PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> N° 3 - Settembre 2003




Anno III - N° 3 - Settembre 2003

La biblioteca di A&P



Vergine A. (a cura di)
"Trascrivere l’inconscio. Problemi attuali della cinica e della tecnica psicoanalitica,
Scritti di Capogrossi Guarna, Cargnelutti, Castiglia, De Renzis, De Silvestris, Giuffrida, Vergine, Vigneri"
Franco Angeli editore, Milano, (2002)

Recensione di Tito Baldini


Il libro scorre l’evoluzione dell’esperienza della psicoanalisi negli ultimi 30 anni, con particolare riguardo per l’Italia, per evidenziare che, al punto di vista dell’oggettività di tale esperienza si è venuto a sostituire quello dell’inclusione della soggettività dell’analista nella fenomenologia da osservare, a conferma del primato dell’articolarità e complessità dei fenomeni dell’inconscio su quelli di “ciò che è conscio”.
Prende così corpo il concetto di determinismo inconscio della relazione analitica, anche sui fenomeni storici e verbali delle sedute. Lo psicoanalista non è più un osservatore esterno del campo osservato e la scena dell’analisi diviene una “forma di pensiero già determinata altrove, cioè ad un livello dello psichico ipotizzato come inconscio, senza distinguere quanto determinato dal paziente e quanto dall’analista”.
Concetto centrale è forse che il racconto non è più intendibile come l’esperienza immediata e protocollare della seduta, ma “l’articolazione tra i livelli primari della mente, i livelli secondari che raccontano l’esperienza psichica profonda e le modalità di trascrizione dall’uno all’altro livello”. In tal modo si può iniziare ad elaborare intorno al contesto analitico (paziente ed analista al lavoro), osservando nella relazione da un locus quasi momentaneamente separato.
Punto di vista, scrivono gli autori ed il curatore, su cui in Italia si è molto lavorato e che comporta un’inevitabile riconsiderazione della tecnica analitica. L’interpretazione perde il valore “predittivo ed esplicativo” di intervento tecnico-scientifico poichè la parola pronunciata viene ora considerata “il segnale di una necessità profonda che si presenta alla coscienza, anzichè la realizzazione di una vera e propria intenzione cosciente”.
Questa nuova via, se da una parte apre molti orizzonti epistemologici, dall’altra pone di fronte alla difficoltà di non poter più contare su un’esperienza oggettiva ma di doverla sempre derivare da una soggettiva. In particolare, sottolineano gli autori, va rivolta attenzione alle “qualità emotive ed affettive dell’analista, ovvero a come la sua storia profonda può interagire con quella del paziente, interrogando continuamente la teoria”.
Siffatti problemi risultano attualmente ambito di riflessione e studio e vengono esaminati in questo testo.




PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> Anno III- N° 3 - Settembre 2003