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DALLA CONNESSIONE ALLA RETE, ALLA COSTRUZIONE DI UNA RETE DI CONNESSIONI




Per cercare Narciso ed offrirgli un film in cui specchiarsi

di Mario Marinetti

Prima di iniziare ad affrontare una riflessione sul narcisismo attraverso alcuni film, partendo da Crash (1996) di David Cronenberg, vorrei dare un primo sguardo a Narciso, per come ci viene raccontato nella mitologia.
Utilizzerò per questo le Metamorfosi (3-8 d.C.) di Ovidio, in cui il poeta ci racconta come la giovane ninfa Lir’ope venne violentata da Cef’so, dio del fiume nelle cui acque la ninfa si era immersa. Da quella violenza nacque Narciso, che quindi non conobbe il padre.
Lir’ope, che evidentemente desiderava l’immortalità per il bellissimo figlio, si rivolse all’indovino Tiresia, per chiedergli se Narciso avrebbe avuto una lunga, lunghissima (eterna?) vecchiaia.
Sì, rispose Tiresia, ma a patto che Narciso non avesse mai conosciuto se stesso.
Già a questo punto il mito mostra tutto il suo straordinario interesse: Narciso poteva essere in pratica immortale a patto che non fosse mai diventato se stesso.
Quando egli si imbatterà nella sua immagine, Narciso aveva già spezzato molti cuori di giovinetti e giovinette che si sentivano molto attratti da lui, ma che egli respingeva con arroganza e superbia. Tra questi a soffrire maggiormente era la ninfa Eco, che si struggeva per Narciso e soffriva molto per i suoi rifiuti.
Eco è un personaggio interessante, per come aveva affrontato il proprio complesso di Edipo. Ella infatti si incaricava di intrattenere con lunghe chiacchiere Giunone, per distrarla mentre Giove si accoppiava sui monti e nei boschi con numerose ninfe. Quando Giunone si avvenne di ciò la punì: “Di questa lingua che mi ha ingannato potrai disporre poco: farai della voce un uso ridottissimo” (Ovidio, pag. 111). E così Eco fu condannata a ripetere le ultime parole udite.
Narciso ad un certo punto giunge ad una fonte cristallina, dalle acque assolutamente trasparenti, su cui mai animale o albero si era specchiato: “mentre beve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore che non ha corpo, crede che sia un corpo quella che è un’ombraÉ Ingenuo, che stai a cercar di afferrare un’immagine fugace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai svanire” (pag. 113). Qui Ovidio trova degli accenti di straordinaria bellezza per raffigurare il dramma e lo strazio di Narciso, specie quando egli capisce che l’immagine riflessa è la propria: “Brucio d’amore per me stesso, suscito e subisco la fiamma! Che devo fare? Farmi chiedere , oppure chiedere io? Ma poi, chiedere che? Quel che bramo l’ho in me: ricchezza che equivale a povertà. Oh, potessi staccarmi dal mio corpo! Desiderio inaudito per uno che ama, vorrei che la cosa amata fosse più distante.” (pag. 115).
La scoperta della realtà si accompagna all’abbandono dell’illusoria ed arrogante autosufficienza: Narciso a questo punto sente che nella realtà c’è bisogno di un Altro da amare e da cui essere amati.
“Éprima o poi bisogna ben cominciare ad amare per non ammalarsi e se, in conseguenza di una frustrazione, si diventa incapaci di amare, inevitabilmente ci si ammala” (Freud, 1914, pag. 455). Per guarire, sembra dire Freud, bisogna pur ammalarsi: è necessario che il narcisismo si ammali perché possa essere superato.
Henseler (1991), in un lavoro contenuto in un libro di riflessioni su Introduzione al narcisismo di Freud (1914), riferisce un elemento molto interessante del mito, di cui egli però non cita la fonte: ninfa protettrice dello specchio d’acqua su cui si affaccia Narciso era Lir’ope, sua madre. Henseler non utilizza nel suo lavoro questo elemento, che a me fa pensare al fatto che il narcisista, specchiandosi nel volto della madre, non ha visto riflesso se stesso, ma il viso della madre, i suoi desideri e le sue aspettative, la difficoltà materna di riconoscere il figlio come altro-da-Sé.
Per finire queste note introduttive, vorrei ricordare come dal fiore narciso si estragga un narcotico, parola che ha la stessa radice etimologica di narcisismo, che infatti può essere un potente narcotico per la mente.


Bibliografia

Freud S. (1914). Introduzione al narcisismo. OSF, 7.
Henseler H. (1991). Il narcisismo come forma di relazione. In Studi critici su Introduzione al narcisismo.
Milano, Cortina, 1992.
Ovidio (3-8 d. C.). Metamorfosi. Torino, Einaudi, 1979.



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