PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> N° 2 - Gennaio 2001




Anno I - N° 2 - Maggio 2001

Corrispondenze



Adolescenza, mente e corpo
Conferenza in onore di Moses Laufer
Londra 18 Novembre 2000

a cura di Barbara Piovano *




I lavori del convegno sono aperti da F. Ladame con un relazione intitolata “Autodistruttività e violenza in adolescenza”.
Ladame esordisce premettendo che l’attività del pensiero è il filo conduttore del suo discorso, che verterà sull “importanza di cercare di immaginare delle possibilità di mantenere una attività di pensiero al di fuori del momento di rottura del suo funzionamento”.
Egli parte dalle vignette cliniche di tre adolescenti nel suo dipartimento per agiti violenti e autodistruttivi.
Angela, di 18 anni, ha appena tentato il suicidio perché “ la casa era vuota, io dovevo morire”. Ladame si chiede se il vuoto di rappresentazione che ha preceduto il gesto suicida, possa essere considerato una allucinazione negativa, fenomeno difensivo definito da Green come “rappresentazione dell’assenza di rappresentazione “.
Pur essendo al servizio dell’ Io (il vuoto di rappresentazione e percezione consente di tenere temporaneamente a bada l’istintualità e preservare l’oggetto investito) l’allucinazione negativa espone l’Io, fragile, al rischio della cessazione della attività psichica e all’attivazione di meccanismi- allucinazione positiva ed enactement- che reintroducono una forma sia pur primitiva di pensiero. Se tali meccanismi non si attivano il risultato è una inibizione psicotica con prevalenza di quelli che gli psichiatri chiamano sintomi negativi della psicosi: l’apragmatismo e il negativismo. Questo, secondo Ladame, è il punto nel quale psichiatria e psicoanalisi si incontrano.
Yan, un ragazzo di 18 anni, viene ospedalizzato dopo essersi inferto una coltellata all’avambraccio in seguito ad un litigio con la madre, che a suo dire lo trascurava, e in assenza di un intervento del padre tale da mettere fine alle ripetute discussioni. Il gesto autodistruttivo conseguente all’esplosione di ansia e alla perdita di controllo dell’Io sopraffatto ( dimensione traumatica del raptus) doveva quindi avere la funzione di stabilire un limite alle discussioni con la madre che rappresentavano una minaccia d’ indifferenziazione, cioè di scomparsa di confini tra il sé e l’oggetto.
Una seduta di psicodramma nella quale il ragazzo trova il padre al ritorno da scuola, mentre la madre è altrove in casa, consente di connotare la natura della sessualità di Yan- assente nelle sue preoccupazioni consce- come sessualità primaria, cioè una sessualità che si manifesta nell’ indistinzione tra soggetto e oggetto, una sessualità che non è né radicata nelle zone erogene, né legata all’oggetto ( Botella e Botella ,1990)
Cristine si ricovera perché ossessionata dall’idea di diventare pazza, ove la paura della pazzia è legata alla perdita di controllo. Fin dall’inizio dell’adolescenza ha presentato sintomi ossessivi e compulsivi. Due settimane prima del ricovero ha dato fuoco alla cucina di casa. Ladame associa il racconto di un incubo con il rifiuto della sessualità adulta e con la presenza una sessualità invasiva dirompente e onnipresente( come l’idea del suicidio) che la ragazza cerca di rinchiudere in un guscio allo scopo di liberarsene.
Nella sua discussione Ladame afferma che i gesti autodistruttivi di Angela, Yan e Cristine, non ostante le loro somiglianze, possono essere letti diversamente, in quanto esprimono modi di funzionamento psichico distinti. Anche la loro prognosi è differente.
Yan è preoccupante per la non conflittualizzazione della fascinazione e dell’orrore nei confronti dell’ indifferenziazione. Per lui il raptus rimane la sola soluzione, agita e autodistruttiva, per significare che un conflitto psichico potrebbe essere stato presente ma che è stato eliminato prima di avere avuto la possibilità di emergere.
Angela è ad alto rischio relativamente alla perdita del legame con l’oggetto, inteso come perdita di se stessa da se stessa : la presenza della capacità allucinatoria sembra essere una barriera cruciale nei confronti dell’ esperienza traumatica della cessazione di ogni tipo di pensiero, di quel “vuoto” che l’ha spinta a tentare il suicidio.
Per Cristine invece la prognosi non è così infausta, in quanto il legame con l’oggetto non sembra minacciato, la sofferenza è legata nel vissuto della paziente all’imprigionamento Ðtrattabile- di una inaccettabile sessualità adulta e il legame con la realtà è preservato.
Lasciando da parte il concetto di istinto di morte, la questione della morte in adolescenza e la questione cruciale degli strumenti cognitivi disponibili a questa età per modificare rappresentazioni costruite nell’infanzia, Ladame ha posto l’accento sui problemi del pensiero, sulla dimensione narcisistica e sulla insopportabile minaccia rappresentata dalla passività . All’ esperienza traumatica della passività i pazienti descritti hanno risposto con un rinforzo dell’onnipotenza e della affermazione narcisistica d’invulnerabilità, che conduce ad una alleanza tra narcisismo e masochismo. Seguendo Ferenczi si potrebbe dire che “ la distruzione di séÉ è meglio che soffrire passivamente”( 1931 p: 195)
La seconda relazione “L’ascolto della crisi adolescenziale nell’analisi dell’adulto” è di Sara Flanders. Dopo aver ricordato i principali contributi pionieristici di Laufer alla comprensione del processo adolescenziale la Flanders afferma che l’esperienza di analisi di adolescenti con funzionamento psicotico e auto- distruttività , può insegnare molto sui passaggi che cimentano e confondono l’analista nel trattamento di pazienti adulti, soprattutto “il giovane adulto, il borderline, il profondamente negativo, l’ isterico recentemente risuscitato, il perverso”.
Coerentemente con gli assunti di Laufer, la Flanders pensa che:
1) l’impasse che si verifica in alcune analisi di adulti può essere interpretata nei termini del blocco dello sviluppo di cui parla Laufer, assumendo che la sintomatologia del paziente in qualche modo mantiene una posizione di stallo.
2) certe analisi interminabili possono essere riferite alla persistenza di una adolescenza non negoziabile, ad un permanente rifiuto di accettare precisi confini sessuali del sé.
3) l’apparente trionfo dell’istinto di morte può essere interpretato come una manifestazione difensiva dovuta all’angoscia soverchiante connessa al vivere.
Secondo la Flanders la concettualizzazione della “madre morta” propria di Green può essere meglio compresa alla luce della visione lauferiana della situazione adolescenziale, nel senso che l’identificazione con l’oggetto interno depresso o morto difende contro la vulnerabilità del sé vitale e contro l’odio assassino nei confronti dell’oggetto parentale sessualmente vivo. Inoltre essa ostacola lo sviluppo in quanto rischia di trionfare sull’analista e sull’adolescente ( o sull’adulto ) che “minaccia” di diventare vivo emotivamente e sessualmente.
La relatrice esprime il suo accordo anche con Raymond Cahn che al compito adolescenziale di appropriarsi del corpo sessuale maturo aggiunge quello di diventare soggetto, attraverso il raggiungimento di una capacità di pensiero che consenta l’appropriazione del corpo sessuato. La soggettivazione dell’adolescente autodistruttivo è ostacolata dall’idealizzazione della stasi, nella forma pervertita di uno specifico stallo, di una mortifera e pseudorassicurante identificazione con un oggetto interno depresso e ritirato, che corrisponde alla sindrome della madre morta di Green.
Attraverso la presentazione di un caso clinico la relatrice attira l’attenzione sulla tensione tra la vitalità minacciosa e le difese mortifere contro di essa, che spesso si manifestano nel transfert con pazienti adulti che presentano conflitti adolescenziali non risolti.
Si tratta di un giovane adulto figlio di una madre che ha avuto una depressione post-partum dopo la nascita di entrambi i figli e di un padre che si è ritirato in una depressione alcoolica quando il paziente entrava in adolescenza. Dopo un primo periodo di buona collaborazione e gratificazione reciproca tra analista e paziente, nella seconda parte dell’analisi il lavoro, la vita sentimentale e il rapporto analitico si rivelano estremamente deludenti per il paziente. Egli non interrompe l’analisi, ma riconosce di non potere essere aiutato a causa della sua compulsione ad attaccare l'analista , riferibile in parte all’ identificazione aggressiva con il padre depresso e ritirato.
L’analista collega il fallimento nel lavoro , l’isolamento e il negativismo al fatto che la madre, al tempo dell’invio del paziente, stava riscuotendo un considerevole successo in una attività creativa intrapresa poco dopo la morte del marito, quando il ragazzo aveva 18 anni. Nel transfert il paziente esprimeva la propria intolleranza nei confronti della vitalità creativa della madre-analista.
La Flanders ha colto, attraverso l’analisi dei movimenti transferali e controtransferali , il livello della sofferenza narcisistica del paziente, la sua rabbiosa invidia, il suo rifiuto di tollerare la pena della separazione, la realtà che l’analisi non è un permanente attacco ad una madre gratificante. Eppure ella si rammarica di non essere stata capace di mettere a fuoco la relazione del breakdown dell’analisi e il precedente breakdown adolescenziale, in particolare la relazione tra l’attacco al proprio corpo sessuato adulto e l’attacco alle capacità generative dell’analista . Pertanto ella ritiene che avrebbe avuto più successo se fosse stata capace di leggere la negatività nei termini di attacco allo sviluppo, seguendo il modello di sviluppo appreso al Brent Adolescent Center.
I. Brenman Pick,nella sua discussione al lavoro della Flanders, fa presente che la turbolenza emotiva ed istintuale scatenata dalla pubertà non allenta ma al contrario intensifica i bisogni infantili di dipendenza dell’adolescente. Questi bisogni possono spingere alla ricerca di nuovi oggetti ma possono anche essere trasformati nella dipendenza patologica da droghe, musica sessualità, gruppo, polizia, conseguimenti accademici e cosi via. Non si tratta quindi di aspettarsi una riduzione della dipendenza in adolescenza, ma piuttosto di valutare il modo in cui l’adolescente affronta i penosi e spesso ripudiati sentimenti di dipendenza.
A proposito dei figli di madri depresse la Pick critica Green che descrive il disinvestimento del bambino come “ un assassinio fisico dell’oggetto materno senza odio” e sottolinea che la sua esperienza clinica l’ha più volte messa di fronte all’odio e alla colpa stimolati nel bambino dal ritiro della madre depressa.
Infine Robin Anderson presenta un lavoro su “Adolescenza e Io corporeo: il reincontro del funzionamento mentale primitivo nello sviluppo adolescenziale”.
Egli riconosce di essere stato ispirato dal modo in cui Laufer presta attenzione a chi gli adolescenti pensano di essere e a come si mettono in rapporto con il proprio corpo, sebbene il suo background lo porti a concettualizzare la psicopatologia adolescenziale, per alcuni aspetti, in modo differente.
Anderson ritiene che la concettualizzazione di Laufer della fantasia masturbatoria centrale centri l’essenza della identità nucleare dell’adolescente, mettendo insieme i tentativi del giovane di raggiungere impossibili compromessi tra desideri conflittuali, libidici e aggressivi,e di avere simultaneamente il corpo di un uomo e di una donna ,variamente combinati. Egli aggiunge che queste fantasie possono essere costruite sia per “riparare ,sia per sottrarsi a sottostanti fantasie inconsce di oggetti danneggiati che minacciano di irrompere durante la crisi dello sviluppo adolescenziale”. Comunque Anderson condivide l’importanza posta da Laufer sulla relazione che l’adolescente ha con il proprio corpo e ribadisce che è proprio in questa area che si incapsulano e si esprimono le paure più profonde .
Dal punto di vista della teoria delle relazioni oggettuali il corpo sessuato con il quale l’adolescente tenta di per rapportarsi può anche essere visto come il contenitore di relazioni oggettuali primitive (diadiche e triadiche) e di oggetti primitivi scissi, alcuni dei quali assimilabili agli oggetti bizzarri di Bion. Tali oggetti devono essere elaborati ed integrati affinchè l’adolescente possa identificarsi saldamente con l’una o l’altra parte della coppia parentale e con il bambino che si rapporta ad essa. In adolescenti che non dispongono di buone identificazioni, di solidi oggetti primari ,la reintroiezione di queste parti proiettate viene sentita come terribilmente minacciosa ed attiva drastiche misure difensive , quali l’assunzione di droga. Si crea in tal modo una spirale di processi introiettivi e proiettivi che possono causare un danno progressivo della personalità, se l’adolescente non viene aiutato.
Anderson riferisce gli esempi di due ragazze, entrambe con una storia di infanzia difficile. Entrambe hanno cominciato ad avere comportamenti autolesionistici in adolescenza. La seconda, Theresa, assume anche droga. Entrambe hanno avuto madri depresse e danneggiate. Anderson interpreta il tagliarsi le braccia come l’e enactement di un rapporto sessuale genitoriale di tipo sadomasochistico, vissuto a livello del corpo e basato su fantasie sessuali molto primitive che emergono nel momento in cui le ragazze stanno lottando per il loro sviluppo sessuale. Nel primo caso la ragazza si identifica sia con la madre abbandonata dal marito, sia con il bambino abbandonato, sia con il padre crudele che infligge il taglio a se stessa- madre .
Un sogno di Theresa mostra che la ragazza non solo deve confrontarsi con una situazione familiare che si sta deteriorando ma anche con fantasie sessuali primitive e con l’angoscia e la colpa che emergono quando la sua sana spinta a crescere la confronta con la sessualità. Ne consegue la fuga difensiva in una fantasia disturbata e deprimente nella quale la madre è distrutta e l’oggetto sessuale collude con la distruzione. Se la ragazza non fosse trattata analiticamente in adolescenza questa fantasia potrebbe rimanere incapsulata e continuare a minacciare un sano sviluppo.
Nel discutere il lavoro di Anderson, Catalina Bronstein fa alcuni interessanti commenti sul secondo caso. Ella mette l’accento sul tentativo di Theresa di distinguere ciò che appartiene alla madre e ciò che appartiene a lei e sulla sua angoscia di diventare sua madre e di abitare il proprio corpo malandato e sporco come il supermarket del suo sogno, piuttosto che essere capace di diventare come la madre ,cioè una donna sessuata. Ella sottolinea anche il fatto che Theresa ,dopo il primo rapporto sessuale, abbia fatto un sogno anzicchè ferirsi.
Donald Campbell, presidente della British Psychoanalytic Society e Maxim de Sauma ,successore di Laufer alla direzione del Brent Adolescent Center, concludono i lavori scientifici.
Per dare una idea sintetica di questa intensa giornata di lavoro dedicata all’adolescenza, potrei dire che il convegno è stato caratterizzato:
- dalla affettuosa unanimità con la quale è stato riconosciuto il contributo di Moses e di Egle Laufer alla comprensione, al trattamento e alla ricerca psicoanalitica in adolescenza.
- dal clima familiare della conferenza.
- dal tentativo di confrontare linguaggi e modelli psicoanalitici diversi.


Bibliografia

BotellaC., BotellaS.(1990).La problematique de la regression formelle de la pensee et de l’hallucinatoire.In La psychanalyse: questions pour demain. Monographies de la Revue Francaise de Psychanalyse.Paris:PUF,63-90.
Ferenczi S.(1931).Fondamenti di psicoanalisi-Vol. IV-Guaraldi,Rimini.



* Barbara Piovano
E-mal: bpiova@tin.it


Si ringrazia vivamente il Comitato Esecutivo della Società Italiana di Psicoanalisi per aver consentito a questa rivista la riedizione del testo sopra riportato, comparso sul Notiziario SPI 2000 n. 3.




PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> N° 2 - Gennaio 2001