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Anno II - N° 2 - Maggio 2002


Recensioni




Flannery D.J., Singer M.I., Wester K.: Violence exposure, psychological trauma and suicide risk in a community sample of dangerously violent adolescents. J.Am.Acad.Child Adolesc.Psychiatry, 2001, 40(4):435-442.

Kataoka S.H., Zima B. T, Dupre D.A., Moreno K.A., Yang X., McCracken J.T.: Mental health problems and service use among female juvenile offenders: their relationship to criminal history. J.Am.Acad.Child Adolesc.Psychiatry, 2001,40(5):549-555.

Meloy J.R., Hempel A.G., Mohandie K., Shiva A.A., Gray B.T.: Offender and offense characteristics of a nonrandom sample of adolescent mass murders. J.Am.Acad.Child Adolesc.Psychiatry, 2001, 40(6):719-728.



I tre lavori qui recensiti testimoniano della costante attenzione che i colleghi statunitensi rivolgono alle tematiche della psichiatria forense. Fino a pochi anni orsono era possibile affermare che la negligenza ed il disinteresse italiano nei confronti dei giovani "offenders" fosse il frutto della diversa composizione della nostra realtà sociale e politica, tale da mantenere il problema dei reati compiuti da minorenni al di sotto della soglia d'allarme. Tale affermazione, probabilmente già errata anni fa, è adesso platealmente erronea e la cronaca lo illustra e ricorda più spesso di quanto non desidereremmo. Ciononostante, per quanto ne sappiamo, non sono disponibili dei dati autoctoni sulla nostra popolazione giovanile che commette atti antisociali. Le informazioni in nostro possesso rimangono l'esportazione, come in questo caso, di ricerche appartenenti ad una realtà sociale e giovanile comunque diversa dalla nostra.

Il lavoro di Flannery e coll. conferma, nell'ambito di uno studio di ricerca su 484 adolescenti, quanto già sapevamo da precedenti studi, ovvero il potenziale patogeno a lunga distanza dell'esposizione alla violenza ed al trauma psicologico. Nei suoi risultati i giovani "violenti" riferiscono una maggiore esposizione alla violenza ed alla vittimizzazione rispetto ai controlli. Le ragazze, d'altro canto, presentano una comorbidità con i disturbi d'ansia, depressione, crisi di rabbia, dissociazione e PTSD maggiore di quella riscontrabile sia nei controlli sia nei giovani maschi "offenders". Le donne presentano, inoltre, un maggior rischio suicidale.
Anche questo dato era noto nella letteratura in cui si è sempre affermato come le donne, rispetto agli uomini, siano più propense ad azioni autolesive nell'ambito di un rischioso comportamento sessuale precoce e promiscuo o attraverso un'espressione internalizzata del malessere. Il problema della comorbidità psichiatrica nei comportamenti violenti è, anch'esso, particolarmente studiato e rappresenta il vertice di osservazione privilegiato e più significativo per la creazione di programmi di protezione e prevenzione dei crimini violenti in età evolutiva che appaiono preceduti, nel corso dello sviluppo, da manifestazioni di malessere o francamente psicopatologiche, non delinquenziali.
Il punto di maggior interesse, a nostro avviso, del lavoro è nella ricchezza del campione in esame che, confermando il già noto, lo verifica e sostiene con un corretto apparato di analisi statistica seppure basato su questionari di auto-valutazione e, come tali, poco verificabili.

Anche il lavoro di Kataoka e coll. si fonda su questionari di autovalutazione. Il suo interesse è legato all'esplorazione di una popolazione, quella delle donne autrici di reato, classicamente poco studiata rispetto ai giovani maschi .
Lo studio è stato condotto su 54 giovani donne carcerate per reati violenti nella contea di Los Angeles, di età tra i 14 ed i 18 anni. Rispetto alle adolescenti della popolazione generale, le ragazze studiate mostravano una percentuale tre volte maggiori di sintomi di depressione o stato ansioso o abuso di sostanze. Inoltre, più della metà delle ragazze era stata in contatto, prima della carcerazione, con servizi di salute mentale, cosa che gli autori interpretano non solamente come una dimostrazione di un precedente stato di malessere, ma anche come la possibilità di prevenire un futuro sviluppo antisociale, identificando una popolazione ad alto rischio di adolescenti donne che, precocemente, nel corso dello sviluppo, si sono rivolte a servizi specialistici per problemi mentali o abuso di sostanze.

Il terzo articolo, di Meloy e coll,. ci è parso il più interessante, anche per la particolarità della sua tematica: il profilo dell'adolescente omicida di massa. Mentre negli ultimi anni la percentuale di omicidi tra i giovani è sostanzialmente diminuita, sono aumentate le stragi ad opera di adolescenti. Gli autori definiscono per "adolescent mass murder" l'uccisione di almeno tre persone ad opera di un individuo entro i 19 anni di età. Essi hanno raccolto e codificato i dati di 27 stragi, avvenute tra il 1958 ed il 1999, che hanno causato la morte, complessivamente, di 126 ed il ferimento di 84 persone ad opera di 34 perpetratori, alcuni dei quali hanno agito in coppia.
Dalle loro osservazioni, frutto di un meticoloso lavoro di ricerca e codifica, si identifica il "profilo" dell'adolescente autore di strage che può essere raggruppato in tre gruppi distinti ma, in parte, sovrapponibili, a seconda se la strage venga compiuta nei confronti dei familiari, dei compagni di scuola o, "opportunisticamente" nel corso del compimento di un altro reato.
Gli autori hanno saputo mettere insieme il lavoro di ricerca con competenza psichiatrico-forense e psicoanalitica, tanto da descrivere non solamente le caratteristiche fenomenologiche degli "offenders", ma anche alcuni aspetti del loro mondo interno e del loro funzionamento psichico.
La strage ad opera di adolescenti è un reato così raro ed eccezionale da non permettere generalizzazioni che abbiano una effettiva potenzialità di prevenzione ma, a nostro parere, la metodologia utilizzata dagli autori e la loro capacità di integrare diversi punti di vista, rimane un insegnamento utile per una psichiatria forense dell'età evolutiva che si ponga come obbiettivo una effettiva diagnosi ed una conoscenza volta alla prevenzione ed al trattamento.

Ugo Sabatello
E-mail: ugosabatello@libero.it





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