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JOURNAL OF PERSONALITY ASSESSMENT - VOL.77, N.1 / 2001

Special Series

More data on the current Rorschach controversy


 
Il test di Rorschach non ha mai avuto una vita lineare e tranquilla.
Dopo una partenza incerta, in seguito alla pubblicazione di Psychodiagnostik da parte di Hermann Rorschach nel 1921, il test ha avuto un primo periodo di splendore e ottimismo negli anni 30-50 in cui sono state pubblicate le opere fondamentali e ancora largamente studiate di Klopfer, Rapaport, Schafer, Holt, Beck, Piotrowski, Hertz.
Negli anni 60-70, è stato invece aspramente criticato ed accusato di fornire interpretazioni impressionistiche e falsate a causa della totale invalidità dei metodi proiettivi.
In Europa le critiche sono state meno aspre e spostate di qualche anno. Il Rorschach infatti è stato largamente interpretato secondo il modello psicodinamico il quale ha conosciuto, a sua volta, una crisi che qui è iniziata successivamente a quanto accaduto negli Stati Uniti.
Dalla metà degli anni 70 il Rorschach ha subito un’accelerazione mai conosciuta prima grazie al lavoro del gruppo di Exner con la fondazione del Comprehensive System che è diventato quasi lo standard del Rorschach, soprattutto negli USA ma che si sta diffondendo anche in Europa. Dalla seconda metà degli anni 90, il gruppo di James Wood (University of Texas) ha prodotto una serie di lavori di review in cui il Rorschach e soprattutto il CS è stato ampiamente criticato.
Dal 1996 ad oggi, sono stati pubblicati su riviste specializzate una serie di dibattiti fra i cosiddetti Rorschach bashers ed i fautori del test. Ultimo dibattito in ordine tempo è quello pubblicato nella sezione speciale di questo numero della rivista della Society for Personality Assessment, a cui hanno partecipato tre fautori del Rorschach (Ganellen, il gruppo di Carl Gacono e Bornstein) ed il gruppo di Wood come contraltare.
I tre articoli pro-Rorschach prendono in considerazione le ultime ricerche empiriche pubblicate negli anni scorsi per sostenere la affidabilità e la validità del test, soprattutto del Comprehensive System di Exner. L’articolo del gruppo di Wood ripropone la solita tesi secondo cui (1) il Rorschach non è né affidabile né valido, (2) il Comprehensive System non ha migliorato la situazione, (3) gli strumenti di assessment di tipo self-report (come il MMPI) sono più affidabili e scientificamente più validi. A parere di chi scrive, è poco comprensibile l’atteggiamento anti-scientifico di Wood e collaboratori, che appare preconcettualmente teso soltanto a demolire la credibilità del test e sordo a qualsiasi evidenza empirica contraria.
I tre articoli di Ganellen, Gacono et al, e di Bornstein appaiono molto utili per aggiornare lo stato dell’arte sul Rorschach. Ron Ganellen passa in rassegna i lavori più recenti su reliability e validity del Comprehensive System, soprattutto per quanto riguarda l’indice di depressione (DEPI) ed il rapporto fra Rorschach e MMPI (campo, quest’ultimo, di cui Ganellen è uno dei massimi esperti al mondo). Le conclusioni a cui giunge sono: (a) vi sono larghissime evidenze empiriche (tanto da studi singoli che da lavori di meta-analisi) per sostenere che la siglatura Rorschach effettuata mediante i criteri del Comprehensive System è del tutto affidabile; (b) il DEPI così come la gran parte delle variabili del Rorschach hanno dimostrato livelli di validità di criterio assolutamente accettabili; (c) i livelli di validità di criterio di Rorschach e MMPI sono sostanzialmente simili (l’effect size trovato nei lavori di meta-analisi si aggira per entrambi attorno a 0.30) per cui è semplicemente senza senso sostenere la superiorità di un test sull’altro.
Il lavoro di Carl Gacono et al passa in rassegna gli studi più recenti dopo la monografia fondamentale che lui e Roy Meloy pubblicarono nel 1994 per i tipi della Lawrence Erlbaum Associates (The Rorschach assessment of aggressive and psychopathic personalities). Il libro di Gacono e Meloy è fondamentale per la valutazione della personalità antisociale e purtroppo non è mai stato tradotto in italiano, nonostante costituisca ormai un testo di riferimento soprattutto in ambito psicologico-peritale negli Stati Uniti. Dalla review di Gacono e collaboratori emerge nettamente che il Rorschach (a) riesce a differenziare affidabilmente sottogruppi di soggetti diagnosticati come Disturbo di Personalità Antisociale con il DSM-IV; (b) riesce a differenziare il disturbo antisociale di personalità dalla personalità psicopatica; (c) non può essere usato come strumento diagnostico per fare diagnosi psichiatrica DSM-IV ma assicura informazioni importantissime sulla personalità.
Bornstein, infine, enuncia una serie di principi per valutare correttamente i dati Rorschach che emergono dagli studi empirici. Ad esempio, bisogna essere consapevoli di ciò che il test può fare e di ciò che non può fare. Il Rorschach è essenzialmente focalizzato per valutare tre cose: motivazioni implicite (ossia aspetti di sé che il soggetto non è strutturalmente in grado di verbalizzare apertamente), stile cognitivo (ossia il modo abituale di elaborare percezioni nella vita quotidiana) e alcuni aspetti dello stile di coping (come la tolleranza allo stress o le risorse interne). Al contrario, non è possibile usare il Rorschach per fare diagnosi DSM: il test infatti correla in modo elevato con variabili comportamentali mentre la diagnosi DSM con scale auto-somministrate a causa della comune varianza.
Il dibattito sul Rorschach certamente continuerà. Per gli interessati, questo numero del Journal of Personality Assessment costituisce la quarta puntata della controversia. La prima si è svolta su Psychological Science nel 1996, la seconda su Psychological Assessment nel 1999 e la terza sul Journal of Clinical Psychology nel 2000. La quinta puntata è apparsa sull’ultimo numero del 2001 di Psychological Assessment.
 
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