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Articoli tratti dalla Rivista

PSICODRAMMA ANALITICO


NOTA EDITORIALE

in: Psicodramma Analitico, n. 7, gennaio 1998, Torino.

La principale caratteristica di questo numero, dedicato al tema "Dall'individuo al gruppo", è la massiccia presenza di contributi ospiti dello psicodramma; ben quattro (Simonetto, Ronchi, Torasso, e in parte Sordano/Fini) a fronte dell'articolo di Gasca che puntualizza, come di consueto per la nostra rivista, aspetti teorici dell'argomento secondo la teoria dei ruoli e allo scritto di Rutigliano/Motrassino, più strettamente legato al "nostro" modo di intendere il lavoro terapeutico nel gruppo.

I contributi mostrano, mai forse come in questo numero, quanto il lavoro di, nel, attraverso il gruppo e gli spunti teorici ed applicativi che esso offre, siano preziosi per quanti si occupano di persone alla ricerca della propria soggettività e quindi si occupano di psicoterapia, discorso questo relativamente nuovo ma attualissimo, in quanto per decenni la psicoterapia e l'analisi sono rimaste imbrigliate nel rapporto duale ed in concomitanza le psicoterapie di gruppo erano guardate con sospetto sia dalle scuole neofreudiane che neojunghiane.

Qui e ora, in questo numero della rivista, è evidente l'istanza di far incontrare, dialogare presupposti teorici, frutto di consolidata esperienza, studio e ricerca, quali la gruppoanalisi, la psicologia analitica, la psicosocioanalisi e la recente teoria sullo sviluppo adolescenziale di Senise, con i risultati nati dalla ormai lunga pratica psicodrammatica analitica. Ciò indica come il Gruppo - forse si potrebbe già chiamarlo comunità - che si occupa di gruppi (il bisticcio è d'obbligo) sia vasto e variegato ed interessato ad un reciproco travaso di conoscenze: tale Gruppo mantiene come precipuo interesse in qualche modo sempre l'individuo sia per tornarvi in termini di miglioramento dell'efficacia dell'analisi duale utilizzando quanto appreso nei gruppi a favore di un singolo paziente, come esplicitato nei testi di Gasca e Torasso, sia per conservare l'attenzione alla possibilità di tollerare la sofferenza del vivere, come in Motrassino/Rutigliano ed in Di Fini/Sordano, sia mettendo a fuoco sopratutto il passaggio continuo di conoscenze e di esperienze dal gruppo all'individuo per tornare al gruppo, questo inteso vuoi come terapeutico vuoi come insieme culturale, ed in questo vedi Simonetto, Ronchi e di nuovo Gasca.

Dunque se in un precedente numero di Psicodramma Analitico, il n.6, dedicato all'altra faccia del problema "Dall'individuo al gruppo " l'accento venne messo sul percorso che va dalla conoscenza di sè ad una consapevolezza più allargata relativa all'essere nei gruppi ed anche nelle istituzioni, i contributi stimolati dal tema attuale hanno messo maggiormente in risalto la circolarità dell'esperienza tra l'essere e l'essere con, e quanto vicende gruppali ed individuali si riverberino continuamente l'una sull'altra.

Più in dettaglio leggendo Giulio Gasca scopriamo come la formazione psicodrammatica possa fornire strumenti teorici e pratici utili all'interpretazione sia di dinamiche gruppali (psicodrammatiche e non) sia del rapporto analitico duale e che in quest'ultimo caso si può far uso della tecnica della drammatizzazione immaginale che Gasca teorizza ed esemplifica. Anche Mariella Torasso, rifacendosi alla sua esperienza clinica, puntualizza assai bene quanto la formazione di analisi gruppale possa influire positivamente sul setting duale, qui di impostazione junghiana.

A.Simonetto, gruppoanalista, riprendendo il concetto di commuting, mette l'accento sul passaggio continuo dal gruppo all'individuo e viceversa e ci guida nella ricerca della conquista dell'identità e più ancora dell'individualità, dove alludere a se stessi in un gruppo diviene passo fondamentale per arrivare a narrarsi.

Di Fini e Sordano esemplificano la fatica di diventare individuo dell'adolescente, interrogandosi sui significati del drop out e dell'acting out in un gruppo di psicodramma per adolescenti in ambito istituzionale, individuandone ricchezza e limiti.

Motrassino e Rutigliano presentando un caso molto evocativo di un malato di AIDS trattato, anche individualmente, all'interno dell'istituzione carceraria, ci guidano nel percorso delle immagini del paziente da un gruppo di psicoterapia immaginale ad un gruppo di psicodramma, dove sarà possibile, anche in una condizione così sofferente, un'iniziale "fare Anima".

Infine Ermete Ronchi nel suo corposo scritto continua il lavoro iniziato nel 6° numero (Dall'individuo al gruppo come già ricordato) e chiude il cerchio portandoci tra i diversi aspetti dei vissuti e dei significati individuali, gruppali e culturali esemplificando puntualmente la collaborazione e il reciproco nutrimento che può avvenire tra psicodramma e psicosocioanalisi in funzione del singolo e del gruppo.

IL COMITATO DI REDAZIONE


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