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PSYCHOMEDIA
CONGRESSI E SEMINARI

Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali - I.P.R.S. Roma
In collaborazione con
Shalvata Mental Health Centre. Tel Aviv University, School of Psychotherapy - Israel

Roma, 23-24 Maggio 2008

Convegno
Il Complesso del piccolo Hans
Nuove costellazioni edipiche?

Residenza di Ripetta
Via di Ripetta 231- Roma



Il tema del convegno riguarda le trasformazioni intervenute negli ultimi decenni nella società e quindi nelle famiglie, con particolare attenzione agli effetti sulle dinamiche psichiche che caratterizzano l'interazione tra padre/madre/figlio/figlia.
La letteratura psicoanalitica contemporanea segnala la necessità di riconsiderare il modello di interpretazione tradizionale, per renderlo compatibile con le trasformazioni in atto. Si pone come oggetto centrale di discussione ciò che Sigmund Freud ha definito il "Complesso di Edipo" agli inizi del '900, tema centrale di tutta la teoria psicoanalitica, che, mantenendo la sua efficacia fondativa nella sua struttura, abbisogna di una nuova messa a tema riguardo alle emergenze attuali. Aspetti centrali saranno quindi la funzione materna e paterna, anche in considerazione dell'evidenza di nuovi modelli identitari tra gli adolescenti contemporanei, i quali rappresentano i soggetti più segnati da questi processi di trasformazione dei contenitori societari. Il convegno si presenta in diretta continuità con i temi sviluppati nel convegno organizzato nel maggio 2007 dall'IPRS, dal titolo L'adolescenza 'liquida'. Nuove identità e nuove forme di cura.

Relatori
Mirella Baldassarre (IREP - Roma)
Andrea Baldassarro (Società Psicoanalitica Italiana - Roma)
Luigi Cancrini (Centro Studi Terapia Familiare e Relazionale - Roma)
Arturo Casoni (IPRS - Roma)
Pietro De Santis (IPRS - Roma)
Mario Galzigna (Univ. Venezia - Epistemologia Clinica)
Nicola Lalli (Centro Psicoterapia Dinamica - Roma)
Franco Lolli (Scuola Lacaniana di Psicoanalisi)
Shlomo Mendlovic (SMHC, Tel Aviv Univ. - School of Psychotherapy, Israel)
Gideon Retzoni (SMHC, Tel Aviv Univ. - School of Medicine, Israel)
Carmelo Sandomenico (IPRS - Roma)

Discussant
Attilio Balestrieri, Carlo Calzone, M.Teresa Daniele, Ermelinda Fuxa, Giuseppe Inneo, Natale Losi, Filippo Pergola, Fabio Vanni, Franco Voltaggio.

Lingue: Italiano e Inglese, con traduzione simultanea

L'architettura del convegno contempla 5 sessioni di 2 relazioni (30 min. ciascuna) con mezz'ora di discussione condotta dai discussant. Venerdì 23 ci sarà una Tavola Rotonda finale (su tema specifico). Sabato 24 tutto il pomeriggio sarà dedicato alla discussione di casi (centrati sull'Edipo contemporaneo) presentati da specializzandi in training (di varie scuole) e commentati a più voci dai relatori.

Si avvisa che questa è solamente una prima presentazione, e che provvederemo ad inviare successivamente una comunicazione definitiva completa di programma ed altre informazioni mancanti.

Costo dell'iscrizione con ECM (per medici e psicologi): 100 Û, 60 Û per gli associati.

ECM richiesto per medici e psicologi.

Segreteria Scientifica
Raffaele Bracalenti, Luigi Cancrini, Arturo Casoni, Shlomo Mendlovic.

Per Informazioni
Segreteria Organizzativa
Ilaria Lotti, Eleonora Rossetti, Arturo Casoni, Giuseppe Inneo, Pietro De Santis
IPRS, Passeggiata di Ripetta 11 - 00186 Roma
Tel.: 06-32652401 Fax: 06-32652433 e-mail: iprs@iprs.it

Iscrizioni
Per l'evento formativo è in corso l'accreditamento E.C.M. per medici e psicologi. Le iscrizioni sono a numero chiuso (200 posti), fino ad esaurimento.


Le ragioni del convegno

Le modificazioni radicali manifestate dagli adolescenti contemporanei nei comportamenti, negli stili di vita e, in ultima analisi, nell'organizzazione della propria identità sociale, sono stati ampiamente descritti dagli studiosi della condizione giovanile, che in alcuni casi sono giunti a descrivere nuovi modelli di personalità. Si pensi alla personalità "patchwork" di G. Razeto, "post-moderna" di M. Featherstone, "liquida" per Z. Bauman.
L'elemento che corre lungo tutte queste descrizioni e che le accomuna è un registro caratterizzato dalla pluralità/ mobilità/provvisorietà/precarietà.
Sul piano psicopatologico si assiste ad una straordinaria diffusione di diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità.
Questo scenario non può non avere degli impatti notevoli su coloro che si occupano di giovani e delle istituzioni che di loro si prendono cura.
Proviamo ad osservare tale scenario attraverso lo "sguardo" della psicoanalisi.

L'impatto che i cosiddetti "nuovi adolescenti" hanno prodotto prima sulla prassi degli psicoterapeuti di impostazione psicodinamica e poi sulla tecnica psicoanalitica, pone gli addetti ai lavori di fronte ad una serie di riflessioni necessarie. Ci si trova di fronte a segnali di cambiamento che rischiano di indurre negli operatori due chine pericolose.
Da una parte la tendenza a "patologizzare" gli elementi di cambiamento delle nuove soggettività (si veda il dibattito in atto sulla diffusione delle diagnosi di personalità borderline, e sulla necessità di non leggerle come "disturbo mentale" in senso stretto, ma come variabili in qualche modo adattative - in senso darwiniano - alle modificazioni dell'ambiente sociale-affettivo delle istituzioni, quali la famiglia e la società).
Dall'altro, la sensazione che le modificazioni indotte nella conduzione della psicoterapia psicoanalitica con gli adolescenti ed i giovani adulti stia producendo, nell'"ammorbidirsi" di alcune regole della tecnica e del setting, una sorta di allontanamento da ciò che è considerato il paradigma psicoanalitico in senso stretto.
Come se - per usare un paradosso speculare - si stesse perdendo l'identità dello psicoanalista, costretto ad una fluidificazione/precarizzazione del suo ruolo terapeutico. Si ha la sensazione di un allontanamento della prassi e della tecnica psicoanalitica da ciò che è la teoria di riferimento (si veda la produzione di Fausto Petrella, ad esempio, sulla questione "I disagi della psicoanalisi nella postmodernità", o l'interrogazione su "La fin du divan?" di Raymond Cahn).

Nostra intenzione è proporre una riflessione che riguardi non solo gli aspetti tecnici e pragmatici della psicoanalisi, ma che rivolga lo sguardo anche ai suoi costrutti teorici, nel discernimento dell'"oro puro" della psicoanalisi da ciò che è il "rame" o l'"ottone" degli strumenti e delle prassi che ogni psicoterapeuta si trova ad usare quotidianamente, e che, in quanto tali, sono modificabili o sostituibili.

Uno dei "luoghi" per eccellenza della teoria freudiana è la psicosessualità (Sexualtheorie), la quale ha trovato la sua origine nella dialettica madre-figlio-padre, e il suo centro nel "complesso di Edipo". Di lì sono originate tutte le teorizzazioni seguenti, fino ai recenti modelli di attaccamento, relazioni oggettuali, interiorizzazione delle relazioni bambino-caregiver.
Quella descrizione ci racconta appunto la nascita psichica dell'essere umano come essere di relazione.
I teorici freudiani - forse più di Sigmund Freud stesso - hanno poi ritenuto di poter generalizzare la validità delle sue osservazioni, ritenendo fossero considerabili "universali", applicabili in modo invariante a tutte le realtà umane storicamente determinate. Di qui sono nate le confutazioni e le contrapposizioni (ad esempio di Bronislaw Malinowski) che hanno - tra l'altro - trasformato la teoria e la prassi psicoanalitica fino alle più recenti teorizzazioni dell'Etno-psicoanalisi (si consideri ad esempio l'asse Georges Devereux-Tobie Natan), con le straordinarie modificazioni strutturali indotte sulla tecnica ed il setting dell'intervento di cura.

La nostra ipotesi - meglio dire il territorio da esplorare - per trovare una comprensione/esplicazione delle nuove identità adolescenziali, è fare riferimento al principale background socio-affettivo che li ha prodotti, ovvero le loro famiglie.
E' lì - in quelle famiglie che hanno subìto e prodotto delle trasformazioni straordinarie negli ultimi decenni - che si può ritrovare il filo d'Arianna in grado di dare un nuovo senso ai fenomeni in trasformazione.
Il "nuovo" adolescente è - anche ma non soltanto, ovviamente - l'ovvio prodotto delle "nuove" famiglie, e più in particolare di quelle imago genitoriali che hanno subìto - nel bene e nel male - delle trasformazioni talmente radicali e drammatiche da non essere più socialmente e culturalmente riconoscibili. I ruoli genitoriali sono già, di fatto, trasformati e talvolta ribaltati, ma questa trasformazione non è ancora stata accolta e "istituzionalizzata" nel tessuto sociale e culturale.
L'adolescente non sa più "chi è" il padre e "chi è" la madre, quali siano i loro ruoli, le loro funzioni e il senso delle "norme" (principi di bello/brutto, buono/cattivo) che più o meno implicitamente sono da loro proposte. Questo disorientamento non può non avere ripercussioni nella percezione di sé e della propria collocazione sociale.
In questo senso si può parlare di anomia nell'accezione di Durkheim: non nel senso di uno stato oggettivo di assenza di norme, bensì la percezione, da parte del soggetto, di una sua non-integrazione con le norme, che risultano inadeguate, contraddittorie, non legittimate.

Questo ci sembra un territorio verso il quale anche gli psicoanalisti dovrebbero rivolgere lo sguardo.
La psicoanalisi, nel suo essere teoria sociale e strumento di interpretazione del soggetto, ci offre l'opportunità di un doppio sguardo che collega radicalmente il soggetto allo scenario sociale e culturale in trasformazione. E quindi, se qualcosa è cambiato nel "recinto" edipico, ciò non farà crollare l'edificio teorico della psicoanalisi.
Come ci ricorda Fausto Petrella, molto è cambiato a proposito della collocazione dell'inconscio: esso non è più considerato zeitlos, un dispositivo psicobiologico fuori dal tempo, invariante, caratterizzato dall'inerzia assoluta. A proposito dell'adolescenza ci dice: "in molti casi nell'adolescente post-moderno l'Edipo abortisce, più che risorgere, essere superato e tramontare (...) ciò non significa che l'Edipo sia scomparso, ma semplicemente che è stato evitato, o che non si è neppure potuto abbozzare alle soglie dell'adolescenza, in un contesto relazionale sfavorevole, da una relazione materna insufficiente o per la carenza di quelle pressioni pedagogiche e ambientali verso la separazione e l'integrazione personale, che non sono oggi assunte da nessuna figura, né familiare né extra-familiare" (I disagi della psicoanalisi nella postmodernità, 2006, spiweb.it).

La domanda che ci poniamo è quindi: cosa è cambiato nell'Edipo degli adolescenti contemporanei?

Sandro Gindro scriveva così a proposito del "Complesso di Edipo":
"Sono una conferma della validità dell'intuizione freudiana, assai più di quanto riescano a negarla, gli scritti e i discorsi che tentano di sminuire o confutare l'importanza del significato del complesso di Edipo. La teoria freudiana ha però dei limiti evidenti. Come è raccontata da Freud, la storia di ogni bambino, nell'odio e nell'innamoramento verso la coppia dei genitori, è riferibile ad una realtà estremamente circoscritta. Emblematico non è tanto Edipo quanto il piccolo Hans. Sarebbe forse più giusto sostituire la definizione 'Complesso di Edipo' con quella di 'Complesso di Hans'. Hans è un bambino dell'epoca di Freud, che vive a Vienna, in una famiglia piccolo-borghese: madre e padre tipici, domestici, villeggiature e carrozze. La madre dice quello che dicevano le madri di quella classe sociale all'inizio del '900; il padre ha l'atteggiamento dei padri di quell'epoca verso i figli maschi, in una Vienna arabescata dal Secessionismo e serenamente in crisi" (A Tiresia, 1983).
E, più avanti, aggiunge: "Il desiderio sessuale è, credo, universale, così come la dipendenza del piccolo dell'uomo dall'adulto; perciò finché il mammifero uomo alleverà la prole attraverso il contatto diretto e così stretto con il corpo dell'adulto, i desideri sessuali, innamoramenti e gelosie, se pur seguiranno dinamiche diverse a seconda delle culture e della classe sociale, turberanno e animeranno la vita di ogni bambino. Freud ha iniziato un'indagine apponendovi come simbolo il figlio di Laio e Giocasta; ma il mito di Edipo è molto più articolato e contraddittorio di quanto egli supponesse" (ibidem).

La nostra attenzione si ferma su un aspetto specifico del fenomeno, ovvero sugli effetti che i nuovi ruoli genitoriali stanno producendo sull'organizzazione identitaria dei figli "partoriti" in senso psico-sociale da quelle famiglie, con una particolare attenzione a quell'età che chiamiamo adolescenza, ovvero nel momento in cui i soggetti sono chiamati ad affrancarsi dalla famiglia d'origine e aprirsi alla vita sociale.
Ma siamo consapevoli che il fenomeno è più ampio, che richiede ipotesi di risposta variegate e articolate.

E' possibile identificare un paradigma, un caso paradigmatico quale è stato per Sigmund Freud il piccolo Hans, che possa dare un'esemplificazione ed esplicazione dei cambiamenti intervenuti nella famiglia contemporanea, e che quindi contribuisca a dare comprensibilità a quelle che noi siamo abituati a definire "nuove soggettività"?

Questa è la domanda centrale del convegno, che vorrebbe declinare le molteplici, possibili e articolate risposte a partire dall'interrogazione di prospettive diverse.


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