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Anno II - N° 3 - Settembre 2002


Recensioni




A. Horne
Brief communications from the edge: psychotherapy with challenging adolescents
Journal of Child Psychotherapy 2001, 27, 3-18



L'articolo prende in considerazione il lavoro di psicoterapia con adolescenti con condotte perverse o delinquenziali.
L'autrice propone, in modo intelligente, vari problemi posti dal lavorare con tali adolescenti, attraverso una impostazione winnicottiana ben assimilata. L'articolo inizia parafrasando proprio Winnicott secondo il quale il bambino che abbia usufruito di una relazione primaria abbastanza buona andrà verso il mondo con fiduciosa curiosità. Questa fiduciosa curiosità l'autrice la indica essere il punto di riferimento indispensabile allo psicoterapeuta di casi difficili ed all'interscambio fra colleghi, al fine di poter condividere idee e pensieri in modo flessibile, quale mezzo attraverso cui gestire controtransfert estremamente impegnativi.
La Horne sottolinea la necessità di lavorare continuamente sul proprio controtransfert per lo psicoterapeuta di adolescenti che mettano in atto comportamenti perversi o delinquenziali. Infatti essi furono, nella maggiore parte dei casi, a loro volta vittime di situazioni di violenza o di abuso sessuale. Queste esperienze traumatiche, vissute in un periodo in cui l'Io era ancora immaturo, fecero sentire il bambino preda di angosce estremamente primitive relative a sensazioni di annichilimento, abbandono, disintegrazione, caduta senza fine. Tali esperienze potenziarono parallelamente lo sviluppo di un super Io estremamente crudele ed ottuso. Le angosce relative a questi stati interni sono affrontate attraverso un assetto difensivo altrettanto primitivo, fra cui spicca l'agire. E' attraverso l'agire che ora la vittima diventa il carnefice, attuandosi l'identificazione con l'aggressore, ed è attraverso l'agire che il paziente determina nel terapeuta vissuti di controtransfert che espongono quest'ultimo a forti ansie tali da fargli mettere in scena un super Io censorio ed ottuso e così impedire lo sviluppo del pensare insieme. E' a questo punto che l'autrice indica quanto Winnicott proponeva per la psicoterapia di simili pazienti, aspettare ad interpretare fino al momento in cui sia possibile comprendere il significato di questi agiti ed essere così in grado di darne un valore positivo.
Vi è dunque la chiara consapevolezza che l'interpretazione, soprattutto delle angosce più primitive, debba essere considerata con molta cura e rimandata a momenti avanzati della psicoterapia, per non esporre l'adolescente a vissuti insostenibili di vergogna, privilegiando un approccio volto soprattutto a coltivare nel terapeuta stesso la capacità di tollerare il non-sapere ed il pensare in termini di sviluppo.
E' infine da mettere in risalto l'indicazione dell'autrice ad attuare delle consapevoli scelte tecniche, prima fra tutte l'opzione di privilegiare l'analisi del periodo immediatamente precedente i comportamenti più problematici, per individuarne gli elementi attuali che ne determinarono l'attivazione, anziché analizzarne i livelli più profondi ed infantili, causa i massicci vissuti di inadeguatezza ad essi collegati. Tali vissuti, connessi alle precoci esperienze di vittima a cui fu esposto il paziente, richiedono il costante identificarvisi da parte del terapeuta. Quest'ultimo punto è di estrema importanza al fine di lavorare a connotare e distinguere aggressività da agentività, confusione frutto delle passate esperienze di comportamenti abusanti di cui questi pazienti furono oggetto nella loro infanzia, tali da connotare l'aggressività come veicolo unico attraverso cui potere affermare l'agentività del proprio sé.

Teodosio Giacolini
E-mail: giacolini@katamail.com





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