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A. M. P.
SEMINARI 2000 - 2001
Sulle tipologie di comunicazione dell’informazione su internet

Girolamo Mecarelli Stufera


In questa breve relazione non si fornirà una descrizione delle caratteristiche tecniche o dei protocolli di comunicazione relativi al trasporto ed alla interpretazione delle informazioni circolanti sulla rete internet, né un’analisi sociologico-economica degli utenti della rete stessa; essa è piuttosto da intendere come un "primer" per la definizione degli strumenti, e delle loro caratteristiche principali, normalmente utilizzati per il trasferimento delle informazioni sul web.

Introduzione

cos'è Internet


Spesso si tende ad utilizzare indifferentemente i termini "internet" e "web" o "www" (World Wide Web) per indicare il fenomeno di diffusione a livello mondiale di informazioni su supporti informatici connessi tra loro. In effetti, è più appropriato considerare "internet" come l’insieme dei supporti fisici e logici che realizzano la diffusione globale della rete di computer, e quindi l’insieme dei computer stessi ma anche i cavi di connessione e i programmi per la gestione della trasmissione delle informazioni, mentre il World Wide Web è un concetto più "astratto", che poggia le proprie basi sulla rete internet, ma che include e anzi acquista valore dall’enorme numero di informazioni che su tale rete è disponibile, cioè gli iperoggetti, quell’insieme di elementi digitali - immagini, testi, bottoni ecc. - che contengono al loro interno l’informazione e il collegamento ad altre informazioni che possono risiedere fisicamente in qualunque altro calcolatore della rete.

Il suo primo nucleo è stato creato dal Dipartimento della Difesa statunitense negli anni Sessanta, per poi allargarsi all’ambito accademico; l’utilizzo di internet per scopi commerciali era assolutamente vietato. Le Università e gli istituti di ricerca sparsi per il mondo desideravano poter comunicare facilmente e poter collaborare nelle loro ricerche. Ognuno di questi istituti disponeva già, per i propri scopi, di una propria rete locale di calcolatori - ossia di un certo numero di computer posti nello stesso edificio o complesso e collegati tra loro - ed è quindi bastato collegare tra loro queste singole reti. Ciascuna Università, quindi, possedeva il suo pezzo di internet. Poiché però non tutti possedevano lo stesso tipo di calcolatori, con sistemi operativi - cioè i programmi di gestione dei calcolatori compatibili, è stato necessario pensare ad un protocollo - cioè una serie di regole da far rispettare al programma di comunicazione - che fosse indipendente dal tipo di computer, di sistema operativo o di rete utilizzato. Quando enti non universitari o governativi hanno cominciato a connettersi alla rete, hanno seguito lo stesso modello: ciascuno si è creato la propria rete locale ed ha contribuito ai costi del suo collegamento a internet. I collegamenti più importanti - denominati dorsali - se non sono statali sono comunque messi in piedi da grandi aziende nazionali di telecomunicazione, che ne rivendono l’uso alle aziende e alle organizzazioni che vogliono accedervi. Pertanto, nessuno possiede internet, ma moltissimi enti e società ne possiedono vari pezzi. Il motivo per cui i proprietari di pezzi di rete mettono a disposizione gratuitamente le informazioni residenti è che allo stesso modo anche gli altri consentono tale attività gratuitamente.

Per connettersi alla rete occorre rivolgersi ad aziende che vendono l’accesso alla propria rete locale, e da lì ad internet: questi sono i provider o fornitori di accesso. Per questo servizio viene, tranne casi particolari, richiesto un contributo; quello che si paga però non è l’uso di internet, che è completamente gratuito, quanto l’accesso alla rete, dal momento che l’utente non sta partecipando alla sua espansione o manutenzione, ma sta semplicemente accedendo alle informazioni residenti su quanto costruito da altri.

chi "va" su internet

Con la diffusione della rete, il suo utilizzo per la trasmissione e la ricerca di informazioni si è gradualmente spostato dagli utenti tradizionali ad un bacino di utenza estremamente esteso, senza spiccate caratteristiche di appartenenza, sociale o a settori produttivi o tecnologici, sebbene ovviamente la profondità e la tipologia del suo utilizzo sia diverso a seconda della profondità e tipologia dell’utilizzatore. Così il mercato internet viene normalmente suddiviso in due fasce, indicate con le lettere "b" (business) e "c" (consumer), e si parla normalmente di interazioni "b to b", dove si intende transazioni riguardanti due imprese, o "b to c" dove l’interazione è tra impresa e consumatore, o ancora "c to c" quando gli utilizzatori siano due utenti finali. Questo però non significa differenziazione delle tecnologie utilizzate o presenza di "strati tecnologici" alternativi e differentemente efficienti e funzionali, ma al contrario la rete con le sue potenzialità e disponibilità è decisamente "orizzontale" ed ugualmente fruibile.

Ovviamente, questo mercato di nuovi utenti deve godere di una seppur non ingente disponibilità finanziaria, necessaria all’acquisto di un dispositivo informatico che supporti la "rete" che nella quasi totalità dei casi è riconducibile ad un "personal computer" sebbene siano stati introdotti sul mercato apparati alternativi che a minor costo consentono l’utilizzo di internet senza quel sovraccarico rappresentato dall’interazione e dalla manutenzione di un sistema informatico completo - oltre al costo rappresentato dall’utilizzo della rete telefonica, o equivalente, che rappresenta il supporto per il trasporto delle informazioni, o ancora alla realizzazione o all’affitto di "spazio internet" presso provider per la costruzione e la manutenzione di uno spazio personale. Stanti le molteplici offerte in tutti questi settori, la diffusione non ancora capillare di queste tecnologie sembra perciò più legata a diffidenze "intellettuali" che non ad indisponibilità finanziarie, diffidenze non necessariamente più diffuse nell’ambito "consumer" piuttosto che in quello "business", dato che anche in quest’ultimo la scarsa preparazione tecnica dei responsabili è tutt’altro che debellata e suggerisce spesso soluzioni "tradizionali" piuttosto che tecnologicamente più avanzate.

Oltre a questo, l’utilizzatore di internet deve godere di requisiti minimi di scolarizzazione ed alfabetizzazione informatica ai quali comunque la maggior parte di essi riesce a supplire con un apprendimento legato a forme di "passaparola" e "suggerimenti", spesso derivanti da conoscenze dirette di "esperti" (o spesso presunti tali).

In definitiva si può dire che, sulla base di una tecnologia comune ed ugualmente disponibile, l’utente di internet, "business" o "consumer" che sia, è sensibile alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia, almeno mediamente scolarizzato, disponibile all’utilizzo di nuovi strumenti, sufficientemente curioso.

La curiosità, la vitalità e la diversità tipologica dell’utilizzatore di internet è alla base della diversità della rappresentazione delle informazioni e conseguentemente alla nascita e diffusione di differenti strumenti necessari al loro scambio.

che programmi usare

Per poter utilizzare la rete è indispensabile dotarsi di programmi che sappiano interagire con le diverse tipologie di informazione ed i corrispondenti protocolli. Infatti non esiste un solo modo di comunicare tramite la rete, ed in funzione del tipo di applicazione che si desidera sarà necessario "capire la lingua" di quella parte di internet dedicata a tale applicazione. I seguenti sono tutti protocolli utilizzati su internet:

HTTP Hyper Text Transfer Protocol
Trasferimento di ipertesti e di altri file nel WWW
FTP File Transfer Protocol
Copia di file binari o di testo
TELNEL
Controllo di computer a distanza
SMTP Simple Mail Transfer Protocol
Spedizione di messaggi di posta elettronica
POP3 Post Office Protocol version 3
Gestione delle caselle di posta elettronica
NNTP Network News Transfer Protocol
Trasferimento dì articoli dì newsgroup

In effetti, a dispetto del loro numero, quelli più usati sono l’HTTP, con il quale si effettua la "navigazione" sulla rete tramite il browser, ed i SMTP e POP3 che sono per così dire "integrati", in maniera trasparente per l’utente, all’interno dei programmi di posta elettronica. Questi ultimi poi, con l’evoluzione delle versioni nel tempo, riescono attualmente anche a gestire i trasferimenti di news, integrando, anche se in modo non esplicito, il protocollo NNTP.I restanti, FTP e TELNET, sono protocolli relativi ad un utilizzo più sofisticato di internet, per "addetti ai lavori", quando ci si trova di fronte alla necessità di "aggiornare" degli spazi internet o effettuare scambi di file con altri utenti. Sono comunque disponibili anche per questi protocolli dei programmi appositi ma, per quanto detto, qui descriveremo in breve unicamente il programma di posta ed il browser

il programma di posta elettronica

Un tale programma consente all’utente di collegarsi alla rete internet per inviare e riceve i messaggi di posta elettronica.

In questi programmi è indispensabile impostare preventivamente un cosiddetto account, cioè fornire al programma l’indirizzo di posta che ci è stato assegnato dal nostro provider e la corrispondente parola chiave d’accesso, più altri dati relativi al provider stesso che questo deve comunicare all’atto della fornitura dell’accesso. Con tale account è possibile chiedere al programma di formare il numero di telefono del provider e connettersi con il suo programma di gestione della posta, quindi inviare a tale programma i messaggi precedentemente preparati affinché questo provveda successivamente a trasmetterli al provider dei destinatari o scaricare i messaggi di posta elettronica che ci sono stati inviati e che sono stati conservati sui suoi computer. Ci si può quindi disconnettere dalla rete ed esaminare la posta ricevuta "fuori linea".

La struttura di un messaggio di posta elettronica è abbastanza semplice: è formato ovviamente dagli indirizzi di posta del mittente e del destinatario, opzionalmente dall’oggetto del messaggio, un breve testo con il quale i messaggi sono identificati nell’elenco, ed il corpo del messaggio vero e proprio. Originariamente questo era composto da solo testo, senza elementi grafici o abbellimenti di qualsiasi tipo, ma l’evoluzione e la diffusione della rete ha portato quella che era una semplice comunicazione generalmente tecnica a diventare uno strumento di lavoro, atto anche alla diffusione pubblicitaria, conducendo quindi anzitutto alla possibilità di allegare al messaggio un qualunque file, definito appunto allegato, poi alla possibilità di definire il corpo del messaggio secondo gli stessi formati con i quali sono realizzate le pagine web, cioè gli ipertesti, consentendo quindi formattazione particolare del testo, l’inclusione di immagini, animazioni e suoni, il collegamento verso pagine internet.

Con i personal computer che sono dotati dei sistemi operativi Windows della Microsoft viene normalmente fornito il programma Outlook (o Outlook Express), ma esistono altri programmi ugualmente utilizzabili, come Messenger della Netscape o Eudora.

il browser

Questo è un programma in grado di collegarsi alla rete internet tramite lo stesso numero di telefono utilizzato per la posta elettronica, e di trasferire comandi dell’utente verso la rete e ricevere, decodificare e visualizzare gli esiti di tali comandi. Questi comandi sono essenzialmente la richiesta di ricezione di una determinata pagina di ipertesto e l’invio di dati inseriti dall’utente in una pagina internet. La struttura di un tale programma è abbastanza semplice: sono ovviamente presenti uno spazio per la visualizzazione di quanto richiesto e uno spazio per l’inserimento del nome del dominio al quale ci si vuole connettere e della pagina da scaricare; oltre a questo sono presenti una serie di pulsanti che facilitano la navigazione" e servono per le impostazioni di visualizzazione e sicurezza.

Un browser è più che sufficiente per navigare sulla rete, ma può succedere di trovarsi di fronte a dati in formati che questo non sappia "riconoscere": in questo caso si può "istruirlo" affinché si serva di appositi programmi esterni per leggerli, oppure installare delle "espansioni" i plug-in - che ampliano le capacità del browser stesso. Questi programmi in genere non sono forniti insieme al browser, ma è necessario entrarne in possesso reperendoli normalmente sulla rete stessa. Senza tali espansioni il browser non è in grado di visualizzare alcunché, ma unicamente di "scaricare" i dati in quel particolare formato e salvarli sul disco.

Gli strumenti

le e-mail


Iniziamo questa breve carrellata di strumenti e conseguenti tipologie di comunicazione sulla rete dalle e-mail. Questo perché, oltre ad essere lo strumento base per altre forme di comunicazione, è anche il primo con il quale normalmente si ha a che fare quando ci si avvicina ad internet.

Infatti, la posta elettronica è il tool più utilizzato tra quelli che basano il loro funzionamento sulla rete. E’ stato valutato che circa il 95% degli utenti internet utilizzano e-mail per comunicare tra loro.

Come strumento in effetti è tra quelli che non contribuiscono direttamente ad arricchire il patrimonio del web, dal momento che le informazioni non sono messe a disposizione di tutti, ma realizzano piuttosto un collegamento da punto a punto trasferendo informazioni di interesse solo dei due estremi del collegamento, e queste rimangono confinate ai due utilizzatori coinvolti. Comunque, dal momento che per il suo funzionamento necessita della rete, in modo indiretto ne aumenta l’indispensabilità, e di conseguenza, l’importanza.

Di fatto corrisponde unicamente al trasporto verso un nuovo supporto tecnologico della posta tradizionale e rispetto quest’ultima presenta notevoli vantaggi, ma proprio per le sue caratteristiche introduce nuovi comportamenti che alterano in parte le abitudini degli utenti.

Tra i vantaggi di questo strumento sono da sottolineare l’economicità, dato che gli invii (e le ricezioni) avvengono utilizzando le tariffe di connessione alla rete e la rapidità di utilizzo, considerando che non è praticamente necessario compilare indirizzi di destinatario o mittente, non ci si deve dotare di buste e affrancatura e l’invio di un messaggio ad un indirizzario completo non è molto più oneroso di un invio semplice, la velocità di inoltro che, tranne malfunzionamenti, è generalmente da considerare tempo-reale.

Proprio questa rapidità, e l’essere di conseguenza una consuetudine, rende un messaggio di posta elettronica più "familiare" di una lettera tradizionale, e fa mancare una sorta di "sacralità" dell’azione dello scrivere; digitare poche parole su un computer non ha nulla a che vedere con un foglio bianco e una penna e l’impostazione conseguentemente più ponderata del messaggio autografo. Come conseguenza, spesso nella scrittura di email sono abbastanza ignorate le regole della sintassi se non dell’ortografia, o non si procede alla rilettura per la correzione del messaggio, cosa che probabilmente non avverrebbe se la comunicazione avvenisse tramite la tradizionale lettera. Questo probabilmente è anche conseguenza della mancanza di un contatto più vivo di chi legge con chi ha scritto, derivante dall’assenza del segno calligrafico, maggiormente identificativo e connotativo del soggetto. Questo è tanto più vero quanto più l’età dello scrivente è tale da averlo in precedenza abituato all’invio di messaggi di tipo SMS, nei quali oltretutto la lunghezza del messaggio è un parametro critico nella traduzione scritta del pensiero, che conduce alla contrazione o alla soppressione di parole o alla sostituzione di sillabe con segni particolari o all’uso di lettere alternative e all’abbandono di lettere accentate (es. "xche" al posto di "perché")

Caratteristica limitativa di tale strumento è che contrariamente a quanto avviene per la posta tradizionale, non esistono elenchi "ufficiali" di indirizzi di posta elettronica; per poter comunicare con qualcuno è perciò necessario conoscere in anticipo, direttamente o indirettamente, il suo indirizzo.

la mailing list

Immediatamente successivo alla email, in un ipotetico albero gerarchico di importanza, si potrebbero porre le mailing list. Questo perché la mailing list, o indirizzario, non rappresenta una innovazione tecnologica nel trattamento dell’informazione, quanto piuttosto un modo di utilizzare appunto le email per diffondere informazioni.

La mailing list, a volte definita anche newsletter, non è altro che un elenco di indirizzi di posta elettronica e un programma che a scadenza o su richiesta del gestore della mailing provvede ad inoltrare a tutti i proprietari di tali indirizzi lo stesso messaggio.

Le mailing hanno un carattere ed un contenuto informativo settoriale o comunque tipologicamente ben definito, nel senso che le informazioni inviate all’utente afferiscono ad un argomento ben preciso anche se non necessariamente culturalmente "elevato".

Nel parziale elenco riportato infatti, vicino a mailing su informazioni finanziarie o editoriali, compaiono anche (se non soprattutto) mailing di "intrattenimento".

Ovviamente la mailing rappresenta un meccanismo unidirezionale di trasferimento di informazioni, nel quale la decisione su cosa e quanto debba essere comunicato è totalmente discrezionale e di competenza del proprietario della mailing stessa. D’altro canto il contenuto informativo e la profondità delle notizie trattate cambia notevolmente a seconda che la mailing sia stata scelta dall’utente, ad esempio collegandosi ad un sito che ne gestisca diverse e scegliendo le più interessanti, o imposta" all’utente da qualcuno che per motivi quasi sempre pubblicitari ha inserito l’indirizzo nel proprio elenco prelevandolo da altri indirizzari o deducendolo da precedenti messaggi di posta elettronica. Nel primo caso infatti, trattandosi di un interesse manifestato dall’utente riguardo un determinato argomento, sarà interesse del gestore reperire e comunicare informazioni significative ed aggiornate, mentre nel secondo caso, trattandosi di messaggi pubblicitari il contenuto non potrà che essere riferito all’oggetto della promozione, e difficilmente conterrà informazioni su argomenti generali. Questo aspetto delle mailing ha dato luogo al concetto di spam. Lo spam sono tutti i messaggi di posta che, in maniera indesiderata e non richiesta, affollano il nostro archivio. In Italia la legge 675 del 31/12/96 e negli USA il Senate Bill 1618, title 3, section 301, hanno definito lo spam: tutti i messaggi di posta elettronica inviati per scopi pubblicitari che non siano richiesti a persone il cui indirizzo dì posta è stato prelevato in rete o da altre email che l’hanno reso pubblico, devono riportare un indirizzo di posta al quale è possibile scrivere per richiedere la cancellazione dall’indirizzario. Se questo indirizzo per la cancellazione non è reperibile all’interno del messaggio, ci si trova di fronte ad uno spam. Non è che si possa fare molto contro questo fenomeno, essendo denunce e querele onerose e oltretutto difficili da indirizzare avendo a che fare unicamente con l’indirizzo di posta del mittente; se non si è veramente "invasi" da spam, tutto si riduce a cancellare qualche messaggio di posta dall’archivio, altrimenti si può prendere in seria considerazione l’ipotesi di cambiare indirizzo di posta.

Le mailing fanno nascere un problema, successivamente esploso con i siti "editoriali" ed i newsgroup che tratteremo successivamente, molto dibattuto sulla rete, sia per se stesso sia per il tentativo di regolamentazione cui è stato sottoposto: quello dell’affidabilità delle notizie e della conseguente responsabilità di chi le diffonde. Ancora una volta si deve sottolineare il fatto che questo problema nasce dall’estrema diffusione della rete e dalla varietà assoluta dei suoi "partecipanti"; esistono delle mailing (e poi dei siti editoriali e dei newsgroup) con decine di migliaia di iscritti, quindi con un bacino di utenza comparabile con la tiratura di giornali di diffusione medio-alta. Una testata giornalistica ha però una visibilità ed una tracciabilità quasi totale (anche per via degli adempimenti di legge che ne prevederebbero la consegna di una copia di ogni numero all’autorità) mentre un invio di notizie ad un account di posta o la comparsa, magari per un periodo di tempo limitato, di messaggi sulle bacheche virtuali è di difficile raggiungibilità. Così, mentre da una parte si schierano i fautori della regolamentazione dell’informazione sulla rete, che equivale alla regolamentazione tout-court della rete stessa, dall’altra si reagisce con veemenza a quello che viene considerato un attacco alla democrazia della rete, concetto che è stato alla base della sua creazione e che ne ha in effetti promosso la diffusione. In Italia l’attuale normativa prevede la registrazione presso il tribunale, alla stregua di ogni altra pubblicazione cartacea, di ogni strumento per la diffusione di notizie sulla rete, rendendo di fatto "illegali" moltissime mailing, newsgroup e siti. Non per questo tali attività sono di fatto cessate, anzi proprio con questi strumenti si mantiene sempre viva la discussione sul controllo della rete evidenziando di fatto l’inapplicabilità di tali tentativi di regolamentazione. E’ anche vero che la natura stessa della rete, globale per definizione, male si presta ad una regolamentazione che non sia a sua volta globale: quando in pochi minuti e disponendo di una carta di credito è possibile che un cittadino francese diventi proprietario di un dominio fornito dall’autorità del Turkmnenistan (per via dell’estensione "TM" questo paese è molto ambito dalle società commerciali anglosassoni che vogliono così suggerire l’idea di un prodotto "Trade Mark") sul quale pubblichi un notiziario in lingua inglese, alla normativa dì quale di questi paesi dovrebbe sottostare? Questo problema è poi diventato intollerabile quando l’industria della musica e del software si è resa conto di quanto prodotto "illecito" circolasse sulla rete, dal più famoso Napster con decine di migliaia di brani musicali scaricabili gratuitamente ai più sconosciuti siti di software gratuito "copiato" illegalmente. Questo ha portato alla chiusura dì numerosi siti negli Stati Uniti, ed ha inferto un grave colpo al concetto di totale liberalità delle attività su internet. La discussione su cosa e quanto debba essere possibile far circolare in rete senza controllo non sembra una questione destinata ad esaurirsi in breve tempo, combattuta da una parte da chi continuamente acquista spazio sulla rete e contribuisce, anche involontariamente, alla crescita informativa e le istituzioni che, a torto o a ragione, sotto la spinta contingente di esigenze spesso solo di consenso elettorale, oscillano tra posizioni progressiste e conservatrici.

Trattandosi di semplici messaggi di posta, per ottenere le notizie della mailing si utilizza il programma già menzionato di posta elettronica. Dopo la ricezione di tutti i messaggi destinati al nostro account, nell’elenco troveremo anche i messaggi inviati dalle mailing (desiderati e non)

il newsgroup

I newsgroup, detti anche forum, bacheche o gruppi di discussione, rappresentano una prima vera forma di interattività sul web. Per dovere di precisione, i newsgroup, detti anche ng per quello spirito di brevità come detto molto sentito in internet, sono residenti su quella parte di internet denominata Usenet. Non che questo faccia molta differenza per l’utente, il quale comunque accede a tali gruppi mediante gli stessi programmi che normalmente utilizza per la rete: il browser o il mailer.

I newsgroup possono essere immaginati come delle bacheche virtuali dove ognuno può inserire dei messaggi accessibili a tutta la comunità. Queste bacheche possono essere rigorosamente settoriali, dedicate ad argomenti ben specifici, ma alcune sono anche più generali, ed accolgono uno scambio di opinioni su qualsiasi cosa generi interesse nel gruppo. In effetti sono un "posto" dove le persone si incontrano per il tramite dei loro messaggi; il "posto" è ovviamente virtuale perché nessuno si sposta da casa e dietro tutto il gruppo esiste solamente un computer che memorizza i messaggi ed un programma che provvede ad inviarli a chi ne faccia richiesta, e le persone si incontrano unicamente perché possono leggere tutto quello che dicono gli altri, ma costituisce comunque la prima forma di aggregazione di personalità anche molto diverse tra loro. Per partecipare alla discussione è quasi sempre indispensabile iscriversi, fornendo il proprio indirizzo email e, opzionalmente, identificandosi tramite un nickname, un soprannome, con il quale i messaggi saranno contrassegnati. Questo garantisce, teoricamente, l’anonimato, con le conseguenze sul comportamento che non è difficile ipotizzare. E’ anche possibile unicamente lurkare, cioè leggere i messaggi del newsgroup senza partecipare alla discussione. Questo può accadere più facilmente negli ng molto settoriali, a carattere tecnico, nei quali si possono confrontare tecniche di risoluzione di particolari problemi o ottenere spunti per migliorare o variare le proprie attività, più difficilmente negli ng generici, nei quali forse non è di estremo interesse conoscere l’opinione di un utente senza partecipare. alla discussione.

La struttura di un newsgroup è gerarchica, sia che tale gerarchia sia evidenziata - per l’uso di un programma che organizza e cataloga i messaggi in tal modo - sia che i messaggi siano memorizzati "uno dietro l’altro", dato che in ogni messaggio di risposta o di commento l’autore del posting fa sempre riferimento al messaggio che ha stimolato la risposta. Con i programmi che gestiscono anche visivamente la gerarchia, l’utilizzo del gruppo avviene tramite la connessione con il browser al sito stesso, e il post dei messaggi avviene direttamente nel sito, selezionando il messaggio al quale si vuole rispondere ed inserendo direttamente tramite browser il testo che si desidera, oppure richiedendo l’inserimento di un nuovo messaggio e digitandolo secondo le stesse modalità. Nel caso di un nuovo messaggio, si dice che è stata data vita ad un nuovo thread di discussione, cioè ad un nuovo ramo dell’oggetto del forum, perché la comunicazione, non facendo riferimento a quanto detto da altri, vuole essere l’avvio di un nuovo dibattito. Nel caso invece si desideri rispondere a qualcuno, o comunicare una opinione riguardo un argomento già in discussione, un tale messaggio andrà ad anni darsi , anche graficamente, nel ramo di discussione già aperto, approfondendo il thread. Questo giustifica quanto si diceva sopra riguardo l’interesse dell’argomento proposto alla discussione nel gruppo: il messaggio lasciato da un utente, letto dalla comunità, può dar luogo alle stesse forme di comportamento riscontrabili nella società "non virtuale". Il messaggio può essere ignorato, così che nessuno posterà un messaggio al disotto di quest’ultimo, in risposta a quanto proposto. L’utente viene così di fatto emarginato dalla comunità. Oppure il messaggio può scatenare una ridda di risposte su risposte, con toni che si fanno via via più caldi, arrivando non raramente alle ingiurie. Si scatenano quelli che in gergo vengono chiamati flame, scontri furiosi a colpi di messaggi di testo. Nei gruppi con moderatore, spesso è quest’ultimo che provvede a non immettere nella bacheca i messaggi considerati sconvenienti, mentre in quelli senza moderatore è spesso la comunità stessa che cerca di contenere lo scontro invitando i partecipanti alla moderazione, fino ad arrivare ad ignorare quel thread, cioè le persone che vi partecipano, che quindi rimangono isolate ad insultarsi tra loro.

Trattandosi di relazioni interpersonali, ed essendo tutt’altro che remota l’eventualità di scatenare un flame, aiutati in questo dall’anonimato, si sente l’esigenza di regolamentare i comportamenti. Nasce così la netiquette, cioè l’etichetta della rete. La netiquette è un insieme di regole di comportamento che gli utenti di internet (e quindi anche di Usenet) hanno il dovere morale di seguire. Alcune regole appaiono ovvie perché sono le stesse che valgono nella normale vita di relazione (non si deve insultare, gridare - cioè scrivere in maiuscolo, ecc.), altre invece appaiono meno ovvie ma sono ugualmente importanti al fine di rispettare gli altri. Ad esempio, non è raro incontrare messaggi di posta elettronica - e quindi anche messaggi postati sul gruppo - in formato HTML (Hyper Text Markup Language -cioè il formato degli ipertesti internet, quello che consente di inserire immagini, formattare il testo, ecc.) invece che in formato puro testo, e questo, a meno che non ci siano giustificati motivi, è considerato segno di "cattiva educazione". In effetti tutte le formattazioni dell’HTML ingigantiscono almeno di un fattore tre le dimensioni di un post, e questo risulta in una inutile occupazione di spazio sul server e in un maggior tempo di ricezione del messaggio. Agli inizi, quando Usenet era frequentata quasi esclusivamente da addetti ai lavori ed occorreva un certo bagaglio "culturale" per accedervi, la netiquette non era un’esigenza molto sentita, appariva scontata ed in un certo qual modo era "naturale" comportarsi bene. Ad esempio per scrivere in HTML, che come abbiamo detto occupa il triplo dello spazio, occorreva scrivere anche le istruzioni delle formattazioni a mano e se questo non era strettamente necessario nessuno avrebbe mai pensato di farlo. Oggi, invece, con i moderni programmi di posta elettronica realizzare un messaggio in HTML è molto semplice, e questa semplicità porta a non considerare che, anche se involontariamente, si procura un danno a tutti gli altri utenti.

Per avere un’idea della netiquette, ci sono le 10 "Core Rules" di Virginia Shea:

1. Ricorda le norme di convivenza sociale
2. Utilizza in rete gli stessi schemi di comportamento che useresti in un incontro reale
3. Renditi conto di essere nel cyberspazio
4. Rispetta i tempi e gli spazi delle altre persone
5. Sii gradevole in rete
6. Condividi le tue conoscenze
7. Aiuta a mantenere i flame sotto controllo
8. Rispetta la privacy delle altre persone
9. Non abusare del tuo potere
10. Sii indulgente con gli errori altrui

Come si vede si tratta di regole abbastanza generiche e si potrebbe pensare scontate; non bisogna mai dimenticare, però, l’elevato numero di utenti che si incontrano nella navigazione ed il loro bagaglio culturale.

Una limitazione degli ng è la mancanza del tempo-reale; i post di solito non vengono letti immediatamente ma vengono memorizzati sui server. Gli altri utenti vedranno questo post se e quando avranno voglia di andarlo a leggere. Se avranno voglia poi di rispondere probabilmente lo faranno con tutto comodo, preparando un messaggio di risposta ed inviandolo probabilmente alla connessione successiva. I tempi per lo sviluppo di una discussione o anche solo per un evento semplice di domanda-risposta sono così abbastanza dilatati. Questo però può rappresentare un vantaggio: le richieste possono essere maggiormente ponderate ed espresse con maggiore chiarezza cosi come le risposte, per le quali, se il thread è veramente di interesse, ci si può documentare e approfondire l’argomento.

il Web log - blog

Questo è un nuovo strumento, per molti versi simile ai Forum (ma per altri diversissimo), che si sta diffondendo in questi ultimi tempi. La parola, spesso utilizzata con la forma sintetica blog, identifica dei programmi (e dunque, per estensione, siti e servizi) che permettono di pubblicare in tempo reale notizie, informazioni o storie di ogni genere. Ciò che rende questi strumenti simili ai Forum è il fatto che le notizie possono ospitare dei commenti e dare vita così a veri e propri thread di discussione. I testi possono essere pubblicati sia solo dal moderatore o proprietario del blog, sia anche dagli utenti che partecipano alla sua comunità. Nel secondo caso il testo deve essere generalmente approvato dal moderatore per la pubblicazione. A differenza della struttura normale per i Forum, dove il posizionamento dei messaggi è in dipendenza delle risposte, ogni testo pubblicato finisce in testa all’elenco e vi rimane fino a quando non ne viene pubblicato uno nuovo, rispettando cioè la successione cronologica dell'evento.

Il fenomeno dei blog ha iniziato a prendere piede intorno al 1997 nel web statunitense e solo nell’ultimo anno sono nati servizi simili in lingua italiana. Il principale utilizzo di questi strumenti si è subito diviso in due diversi settori: il diario personale e le notizie.

Nel primo caso il blog viene utilizzato per mettere online storie personali, eventi di cui si è stati testimoni, racconti estrapolati dalla propria esperienza. La cadenza giornaliera degli aggiornamenti riproduce quasi naturalmente il ritmo di un diario personale e il valore degli scritti pubblicati è naturalmente dipendente dal valore intrinseco delle storie. Un blog di questo genere è quello che è possibile visualizzare sul sito di Doc Searls, doc.weblogs.com, giornalista tecnologico statunitense, che aggiorna di frequente il suo diario presentando gli incontri avuti con personalità del mondo tecnologico, raccontando i problemi del suo sistema operativo, ecc.

Attorno a questa struttura generica si sono poi moltiplicati gli usi: un blog può essere utilizzato per scrivere delle vere e proprie narrazioni, può essere utilizzato per esprimere pensieri su eventi ed anche per promuovere nuove strategie di "comunicazione". In questo caso va segnalato anche il "24 hours of blogging", www.frykitty.com/24intro.html: il moderatore del blog in questione ha passato 24 ore di fila ad aggiornare il proprio blog inviando circa 4 messaggi l’ora per le intere 24 ore (96 messaggi in totale). Questo tipo di esperienza non è rimasta senza emuli: su www.freakytrigger.co.uk/semiotics.htm esiste chi ha pensato di aggiornare il proprio blog ininterrottamente per 24 ore avendo premura di monitorare, con estremo senso critico, l’intera attività del canale televisivo MTV (il titolo dell’evento era "The pornography of semiotics: 24 hours in the life of MTV")

Accanto al blog come diario personale e pubblico allo stesso tempo esiste un’altra forma che ha preso piede: quella del blog come collettore di notizie raccolte in giro per il mondo (reale o virtuale) al fine di renderle oggetto di discussione. Il sito che rende evidente questa idea è SlashDot, www.slashdot.org, creato nel 1997 da Rob Malda quasi per gioco. Su Slashdot, il cui taglio editoriale è orientato alle discussioni sul mondo del software, vengono pubblicate con regolarità notizie su moltissimi argomenti suddivisi per temi. Le notizie possono essere pubblicate da chiunque ma devono preventivamente passare attraverso l’approvazione del team editoriale. Ogni notizia può essere commentata da chiunque dando vita a lunghissimi thread di discussione aventi per tema principale la notizia stessa. Generalmente, sia su SlashDot sia su altri blog, le notizie sono di seconda mano, ossia vengono riportati link a notizie raccolte dalle fonti più disparate, sulle quali è inutile ricordare quanto pesi la discussione sulla regolamentazione dell’informazione in rete.

Tra questi due estremi di blog vi sono moltissime altri utilizzi che hanno come unico denominatore comune quello di mettere "in piazza" eventi: si va dal blog come aggregatore di comunità (lo stesso Slashdot citato, oppure i blog utilizzati per sincronizzare il lavoro di un team virtuale) al blog come estremo limite del solipsismo: i diari personali in cui vengono narrati gli avvenimenti della vita dell’utente e le curiosità più disparate, manifestazione che sul web è connotata più o meno correttamente, insieme ad altre forme, come sindrome da onnipotenza.

la chat

Le chat sono la forma estrema di interazione tra utenti sulla rete in tempo reale. Possono essere pensate come "stanze virtuali" - ed in effetti il concetto di "stanza", o canale, è tecnicamente presente su questi siti - nelle quali gli utenti entrano per chiacchierare con gli altri convenuti.

Tecnicamente si basa sul protocollo IRC (Internet Relay Chat) scritto da Arkko Oikarinen in 1988, e per la sua frequentazione prevede l’utilizzo di un programma apposito - uno dei più usati è mIRQ - anche se esistono molti siti le cui chat sono visitabili tramite il classico browser.

Esistono molti computer, gli IRQ Server, dedicati a questo tipo di servizio e connessi tra loro a formare centinaia di vere e proprie reti IRC; tra le maggiori si possono citare EFnet (Eris Free net), IRCnet, Undernet e Dalnet che contano normalmente fino a 40.000 utenti contemporanei.

E’ proprio ad uno di essi che ci si deve collegare per avere accesso ad una chat. All’atto del collegamento si deve fornire il Fullname, il nome completo dell’utente, l’indirizzo di email e ancora una volta il Nickname, cioè il soprannome con il quale sono individuabili tutti gli utenti della chat. Normalmente, il Fullname e l’email sono a loro volta fittizi, questo per garantire il totale anonimato - anche se l’indirizzo internet dell’utente collegato è comunque rintracciabile e per evitare i fastidiosi problemi di spamming. Opzionalmente è previsto l’inserimento di un profilo, un breve testo che dovrebbe connotare l’utente, visualizzabile a richiesta da ogni altro.

All’atto della connessione ad un IRQ Server si rendono disponibili diverse "stanze", cioè diversi punti di accumulazione tematici, ed ogni stanza rappresenta di fatto un elenco di utenti a cui il programma di gestione invia contemporaneamente lo stesso messaggio. Scelto un canale si chiede al sistema di entrare in comunicazione ed inizia così la sessione di chat.

Questa è tutt’altro che elementare; anzitutto nell’uso dell’ambiente, condizionato da un protocollo IRC che prevede numerosi comandi e impostazioni da fornire al sistema, poi a causa della visualizzazione dell’elenco dei messaggi che, se il canale è frequentato, si accavallano riferendosi a diversi temi di discussione contemporaneamente in atto. Inoltre, trattandosi di una "riunione" anche se virtuale - di persone che sono già in fase di discussione è necessario adottare dei comportamenti che siano "educati", ma contemporaneamente interessanti. Un neofita, newbie, viene normalmente aiutato sia con suggerimenti riguardo l’uso del programma sia usando benevolenza nei confronti di "errori di comportamento"; al contrario, un esperto deve dimostrare in qualche modo di essere interessante e stimolare il coinvolgimento.

Com'e' ovvio che sia - dal momento che si tratta di attivare e mantenere rapporti tra esseri umani (la riunione è "virtuale", ma i partecipanti sono comunque reali) - aiutati dall’anonimato, nella partecipazione ad una chat, viene coinvolta tutta una serie di esigenze personali: sicuramente la necessità di relazionarsi con gli altri, ma anche il bisogno di autodeterminazione, il desiderio di vivere delle vite alternative quasi sempre celanti fallimenti. In generale la partecipazione ad un roleplay, un gioco di simulazione che spesso tende a confondersi con la realtà.

La trascrizione allegata esprime meglio di qualsiasi discussione quello cui ci si può trovare di fronte entrando in una chat.

E’ anche da notare, tuttavia, che l’anonimato può avere anche risvolti positivi: sono infatti sorte da poco tempo molte chat, ospitate su siti a finalità psicoterapeutiche, nelle quali chi soffre per disagi psichici può superare l’imbarazzo del "face-to-face" ed affrontare la propria malattia con il sostegno di un medico o di uno psicologo virtuale".


BIBLIOGRAFIA essenziale

1. Marco D’Auria, Dizionario Internet, Editori Riuniti
2. Andrea Aparo, Il libro delle reti, Adn Kronos
3. Giuseppe Salza, Che cosa ci faccio in Internet. Viaggio nel mondo delle reti. Il manifesto della NexT Generation, Theoria
4. Mirtha Paula Mazzocchi, Luca Tognoli, Rispieghiamo Internet per chi era assente, Castelvecchi
5. Paolo Attivissimo, Internet per tutti, Apogeo
6. Franco Canini, Chip & Salsa. Storie e culture del mondo digitale, ManifestoLibri
7. Angelo Gallippi, Internet parola per parola, Tecniche nuove


Trascrizione di una conversazione su una chat prelevata dal sito space.tin.it/spettacolo/totognon/universita/trascrizione.htm

I nomi indicati tra "< >" sono i nickname degli utenti.

Il canale di conversazione è #camallo

L’utente <slatko> è appena entrato nella chat.


<slatko> ciao!
<slatko> ciao! come va?

"slatko" cerca di inserirsi in una conversazione

<Tacco> come sta milo?

"Tacco" continua una conversazione precedente

<slatko> tacco...,
<slatko> conoscete caronte?

"slatko" cerca un argomento che meriti una risposta

***opus (Opus@ppp-pavial4-248. iol it) has joined #camallo

messaggio del programma che segnala l’ingresso di un nuovo utente con nickname <opus>

<opus> hi all
<slatko> hi dear

"slatko" risponde in maniera "allineata" a "opus" per creare interesse

<Tacco> certo che si, caronte è dei nostri

"Tacco" finalmente risponde dimostrando interesse per un appartenente al "gruppo"

<slatko> viene ancora spesso qui?

"slatko" stimola ancora di più il senso di appartenenza

<Tacco> si è rotto un po’ le palle, per le guerre che qualcuno sta facendo
***apb (‘-Unix~pppO6-gw1 .primiero.nettuno.it) has joined #Camallo

altro utente connesso

<Tacco> tu chi sei?
<apb> huffffff
***minox sets mode: +o apb
***KingAway sets mode: +o apb

gli utenti "minox" e "KingAway" hanno dato a "apb" la qualifica di "oper", fornendogli i privilegi di gestione della chat

<apb> merzì:P

e "apb" ringrazia

<slatko> sono un suo "amico", l’ho conociuto su icq
<Tacco> che significano le virgolette?
<slatko> che in realta’ io non chatto quasi mai...
<Tacco> continua...
<slatko> pero’ mi ha introdotto lui nelle chat presentandomi anche altri amici!
<slatko> adesso ci incontriamo saltuariamente in icq
<slatko> spesso mi diceva che su @camallo c’era un bel giro ed allora..
<slatko> sono venuto a fare un salto
<slatko> ho fatto male?

"slatko" spezza la frase per aumentare la leggibilìtà. Data la velocità di scrittura l’errore "conociuto" rimane tale. La scrittura "@camallo" (riferita al canale) è errata, il canale si denota con "#"

<Tacco> eccoti qua
<slatko> in che senso?
<Tacco> hai visto il "bel giro"? tutti morti di sonno
<slatko> vedo, ma, chissa' forse e’ un po’ tardi!
<Tacco> #camallo, non @camallo

"Tacco" scrive solo ora riguardo l’errore del messaggio precedente e puntualizza essendo evidentemente un frequentatore

<slatko> non capisco
<Tacco> no no.. qui si svegliano dopo l’una
<slatko> aaaah!
<slatko> bon, allora aspetto,
<slatko> magari viene anche don ambrogio, lo conosci?
<Tacco> c’è una ragazza, poi, assatanata di sesso...
<slatko> nick?
<Tacco> lassa PERDE I PRETI.. PENSA ALLE ASSATANATE...
<Tacco> nick della fanciulla?

"Tacco" risponde ora al messaggio precedente (don ambrogio) e consecutivamente alla richiesta del nick; l’uso delle maiuscole sta a significare un messaggio detto a "voce alta"

<slatko> si!
<italotin> quale fanciulla
<slatko> ? assatanata
<Tacco> l'assatanata di sesso..
<slatko> dai che forse la conosco, ricordi il nick?
<Tacco> senti, slazzo, non lo dire a nessuno.., il suo nick è...
<Tacco> è....
<italotin> etciù
<Tacco> ______________________ apb _______________________
<opus> bai bai
***opus (Opus@ppp-pavial4-248.ioì.it) has left #camallo (opus)

l’utente "opus" lascia la chat; non ha mai partecipato alla discussione

<KingAway> Tacco

"Tacco" non si è comportato bene "sparlando" di un utente ed indicandone il nickname. "KingAway" glielo fa notare

***KingAway is now known as -King

"KingAway" cambia il suo nickname

<italotin> salve sono il parroco
<Tacco> mi dica, siòr
<-King-> vedi di smettrla di sparare cazzate Ok?
<Tacco> e la perpetua
<italotin> si dice el me diga siòr

"KingAway" continua a rimproverare "Tacco" mentre quest’ultimo continua la sua conversazione con "italotin"

<apb> azz ho letto ora
<apb> tacco azzo stai a di???

"apb" si è accorto di quello che è successo

<italotin> ti è arrivata posta?
*** Tacco was kicked by apb (modera i termini porko! Custom Kick_4 1 ~ 4 1 _-King- ®
*** Tacco (—Pulsar@a-to24-47.tin.it) has joined #Camallo

"apb" in qualità di "op" (vedi sopra) allontana momentaneamente dalla chat "Tacco" che rientra e cerca di spiegarsi. Nei messaggi successivi si nota l’accavallamento tra la discussione di "Tacco" e "italotin" che discutono della posta, di "minox" e "italotin" che discutono di foto e di "apb" che è ancora contrariato per quello che è successo

<Tacco> ma, forse non avete capito
***italotin sets mode: +o Tacco
<Tacco> Tnx italotin:)
<Tacco> italo, che posta?
<apb> allora spiegati... e sii convincente
<Tacco> ma daiiiiiiiiii
<italotin> azz ho letto ora
<italotin>
<Tacco> italo, che posta?
<apb> maddai un kavolo!
<minox> italo la fotoooooooooooooooooooo
<italotin> minox cacchi non la trovo più
<italotin> di tre ne ho una sola ma LRI non c’è
<minox> lo sapevo
<minox> bugiardo
<slatko> qui non si vede caronte

"slatko" era stato accantonato nella discussione

<italotin> metti gli occhiali
<italotin> ma devi mettere quelli da sole
<slatko> sei splendente!
<slatko>?
<slatko> beh, nessuno mi parla piu’?
***Tacco has quit IRC (Ping timeout)

"Tacco" è uscito per problemi di connessione.

<minox> se ti consola non ti ho mai parlato
<slatko> GRAZIE!
<mmcx> dovere

la discussione prosegue con "minox" scontroso, forse alterato dal problema delle foto


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