, prevalentemente
cognitivo-comportamentali, in aggiunta al trattamento farmacologico, che
si sono rivelate utili nel trattamento dei disturbi del sonno e per le
quali esiste una larga evidenza empirica. La parte più interessante
del lavoro è però quella dedicata all’organizzazione del
training specialistico per chi intende operare nel campo della medicina
comportamentale del sonno. Viene fornita una lista di 29 centri universitari
(con relativi ricercatori di riferimento) USA in cui vi sono già
programmi formativi per questa specializzazione. Esiste una associazione
(l’American Academy of Sleep Medicine, AASM) che garantisce il training
con il sistema dei crediti educativi. Viene fornito anche il profilo del
candidato per l’esame di idoneità (MD o PhD, quest’ultimo purché
ottenuto in un settore sanitario clinico, 2 anni di supervisione clinica
ed un anno di internato in un centro universitario per i disturbi del sonno
con tutor).
Una piccola nota a margine da chi scrive. L’emergere e lo sviluppo
di specializzazioni come questa sono possibili solo se sostenuti da una
politica adeguata di formazione. Senza politica formativa di livello superiore,
intelligente e aggiornata, non è possibile un vero sviluppo scientifico
complessivo come crescita culturale di una nazione. Lascio a chi legge
il giudizio se esistano criteri adeguati nelle politiche universitarie
italiane, a livello sia centrale di ministero che locali dei singoli atenei.
Michael L. Perlis
Department of Psychiatry
University of Rochester
300 Crittenden
Rochester, NY 14642 (USA)
Phone: +1 716 275 3568
Fax: +1 716 273 1117
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