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Anno IV - N° 2 - Maggio 2004

Lavori originali: “Il lavoro psicoanalitico con adolescenti nelle istituzioni”
Roma, 8-15-22 Maggio 2004




“Psicoanalisi ed Adolescenza in Istituzione”

Teodosio Giacolini*



Introduzione
La sofferenza mentale o psicopatologia, per usare il termine medico della disciplina scientifica al cui interno ne è stato collocato lo studio (Foulkes, 1963), ha una eziologia comune rintracciabile nelle relazioni tra il soggetto ed il proprio gruppo umano. Nello stesso tempo è proprio dalle relazioni con i propri conspecifici che può derivare la cura di tale sofferenza: questa è la cura psicoterapeutica scoperta sul finire del diciannovesimo secolo da Freud. Il padre della psicoanalisi portò a maturazione quanto già era in nuce nella psichiatria dinamica dell'epoca, in cui il mesmerismo, l'ipnosi, la suggestione avevano indicato, in modo ancora nebuloso, che un essere umano può influenzare un altro essere umano (Ellemberger, 1970) e provocarne un cambiamento che può lenire la sofferenza o far scomparire i sintomi. Freud comprese, però, che quello stesso influsso che può curare può fare ammalare e che il cervello umano per diventare una mente necessita proprio di essere in relazione con altre menti. Le sue pazienti isteriche gli avevano rivelato come le antiche relazioni in cui la bambina (od il bambino) era stata coinvolta, la teoria del trauma sessuale infantile, ad un certo punto dello sviluppo tornavano ad occupare prepotentemente la mente del soggetto, facendolo ammalare. Il momento evolutivo in cui avveniva questo ritorno del passato era l'adolescenza, periodo in cui quelle antiche esperienze venivano a scontrarsi con le nuove strutture psichiche, che nel frattempo avevano strutturato la personalità dell'individuo, avendolo dotato di un senso morale che gli permetteva l'accesso e la permanenza all'interno del gruppo umano. Era a quel punto che il soggetto si sentiva costretto a dover coniugare il bambino perverso poliformo di allora, con il giovane o la giovane timorata di adesso. L'impossibilità di adattare le categorie di ora a quelle di allora determina la sofferenza mentale, i sintomi. E' noto che il viraggio che Freud attuò dalla teoria del primato del trauma sessuale infantile, rintracciabile nell'infanzia dei suoi "neurotica", a quello della fantasia di tali scenari relazionali, rese meno drammatico e più generalizzabile quanto egli stava scoprendo. Questa nuova visuale gli permise di incrementare la dimensione costruttivista della propria teoria, di cui l'articolazione evolutiva della psiche nelle tre istanze, Es, Io e Super-Io ne sono una logica conseguenza.
Di queste istanze quella che gioca un ruolo cruciale nella psicogenesi della sofferenza mentale è il Super.Io, l'erede diretto dell'esperienza relazionale che ha legato, fin dalla nascita, il soggetto al gruppo di appartenenza. La mente umana si struttura attraverso l'acquisizione esplicita e soprattutto implicita dell'insieme di "regole" (Reiss 1989) che l'individuo deve riconoscere e far proprie se non vuole essere espulso dal proprio gruppo di appartenenza, familiare prima, sociale poi. Tutta l'opera di Freud è percorsa, nonostante lo spiccato costruttivismo, dalla chiara consapevolezza che lo sviluppo della mente umana avviene alla confluenza del bagaglio biologico, frutto della storia filogenetica, con le esperienze relazionali dell'individuo nel proprio gruppo umano di appartenenza (Freud 1912-3, 1921, 1929).

Soggetto ed istituzione
Con l'individuazione e l'esplorazione dell'istanza superegoica, che presto Freud articolò con quella dell'Ideale dell'Io, egli attuò una vera e propria rivoluzione copernicana nella giovane disciplina psichiatrica. L'istanza superegoica diventa, nella epistemologia psicoanalitica, funzione che si fa struttura, che diviene un vero e proprio organo psichico o istituzione mentale, a cui è demandata la sopraintendenza dei rapporti tra il soggetto ed i propri conspecifici. I "valori" del gruppo umano di appartenenza, coniugati all'interno del microgruppo familiare, strutturano l'umanizzazione del soggetto attraverso la costruzione di uno strumento sensibile di rilevazione (Schore, 1994) dell'adeguatezza del soggetto a tali "valori". Questo strumento è appunto, usando la terminologia psicoanalitica, l'istanza dell'Ideale del'Io ed il Super-Io. Uso qui il termine "valore" quale costrutto che contiene in se sia un riferimento ad un bagaglio biologico (Edelman, 1989), su cui ritorneremo nel proseguo del lavoro, sia esperenziale (Schore. 1994). Se la rilevazione è in linea con i "valori" che hanno "tarato" la propria istanza superegoica, il soggetto percepisce un senso di benessere (Schore, 1994), di adeguatezzae e dunque di inclusione all'interno della rete relazionale di appartenenza (Bolwby, 1988, Liotti, 2001), da cui deriva senso di coesionee e di stabilità. L'inverso genera senso di inadeguatezza ed incapacità, attiva uno stato emozionale di paura, filogeneticamente connesso al terrore di rimanere escluso dalla trama relazionale con i propri conspecifici.
Comprendere il formarsi di queste due strutture psichiche individuate da Freud, le quali costituiscono l'interfaccia tra il soggetto ed il gruppo di appartenenza, è centrale ai fini del lavoro psicoterapeutico, in particolar modo dove vi è stato un grave breakdown evolutivo in adolescenza, che ha aperto la strada a quadri psicopatologici quali psicosi, disturbi dell'umore, funzionamenti borderline. Al momento attuale possiamo individuare due modalità che concorrono in modo specifico alla strutturazione delle due istanze: il social referencing e l'apprendimento per osservazione.

Social referencing ed apprendimento per osservazione
Partiamo dal social referencing (Stern, 1985, Shore, 1994). Questo vero e proprio meccanismo diadico si attiva tra i dieci ed i tredici mesi, quando il bambino inizia ad esplorare motoriamente il mondo, ed il collegamento con l'adulto di riferimento è mantenuto attraverso lo sguardo. Il social referencing è centrale nella regolazione degli stati emozionali del bambino da parte del genitore, attraverso cui avviene la contemporanea trasmissione di quei "valori" relativi all'interpretazione emozionale dei vari contesti con cui il figlio è in interazione, soprattutto quelli relazionali, che costituiranno le strutture di orientamento valutativo del muoversi del soggetto nel mondo. Nell'esperienza del social referencing vi è, dunque, l'esperienza dello sguardo dell'adulto significativo (la madre) che sostiene nel raggiungimento dello scopo condiviso, ed al contrario depotenzia, blocca l'andare verso una meta non condivisa. Da qui deriverebbero i prodromi dei sentimenti di orgoglio quando il soggetto raggiunge, ovvero fa collimare la propria azione con i "valori" attesi, ed all'inverso la vergogna quando vi è la constatazione che tale avvicinamento non è avvenuto. L'esperienza dello sguardo dell'adulto di riferimento, che rimanda al bambino la valutazione della sua azione, è un'esperienza che si deposita a livello di memoria non verbale, implicita e procedurale (Solms e Turnbull, 2002), ed è incorporata nel sistema di autovalutazione, che viene da allora in poi percepito dal soggetto come sguardo interno, di fronte a cui inorgoglirsi od arrossire. L'orgoglio e la vergogna sono, così, le emozioni che indicano non solo il raggiungimento o meno di determinati "valori" depositati all'interno del soggetto, ma la vergogna ha la funzione di far sospendere l'azione che viene agita. Annotiamo come ciò sia strategico per comprendere le devastanti inibizioni caratteristiche dei severi quadri di breakdown in adolescenza. Vi è, al tempo stesso, un altro aspetto di cui tenere conto. Attraverso il social referencing, vengono trasmessi, all'interno della diade madre-bambino, non soltanto i "valori" connessi al contesto ambientale ma anche l'emozione dell'adulto di riferimento relativa alla valutazione del raggiungimento o meno della meta. Sembra che, proprio nel periodo in cui si manifesta il social referencing, il bambino inizi a mostrare la capacità di provare angoscia alla vista dell'angoscia dell'altro (Shore, 1994). Se questo da una parte getta le basi per l'empatia e per il comportamento prosociale e morale del giovane soggetto Giacolini e Caratelli, 2002, dall'altra lo strutturarsi di queste emozioni autovalutative permette l'attuarsi dell'autoregolazione. La corteccia frontale sembra essere il "luogo" nevralgico in cui si struttura tale attività di autovalutazione e di regolazione (Shore, 1994, Damasio, 1994). Gli aspetti "imitativi", evidenziati nelle dinamiche di apprendimento emozionale attraverso il social referencing, rimandano all'altra basilare modalità di apprendimento, quello per osservazione.
Quest'ultimo è attivo praticamente fin dalla nascita, come testimoniano le ricerche dell'Infant Research (Licthemberg, 1983) che hanno mostrato come il bambino di pochi giorni possieda capacità imitatitive relative alle espressioni facciali del caregiver. Al riguardo sono da annotare le oramai non più recentissime scoperte circa i neuroni specchio (Rizzolatti, G, e coll., 1999), che hanno evidenziato come il cervello dei primati e dell'uomo contenga questi "mirror neurons" che si attivano al momento del compimento di una azione o alla vista della sua esecuzione da parte di un conspecifoco. Sembra, da queste ricerche, che nel cervello sia presente una predisposizione all'imitazione, che costituisce un formidabile veicolo di apprendimento. Seguendo l'indicazione di A.N.Shore (1994). che rubrica il social referencing all'interno del fenomeno dell'imprinting, a quest'ultimo possiamo riferire anche l'apprrendimento per osservazione. Come già esposto in altri lavori (Giacolini, 2004) l'apprrendimento per osservazione riguarda la memoria di tipo implicito e procedurale. Attraverso le due modalità di apprendimento sopra esposte avviene quella trasmissione transgenerazionale di "valori", attraverso cui si trasmettono i "sistemi di cultura" (Geertz, 1983), che rimandano alle strutture istituzionali esplicite ed implicite che strutturano i gruppi umani. Al tempo stesso esse permettono la trasmissione al giovane soggetto, dello specifico modo attraverso cui tali "sistemi di cultura" sono stati coniugati dalla soggettività di ognuno dei due suoi genitori, che formano di norma l'ambiente primario, costituendone il loro Ideale dell'Io e Super-Io.

Da Freud a Bolwby ed oltre
Per Freud il Super Io costituiva, dal punto di vista del soggetto, quanto il Totem (1912-13) rappresentava dal punto di vista del gruppo umano organizzato, ovvero il fantasma tornato a nuova vita del padre ucciso dai giovani adolescenti dell'orda primigenia, a ricordare attraverso il senso di colpa l'impossibilità psichica di tale gesto. E, questo, è uno dei punti nevralgici dell'adolescenza, il tentativo di prendere il posto del padre, di entrare nel mondo degli adulti ed essere riconosciuto farne parte di diritto. Freud con la sua teorizzazione pulsionale ha messo in risalto come il problema dell'adolescenza fosse non solo, o non tanto, quello dell'esplorazione dell'universo sessuale, ma anche e soprattutto il riaccendersi potente della problematica connessa all'Ideale dell'Io e del Super Io al cui centro si pone il problema dell'aggressività.
Con una teorizzazione che teneva conto degli sviluppi delle scienze del ventesimo secolo, soprattutto quelle cognitive ed etologiche, J. Bolwby ha apportato alla epistemologia psicoanalitica delle prospettive che sono andate ad arricchire ed articolare quanto Freud aveva scoperto. La concettualizzazione, attuata da Bolwby, dei sistemi motivazionali (Bolwby, 1988), anelli di congiunzione tra il biologico ed il mentale, ha permesso progressivamente di sostituire alle due pulsioni di Freud, una articolazione di sistemi motivazionali regolatori della vita di relazione (Liotti, 2001) che gli studi etologici ed evoluzionistici indicano essere condivisi dai mammiferi e dai primati in particolare.
Questi sistemi motivazionali sono, l'attaccamento-accudimento, la sessualità, l'agonistico, il cooperativo. I primi tre sono presenti trasversalmente al mondo dei mammiferi, l'ultimo in parte presente nei primati ma fondamentalmente nell'uomo. Il sistema motivazionale sessuale è stato particolarmente studiato dalla psicoanalisi, quello dell'attaccamento dalla scuola di Bolwby, il sistema agonistico è attualemte al centro della attenzione della psicologia e psichiatria evoluzionistiche. Questo sistema motivazionale, che è attivato da carenza di risorse o da segnali di sfida di un conspecifico, viene a maturazione parallelamente a quello sessuale, al momento della pubertà. Gli studi evoluzionisti lo indicano come l'organizzatore della gerarchia, del rango che struttura i gruppi di mammiferi, specie umana inclusa, regolando appunto l'accesso alle risorse del gruppo e di conseguenza la vita di relazione. Come ogni sistema motivazionale è caratterizzato da specifiche emozioni. Quelle connesse al raggiungimento della meta sono emozioni quali trionfo, orgoglio, collera da sfida; quelle connesse alle difficoltà di conseguire la meta sono paura da giudizio, umiliazione, tristezza da sconfitta, invidia, vergogna. Come è evidente questo sistema motivazionale contiene in sé buona parte di quella costellazione emozionale che la teoria psicoanalitica ha rubricato sotto la pulsione aggressiva. Il punto nevralgico è che il sistema motivazionale agonistico è connesso all'entrata del soggetto nel mondo adulto, una sorta di organizzatore tra la mente soggettiva ed il gruppo di appartenenza. Nella specie umana questo sistema motivazionale è potentemente modulato da momenti istituzionali, quali ad esempio i riti di passaggio presenti in ogni cultura, attraverso cui il mondo adulto ingaggia il giovane adolescente. E' da annotare, comunque, che in ogni specie in cui è rilevabile questo sistema motivazionale, esso si esprime attraverso un agonismo fondamentalmente ritualizzato, che non giunge mai all'eliminazione, dell'avversario, Ciò ne sottolinea la funzione organizzatrice. Come ho già indicato in altri lavori (Giacolini, 2004), la scuola è uno dei principali riti di passaggio che attualmente ingaggiano il giovane adolescente nella nostra società, in cui la verifica (Dellarosa-Cummins, 1998) delle acquisizioni è un potente attivatore del sistema agonistico, con le relative costellazioni emozionali. Il sistema motivazionale agonistico è presente in nuce anche durante l'infanzia, ma è con la pubertà che esso giunge a piena "maturazione", attraverso i potenti rimaneggiamenti ed attivazioni che avvengono a livello sia ormonale che della plasticità neuronale delle aree corticali frontali. Contemporaneamente la "maturazione" corporea si incontra con i cambiamenti di significato che vanno subendo i vari contesti ambientali, i quali formano lo spazio psicologico (Lewin, 1935) del giovane soggetto. Tra questi ultimi la scuola diviene uno dei più potenti attivatori della dinamica dominanza-sottomissione. E' caratteristica comune nei breakdown evolutivi, la comparsa di una paura terrifica del giudizio, tale da paralizzare il soggetto nelle sue prestazioni intellettuali, accompagnata da un profondo senso di vergogna, che fa sentire il soggetto inadeguato e privo di risorse verso le prove che è chiamato a sostenere.
Cosa accade dei genitori di un adolescente, in questo periodo evolutivo? E' tipico della specie umana e soprattutto della società contemporanea, che il periodo dell'adolescenza implichi ancora potenti vincoli di dipendenza, i quali continuano a rendere primariamente attivo il sistema di attaccamento-accudimento tra genitori e figli. Ciò implica che il gruppo familiare è ancora un vero e proprio sincizio emozionale, in cui gli stati emozionali dell'uno possono avere potenti riverberi sugli stati emozionali degli altri componenti la famiglia. L'attivazione del sistema agonistico del figlio, così, non può non attivare i sistemi agonistici dei genitiori con le relative costellazioni emozionali ed i "valori" connessi. Di conseguenza la paura da giudizio del figlio diventa la paura da giudizio della coppia dei genitori, potenziando in questi ultimi l'aspetto autovalutativo dell'Ideale dell'Io e del Super Io, con conseguenti vissuti di profonda depressività per la loro incapacità a collimare con le attese di un genitore valido. Al tempo stesso questa polarizzazione del sistema superegoico nei genitori, li fa diventare dei giudici severi ed inappellabili delle paure e dei comportamenti autoprotettivi del figlio, potenziando così la dinamica patogena dominanza-sottomissione.

Psicoanalisi ed Istituzione
Quale cura per i breakdown evolutivi? Prima di tentare di rispondere ricordiamo due punti salienti di quanto siamo andati sopra descrivendo. Per prima cosa abbiamo constatato che attraverso le due modalità di apprendimento, il social referencing e l'apprendimento per osservazione, i "valori" che formano l'Ideale dell'Io ed il Super Io dei genitori vengono appresi dal figlio. Questi "valori" contengono in modo sostanziale i paramentri del sistema motivazionale agonistico, l'organizzatore più potente della relazionalità di gruppo in tutti i mammiferi, primati ed homo sapiens inclusi. Fino alla pubertà tali "valori" presenti nelle strutture autovalutative del figlio sono relativamente attive, mentre con la pubertà, come è stato sopra illustrato, essi vengono potentemente attivati tanto da monopolizzare la regolazione della mente del soggetto. Abbiamo considerato anche come ciò determini un complesso riverbero nella mente dei genitori che a sua volta va ad interaragire nuovamente con quella del figlio (Giacolini e Carratelli, 2001). L'attivazione di tali "valori" relativi al sistema motivazionale agonistico non è però soltanto connessa alla maturazione del soggetto. Tale attivazione è anche dipendente dal timing sociale costituito dalle "attese" del gruppo sociale verso la classe di età a cui appartiene l'adolescente (Elder, 1998). Queste "attese" vanno a qualificare soprattutto l'istituzione scolastica, con la sua funzione di verifica verso le capacità del soggetto, tanto da renderla, come sopra detto, una vera e propria istituzione a cui è demandata la funzione rituale di gestire il sistema dominanza-sottomissione, con il suo corredo emozionale. La conseguenza dell'attivarsi del sistema motivazionale agonistico è il profondo senso di incapacità proprio dei gravi quadri psicopatologici in adolescenza, il quale porta con se il terrore del soggetto di essere del tutto inadeguato alla vita di relazione, alle attese del gruppo, e dunque il panico di non poter contare sulle proprie risorse per la sopravvivenza. Da qui i noti quadri regressivi che portano il soggetto a dipendendere di nuovo totalmente dalle figure genitoriali.
La cura del soggetto che ha subito un severo breakdown evolutivo necessita, di conseguenza, ii tener presente l'attuale stato di "verifica" da cui l'adolescente si sente ingaggiato dalle Istituzioni rappresentanti il mondo adulto, che portano la sua mente ad essere dominata in modo patogeno dai "valori" del sistema motivazionale agonistico. Contemporaneamente il curante è chiamato a modulare la relazione tra il figlio ed i genitori, per ridurne il riverbero patogeno delle loro strutture autovalutative (Ideale dell'Io e Super Io). Questi molteplici compiti sono resi possibili al curante soprattutto da quello che possiamo denominare "transfert istituzionale", che si attiva verso la sua figura da parte del soggetto adolescente e dei suoi genitori. Con "transfert istituzionale" mi riferisco alla valenza psichica connessa al ruolo che il gruppo organizzato (la società) riconosce al professionista della mente, transfert che struttura le angosce e le attese connesse con il suo incontro. Le angosce implicite nel "trasfert istituzionale" sono connesse a quel mandato che ogni rappresentate del gruppo (il professionista) ha verso il soggetto che vuole interagire con il gruppo stesso, ovvero quello di verifica verso la potenziale minaccia rappresentata da ogni individuo verso la struttura del gruppo stesso. Il curante, nel momento in cui viene riconosciuto aver diritto a prendersi cura della sofferenza mentale a nome e per conto del gruppo, sia che egli eserciti nel privato che soprattutto nelle istituzioni pubbliche, viene ad essere omologato alle figure istituzionali deputate alla verifica del soggetto (gli insegnanti, i giudici erc.). Contemporaneamente, però, "le attese" connesse al "trasfert istituzionale" di chi va o è portato da un curante, sono quelle di incontrare colui a cui il gruppo ha demandato il potere di amministrare una sorta di "moratoria" sui "valori" del gruppo stesso. Questa "moratoria" concerne soprattutto il riconoscimento che per il soggetto adolescente e per i suoi genitori, è ancora indispensabile il primato del sistema motivazionale di attaccamento-accudimento, proprio dell'infanzia, procrastinando così il "diritto" ad usufruire della massima dipendenza (Winnicott, 1963, Giacolini e Caratelli, 2002) e sospendendo il timing sociale che esigerebbe il primato del sistema motivazionale agonistico. Gestire questa possibilità di "moratoria", nei casi di grave breakdown evolutivo, necessita la costruzione di un setting psicoterapeutico specifico, che ho descritto in altri lavori (Giacolini e Caratelli, 2001, 2002, Giacolini 2004), in grado di riconoscere il primato del sistema dell'attaccamento-accudimento, e contemporaneamente in grado di mantenere aperto il dialogo con il sistema motivazionale agonistico che impaurisce. Le angosce connesse con il "transfert istituzionale", sia nel soggetto adolescente che nei suoi genitori, attivano potentemente la dinamica dominanza-sottomisione, con conseguenti vissuti massicciamente persecutori all'interno del setting psicoterapeutico. Se però questo primo inevitabile momento è adeguatamente gestito, lo psicoterapeuta diviene il rappresentante di una presenza protettiva all'interno del mondo adulto, e di conseguenza garante delle risorse del soggetto nei confronti dello sguardo valutativo delle istanze superegoiche sia del figlio e che dei genitori.

Riassunto
Il lavoro prende in esame il problema delle strutture psichiche deputate alla regolazione delle relazioni tra soggetto e gruppo di appartenenza. Centrale al riguardo è il momento evolutivo dell'adolescenza, in cui diviene potentemente attivo il sistema motivazionale agonistico, principale organizzatore della vita di gruppo. L'attivazione del sistema motivazionale agonistico viene ad essere considerato come uno dei principali fattori etiopatogenetici dei breakdown evolutivi in adolescenza. Viene, dunque, preso in esame il rapporto tra l'Istituzione, quale regolatore gruppale del sistema motivazionale agonistico, ed il soggetto adolescente. E', infine, posto il problema della gestione del "transfert istituzionale" nella cura psicoterapeutica dei gravi breakdown in adolescenza.


Note
*TeodosioGiacolini
Psicologo Dirigente Azienda Policlinico Umberto I Univ. "la Sapienza" Roma. Psicoanalista SPI

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