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Anno I - N° 3 - Settembre 2001

Tra sedia e divano




Le indicazioni alla cura psicoanalitica dell’adolescente secondo Ph. Jeammet

P.G. Laniso



Philippe Jeammet è membro della Société Psychanalityque de Paris e Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Adolescente e del Giovane Adulto dell’Université de Paris .

Per una visione d’insieme dei suoi contributi rimando al volume ” Psicopatologia dell’adolescenza ”, ( Borla , 1999 ).

Ai fini dell’argomento specifico di questa rubrica , dirò subito che Jeammet esprime notevole perplessità e raccomanda grande prudenza nel proporre ad un adolescente un’analisi classica o comunque una relazione psicoanalitica frequente e profonda come risposta di prima scelta ad un disagio , specialmente se questo si esprime con patologia delle condotte .
Egli raccomanda , in ogni caso , una valutazione accurata delle modalità di funzionamento mentale del giovane , rispetto al suo equilibrio narcisistico .
Per comprendere meglio come l’Autore giunge a questa posizione , mi è parso opportuno risalire ad alcuni punti di vista fondamentali che egli ha ribadito anche in un seminario organizzato dall’ARPAD a Roma nel Marzo 2001 , dal titolo ”Dipendenza e relazione di impossessamento ”.
Jeammet parte dalla premessa che l’adolescenza è una situazione universale , la cui manifestazione e risoluzione variano però considerevolmente da una società all’altra e nelle varie epoche storiche . Queste differenze operano su quelle che secondo lui sono delle c o s t a n t i d e l l o s t a t o a d o l e s c e n z i a l e e che , al di là delle differenze di struttura individuali e di organizzazione sociale , consistono nella costanza dei c a m b i a m e n t i che toccano l’e c o n o m i a p s i c h i c a degli a d o l e s c e n t i . Questo primato dell’aspetto economico risiede innanzitutto nella massività e globalità del processo adolescenziale che ingloba , in una congiunzione unica nella vita , il corpo , la psiche, il posto simbolico dell’adolescente nella società .

Al di là dei conflitti d’identificazione e del complesso edipico , sono le basi più profonde della personalità e le prime tappe della costituzione del Sé ad essere sollecitati e messi alla prova dall’adolescenza , attraverso la r i m e s s a in d i s c u s s i o n e propria del r i m a n e g g i a m e n t o dell’unità somato-psichica .
Sono parte integrante del processo adolescenziale :
1) La ridefinizione delle frontiere tra l’adolescente e il suo ambiente , tra lo spazio psichico interno e il mondo
esterno . Da questa ridefinizione dipende l’identità e la capacità d’individuazione .
2) La difficoltà di rappresentarsi il processo del cambiamento .
3) La problematica dello scambio , impregnata di potenziale violenza .

I concetti fondamentali per la comprensione dello sviluppo psichico che precede l’adolescenza sono , secondo Jeammet :

1. Il concetto unificante di f o r z a dell’ I o , che si costruisce mediante la qualità degli scambi fra il neonato e il suo
ambiente circostante . A questo proposito l’Autore cita i contributi di Winnicott con il concetto
di ” madre sufficientemente buona ” , di D. Stern con quello di ” accordatura affettiva ” e di S. Lebovici con il
concetto di ” co-creazione dell’immagine propria del bambino ” . Inoltre sottolinea l’importanza che questi primi
scambi così essenziali per il futuro del bambino si dispieghino in una indistinzione soggetto-oggetto progressivamente decrescente ( come cita la famosa frase di Winnicott ” affinché il bambino possa creare l’oggetto ,
bisogna che l’oggetto sia già là” ) .Tali qualità dello scambio nutrono il suo piacere di funzionamento come se fossero del bambino , mentre sono ampiamente dovute alla qualità della relazione d’oggetto.

2. Il concetto di b a s i n a r c i s i s t i c h e , e viene formulato in questo modo : ” Il soggetto non è mai tanto se stesso come quando èabbondantemente nutrito dagli altri , senza che diventi cosciente delle rispettive parti , di ciò che gli appartiene e di ciò che appartiene all’altro . Esse costituiscono la base del senso di continuità e sicurezza interne , cioè garantiscono l’equilibrio narcisistico. L’Autore riconosce la somiglianza di questo approccio a quello di Bowlby quando questi parla di ” relazione sicura , insicura , disorganizzata ” , come pure a quello di P. Fonagy , quando egli usa il concetto di ” modelli internalizzati operatori ”.


La s o l i d i t à delle basi narcisistiche è un fattore di scudo antistimolo ( ” para-eccitazione” ) in rapporto alla
attrazione oggettuale . Costituisce un limite , un filtro . Ha una funzione di ” ausiliario della rimozione ” , nel senso
che ne facilita il mantenimento e rende meno necessario il rinforzo delle difese.
Jeammet parla di ” scarto narcisistico-pulsionale ” quando l’assenza o la debolezza delle basi narcisistiche trasformano
il piacere di desiderare in paura che l’oggetto si impossessi dell’ Io . Così gli investimenti oggettuali e narcisistici , invece di costituire gli uni il completamento naturale degli altri , come
nelle introiezioni riuscite , appaiono contraddittori , in opposizione . La natura della relazione , sicura o insicura ,
esprime la qualità delle basi narcisitiche .
L’interiorizzazione di una relazione di sicurezza-fiducia verso l’ambiente circostante fa sperimentare il piacere del
funzionamento mentale , rende il bambino autonomo e aperto alle relazioni con i terzi e testimonia una sufficiente
solidità delle basi narcisistiche .
Al contrario , una eccessiva dipendenza dal mondo circostante esprime debolezza delle basi narcisistiche .
Il bambino che ne soffre cerca di controllare il mondo circostante con la percezione e la motricità ( a discapito
delle capacità psichiche interne ) e si difende da esso cercando di rendere l’ambiente dipendente da lui con il capriccio
( che in adolescenza si trasformerà nel comportamento oppositivo ) e con le lagnanze sul corpo .
I soggetti insicuri , che soffrono di eccessiva dipendenza , possono percepire il desiderio come minaccia narcisistica ,
tale da mettere in pericolo la soggettività e l’identità . Si difendono aggrappandosi ai dati percettivi e sovrainvestendo
gli oggetti esterni ; soffrono le variazioni della distanza relazionale.
L’ a g i r e costituisce per essi il modo di capovolgere ciò che temono di subire e di riprendere un possesso che
stavano per perdere. L’a t t o permette la rappresentazione sulla scena esterna e quindi il controllo di quello che non
potevano rappresentarsi .


La dipendenza come modalità di relazione .

Jeammet sottolinea l’importanza primaria dell’equilibrio fra le risorse interne e il ricorso al mondo esterno percettivo-
motorio . Il correlato è che l’equilibrio narcisistico necessita del supporto fornito dalla relazione con gli oggetti esterni .
Egli vede in questo la motivazione maggiore della relazione di dipendenza dagli altri .Più precisamente , dal punto di
vista del funzionamento psichico , Jeammet descrive la dipendenza come ” l’utilizzazione a scopi difensivi della
realtà percettivo-motoria come controinvestimento di una realtà interna fragile che minaccia il soggetto di
disorganizzazione . ”
In questo senso la dipendenza può essere considerata una costante ( fisiologica ) del funzionamento mentale .
” C’è sempre un gioco dialettico di investimento e controinvestimento fra la realtà psichica interna e la realtà esterna
del mondo percettivo-motorio . Essa pone un problema nella misura in cui diventa una modalità p r e v a l e n t e e
d u r a t u r a di funzionamento , a danno di altre modalità .” Diventano dipendenti coloro che utilizzano in modo
dominante , coercitivo , la realtà esterna , per controinvestire una insicurezza interna eccessiva che si appoggia su
basi narcisistiche assai fragili . Al contrario , coloro che possono contare su solide basi narcisistiche , su una realtà
interna rassicurante , hanno a disposizione , in caso di conflitto o difficoltà , una possibilità di regressione ( al
servizio dell’Io ) , che è alternativa alla disorganizzazione .

La ” dipendenza non risolta ” può dar luogo a comportamenti differenti e opposti , quali un ” attaccamento esacerbato
e un aggrappamento agli oggetti d’attaccamento ” , da un lato , oppure a ” opposizione ed evitamento ” dall’altro .
Gli uni e gli altri comportamenti manifestano ” difetti nel processo precoce di interiorizzazione e del narcisismo ”.
Ne derivano conseguenze pesanti a due livelli :
1) Quello dello sviluppo della personalità ,che viene ostacolato inibendo i processi di scambio nutritivo , di
interiorizzazione e di identificazione .
2) Quello del funzionamento mentale stesso , con l’impedimento della possibilità di rappresentazione e con la
” siderazione del pensiero ” ( attacco all’autonomia del pensiero ) , nelle situazioni paradossali .
A propria volta , la minaccia all’autonomia del pensiero è sentita dal soggetto come un attacco violento alla sua integrità narcisistica e genera un ritorno di violenza difensiva :
- Verso l’esterno , con l’agire comportamentale ( a scopo di controllo ) .
- Verso l’interno , mediante la negazione dei desideri , dei legami oggettuali interni , a vantaggio di affetti sempre
più indifferenziati e della distruzione fantasmatica dei limiti e delle differenze , guardiani dell’identità .
Il paradosso è che questo dispositivo violento di difesa viene attivato allo scopo di restaurare i limiti e l’identità
minacciata , quindi con fini autoconservativi .

Secondo Jeammet , tutta la nosografia può essere valutata prendendo in considerazione le difficoltà specifiche inerenti la gestione della relazione di dipendenza . Tale vertice non ne esclude altri all’interno del punto di vista psicoanalitico ,
al contrario , può arricchirlo . Esso offre il vantaggio di permettere un approccio dialettico fra il modo in cui il
soggetto assicura il suo equilibrio narcisistico e il modo in cui gestisce i suoi desideri e i suoi bisogni relazionali . Da tale dialettica dipende in gran parte l’equilibrio dei conflitti e tensioni intrapsichici , specialmente
nei momenti di rimaneggiamento di questi equilibri come nell’adolescenza .


Posto dell’adolescenza nell’organizzazione dei disturbi della personalità e del comportamento .

L’adolescente è messo a confronto con ciò che vi è in lui di insicurezza interna e , nelle relazioni esterne , è esposto alla messa alla prova della propria immagine , della stima di sé e della stoffa che ha . E’ naturale che egli metta in gioco
delle condotte , dei comportamenti volti a gestire e a controllare la relazione con se stesso e con i suoi oggetti
d’investimento . ” L’Io dell’adolescente è in una situazione di vulnerabilità particolare . E’ già sufficientemente organizzato per avere coscienza della sua autonomia e delle sue acquisizioni , ma è ancora paralizzato a causa dell’assenza di maturità e dei due pilastri dell’Io detto adulto che sono le relazioni affettive e uno stato sociale stabile .”
Deve fronteggiare una mobilitazione eccezionale dei desideri , spesso contraddittori , quindi misurarsi con una
ambivalenza nuova e difficile da tollerare : desideri sessuali per oggetti nuovi che però riattualizzano la situazione edipica ; desideri di autonomia , di affermazione di sé , ma anche di regressione verso legami e affetti dell’infanzia .
Come conservare un senso di sicurezza sufficiente , di coerenza e di unità , allo stesso tempo?
L’Io adolescente può sentirsi sopraffatto , può sentirsi affondare , non all’altezza del compito e attivare
meccanismi di difesa espressi dalla rigidità ricordata precedentemente . ”

Da qui tutto il terreno della patologia acuta dell’adolescenza , tutta l’emergenza data da un eccesso di stimoli che sopraffà le risorse psichiche dell’Io , la cui provenienza , sia esterna che interna , è suscettibile di creare le condizioni di un traumatismo con un movimento disorganizzante di de-differenziazione tra il dentro e il fuori e tra le strutture
funzionali intrapsichiche .

Jeammet dice testualmente : ” L’adolescente si sente minacciato nella sua identità personale . Egli è sopraffatto dalle sue emozioni e dall’intensità
dell’emozione sessuale . Tale sopraffazione comporta una situazione di dedifferenziazione : perdita delle differenze
parzialmente acquisite tra il dentro e il fuori , tra il soggetto e i suoi oggetti d’investimento e , all’interno del soggetto stesso , tra le differenti istanze del suo apparato psichico . Egli è posseduto , abitato dalle sue emozioni e dall’oggetto che ne è la sorgente : il solo progetto che ne deriva è l’espulsione dell’eccitazione disorganizzante su di un elemento esterno ( che non è necessariamente l’oggetto di investimento iniziale ) sul quale il paziente cerca di esercitare un controllo onnipotente e un dominio che non può applicare alle proprie emozioni interne .”
E così prosegue : ” Vediamo nella paura di essere sopraffatto e di perdere il controllo della situazione la paura maggiore dell’ Io adolescente . Essa si esprime per mezzo di varie rappresentazioni , quali la paura di impazzire ,
la vergogna di mostrarsi in pubblico , la goffaggine e la paura di arrossire . Essa è presente dietro le dismorfofobie e
le forme multiple di disagio dell’adolescente nella sua relazione con il corpo . E’ pure presente dietro la compulsione
a guardarsi allo specchio , il sentimento di non poter nascondere le proprie emozioni , di essere trasparente o
scoperto , come nella paura così frequente di addormentarsi . I pensieri masochisti , di automutilazione e simili É..
tessono il sentimento di ” morire di vergogna ” , in una situazione vissuta come sconfitta acuta dell’Io e crollo dell’immagine di sé. Sicuramente l’eccitazione sessuale e la confrontazione con il desiderio dell’oggetto sono particolarmente suscettibili di far esplodere queste paure di sopraffazione . ”


Il transfert , uno strumento indispensabile , ma pericoloso .

” Più un adolescente è in una situazione di fragilità interna , più gli incontri che farà sono suscettibili di organizzarlo secondo modalità sensibilmente differenti (É) . Ogni oggetto investito è suscettibile di diventare sorgente
di eccitazione per l’adolescente e di perdere perciò stesso la possibilità di essere utilizzato come appoggio narcisitico .”
Jeammet sviluppa così queste considerazioni : ” Sottolineare l’importanza della realtà esterna nell’adolescenza e il
suo ruolo di contrappeso alla realtà interna che può essere orientata in un senso o nell’altro , ad organizzare o
disorganizzare , è dunque conferire alla conduzione del setting psicoterapeutico , a questa età , una eguale importanza e specificità .
Il fatto di proporre una relazione transferale all’adolescente , non è indifferente e la sua importanza ci obbliga ad
una certa prudenza . Se ci accorgiamo della fragilità delle basi narcisistiche e delle differenziazioni intrapsichiche ,
bisognerà , se si avvia un lavoro, farlo occupandosi delle difese e cercando di evitare all’adolescente questo movimento caratteristico della cura .”
D’altronde , riconosce l’Autore , ” il solo motore della psicoterapia è il transfert ” e aggiunge però che esso è instabile e dipende da fattori dell’ordine dell’imprevedibile , legati alla storia del soggetto , alla personalità del terapeuta e a tutto ciò che l’incontro suscita di sollecitazione controtransferale .
” Questo incontro transfero-controtransferale può e deve essere inquadrato mediante riferimenti tecnici , ma è animato dalla mobilitazione degli investimenti , che gli conferiscono il carattere vivo e il potere di indurre cambiamenti .
Ammesso che sia possibile , e ciò può essere spesso il caso con gli adolescenti , bisogna sapere sorprenderli e sorprendersi , cosa che costituisce una delle caratteristiche essenziali dell’interpretazione . Tale effetto non deve essere brutale per non fulminare l’Io , ma sufficientemente mobilizzante perché vi sia un premio di piacere con la scoperta . E’ attraverso questo piacere , probabilmente , che un legame può stabilirsi , cosa che è lo scopo essenziale dell’interpretazione.Tale piacere è sottoposto a un margine di imprevedibilità (É) Dipende dal trovarsi all’unisono con il paziente senza che si possa veramente codificarlo . ”
Ci troviamo a contatto con lo specifico della psicoanalisi che ne fa un’esperienza diversa da tutte le altre .
” E’ un patto per un’avventura . Ora , si può veramente proporre una tale avventura in buona coscienza ad un adolescente ? Lui sa veramente in che cosa si inoltra? L’adulto che inizia ha un ancoraggio alla realtà sufficientemente solido , che non sembra avere l’adolescente in generale . ”
Più avanti Jeammet aggiunge : ” La credenza è centrale nell’adolescenza . A questa età non è frequente trovarsi in
una relazione psicoanalitica con un adulto , fosse essa un’analisi classica o una psicoterapia (...) Ci rendiamo
conto di quanto può risultare strano o perfino inverosimile per un adolescente ritrovarsi in questo tipo di relazione
con un adulto ?
Affinché quest’avventura sia possibile , occorre qualcosa di simile ad una credenza condivisa riguardo ai poteri del processo analitico, cioè , in altre parole , un investimento comune sul lavoro psichico e sul potere trasformativo che gli è attribuito . Penso che gran parte di questa credenza non è mai analizzata , essa è implicita . Questa base comune fa pensare ad analogie con le identificazioni primarie , con l’area dell’illusione di Winnicott , nella quale è indecifrabile ciò che appartiene all’analista e ciò che appartiene al paziente . (É) Un implicito comune .”
”É.ma aspettarsi un vero coinvolgimento in questa esperienza di credenza condivisa è aleatorio , pieno di ambiguità e rischi di seduzione , e richiede per lo meno un t e m p o di p r e p a r a z i o n e .”
L’Autore prosegue : E’ facile che il terapeuta assuma un ruolo potenzialmente traumatico . Proporsi come oggetto d’investimento comporta un rischio di seduzione , suscettibile di determinare l’antagonismo già ricordato tra la fame d’oggetto e la minaccia per l’equilibrio narcisistico e l’autonomia .”
Inoltre il terapeuta può attivare l’après-coup e l’eccitazione così riaccesa rischia di sessualizzare le aspettative e i traumi infantili . ” La percezione del terapeuta e , in primo luogo , essere uomo o donna , la sua età e la sua fisicità in generale , con tutto quello che evoca nell’adolescente , non è indifferente . ”
E arriva alla seguente constatazione : ” Tutto questo evidenzia la difficile gestione della relazione psicoanalitica con gli adolescenti e il rischio di essere trascinati in una relazione totalitaria , dove un massiccio investimento prende il posto di un investimento più differenziato . Infatti mi domando se il setting stesso non determini in parte la risposta dell’adolescente . Un rapporto troppo ravvicinato , troppo eccitante , comporta indifferenziazione É.
Esiste il rischio di dedifferenziazione , di regressione , così come esiste la possibilità di differenziazione e di confronto con l’EdipoÉÉ.
Un adolescente immerso in una relazione totalitaria indifferenziata è necessariamente trasformato da questaÉÉ..
Per averle incontrate , credo nell’esistenza di ciò che definirei regressioni maligne , cioè regressioni che diventano organizzatrici della personalità , secondo modalità potenzialmente psicotizzanti .”
A questo punto Jeammet descrive le principali modalità difensive e il loro fondamento economico che vengono instaurate dall’adolescente quando questi investe transferalmente l’analista . Le raggruppa fondamentalmente in due tipologie , quelle che chiama resistenze nel transfert e l’area degli agiti .
” Le prime sono tanto più facili da assumere , per l’adolescente , in quanto l’intensità delle sua aspettativa inconscia nei confronti degli adulti lo spinge a investire massicciamente e in forma indifferenziata ogni persona che gli offra un ascolto e una disponibilità particolari .
Diventa allora molto difficile sia per l’adolescente che per il terapeuta differenziare ciò che di un legame antico torna nell’attualità , cioè il transfert propriamente detto , dall’investimento attuale che può assumere un carattere passionale .”
” Le difese mediante l’agire sono particolarmente frequenti a questa età (...) Esse hanno in comune un ricorso al controllo mediante l’azione e un disconoscimento dei loro legami con l’investimento transferale .”

Si può andare dalla rottura della relazione terapeutica al moltiplicarsi degli agiti al di fuori della cura , per mettere alla prova il terapeuta nella gestione della cura stessa e costringerlo a volte a porre attivamente dei limiti . Ognuno di questi momenti corrisponde ad un cambiamento nella natura della relazione che confronta il paziente con il suo impegno relazionale e lo obbliga a percepire o a provare la forza del legame che si stabilisce . L’importante è fuggire , resistere all’influenza dell’oggetto .
L’oggetto può essere perduto come nell’interruzione , oppure mantenuto , ma tenuto a distanza grazie ai sintomi e
alle condotte . Le modalità della relazione possono essere le più varie , dall’idealizzazione alla relazione passionale , o alla relazione feticistica descritta da E. Kestemberg .

Nel prossimo numero di A e P l’argomento sarà ripreso per giungere alle conclusioni di Jeammet circa le applicazioni terapeutiche della psicoanalisi in adolescenza


P.G. Laniso
Email: pglaniso@inwind.it





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