PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 35-36/2002

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 35-36/2002


Editoriale

Dela Ranci



«Nonostante la nostra voglia di stare insieme e i nostri bisogni di tipo sociale, la stragrande maggioranza della nostra vita, della nostra fenomenologia, è basata su decisioni da prendere da soli, anche se a contatto con la dimensione sociale. Quando il solo fronteggia il collettivo, perde.» (Spaltro, 1983) - La formazione psicopedagogica, in «Neopsiche», I, 2, dicembre 1983.
Spaltro, a tale proposito, nell’articolo citato propone un “modello a tre”, attraverso il gruppo che consente di articolare le contraddizioni tra individuo e società, luogo dove si confrontano istanze individuali e collettive, dove si impara a confrontarsi con le diversità.
Il gruppo è luogo privilegiato di apprendimento su di sé e sulle relazioni con gli altri, luogo di rivisitazione del processo primario di individuazione nell’universo familiare, luogo per un’esperienza relazionale correttiva forte ed efficace. Il gruppo è possibilità di coniugare il collettivo e l’individuale, è esperienza profonda di appartenenza e conferma del processo di individuazione, di differenziazione. Il gruppo, dunque, è occasione per definirsi persona e per aprirsi al confronto, per imparare a confrontarsi con il mondo esterno. In tal senso, il gruppo può costituirsi come ambito specifico per curare l’angoscia del vivere, della solitudine; per riconoscere le proprie risorse, per trovare la propria strada nel mondo, per imparare a mantenere la propria identità, le proprie radici e, contemporaneamente, confrontarsi, conoscere, vivere con l’altro da sé, con le diversità.
Nell’attuale società multietnica e multiculturale, dove si rischia la disperazione dell’isolamento, l’incapacità di coniugare sviluppo psichico e crescita sociale, di opporre appartenenza a individuazione in un continuo rapporto conflittuale, occorre proteggere, mantenere, costruire spazi e luoghi dove sperimentare e imparare una modalità relazionale di scambio, di mediazione, di incontro, che garantisca l’integrità e il benessere di ogni persona e la sua crescita personale e/o professionale.
Questo «Quaderno», Curare con il gruppo, intende, attraverso i diversi contributi, esplorare, documentare, proporre varie esperienze di “gruppo”, sottolineandone la valenza evolutiva, terapeutica e sociale.

In apertura del «Quaderno», Anna Rotondo propone un brano di Berne tratto da The structure and dynamics of organizations and groups (Berne, 1963), l’unico testo di Berne non ancora tradotto in italiano. Il testo ripercorre le tematiche berniane riguardanti le dinamiche Individuo/Gruppo, sottolineando le molteplici e indispensabili funzioni del gruppo per ogni singolo essere umano e, in tal senso, introduce alla lettura dei contributi successivi di questo «Quaderno».

Il primo contributo riguarda un gruppo di psicoterapia in uno specifico contesto.
Lorenzo Bertini ed Ernesto Scioti, entrambi psicoterapeuti, in Uno spazio per pensieri, parole, emozioni. Riflessioni su un’esperienza di psicoterapia di gruppo all’interno di un Servizio Tossicodipendenze, sottolineano la specificità dell’esperienza all’interno del servizio, descrivono il setting del gruppo, gli eventi che punteggiano la vita del gruppo, esplicitano gli strumenti terapeutici via via attivati, riportano spezzoni di interazioni, con particolare attenzione ai vissuti controtransferali dei terapeuti.

Nel terreno intermedio tra psicoterapia e consulenza, Evita Cassoni propone un approccio non tradizionale alle problematiche della coppia nell’articolo Il gruppo delle coppie. Presenta la struttura della proposta e documenta, con ampi stralci, il lavoro di gruppo e le tecniche utilizzate.

Il contributo che segue offre un esempio, una possibilità, una proposta in sintonia con le esigenze e i disagi emergenti nella attuale nostra società multietnica. é la narrazione coinvolgente di un viaggio, percorso dall’autrice «con i compagni di altri paesi», descritto nelle sue tappe, nei vissuti contraddittori, nella faticosa ricerca di un “setting perduto”.
Io lavoro per i figli del futuro, di Cristina Capoferri, documenta la nascita e il percorso di un gruppo, che può essere riconosciuto quale gruppo di auto-aiuto in un contesto di incontro tra stranieri immigrati, rispetto al quale propone una nuova efficace modalità di intervento sociale.

I due contributi che seguono riguardano situazioni di gruppo rivolte a operatori.
Gianni Del Rio descrive, in Le vicende di un nucleo Alzheimer, un gruppo di lavoro da lui seguito per molti anni in un percorso formativo articolato e complesso. L’attenzione dell’autore è concentrata sul processo via via attivato, sull’evidenziazione delle tappe evolutive che si sono susseguite, coniugando la ricchezza dei riferimenti teorici al piacere della narrazione e del ricordo.
Dela Ranci in Il gruppo di apprendimento. Riflessioni su un’esperienza, dopo un breve escursus teorico sulla valenza del setting di gruppo in un processo di apprendimento, ripercorre l’esperienza di un gruppo di training, coinvolto in un percorso quadriennale nella Scuola di specializzazione in psicoterapia, sottolineando le caratteristiche strutturali e processuali di questo specifico gruppo di apprendimento.

Infine, Susanna Ligabue propone un trascritto, tratto da un incontro di supervisione, nell’articolo Supervisione in gruppo: una risorsa nell’analisi di un sogno, evidenziando le caratteristiche del setting di gruppo in supervisione quale «luogo per aprire nuove vie di comunicazione con se stessi: una promozione di competenze».

Nello spazio dedicato ai lavori di ricerca, che puntualmente fa parte di ogni numero dei «Quaderni», viene presentato, a cura di Matteo Balestrieri, Alberto Angarano e Rossana Ciano, La terapia del disturbo da Alimentazione Incontrollata: efficacia di due tecniche gruppali. L’obiettivo della ricerca, impostata e condotta con rigore scientifico, consiste nel confrontare l’efficacia di due terapie gruppali differenti sia per l’impianto teorico che metodologico: l’uno in gruppo di psicoterapia dinamica, l’altro in gruppo psicoeducazionale.
I risultati della ricerca sembrano sottolineare il raggiungimento di risultati simili, ma con modalità differenti; aprendo così nuovi interrogativi sui processi che determinano il cambiamento nei soggetti con D.A.I.

Nelle Linee di tendenza sono ricordati tre recenti eventi di incontro di grande attualità per le tematiche proposte: Violenza, parliamone, questo è il titolo della Conferenza internazionale EATA e ITAA svoltasi a Utrecht nel luglio scorso, della quale Silvia Grassi riferisce sinteticamente; Un’etica per il nostro tempo, organizzata a Milano dal CPAT, associazione nazionale di Analisi Transazionale, per la sua annuale giornata di lavoro con tutti i soci. La sintesi dei lavori, a cura di Emanuela Lo Re, testimonia la complessità dei contenuti trattati e l’impegno in un percorso di ricerca che deve poter continuare a livello personale e in ambiti di confronto comune tra professionalità e culture diverse.
Susanna Ligabue, infine, ci informa di un evento di grande rilevanza culturale in ricordo di Alberto Melucci a un anno dalla sua scomparsa, il seminario internazionale Identità e movimenti sociali in una società planetaria, promosso dall’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di studi sociali e politici, e dall’AIS, Associazione Italiana di Sociologia. L’autrice enumera i molteplici temi trattati nelle due giornate e, soprattutto, sottolinea l’approccio personale, approfondito e complesso di Alberto Melucci alle tematiche sociali oggi emergenti.



PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 35-36/2002