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Anno III - N° 1 - Gennaio 2003

Recensioni




“Giovani a rischio - Interventi possibili in realtà impossibili”

A cura di Dario Bacchini e Paolo Valerio, Franco Angeli, 2002

Recensione a cura di Daniele Biondo



Un uomo si ferma al fondo di una terrificante cascata. In cima ci sono dei bambini e dei ragazzi, ne vede cadere alcuni e si decide a soccorrerli perché essi cadendo si feriscono. Provvede alle loro cure mediche e chirurgiche. Sono così tanti quelli che cadono che l’uomo si sente costretto a costruire un ospedale. Poi l’uomo, osservando meglio cosa accade in cima alla cascata, si accorge che ci sono dei bambini che cadono perché spinti e altri che cadono mentre spingono. Questi ultimi, pensa l’uomo, devono essere puniti. Costruisce per loro una prigione e ve li rinchiude. Così egli possiede un ospedale e una prigione: non vi è differenza fra i bambini ospitati, essi sono tutti caduti. E poi un giorno giunse una donna che gli disse: “perché non vai in cima alla cascata ed eviti che si spingano?”. E l’uomo rispose: “Non c’è tempo, molti bambini hanno bisogno di essere curati, altri di essere puniti. Per me sarebbe troppo costoso costruire una scala che vada dal fondo della cascata alla cima, non lo posso fare. Resterò qui !”.
Gli interventi che vengono presentati nel libro rappresentano seri tentativi di costruire la scala che porta alla cima della cascata.
Il testo fornisce un prezioso orientamento nel campo della prevenzione dei comportamenti antisociali dei bambini e degli adolescenti che si presentano all’interno dell’ambiente scolastico. Sappiamo quanto gli interventi di prevenzione dell’abbandono scolastico abbiano registrato un forte incremento grazie alla disponibilità dei fondi del Piano Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza (legge 285/97). A tale incremento quantitativo non è corrisposto un incremento qualitativo, dato che molti dei progetti realizzati in quest’area hanno sofferto della mancanza di una strategia unitaria d’intervento, di metodologie eccessivamente differenziate e di una strumentazione tecnica non sempre validata dall’esperienza. Ciò per il mancato coordinamento degli interventi del Piano Nazionale con il Ministero della Pubblica Istruzione e per la conseguente frammentazione delle esperienze di prevenzione, che riflette abbastanza fedelmente l’attuale condizione della scuola italiana, alle prese con l’applicazione della legge sull’autonomia. Per tali motivi, risulta ancor più preziosa la lettura del volume curato da Bacchini e Valerio, che racconta una serie di progetti di prevenzione della dispersione scolastica e dei comportamenti a rischio nella scuola, che godono di una solida cornice teorica e di una ben articolata strategia d’intervento.. In particolare nel volume vengono presentate due esperienze di prevenzione. La prima, realizzata in America, è quella del Fast Track Project e fa riferimento ai modelli socio-cognitivi. La seconda, realizzata in Italia, è quella del Progetto Chance , che integra la metodologia d’intervento con i ragazzi della didattica laboratoriale partecipata - che intreccia gli aspetti razionali dell’apprendimento con quelli emozionali (in un’interessante applicazione del pensiero di Bion) - a quella del lavoro con il gruppo degli operatori, finalizzato a contenere ed elaborare le emozioni attivate dal lavoro con i ragazzi drop out.
Ad un livello intermedio fra queste due esperienze, si pone il contributo di Gaetano De Leo che realizza in un’ottica psico-sociale una revisione delle politiche di prevenzione realizzate nel nostro Paese sui temi dell’antisocialità minorile.
Le perplessità suscitata dalle profonde differenze di orientamento teorico delle esperienze riportate nel libro, può essere superata grazie ad alcuni elementi di fondo che le accomunano: importanza data alla verifica dell’efficacia dell’intervento (monitoraggio dei risultati), centralità dell’ambiente come bersaglio dell’intervento. Per ambiente s’intende il contesto di vita del bambino e dell’adolescente: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari.. Il testo sembra suggerire l’ipotesi che le strade per raggiungere buoni risultati nella prevenzione del rischio comportamentale (psico-sociale e psicopatologico) possono essere diverse, ciò che conta è il rigore metodologico, la coerenza teorica e la passione civica con cui vengono percorse.





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