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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 43/2005

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 43 - 2005


Editoriale

Susanna Ligabue



Un sogno è un risveglio che comincia
(S. Freud)

Da sempre i sogni e il sognare hanno affascinato l’umanità, influenzando movimenti religiosi e rappresentazioni artistiche, interrogando le scienze sulla loro funzione, significato ed esistenza.
Elemento naturale e stupefacente, contraddittorio e complesso, vivido portatore d’emozioni e di un linguaggio simbolico, il sogno fu considerato fin dall’antichità messaggio divino ed atto di divinazione. é con Freud, agli inizi del ’900 che il sogno acquisisce nuova luce.
Freud capovolge l’ordine di derivazione del sogno degli oniromantici greci, medievali e rinascimentali. Alla credenza che il sogno derivi da forze soprannaturali ed esterne all’uomo, sostituisce l’intuizione che il sogno viene dall’uomo stesso, dal suo inconscio.
Il sogno è “la via regia all’inconscio” per Freud. é il luogo della memoria e del desiderio rimosso che si presentificano al sognatore per altra via.
Per fondare le basi della sua teoria della mente, Freud si concentrò sui sogni propri e dei suoi pazienti, per scrutare, da questo vertice, il dinamismo dell’inconscio.
Dopo oltre cento anni dal Traumdeutung di Freud (L’interpretazione dei sogni, pubblicato nel novembre 1899, datato 1900) e i numerosi studi sul processo del sonno e dell’attività onirica, ancor oggi in parte sconosciuti, resta centrale il discorso sul sogno nel trattamento analitico e nella relazione terapeutica.
L’interesse verso questo campo di indagine è più che mai vivo e si evolve da un lato con l’avvento delle neuroscienze e di più raffinati metodi di indagine scientifica (Hobson, La scienza dei sogni, 2002) e dall’altro con la trasformazione di alcuni paradigmi della psicoanalisi nel corso del ’900 e particolarmente negli ultimi trent’anni, trasformazione e fermento di cui il testo curato da Bolognini (2000), Il sogno cento anni dopo, ci da un’accurata visione.
L’idea di pubblicare un numero della rivista sui sogni ha preso forma a partire dal desiderio di rendere disponibile in lingua italiana per i colleghi e gli allievi specializzandi in psicoterapia l’articolo di James Fosshage Le funzioni organizzative dell’attività mentale del sogno, che abbiamo avuto modo di discutere in alcuni seminari condotti da Paolo Migone, psicoanalista e condirettore di Psicoterapia e scienze umane, alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano. Il testo pubblicato su Contemporary Psychoanalysis nel 1997, ci pare un’efficace presentazione delle idee dell’autore sui sogni, già espresse in sintesi nel capitolo 7 di Lo scambio clinico (Lichtenberg, Lachmann, Fosshage,1996)
Siamo grati a Paolo Migone per la generosa introduzione e revisione dell’articolo e per i contatti con James Fosshage e con il William Alanson White Institute di New York, che hanno reso la pubblicazione possibile.
Nel suo contributo Fosshage va oltre la lezione freudiana, rivalutando l’aspetto manifesto dei sogni, come immagini narrative con una validità propria. In questa linea il processo primario (di cui i sogni sono la tipica espressione) e quello secondario (razionale, logico, verbale) sono entrambi importanti per un ottimale equilibrio psicologico della persona e per la sua sopravvivenza. Il processo primario non viene qui considerato regressivo, e da trasformare in quello secondario, ma l’accento è su un funzionamento sinergico di entrambi. In questo senso, tecnicamente, le immagini del sogno non devono essere tradotte nei significati latenti per poter essere comprese.
Le funzioni del sogno sono adattive, di crescita, riparative, di problem-solving, di ristrutturazione e riorganizzazione dei pensieri diurni allo scopo di favorire un miglior adattamento e funzionamento mentale, in linea con le odierne ricerche nel campo delle neuroscienze. Idee coerenti con la Psicologia del Sé, area di appartenenza dell’autore, secondo cui il Sé ha un programma innato di sviluppo, volto alla crescita, all’adattamento e alla socializzazione, in armonia con il mondo esterno, nelle condizioni ottimali.
Ritroviamo qui una risonanza coi concetti di fondo della psicologia umanistica: il concetto di Rogers di self-actualization e la concezione fenomenologico esistenziale del sogno, che va accettato, attualizzato ed ampliato nei suoi significati esistenziali, come ci ricordano le parole di Perls inserite tra Brani e poesie in questo stesso numero della rivista.
La concezione di Fosshage da un lato rivaluta le intuizioni di Jung, che ha anticipato molte delle idee qui descritte, e dall’altro riprende alcuni aspetti della concezione dei self-state dreams (sogni sullo stato del Sé) di Kohut.
Dunque l’ottica di Fosshage si presta particolarmente, per il suo respiro, a fare da elemento di connessione tra diversi linguaggi e tradizioni teoriche, tra la ricerca e la clinica.

Sempre in tema di convergenze e contaminazioni feconde, segue all’articolo di Fosshage un’Intervista a Mauro Mancia, a cura di Neda Lapertosa.
Con breve incisività vengono qui connesse le neuroscienze - gli studi su sonno e sogno e sulla memoria implicita - e la psicoanalisi, campi in cui Mauro Mancia, neurofisiologo e psicoanalista, da anni fa ricerca, integrando le più attuali teorie su mente e cervello con la teoria e l’intervento psicoanalitico. Da questo vertice definisce il sogno come un «pontifex che collega le esperienze del passato con quelle del presente, la realtà relazionale attuale e quella dell’infanzia riattualizzata nel transfert» (Mancia, 2004). Un ponte tra il presente e il passato che dà unità all’inconscio e ne permette la storicizzazione a partire da un’epoca sepolta nella memoria.
Dunque in un panorama di ibridazione culturale, ben lontano da un eclettismo di superficie, si aprono “pratiche differenziate” nel leggere e condurre le sedute coi pazienti e il “discorso” sui sogni, con le narrazioni che ne seguono.

L’articolo di Giampaolo Lai, psicoanalista e conversazionalista, La fanciulla dei sogni apre una finestra sulla pratica clinica, raccontandoci cinque conversazioni con una paziente e coi suoi sogni. Gli interventi e i pensieri dell’analista accompagnano i cambiamenti della paziente - replicante disidentica - offrendo uno spazio prezioso di riflessione sui movimenti transferali e controtransferali nella relazione terapeutica alla luce del conversazionalismo.
Ringraziamo l’autore per il permesso a ripubblicare questo contributo già comparso nel numero 46-1999, Il volto dell’altro, (a cura di Dolores Munari Poda) dei Quaderni di Psicologia e Analisi Transazionale e Scienze Umane.

Nell’articolo che segue, Sogno, corpo, emozione, Barbara Bogazzi, psicoterapeuta e analista transazionale, riferisce alcuni passaggi significativi del percorso clinico con un paziente, tenendo come filo rosso l’attenzione al corpo e alle emozioni, nella storia della persona e nel farsi della relazione terapeutica. Alcuni sogni che si sviluppano nel corso del rapporto analitico sono quei Sogni che voltano pagina, come li definisce Quinodoz (2001), e aprono per il paziente nuovi scenari relazionali e affettivi. L’autrice traccia una linea di connessione con le modalità di attaccamento del paziente, quei modi di essere-con-l’altro, che attraverso la relazione terapeutica si riverberano nei sogni e nel racconto condiviso nella stanza dell’analisi prendendo man mano nuove forme.

Chiude la sequenza degli articoli sul sogno in questo numero della rivista Il lavoro sui sogni nella terapia della ridecisione di George Thomson, pubblicato sul TAJ («Transactional Analysis Journal») nel 1987. é un contributo “datato” che abbiamo voluto tradurre e pubblicare in quanto testimonia, in un’efficace sintesi, una modalità di lavoro coi sogni considerata “classica” in Analisi Transazionale dagli anni ’80 in poi. L’autore vi descrive come ampliare le strettoie di un copione esistenziale - script - limitante attraverso un approccio ai sogni focalizzato sulla ridecisione, coniugando la “teoria della Gestalt” di Perls con l’Analisi Transazionale di Berne.
La frequentazione delle idee degli psicologi dell’Io e particolarmente di Edoardo Weiss e di Federn, che è stato il suo primo analista, hanno portato Berne negli anni ’60, dopo una prima adesione alla lezione freudiana classica, a vedere il sogno come contenitore e rivelatore di stati dell’Io primitivi, come rivelatori, quindi del “protocollo” del copione, come ci ricorda Anna Rotondo in Sogni e stati dell’Io (1989).
In A Layman’s Guide to Psychiatry and Psychoanalysis (1968) Berne, parlando della funzione dei sogni, dice: «é probabile che i sogni aiutino la mente a guarire da ferite emotive e da esperienze dolorose». Egli attribuisce ai sogni una funzione di “assimilazione” delle più comuni esperienze emotive dell’Io, una funzione che va al di là della semplice spiegazione causale e che ha qualcosa a che fare con un’integrazione della situazione, con una rettifica degli atteggiamenti dell’individuo.
La radice fenomenologica degli stati dell’Io coniugata con l’accento della psicologia esistenziale sul “soggetto” come autore del proprio cambiamento ben si incontra in alcuni aspetti teorici e nelle tecniche - dal là e allora al qui e ora - della psicologia della Gestalt da cui si origina l’approccio ridecisionale in Analisi Transazionale. Dato che «è il sognatore a scrivere il copione», possiamo considerare i sogni anche come una Guida al futuro, come ricorda il titolo del testo di Pio Scilligo (1988).
Molteplici sono gli approfondimenti in Analisi Transazionale: sul significato identificatorio del sogno, sul significato relazionale del sogno nel rapporto terapeutico e sul sogno come narrativa. Il discorso è ad oggi aperto.
Riportiamo in chiusura, una recente intervista di Bill Cornell con Terry Berne, comparsa su «Script» - newsletter dell’ITAA (International Transactional Analysis Association) - a fine 2004, continuando la consuetudine di una breve sezione dedicata alla “storia” dell’Analisi Transazionale.
Il figlio di Eric Berne ci fornisce un’immagine del padre nell’impegno di coniugare il rapporto, non sempre facile, tra famiglia e figli, cui era molto legato, e lavoro, cui dedicava con passione la maggior parte delle sue energie. Ne emergono in modo chiaro i tratti di impegno, dedizione verso ciò che fa e di attiva curiosità verso il contesto sociale non solo americano, ma di altri paesi, che visitava attivamente, interessato soprattutto ai diversi modelli di cura e di vita in contesti diversi. Sensibilità che ritroviamo nella filosofia e nell’anima sociale e interculturale del suo modello di intervento teorico e che gli valse, ai tempi del Maccartismo, una sorveglianza speciale per le idee considerate eccessivamente liberal e democratiche.

Nella rubrica Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni, Neda Lapertosa ci accompagna con brevi note, attraverso alcuni eventi di interesse come la Fiera del Libro di Torino, dedicata quest’anno al sogno; una serata a Milano su “Cinema e psicoanalisi”, con il delicato film di Fabio Carpi Le intermittenze del cuore, aperto e concluso da un’immagine di sogno, e attraverso altre occasioni culturali, come mostre e congressi che si sono svolti nella prima metà dell’anno.

Infine Susanna Ligabue recensisce Conversazioni al confine del sogno di Thomas Ogden, psicoanalista ed esploratore attento di quanto accade nello spazio analitico intersoggettivo



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