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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 29/2000

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 29 - 2000


A Eric Berne

a cura di Anna Rotondo *




Premessa

Chi è Eric Berne, il fondatore dell’Analisi Transazionale?

A trent’anni dalla sua morte, avvenuta il 15 luglio del 1970, dedichiamo a Eric Berne questo spazio e altri nei prossimi numeri dei «Quaderni».
Desideriamo parlare di Eric Berne - della sua vita, delle sue opere, dell’immagine che ha lasciato di sé - attraverso quello che hanno scritto le persone che fin dalle origini lo hanno conosciuto e stimato, gli sono state vicine: da Fanita English a John Dusay, da Claude Steiner a Bob e Mary Goulding.
Ci piacerebbe, anche, che questo spazio potesse ospitare contributi attuali su Eric Berne e sul ruolo dell’Analisi Transazionale nel mondo della cura e della relazione d’aiuto del Duemila.

Se diamo un’occhiata all’eredità di Berne, l’Analisi Transazionale, vediamo che oggi, sia in Italia che in Europa che nel mondo, l’Analisi Transazionale è sempre più conosciuta, apprezzata, utilizzata. A mio parere, Eric Berne sarebbe fiero di questo processo.
In Italia, sono sei le associazioni nazionali direttamente affiliate all’associazione europea (Eata) e raccolgono più di mille iscritti: allievi in formazione, analisti transazionali certificati (primo livello) nei vari ambiti di intervento, dal campo clinico al counseling, dal campo educativo a quello organizzativo; molti sono i didatti in formazione e già alcune decine i didatti certificati (secondo livello).
L’Analisi Transazionale si presenta al mondo dei professionisti della relazione d’aiuto con una struttura di training (sia per il primo che per il secondo livello) di tutto rispetto e serietà.
I rapporti tra le Associazioni nazionali e internazionali sono orientati agli scambi scientifici, alle discussioni ancora accese sui diversi aspetti dell’Analisi Transazionale, quali il copione, o i presupposti teorici e filosofici, e così via.
Le Conferenze nazionali, europee e internazionali, sono frequenti e sono luoghi di confronto e di collegamenti, e anche di conflitti, competizioni, invidie, movimenti tipici di un mondo associativo nato da pochi decenni e privo di padre.

Inoltre, se dal punto di vista del riconoscimento scientifico l’Analisi Transazionale è ancora un po’ in sordina (ma forse non per molto) e i suoi contributi sono poco citati nella comunità scientifica più ampia, da un punto di vista “pratico”, al contrario, l’Analisi Transazionale è conosciuta e usata in vari ambiti, sia nel settore pubblico che privato, e ritenuta strumento efficace, flessibile e adeguato a molteplici situazioni di intervento.
Così, per esempio, l’Analisi Transazionale è piaciuta a Franco Fornari e alla sua scuola, ed è stata rielaborata e utilizzata ampiamente (anche se Berne compare di striscio ed è confuso con Harris); i concetti di gioco, di copione (script) vengono ripresi da molti nella letteratura. Ancora: oggi praticamente tutte le psicoterapie parlano di “contratto” (Kernberg ne fa un punto forte di intervento con i pazienti borderline). In Principi di terapia di gruppo, negli anni ’60, Berne ha definito l’Analisi Transazionale come una «psicoterapia contrattuale bilaterale» ed è forse ancora oggi l’unico a porre l’accento e a giustificare la “bilateralità” del processo contrattuale, sottolineando così la rigorosa visione interpersonale della sua psicoterapia fondata sull’okness.

Attualmente in Italia sono cinque le scuole di specializzazione in psicoterapia, che fanno riferimento all’Analisi Transazionale, riconosciute dal Murst; probabilmente altre si aggiungeranno nel prossimo futuro.
Gli analisti transazionali sono presenti nel panorama scientifico italiano e internazionale, attivi nella ricerca, aperti ai movimenti innovativi. Sono professionisti competenti, con più di un percorso formativo alle spalle, spesso provenienti dalla psicoanalisi come Eric Berne.
La sensibilità sociale, che ha sostenuto Berne nella ricerca della sua “psichiatria sociale” e che lo ha spinto a dedicare alla memoria del padre “medico dei poveri” il suo Transactional Analysis in Psychoterapy, si ritrova frequentemente anche oggi tra gli analisti transazionali.
Gli analisti transazionali sono attenti alle persone di cui si fanno carico, sensibili alle problematiche sociali ed etiche. Fin dalle sue origini, l’Itaa ha un proprio codice deontologico, diffuso e conosciuto fra i suoi iscritti, rielaborato tenendo conto delle varie istanze etiche di chi opera nella professione di aiuto anche in ambito estremo, di frontiera.

Se penso al campo della psicoterapia del Duemila immagino un ideale e consistente filo che lega l’Analisi Transazionale di Eric Berne ad alcune delle attuali ed emergenti psicoterapie. Immagino che Eric Berne si sarebbe trovato bene con il mio collega e amico Giampaolo Lai, psicoanalista provocatorio e profetico, soprattutto con il concetto di “paziente imprenditore” di Giampaolo Lai. Non a caso Berne ha parlato, in Principi di terapia di gruppo, di reciprocità della diagnosi e di messa in gioco dell’analista e non a caso Berne prende le distanze dalle ortodossie limitanti e dottrinarie.
Così credo che a Berne sarebbero piaciuti Stolorow e Atwood, per la loro visione intersoggettiva della relazione e per la messa in discussione del “mito della mente isolata”. Berne, in Ciao... e poi? parla della interazione tra un Io e un Tu a partire dal «latte materno», dalla prima dualità, e tutto il copione è, in fondo, una orchestrata costruzione a più mani.
A mio parere, Berne avrebbe anche avuto molta simpatia per Weiss e Sampson, non solo perché lavorano nello stesso ospedale in cui lui ha lavorato per anni a San Francisco, ma anche perché riprendono alcuni aspetti che possono richiamare la sua teoria: le convinzioni patogene di cui parlano Weiss e Sampson sono molto vicine alle decisioni di copione di cui parla Eric Berne. E così via.

In conclusione, nella mia visione, Eric Berne, presente ai nostri tempi, avrebbe consolidato le caratteristiche fenomenologiche dell’Analisi Transazionale attraverso la “costruzione di oggetti clinici” di cui il processo contrattuale è un esempio (Marco Sambin ne parla da tempo, e in ambito etnopsichiatrico anche Tobie Nathan e Françoise Sironi); e pure avrebbe dichiarato la sua appartenenza alla psichiatria interpersonale, prendendo le distanze dalla «psichiatria senz’anima» (di cui parla Borgna) che costringe gli esseri umani in schemi psicopatologici predefiniti ai quali corrispondono strutture “certe”, pseudoscientifiche, di cura: il “si fa così” di altri tempi.
Più di quarant’anni fa Berne, nei suoi Principi di terapia di gruppo, stigmatizzava chi parla “sul” paziente, “del” paziente e non “con” il paziente, e manifestava la sua opinione contraria a tutto ciò che aveva il sapore di esperti, di diagnosi, scientifiche solo a parole, di etichettamento che costringeva l’altro, il paziente incompetente destinato a restare tale, nel suo ruolo di malato.

é con stima e rispetto verso Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale, persona di grande intuito e creatività, che per molti anni ha cercato le parole giuste per curare i suoi pazienti e comprendere le loro anime, animo inquieto egli stesso, è con stima e rispetto che apro questa serie di contributi per Eric Berne: la sua vita, le sue opere.
Il primo contributo è una semplice, cronologica descrizione della sua vita in gran parte presa dalla presentazione ufficiale che l’Itaa fa di Berne.
Spero che le testimonianze che seguiranno nei prossimi numeri dei «Quaderni» arricchiranno di significato e di contenuto le semplici linee qui tracciate.


Vita e scritti di Eric Berne

Alla sua nascita, avvenuta il 10 maggio 1910, Eric Berne si chiama Leonard Eric Bernstein: nasce a Montreal in Canada nella casa di famiglia in St Famille Street, il quartiere ebraico della città.
La famiglia Bernstein, originaria della Polonia e della Russia, si era da tempo stabilita in Canada. Il padre, David Hillel Bernstein, era medico e la madre, Sarah Gordon Bernstein, redattrice: entrambi i genitori di Eric si erano laureati in Canada alla McGill University. Eric ha anche una sorella, Grace, di cinque anni minore di lui.
Nei primi dieci anni della sua vita Berne conosce il dolore della perdita del padre. Egli lascia intuire nei suoi scritti il forte legame che ha avuto con il suo papà: di come lo accompagnasse a volte nel suo giro di visite e anche di quanto ammirasse lui e il suo lavoro. Dedica il suo libro Transactional Analysis in pshychotherapy, che sancisce la nascita dell’Analisi Transazionale, al padre: «In memoriam patris mei David, medicinae doctor et chirurgiae magister, atque pauperibus medicus».
Alla morte del padre, avvenuta per tubercolosi nel 1921, è la madre a prendere le redini della famiglia e mantenere i due figli con il suo lavoro, incoraggiandoli a studiare. In particolare spinge il figlio a seguire le orme del padre e a studiare medicina. Eric si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1935 alla McGill University.

Gli anni dal 1935 al 1943 sono anni di grandi cambiamenti per Eric Berne. Si trasferisce negli Stati Uniti, nel New Jersey, dove fa il suo tirocinio in Medicina presso l’Englewood Hospital.
Nel 1936 inizia la specializzazione in Psichiatria, presso la Clinica psichiatrica dell’università di Yale, dove lavora per due anni.
Tra il 1938 e il 1939 acquisisce la cittadinanza americana e cambia, abbreviandolo, il suo nome da Leonard Eric Bernstein in Eric Berne.
Nel 1940 apre uno studio a Norwalk, nel Connecticut, conosce e sposa la sua prima moglie dalla quale ha due figli, Ellen e Peter.
Sempre in quegli anni, svolge il suo primo incarico professionale come assistente di psichiatria clinica all’ospedale Mount Zion di New York, incarico che mantiene fino al 1943.
Nel 1941, infine, inizia la sua formazione psicoanalitica presso il New York Psychoanalytic Institute, avendo come analista Paul Federn.
Sono, quindi, anni molto intensi per Eric Berne quelli che vanno dal 1936 al 1943: il naturale evolversi delle cose viene interrotto, nel 1943, in concomitanza con la seconda guerra mondiale.


Il corpo di medicina dell’esercito e il trasferimento in California

A causa della massiccia richiesta di psichiatri nell’esercito durante la seconda guerra mondiale, Eric Berne presta la sua opera nel corpo ausiliari medici dal 1943 al 1946 (arruolato come tenente e congedato poi come maggiore): lavora al Baxter General Hospital, Spokane; a Fort Ord, California; al Bushnell General Hospital, dove negli ultimi due anni pratica terapia di gruppo nel reparto di psichiatria.
L’esperienza di psichiatra nell’esercito lascia notevoli tracce nella vita di Eric Berne: da lì mette a fuoco la natura dell’intuizione nel processo diagnostico e inizia le ricerche sull’intuizione, che svilupperà nei suoi bellissimi articoli, scritti tra il ’49 e il ’62.
Si innamora poi della California e decide di stabilirsi a Carmel, avendo anche divorziato dalla sua prima moglie.
Nel 1947 il suo primo libro, The Mind in action, viene pubblicato da Simon & Schuster, New York (rivisto nel 1957, diventa A Layman’s Guide to Psychiatry and Psychoanalysis).
In quello stesso anno Eric Berne riprende la sua formazione psicoanalitica al San Francisco Psychoanalytic Institute e inizia la sua seconda analisi con Eric Erikson, con il quale lavora fino al 1949.
In quegli anni si innamora di una giovane donna divorziata, con tre figli: Dorothy De Mass. Berne racconta che il suo analista, Eric Erikson, si oppone al suo desiderio di risposarsi subito e gli chiede di attendere la conclusione dell’analisi. Eric Berne sposa quindi Dorothy nel 1949. é questa, forse, la sua relazione più lunga e più intensa. Durante i quindici anni del suo matrimonio con Dorothy, Berne ha la possibilità di vivere una piena vita di famiglia, al Carmel, dove ormai stabilmente risiede e dove vivono con lui i tre figli del primo matrimonio di Dorothy e i due figli nati dal suo matrimonio con Dorothy, Ric e Terry; a questi si aggiungono, durante le vacanze, i due figli di Berne nati nel suo primo matrimonio.
Di Berne padre si racconta la tendenza a essere più permissivo cha autoritario e il piacere di essere un pater familias di un gruppo così numeroso. Nello stesso tempo, Eric Berne si dedica sia al suo lavoro che ai suoi studi e si fa costruire uno studio, in fondo al giardino della sua casa al Carmel, dove può scrivere indisturbato la maggior parte dei suoi lavori dal 1949 al 1964, anno in cui anche questo secondo matrimonio si conclude, in modo molto amichevole, con un divorzio.
Intanto, nel 1950 Berne accetta la nomina ad assistente di psichiatria al Mount Zion Hospital di San Francisco e contemporaneamente la funzione di consulente dello Stato Maggiore della Sanità militare dell’esercito americano. Nel 1951, inoltre, diventa psichiatra incaricato della Veterans Administration and Mental Hygiene Clinic di San Francisco; a questi tre incarichi si aggiunge il lavoro privato nei due studi che egli ha aperto a Carmel e a San Francisco.


La rottura con la psicoanalisi e la creazione dell’Analisi Transazionale

Gli anni dal 1949 al 1964, accanto all’intensa attività professionale di Berne e alla sua piena vita familiare, rappresentano anche il momento decisivo per la nascita dell’Analisi Transazionale.
Già nei suoi primi articoli sull’intuizione, che Berne scrisse a partire dal 1949, sono presenti tracce significative dell’Analisi Transazionale. Dal 1949 al 1955 Berne pubblica: The nature of intuition, Concerning the nature of Diagnosis, Concerning the nature of Communication e Primal images and primal Judgement. Questi articoli evidenziano la sensibilità di Berne agli aspetti concreti dell’esperienza umana, la sua impostazione fenomenologica, la costante, rigorosa attenzione agli aspetti interpersonali della relazione. Pur mantenendo un modello mentale impregnato degli strumenti teorici della psicoanalisi, Berne apre una nuova strada. Quando nel 1956 la sua domanda di iscrizione all’Albo degli psicoanalisti viene respinta e Berne viene invitato a ripresentarsi qualche anno più tardi, di fatto questo rifiuto sancisce qualcosa che già stava avvenendo: la nascita di una nuova teoria.
Prima che il 1956 si concludesse Berne aveva presentato e scritto due articoli importanti: The Ego Image e Ego States in Psychotherapy. Riferendosi a Federn, Kann e Silberer, Berne spiega come è arrivato al concetto di stati dell’Io, da dove ha preso l’idea di separare l’Adulto dal Bambino; sviluppa lo schema tripartito usato attualmente (Genitore-Adulto-Bambino) e anche il metodo per illustrarlo graficamente; introduce il concetto di «contaminazione» e chiama la sua teoria «analisi strutturale», proponendola come un «nuovo approccio psicoterapeutico».
é del 1957 Transactional Analysis: a new and effective method of group therapy: con la pubblicazione di questo articolo sull’edizione 1958 dell’«American Journal of Psychotherapy» l’Analisi Transazionale, come fu chiamato il metodo di diagnosi e terapia di Eric Berne, divenne parte integrante della letteratura psicoterapeutica. Nell’articolo del ’57, Berne aggiunge due importanti aspetti del suo sistema: i giochi e i copioni.
Dal ’61 al ’64 Berne approfondisce e rielabora i suoi contributi.
Nel 1961, Grove Press, a New York, pubblica Transactional Analysis in Psychotherapy; nel 1962 Berne completa i suoi articoli sull’intuizione con The Psychodiagnostic in Intuition.
Nel 1963 nasce The Structure and Dynamics of Organizations and groups, pubblicato da J.B. Lippincot Co., Philadelphia e poi, nel 1966, da Grove Evergreen Press, New York. é ancora oggi l’unico testo di Berne che non ha avuto una traduzione in italiano.
Finalmente, nel 1964, nasce Games People play, sempre edito da Grove Press, New York, diventato ben presto famoso in tutto il mondo.
Sempre nel 1964 Berne e i colleghi dei Seminari di San Francisco e di Monterey decidono di creare un’associazione di Analisi Transazionale, l’International Transactional Analysis Association (ITAA): l’Analisi Transazionale aveva, negli ultimi anni, avuto grande seguito anche tra i professionisti di altri paesi, grazie agli scritti di Eric Berne e alla diffusione del «Transactional Analysis Bulletin», che diventerà poi «Transactional Analysis Journal», detto anche «TAJ».
L’ITAA si struttura da subito come associazione di professionisti, con un proprio codice deontologico, con standard formativi precisi a seconda dei diversi campi di intervento.


Gli ultimi anni: dal 1964 al 1970

Se i precedenti quindici anni ci parlano di stabilità, di produttività, di intensa vita professionale e privata, gli ultimi anni, dal 1964 al 1970, appaiono piuttosto come un periodo di inquietudine.
Intanto il matrimonio con Dorothy si conclude e Berne cerca una nuova compagna, si sposa per la terza volta e divorzia nel giro di due-tre anni: in qualche modo, quindi, viene a mancare un riferimento sicuro in una vita che, dal punto di vista professionale, è sempre più intensa e impegnata.
L’Analisi Transazionale, poi, si estende a macchia d’olio: dal nucleo centrale dei Seminari di San Francisco si diramano scuole e sperimentazioni molto diverse fra loro: dall’esperienza dei Goulding al Cathexis Institute degli Shiff, alla psichiatria sociale di Claude Steiner.
Berne incoraggia, non limita, accoglie ogni implementazione della sua teoria; è molto attento a non costringere il suo nuovo metodo in una visione ortodossa e dottrinaria. Ma si preoccupa anche dell’immagine che la sua Analisi Transazionale può assumere nel mondo ufficiale delle psicoterapie.
In qualche modo Berne rivede il rapporto fra psicoanalisi e Analisi Transazionale e pubblica nel 1966 Principles of Group Treatment con la Oxford University Press di New York. Lì egli indica i passi importanti, le tecniche, gli interventi per un terapeuta di gruppo; parla dell’Analisi Transazionale come di una «psicoterapia contrattuale bilaterale»; illustra le tecniche di base per gli interventi di un terapeuta di gruppo. In questo testo, Berne trova un equilibrio, un modus vivendi tra la sua formazione psicoanalitica e la sua Analisi Transazionale.
Negli ultimi tre anni della sua vita Eric Berne si dedica allo studio circa il copione e l’intimità. I suoi due ultimi scritti, pubblicati postumi, sono Sex in human loving e What do you say after you say hello? In fondo, entrambi questi scritti si interrogano sul senso della vita degli esseri umani e sulle qualità delle relazioni che essi costruiscono.
Eric Berne muore nel luglio del 1970: è difficile interpretare la sua morte. Così come è difficile “leggere” il racconto della sua vita. Eric Berne, schivo, forse un po’ timido, poco incline alle relazioni amicali, ci lascia pochissime, preziose tracce sulla sua vita privata e sui suoi sentimenti, recuperabili soprattutto attraverso i suoi scritti che, come in molte altre situazioni, possono richiamare elementi autobiografici.


* Anna Rotondo, Centro di Psicologia e Analisi Transazionale, Milano



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