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Anno III - N° 2 - Maggio 2003

La biblioteca di A&P




Novelletto A., Biondo D., Monniello G.
"L'adolescente violento. Riconoscere e prevenire l'evoluzione criminale
Franco Angeli Editore, Milano, 2000"

Recensione a cura di Tito Baldini



In un periodo in cui continua a diffondersi -con amplificazioni mediatiche spesso de-significanti- il concetto d'incremento della violenza anche intorno all'adolescenza, gli autori si pongono in un' ottica particolare: lasciano stare interpretazioni antropologico-sociali per assumere come oggetto epistemologico del lavoro la coordinazione del fenomeno in esame coi processi di formazione del mondo interno in adolescenza. S'indaga su "forme più profonde, più sottili, più incistate nelle storie individuali che producono sofferenze silenziose, perché frutto di traumi che hanno attraversato le generazioni"; vere forme d'eredità psichiche "maledette" che espandono la ribellione adolescenziale connettendola, anziché a possibili elementi di vitalità, a fantasmi carichi di morte. Gli autori sostengono che "durante il passaggio adolescenziale, se l'ambiente non è stato in grado di fare da schermo nei confronti del mondo pulsionale del ragazzo, ma al contrario ha proiettato in lui fantasmi e traumi inelaborati, invetiabilmente egli sarà attratto dalla violenza". In questi casi, "l'aggressione del ragazzo contro gli altri e contro il proprio corpo mette in scena e riproduce lo sconfinamento del territorio fisico e psichico che egli ha vissuto nell'infanzia"; allora accadrebbe che "la violenza del ragazzo nasconde un nocciolo duro ed arcaico, incistato nella sua mente, che può evolvere in psicosi". Tale tipo di violenza quindi non troverebbe origine in rapporti di potere o in modelli sbagliati ma riguarderebbe precipuamente gli psichsimi individuali nel loro inscindibile legame con le dinamiche psichiche intrafamiliari anche transgenerazionali; dinamiche che, dal punto di vista meta-psicologico, possono essere ricondotte al concetto plurisemico di edipico. Accanto a queste più gravi, vi sono forme di violenza adolescenziale che non comportano il rischio di perversioni o psicosi e che scaturiscono da disfunzioni ambientali meno gravi caratterizzate dall' abbandono, dal disinvestimento delle capacità di pensiero, dalla povertà affettiva. Connesse dagli Autori al concetto di matrice winnicottiana di sofferenza includenti speranza, sarebbero più facili recupero a seguito di adeguata risposta ambientale.





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