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UN FILM SUL LETTINO
Un cuore in inverno




UN CUORE IN INVERNO
Un coeur en hiver
di Claude Sautet

Renato de Polo

Riassunto:
Il film descrive la singolare attrazione amorosa tra un liutaio, Stèphane, e una violinista di successo, Camille.
Singolare perché è tanto intensa quanto di impossibile realizzazione, sebbene non appaiano motivazioni esteriori che possano impedirla.
Camille è legata a Maxime, amico ed anche socio di Stèphane ma, quando si accende la passione per quest’ultimo, lascia il primo.
Nulla sembra impedire che l’amore reciproco si realizzi, dato che l’attrazione tra i due è evidente, sebbene in Stèphane si esprima esclusivamente attraverso la vista, intensamente rivolta verso l’amata, e la dedizione al suo violino, mentre in Camille è del tutto manifesta e piena di desiderio di contatto.
Stèphane continuerà ad essere sfuggente sino a quando Camille si deciderà a lasciarlo dopo una scena dove l’amico Maxime lo punirà colpendolo fisicamente e facendosi così paladino dell’orgoglio ferito della donna.
Successivamente Stèphane cercherà di riparare gli effetti del suo comportamento rifiutante verso di lei, ma la donna, ormai tornata con Maxime, lo ripagherà della stessa freddezza ricevuta.


Il tema del film sembra facilmente identificabile. Si tratta di una persona, Stéphane, un liutaio, che non è in grado di vivere i suoi sentimenti nel rapporto in primo luogo con la donna, ma anche con gli uomini a lui legati. Quando le passioni nascono e si accendono nella relazione con lui, si ritira e rimane indifferente o addirittura freddo.
é un “cuore in inverno”. Il film descrive la sua incapacità di coinvolgimento affettivo cogliendo alcuni momenti indicativi del suo difetto di personalità.
L’amico Maxime gli parla del suo innamoramento per Camille, una violinista di successo, e ciò provoca un accenno di ritiro: si distrae. “Non mi ascolti” gli dice Maxime. Camille lo cerca ed egli si ritrae; la donna insiste, cerca in tutti i modi di sedurlo e di coinvolgerlo affettivamente ed egli rimane imperturbabile e, con estrema compostezza, come se venisse interrogato sul nome di una via o di un luogo, conclude: io non ti amo.
Eppure tutto sembrava, nel suo comportamento precedente, alludere ad una sua attrazione profonda per Camille. Quando la donna suonava sembrava che gli occhi di Stéphane vibrassero della stessa armonia che proveniva dal suono della musicista che, col suo violino, esprimeva la voce del suo amore. Sembrava che solo il legame tra Camille e l’amico Maxime potesse essere l’ostacolo ad un incontro ormai annunciato tra lei e Stéphane. E Camille lascia allora Maxime e sceglie il bel tenebroso, pensando così di aprire le porte alla reciproca passione. Nulla invece di tutto questo. Contro ogni logica l’uomo rimane imperturbabile, non solo di fronte alla passione amorosa, ma anche alla violenza dell’amico, che intendeva vendicare la donna. Un prodigioso autocontrollo, senza scalfitture, perfetto e sovrumano, come la sua capacità di riparare gli amati violini. Sovrumana è la sua imperturbabilità anche nell’accondiscendere al desiderio di morire del suo amato maestro. Sembra nell’atto finale un collaudato esperto di eutanasia. La scena in cui provoca la morte del maestro con gesti misurati e decisi, senza un sussulto è emblematica del suo problema di personalità: egli uccide per non far soffrire chi ama. Ma nella scena si sintetizza anche il tema attorno a cui ruota il suo mondo interiore: deve far morire gli affetti per non soffrire. In altri termini: la morte affettiva spegne anche il dolore che nasce nel rapporto con chi si ama. Da questo punto di vista Stéphane è simbolo chiaro di un’organizzazione di personalità che isola o al limite elimina gli affetti perché teme il possibile dolore ad essi associato. Il maestro che egli uccide è l’unica persona che ha veramente amato.
Nella clinica psicoanalitica è un tema che ricorre frequentemente e che non sorprende né come fenomeno né come dinamica profonda: molte persone possono sviluppare una capacità razionale e operativa dotata di grande pregio e pur tuttavia essere molto spaventati quando si sviluppa una qualsiasi relazione emotiva profonda nel rapporto personale; gli affetti vengono allora isolati e rinchiusi in un mondo pressoché impenetrabile, così che una persona può vivere senza però vivere veramente la propria vita con la densità dei propri affetti. Verrebbe da domandarsi: perché avviene così?
A proposito di Stéphane il regista sembra dare una traccia di risposta, così psicoanaliticamente significativa, da far sorgere l’interrogativo se tale traccia sia stata fornita intenzionalmente, o sia stata indicata preconsciamente, senza avvertirne del tutto l’importanza.
Mi riferisco ad una sequenza narrativa: quando Stéphane rifiuta sorprendentemente l’amore di Camille, la scena termina e cambia. Ci si ritrova con Stéphane che si dirige verso la casa del maestro e della donna che lo accudisce. Qui assiste non visto ad una scena altamente sgradevole. La donna cerca di convincere il vecchio ad accettare le cure per i suoi malanni, ma egli, come un bambino ossessionato dalle cure materne, la scaccia in maniera altamente offensiva ed umiliante. La scena è sgradevole da diversi punti di vista: la donna viene umiliata in quanto vuole curare, ma anche lei è eccessivamente soffocante e irritante.
Stéphane assiste alla scena come un bambino che guarda dal buco della serratura ciò che avviene nella stanza dei genitori. Ed è una scena dove il “padre” lotta per non essere infantilizzato da una “madre” che lo tratta come un bambino e ciò accentua i suoi comportamenti infantili di protesta capricciosa. Una coppia proprio ben realizzata! Se noi poniamo questa scena come lo sfondo della problematica che Stéphane vive nel rapporto con le donne, possiamo trarre illuminazioni significative riguardanti il suo comportamento. Proviamo a pensare che egli veda in questa scena sia la sua origine che il suo destino. “Se mi affido ad una donna andrò a finire così: diventerò un bambino incapace di crescere, anzi diventerò sempre più piccolo, rabbioso ed impotente. Meglio quindi non affidarsi per evitare questo infausto destino, che marchia per di più la mia origine”. Se il maestro è finito così, quale destino diverso potrà avere il suo allievo? L’immagine della scena primaria, che vive nell’inconscio individuale, quando assume aspetti così profondamente spiacevoli, può causare l’evitamento delle possibilità di sviluppo affettivo nel rapporto con l’altro sesso, quando tale rapporto è troppo associato ad essa. Camille si propone a Stéphane come un farmaco curativo dei suoi affetti bloccati, lo vuol curare col suo amore, ma egli teme di ridursi come un bambino soffocato e castrato dalle cure materne.
Sebbene questa traccia esplicativa possa dare una buona illuminazione, richiede però una visione più ampia.
Continuerò dicendo che la freddezza affettiva non riguarda solo Stéphane, ma anche gli altri personaggi significativi: Maxime, Régine l’agente assistente di Camille, e paradossalmente anche Camille stessa. Soffermiamoci su quest’ultima. Di chi è innamorata? Del suo violino e della musica senz’altro. Il violino può anche non funzionare secondo i suoi desideri. Ma allora lo ripara e lo riprende. Quando invece Stéphane tenta una riparazione (“mi sono accorto di aver dentro di me qualcosa di distruttivo”) la sua risposta è: “ormai mi sono svuotata”. Voleva conquistarlo, non ce l’ha fatta, l’amore si è mutato in freddezza. Fredda era prima, si è accesa, fredda è tornata ad essere. é ritornata insieme a Maxime, uomo dal sorriso stereotipato e senza passioni. Chi ha amato? Vien da pensare: ha amato Stéphane, che le ha riparato il violino. Il violino è il suo vero ed unico amore. Ama chi le ha ridato il suo strumento che era un po’ deteriorato. Se lo strumento è perfetto, anche il suono che produce con le sue mani è perfetto, e l’amore del pubblico è garantito. Stéphane le ha dato la possibilità di esprimere un suono perfetto, ma ha commesso un errore: non è risuonato come il suo violino.
Stéphane, violino di Camille ha steccato: doveva suonare musica d’amore e invece le ha restituito un suono sbagliato. Perciò dev’essere fracassato, per mano sua o di Maxime, il suo accompagnatore.
Camille si accende di passione, ma non tollera che la risposta dell’altro richieda tempi diversi da quelli che da lei sono stati previsti e decisi. Non era prevista la difficoltà o forse l’impossibilità di vivere identici sentimenti. E forse questo è proprio il suo dramma: riesce ad accendersi, cioè a perdere la sua freddezza, ma non può trasformare la sua fiammata in calore che riscalda. Brucia ma non riscalda e quindi non permette che ci si possa avvicinare a lei senza timore. Colpisce come in tutto il film manchino spazi per la crescita e l’elaborazione degli affetti che appaiono e scompaiono in modo rapido senza che le voci interiori si esprimano e diano un senso ai comportamenti dei diversi personaggi. Così viene lasciato allo spettatore il compito di intuirli e pensarli in maniera più umana e significativa. é il dramma dell’impossibilità di amare perché l’amore spaventa per le pulsioni distruttive che vengono risvegliate.
Da questo punto di vista Stéphane appare umanamente più convincente, perché alla fine riconosce la radice della sua difficoltà quando afferma che c’è qualcosa di distruttivo in lui, nel suo modo di rapportarsi alla donna. Ed è stata certamente una reazione distruttiva quando dice a Camille che non la ama. Fa sentire che rifugge, nega, distrugge la possibilità di entrare in contatto non tanto con la donna, ma con i suoi stessi sentimenti. é un atto di morte prima di tutto con se stesso. Distrugge per non sentirsi distruttivo e per non dover fare i conti con i molteplici volti dell’attrazione amorosa che può essere divina ma anche luciferina.
Ma da questo punto di vista anche Camille vive una dinamica identica, sia pur di segno opposto: esplode di passione amorosa ma non tollera di sentire il suo amore. Ama per non amare veramente l’altro. Non accetta infatti i tempi di sviluppo dell’amore reale. Come un’onda tumultuosa si abbatte sulla roccia e lì esaurisce la sua energia. Ma nel suo frangersi un segno l’ha lasciato. Stéphane sarà costretto a prendere contatto con il suo inquietante mondo interno. In questo modo mentre Camille riprenderà la sua vita di prima, per lui si è aperto un accesso ad un’immagine di sé prima sconosciuta. Per lui si apre un percorso di sviluppo personale nuovo. Saprà percorrerlo? Senza che ci sia qualcuno che lo accompagni, non gli sarà certo facile addentrarsi in esso.



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