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Anno IV - N° 1 - Gennaio 2004

Recensioni




A.Giannakoulas - S. Fizzarotti Selvaggi

Il counselling psicodinamico
Borla, Roma, 2003

Recensione di T. Baldini



Il volume sviluppa la tematica del titolo a partire da vertici epistemologici che caratterizzano e distinguono l’opera:
- innanzi tutto la tradizione psicoanalitica Indipendente britannica, la quale coniuga rispetto dell’ortodossia con aperture ed attenzioni alla realtà del bisogno affettivo ambientale. Si sente nel testo la corrente continua che scorre lungo il vettore epistemologico tracciato da Ferenczi e calcato da Winnicott, Balint, Fairbairn, Bowlby, Heimann, Khan ed altri;
- segue l’utilizzo della tradizione classica, specialmente mitologica, come organizzatore del pensiero: Edipo, Pitone-Delfi, Apollo, le Muse, l’Oraculum e l’etimologia divengono, per gli autori, strumenti per riflessioni (Atena-Perseo) sulla natura e la passione umane;
- la conoscenza metabolizzata, non invasiva nè distrattiva, dell’evoluzione del pensiero umano e dell’arte.
I vertici epistemologici sono nell’opera amalgamati con la presenza cercata degli affetti: si avverte lo sforzo degli autori per mantenere in armonioso equilibrio elementi di teoria e tecnica da un lato, e rappresentazioni di affetti dall’altro. Gli affetti vengono lasciati emergere senza paura fino a forzare, arricchendola ed irribustendola, la teoria e la tecnica psicoanalitiche, per rispondere alla richiesta d’aiuto priva di condizioni:
“Contenere la situazione e creare un holding affettivo-emotivo vuol dire valutare sia le risorse ambientali che quelle del paziente. Permettere al paziente di scoprire le sue personali risorse durante il processo del counselling significa infatti già sostenere le funzioni dell’Io e pertanto non generare solo aspettative e dipendenze regressive patogenetiche”.
“(...)Chi ha bisogno di un counselling è un paziente che non può aspettare. Ne consegue che la disponibilità dell’analista deve tradursi nella capacità di potersi adattare al paziente e non viceversa”.
Addentrandosi nel lavoro si contatta l’idea che il counselling psicodinamico, la consultazione per avere aiuto in presenza di “bisogni immediati ed estesi”, questo strumento indispensabile nelle istituzioni pubbliche e private ma anche nel lavoro ‘a studio’, sia, forse, il senso più profondo della ‘psicoanalisi applicata’, si direbbe quello intorno al quale la teoria e la clinica psicoanalitiche, da Katharina di Freud a Gaia di Giannakoulas, si sono sviluppate, per la necessità di trovare, nella teoretica e nella metodologia, risposte alla richiesta d’aiuto.
Nell’approfondimento del testo, si è raggiunti dall’effetto di sovrapposizione concettuale di counselling e di trattamento del paziente adolescente, nel senso che quella che all’inizio viene presentata come linea sfumata di separazione tra i due ambiti diviene via via una sorta di fertile collassamento concettuale. Pare infatti che la pratica descritta si attagli alla psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente fino a coincidervi. In tal senso, il volume risulta un utile strumento di trasmissione di conoscenza per quanti s’interessano di adolescenza sia in ambito strettamente psicoanalitico sia in contesti allargati (ospedali di giorno, consultori, comunità terapeutiche e di tipo familiare, cooperative sociali e così via).
Nel panorama epistemologico e concettuale odierno, il volume si colloca anche come contributo al recupero di epistemi fondativi. La psicoanalisi infatti pare invitata da una parte a ripristinare la centralità dell’inconscio, a dispetto di un suo utilizzo nel sociale che, in nome dell’aiuto, tende oggi a designificare l’inconscio stesso; dall’altra sembra venire richiamata all’assunzione di un solido assetto interno nei suoi sostenitori per poi guardare al bisogno di chi soffre senza l’assunzione di difese identitarie nascoste dietro barriere epistemologiche.
Da questo punto di vista, il libro pare un invito al recupero dell’esperienza del passato per viaggiare orientati nel futuro, un recupero di valenze espitemiche fondative: dall’aprés coup all’uso genuino del transfert e del controtransfert; dagli affetti in quanto rappresentazioni inconsce delle pulsioni all’osservazione ‘diretta e partecipe’ priva d’infiltrazioni del controllo sadico sul campo osservato; dall’antropologia culturale alla mitologia. Dal testo si è indotti a pensare ad un futuro della psicoanalisi dipendente, come insegna la stessa disciplina, dal nutrimento del passato, indietro dagli psicoanalisti della seconda e prima generazione fino all’inconscio di Freud.





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