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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 31/2000

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 31 - 2000


Editoriale

Evita Cassoni



e vissero, per sempre, felici e contenti...



Questa, la suggestione delle fiabe dell’infanzia che si confondeva con le scene quotidiane del matrimonio dei nostri genitori o di amici di famiglia.
Da qualche parte il Bambino Onnipotente ha sognato di essere lui l’unico a poter vivere il finale delle fiabe, poi, prima o poi, la caduta dall’Olimpo. Dolorosa disillusione.
Per questo mi piace lavorare con le coppie, in nome del sogno d’amore, per dargli un corpo e una vita reali e consistenti, per scoprire che è possibile che viviamo felici e contenti, anche se non per sempre.

Il numero trentuno dei «Quaderni» del Centro è dedicato alla coppia ed è un’altra parte del mio personale contributo.

I bambini, di diritto, aprono il «Quaderno» e ci accompagnano con le loro immagini nel mondo dell’incontro tra uomo e donna. Invitati dalla gentile offerta di un’immagine transizionale, seguono Dolores Munari Poda e offrono al lettore una galleria di mostri e di fate, di litigi quotidiani e compromessi, di padri che insegnano alle figlie a ballare e costruiscono per loro armadi d’oro in cui preparare la dote.
Ascoltarli richiama le nostre fatiche di bambini e la nostra responsabilità di adulti.
Dolores lascia loro la parola, non ci sono risposte, ci sono i suggerimenti dei molti mondi che si aprono ai nostri occhi. E noi possiamo cogliere, come in una galleria d’arte, le immagini di coppia che questi piccoli artisti portano dentro di sé.

Anna Fabbrini dedica un ampio scritto alla teoria e alla tecnica di trattamento della relazione di coppia, dal punto di vista della Gestalt e oltre.
Generosa e precisa, ci accompagna nella sua evoluzione, condivide i passaggi che l’hanno portata alla sua modalità di lavoro di oggi e ci fa dono della sua esperienza. Dalle sue parole nasce un’immagine della coppia di oggi, dopo quella che Anna Rotondo battezzerebbe la caduta delle ortodossie. Senza più vincoli istituzionali che ne giustificano l’esistenza, la coppia deve imparare a «fondare in sé la sua necessità» in un sistema sociale in cui «la libertà è totale e dà le vertigini». Oltre a fondarsi su sé soltanto, questa “nuova coppia” deve rispondere alle aspettative di ancoraggio dei due partner, a loro volta inseriti in un contesto di vita composito e frammentato nel quale si trovano a vivere molti Sé e dal quale tornano a casa con il bisogno di vederli tutti contenuti e compresi negli occhi dell’Altro. Anna Fabbrini parla dunque di «nuove coppie e nuovi disagi», attualizza la teoria e «l’arte del rammendare la crisi».

Nell’articolo che segue, con Simone Filippi descriviamo il lavoro con le coppie che da qualche anno conduciamo insieme. In questo scritto presentiamo la nostra analisi della struttura e del funzionamento della coppia; ne nasce un’immagine di sistema relazionale in cui l’attenzione berniana ai confini è fondamento di cura. Proponiamo poi il nostro modello evolutivo per leggere la vita di coppia e nel quale inserire le crisi in modo che recuperino il loro senso.
Trovo significativo che, come unica coppia di analisti a parlare da queste pagine, portiamo di questo oggetto tanto complesso un’immagine condivisa che ci ha permesso di comporre un lavoro a quattro mani.

Susanna Ligabue e Stefano Morena, con due contributi, aprono il campo di riflessione al copione, piano di vita che orienta gli stili relazionali e quindi definisce il destino del legame di coppia.
Susanna Ligabue propone una lucida riflessione teorica sulla tecnica della scultura familiare, ne racconta la storia e introduce il lavoro di Stefano Morena, che presenta del materiale clinico di applicazione.

A questo punto Fanita English presenta due nuovi modelli di ricattamento che ben si prestano a leggere alcuni comportamenti comuni alla vita di molte coppie.
Il focus su cui ci porta questo breve scritto, tradotto dal «TAJ», è il patto di coppia, e riflettendo su questi due modelli comportamentali ci possiamo interrogare sulla distanza tra contratto psicologico e contratto esplicito tra i due partner.

Cecilia Edelstein, etnopsicoterapeuta di formazione sistemica, ci accompagna nel territorio delle coppie miste. Nella sua esperienza ormai consolidata di lavoro con gli stranieri, ha maturato una riflessione sull’influenza dell’ambiente circostante la coppia, in particolare sull’impronta significativa che dà alla coppia l’immagine che l’ambiente familiare e sociale le restituisce. Un altro punto di vista ancora, questa volta “esterno”, straniero forse, da cui guardare alla coppia. Due storie di coppie, simmetriche e polari, una di due italiani, entrambi del bergamasco, l’altra composta da un italiano e da una donna brasiliana, rendono viva la riflessione e ci portano in un gioco di somiglianze e differenze nel quale il significato usuale di coppia mista si perde.

Il lavoro di Laura Vergerio continua, a questo punto del «Quaderno», l’omaggio a Eric Berne avviato da Anna Rotondo nel numero ventinove.
L’autrice rilegge Sex in Human Loving restituendo dignità scientifica a questo scritto, penalizzato dal titolo italiano e, a mio parere, poco riconosciuto come prezioso contributo di Berne al vivere l’intimità. Con la ricerca dei permessi che Berne ci lascia in queste pagine, Laura Vergerio ci offre un modo originale e profondo di riaccostarci a esse e riappropiarcene, come analisti transazionali e come umani.

Infine si apre in questo numero uno spazio dedicato a lavori di ricerca. Presentiamo qui in particolare lo studio di un gruppo di ricercatori di formazione sistemica del Centro per la famiglia di Losanna. Pregio di questo contributo è la ricerca di definire il valore dell’esperienza attraverso strumenti matematici.
Con un rigoroso apparato, i ricercatori osservano otto triadi, ciascuna composta da un terapeuta e due partner, correlando l’alleanza comunicativa della triade in seduta con l’alleanza terapeutica. La domanda che si pongono è se ogni triade è in grado di stabilire e mantenere un quadro stabile di coinvolgimento durante il processo, adattandosi a vari ruoli proposti di voce narrante o ascoltatore. Attraverso uno studio comportamentale microanalitico, osservano la disposizione dei corpi e degli sguardi di ciascuno, assumendoli come indicatori interattivi dell’alleanza terapeutica.
Apparentemente lontano dai discorsi che ci sono familiari, questo studio apre la strada a possibili punti di incontro tra i due mondi ancora così polari tra loro della ricerca e della attività terapeutica.

Osservando con uno sguardo di insieme la struttura del Quaderno si forma un’immagine composita della coppia, guardata da differenti punti di osservazione, in un molteplicità di linguaggi che riproduce la sua stessa complessità.

Nelle “Linee di tendenza” quattro autori ci danno, come tradizione, uno scorcio su alcuni eventi del panorama scientifico di questi ultimi mesi: Diego Rocco ci parla della conferenza annuale dell’ITAA, tenuta lo scorso agosto ad Halifax; Dolores Munari Poda dà notizia del Terzo Convegno di Analisi Transazionale di Norimberga, dedicato all’esperienza creativa nel processo terapeutico. Chiudono queste pagine due scritti che ci informano della riflessione sulla malattia di Alzheimer: Neda Lapertosa racconta del seminario di aggiornamento per i familiari dei malati, organizzato dalla Fondazione Manuli in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, e Emanuela Lo Re relaziona sul terzo convegno nazionale del Conversazionalismo, “Le parole ferite”, tenuto a Parma, lo scorso ottobre.

Dolores Munari Poda conclude il «Quaderno» e dedica “Quasi una recensione” a tre opere sull’Amore, contributo poetico alla poesia della letteratura amorosa.



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