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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 41/2004

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 41 - 2004


Editoriale

Susanna Ligabue


Poche parole per introdurre contenuti e senso del materiale presentato in questo numero della rivista.
Vi compaiono articoli che riprendono alcune delle relazioni (quelle di Evita Cassoni e Susanna Ligabue) presentate al convegno di Milano nel novembre 2003 “Parlarsi fra analisti transazionali: radici comuni, prospettive diverse” organizzato congiuntamente dalla Scuola di specializzazione in Psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano e dalla Scuola di specializzazione “Seminari Romani di Analisi Transazionale” di Roma) e contributi (quelli di Rosario Montirosso e Dolores Munari Poda) relativi al convegno “Dedicato ai bambini” tenutosi sempre a Milano nell’aprile 2004 (organizzato dalla Scuola di specializzazione in psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano e dalla Scuola di Counselling psicosociale, in collaborazione con la Cooperativa Terrenuove).
Vi sono inoltre due articoli recenti di James Allen e Jenni Hine tratti dal «T.A.J.» «Transactional Analysis Journal» su temi generali e questioni di fondo in Analisi Transazionale oggi: core concepts, linguaggi e modelli interpretativi, stati dell’Io e copione.
Ciò che accomuna i contributi presentati in questo numero dei «Quaderni» è la possibilità di connettere saperi e teorie diverse, particolarmente quelle dell’attaccamento, dell’Analisi Transazionale e delle neuroscienze ai dati dell’esperienza e della ricerca clinica.
Diverse epistemologie si interrogano sull’esperienza umana e sul nostro modo di rappresentarla; sul poterla comprendere per sostenere la crescita e lo sviluppo e per dare senso ai modelli di patologia e salute.
Troviamo negli articoli che seguono tracce dei quesiti attuali, più che mai aperti, sui modelli della mente, sui modi della memoria, sullo sviluppo e sul formarsi degli oggetti, sulla costruzione delle cognizioni e delle rappresentazioni interne.
Il “filo rosso” intorno cui prendono corpo i diversi contributi è la relazione, la sua qualità, i suoi modi, il suo significato: l’“impronta” e l’“ombra” che le relazioni primarie lasciano nella mente, negli affetti e nel corpo della persona e che si riverberano nelle relazioni attuali, sostanziando, per ciascuno, l’esperienza del mondo.
Tra le relazioni attuali, di particolare rilevanza nel nostro discorso è la relazione terapeutica, privilegiato campo di esperienza per la coppia analitica.
Alcuni degli interrogativi che da sempre accompagnano la tensione verso la conoscenza dell’umano e dei suoi modi di funzionamento, della salute e della malattia, e che attraversano anche la storia della psicologia e della clinica, più che mai oggi paiono trovare linee di convergenza e possibilità di connessione.
Dalla chiusura definitoria di steccati e ortodossie di un tempo si va verso l’apertura e il riconoscimento di pluralità. Dalla psicoanalisi alle psicoanalisi; dal cognitivismo ai cognitivismi con diverse declinazioni. Si coltivano feconde contiguità: “La ricerca fa bene alla clinica”, titolava un recente convegno della SPR, Society for Psychotherapy Research.
Aperture tra linguaggi diversi pur nella consapevolezza delle differenze, delle specifiche identità storiche e nel rispetto delle radici. é un movimento di connessione ed è nel contempo una ricerca identitaria, di nuova definizione di identità. La ritroviamo anche nei contesti di vita, nel sociale, nella politica (dalle identità nazionali alla costruzione di un’Europa condivisa) spesso sospinti tra la necessità di definire, salvaguardare, “certificare” nuclei solidi di qualità e conoscenza e quella di aprire, flessibilizzare, “meticciare” riferimenti, credenze e visioni del mondo.
Ha senso oggi parlare di core concepts in Analisi Transazionale, dei concetti nucleari che la contraddistinguono? Se lo chiede James Allen nel suo articolo, proponendoci, nella sua visione, l’idea di “comunità interpretative”.
L’interrogarsi comporta il passare dal paradigma del “vero” a quello del “possibile” e ci costringe a esplorare l’impervia strada del confronto.
Appare evidente come queste concezioni possano riproporsi nel quotidiano, nel sociale, nei modi di gestione del potere e nelle politiche internazionali; fino all’aberrante paradosso di definire cosa sia “umano” e cosa no e alle mortificazioni della tortura, ancor oggi “previste” e legittimate.
Scegliere paradigmi di interpretazione della realtà non è un gesto neutro. Scegliere il rispetto, la curiosità, lo sguardo aperto al mondo altro, la disponibilità effettiva alla relazionalità - Eric Berne parlava di okness relazionale - cambia il nostro modo di incidere sul reale come professionisti e come persone. Apre la possibilità di essere “soggetti”. Nel nostro specifico campo di competenza lasciarci alle spalle il mito della neutralità terapeutica e della tecnica comporta l’impegno della consapevolezza, del rispetto, del confine etico e del possibile, mai certo, fecondo incontro con l’altro, coniugato con la fatica e il piacere di una professionalità e di una identità professionale in continua costruzione.
é in questa visione d’insieme che si possono collocare, a mio avviso, i contributi specialistici che seguono, ampi e limitati nel contempo, che mi auguro possano sollecitare - particolarmente nei giovani colleghi in formazione - interesse, forse dissenso, voglia di continuare a pensare, a crescere, a confrontarsi.

Qualche parola ancora, com’è prassi, sui singoli articoli presenti in questo numero.
In apertura Susanna Ligabue, con “Modi della relazione. Stati dell’Io, copione, corpo”, introduce alcune considerazioni sullo sviluppo umano confrontandosi con le acquisizioni della teoria dell’attaccamento, dell’infant-research e delle neuroscienze e connettendole con i concetti di stati dell’Io e di copione introdotti da Eric Berne. I modi delle relazioni primarie e quelli dell’interiorizzazione passano nel corpo, soggetto e traccia vivente dello script esistenziale, della storia di vita. Compare in filigrana la significatività della relazione terapeutica come possibilità di ritrascrivere il passato in funzione di esperienze presenti.
James Allen, attuale presidente dell’ITAA (International Transactional Analysis Association), in “Concetti, competenze e comunità interpretative”, discute alcuni dei concetti fondanti dell’Analisi Transazionale (stati dell’Io, copione e carezze) alla luce delle neuroscienze e propone una riflessione sull’attribuzione di significati in un’ottica costruttivista, unitamente ad alcune considerazioni sui modi della relazione terapeutica.

Con “La memoria implicita: luogo del cambiamento”, Evita Cassoni ci introduce, in ambito clinico, ad alcune delle recenti scoperte delle neuroscienze. Dopo un breve excursus sulle radici della teoria della mente, si sofferma sul significato della memoria implicita nel processo di cambiamento. é nella relazione terapeutica, processo trasformativo di “menti in relazione”, che si sostanzia il cambiamento - processo trasversale che connette diversi paradigmi teorici.

Jenni Hine, in “Struttura della mente e stati dell’Io” mostra come il processo di strutturazione mentale delle rappresentazioni generalizzate (RG) possa aiutarci a comprendere l’evoluzione dei sistemi stati dell’io, con una funzione adattiva nel rapporto organismo-ambiente. I diversi modi di percezione e di interiorizzazione degli scambi che avvengono nelle relazioni primarie tra bambino e care-taker, potrebbero rendere ragione delle specificità di ciascun sistema stato dell’Io (Genitore, Adulto e Bambino).

Con “Le rose inglesi: temi di copione” Dolores Munari Poda introduce uno dei concetti base della teoria di Berne in modo leggero e stimolante: attraverso l’analisi delle favole su cui da anni conduce seminari e conferenze. In questo caso prende in esame tre storie per bambini, di successo nelle librerie di diversi paesi, individuandone i temi centrali. Dalle storie di vita delle protagoniste (Emily la stramba, Le coeur de Violette e Le rose inglesi, firmato dalla cantante-attrice Madonna e distribuito in cento lingue e trenta paesi) emergono messaggi e stili di relazione diversi, non sempre utili o rassicuranti, che riflettono e veicolano aspirazioni, modelli di vita. L’autrice rileva un cambiamento nell’iconografia tradizionale, ma auspica si mantenga l’abitudine alla lettura condivisa: dei grandi vicino ai bambini.

Rosario Montirosso, nel suo contributo “Oltre la sintonizzazione affettiva. Riflessione sugli stati di non coordinazione e sull’unicità della relazione madre-bambino”, presenta alcune riflessioni in tema di attaccamento, considerando gli esiti delle ricerche svolte all’Istituto Medea di Bosisio Parini (LC), con il paradigma dello still face di Tronick applicato nei primi mesi di vita. Ne emerge l’idea centrale che la madre svolge una funzione di regolazione della fisiologia e del comportamento emozionale del bambino. L’attaccamento è cornice di forme di regolazione sempre più sofisticate nella coppia madre-bambino, che passano attraverso la riparazione delle inevitabili “rotture relazionali”. Nel processo di aggiustamento ciascun partner trasmette e acquisisce originali elementi di significato. Interessanti alcune connessioni che l’autore fa con gli elementi di strutturazione del copione.

Nella rubrica “Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni”, si possono trovare notizie su alcuni eventi del primo semestre 2004. Emanuela Lo Re riferisce del già citato convegno “Dedicato ai bambini” tenutosi in primavera a Milano. Simona Arminio ci racconta del 35° meeting internazionale SPR-Society for Psychotherephy Research, tenutosi a Roma dal 16 al 19 giugno, e Cristina Capoferri del XVI convegno annuale “Giornate italiane di Analisi Transazionale”, organizzato a Roma il 25 e 26 giugno dalla Scuola di specializzazione “Seminari Romani di Analisi Transazionale”, dalla SIMPAT e dall’Università degli Studi Roma Tre.

Infine, nelle “Recensioni” Marco Mazzetti ci introduce, in estrema sintesi, il testo a cura di Charlotte Sills e Helena Hargaden Ego states (Worth Publishing, London 2003), monografia in lingua inglese ricca di contributi di utile approfondimento per gli argomenti proposti nel presente numero della rivista.
In tema di linguaggi in connessione conclude la recensione di Simone Filippi del volume a cura di Dela Ranci Questioni di etnopsichiatria clinica. L’esperienza di Terrenuove (Terrenuove edizioni, Milano 2004).

Come di consueto, alcune poesie tra un articolo e l’altro accompagnano la lettura.


IL PENSIERO PROFONDO DI FREUD

Il pensiero profondo di Freud era che il passato modifica il presente e il presente può anch’esso modificare il passato. Freud suggeriva che la psicopatologia risultava dall’incapacità di ritrascrivere le memorie di vecchi traumi alla luce di successive esperienze. Il nostro lavoro di psicoanalisti consiste nell’invertire questo processo. In senso lato, il compito di noi psicoanalisti è di aiutare i pazienti a riorganizzare le loro esperienze temporali abolendo la rimozione e rimarginando le ferite nel sé. Ciò significa che uno degli obiettivi più profondi di noi psicoanalisti è quello di permettere ai pazienti di ristabilire questa tridimensionalità del tempo. La memoria è un processo estremamente dinamico e plastico, è un processo che viene continuamente ritrascritto in funzione di successive esperienze.


Da Arnold H. Modell, “The recontextualization of affects in psychoanalytic treatment”, «Setting»,1, 1996.



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