PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> N° 2 - Gennaio 2001




Anno I - N° 2 - Maggio 2001

Recensioni




Richard C. Marhon
A reexamination of Peter Blos’s concept of Prolonged Adolescence
Adolescent Psychiatry, 1998 23:, 3-19.

A cura di Tito Baldini




Il lavoro di Mahron, rivisitato ed edito da S. R. Doctors e R. J. Leider, riesamina criticamente il concetto di “adolescenza prolungata” di Blos alla luce di una confrontazione tra “modelli classici” e “nuove prospettive” d’intendimento dell’adolescenza.
Le teorie psicoanalitiche fondamentali riguardanti lo sviluppo adolescenziale sono, per Mahron, quella freudiana dell’incremento dell’intensità della pulsione e della difesa contro il tabù dell’incesto; quella annafreudiana dell’allontanamento dagli oggetti libidici incestuosi infantili attraverso l’uso di tipici meccanismi di difesa e i concetti di Blos sull’adolescenza come seconda fase d’individuazione e come ricapitolazione del periodo edipico.
Per l’autore, nonostante le “formidabili fondamenta e le significative elaborazioni”, l’adolescenza come fase di sviluppo rimarrebbe trascurata nella teoria psicoanalitica.
Le recenti riformulazioni della teoria deriverebbero dai contributi della infant observation e dalle scoperte della psicologia del sé.
Ad avviso dell’autore,il concetto di adolescenza prolungata, intesa come un particolare tipo di patologia adolescenziale, è basato sulla classica veduta dell’adolescenza come rimaneggiamento del periodo edipico. Il porre l’Edipo al centro dell’adolescenza, riferendo ad esso tutti i cambiamenti sul piano delle relazioni, disallinea dalla comprensione globale e dalle informazioni di provenienza dall’esperienza clinica.
In seguito, proponendo la storia del concetto in visione l’A. considera come esso, primariamente descritto da Bernfeld (1923), fosse stato alle origini avvicinato alle trasformazioni narcisistiche dell’adolescenza “che non possono essere ridotte ad arcaiche fissazioni e regressioni e che non caratterizano questi giovani come disturbati”.
Passando a visionare il concetto secondo Blos, l’A. ricorda come questi (1954, p. 734) definisca l’adolescenza prolungata come “uno statico perseverare nella posizione adolescenziale che in normali circostanze è di durata limitata e di natura transitoria.” Invece della spinta all’adultità, l’adolescenza prolungata arresterebbe questo movimento e farebbe stazionare all’infinito nel processo adolescenziale; essendo espressione dell’intima necessità di mantenere aperta la crisi adolescenziale, visto che il processo adolescenziale per Blos, nota ancora l’A. citandolo, “può essere considerato concluso quando un’organizzazione pregenitale e genitale gerarchica e relativamente inflessibile sia stata raggiunta, e quando le funzioni dell’Io abbiano acquistato una significativa resistività alla regressione.”
Dal punto di vista dei riferimenti teorici, Blos, secondo l’A., si baserebbe su modificazioni dalla ego psychology e dalle teorie della relazione d’oggetto e conterebbe molto sul modello di M. Mahler della separazione-individuazione; ma tale modello, con i suoi focus su genitalità ed autonomia, mal si adatterebbe a descrivere il fenomeno in visione, i cui soggetti interessati continuerebbero a lavorare intorno a trasformazioni narcisistiche che utilizzerebbero primari e nuovi oggetti-sé.
Quindi Mahron passa a riflettere con la letteratura sui limiti dell’utilizzo, nel lavoro d’inquadramento anche teorico del fenomeno in visione, della teoria classica della libido, del modello di separazione-individuazione e dell’eccessiva rigidità del modello evolutivo secondo Blos.
Sulla via della psicologia del sé sarebbe possibile, secondo l’A. riconsiderare - nella comprensione delle lotte adolescenziali impegnate per superare l’attaccamento infantile ai genitori - più il ruolo dei legami narcisistici che non la solita enfasi sugli attaccamenti incestuosi: gli adolescenti “rinnovano i loro desideri per legami narcisistici spostandoli sui pari o su altri adulti, sviluppando infatuazioni ed altre varietà di connessioni se’-oggetto sé.
In seguito, coordinando il proprio pensiero e l’oggetto in visione con la psicologia del sé, Marhon considera che l’adolescenza porta non tanto ad una revisione dell’oggetto edipico quanto ad un rimaneggiamento dell’esperienza interna delle relazioni tra il sé ed i suoi oggetti sé e che è fondamentale per il modello sé-oggetto sé il riconoscimento che questa diade è continuamente in movimento nel senso della propria ridefinizione. Così l’adolescenza, per l’A., non implicherebbe separazione dagli oggetti infantili incestuosi (o dalle loro rappresentazioni) ed individuazione ma, piuttosto, revisioni, cambiamenti, variazioni e trasformazioni nella natura dei loro rapporti.
Quindi, discutendo di seguito il proprio punto di vista, l’A. ritiene che l’adolescenza prolungata non sia “uno stato psicopatologico ma il risultato di una teoria inadeguata applicata ad un dato affidabile.” Per lui l’orientamento verso la considerazione dell’adolescenza come ricapitolazione della separazione-individuazione affermerebbe che mantenere contatti psichici con gli oggetti infantili sia segno d’immaturità. A ciò, il paradigma sé-oggetto sé offre l’alternativa che, in tutta l’adolescenza e l’adultità, l’individuo mantenga legami con oggetti sé. Egli non si separa ed individua mai, né ritorna psicologicamente dipendente: il contrasto tra questi due modelli è, per l’A., “drammatico.” Mentre il modello tradizionale spingerebbe l’adolescente a separarsi, individuarsi ed a rinunciare alle richieste infantili, il nuovo modello, secondo l’A., parla di graduali spostamenti nei rapporti sé-oggetto sé come esperienze intrapsichiche.
Ricapitolando conclusivamente il proprio pensiero, Marhon afferma che, contrariamente al punto di vista della psicoanalisi tradizionale, la psicologia dell’adolescente non deriva dalle vicessitudini della genitalità e l’adolescenza non consiste primariamente in un rimaneggamento del complesso d’Edipo; mentre l’enfasi sulla rinuncia agli oggetti libidici incestuosi primari e sul modello separazione-individuazione non descriverebbe correttamente il processo adolescenziale: “se continuiamo a credere che sia così, noi vedremo tanti adolescenti malati quanti individui in adolescenza prolungata”, la quale, per l’A., “è una riaffermazione del fatto che la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’adultità implichi la rinuncia ai legami con gli oggetti primari e la stabilizzazione di un’inflessibile struttura del carattere veramente autonomo, pienamente individuato e completamente separato”, mentre per Marhon “non c’è chiusura finale alla fine dell’adolescenza”, ma un graduale spostamento nelle equazioni sè-oggetto sè, dal contesto di quelle primarie, arcaiche alle successive modificazioni degli anni della preadolescenza. “L’adolescenza - conclude - è un significativo periodo nella trasformazione del sé. (É) Il processo di trasformazione evolutiva continua nell’adultità. Solo così l’adolescenza è prolungata.”


Riferimenti Bibliografici

Blos P. (1954) Prolonged male adolescence: The information of a syndrome and its therapeutic implications. Amer. J. Orthopsych., 24:733-742.





PSYCHOMEDIA --> HOME PAGE
A e P --> HOME PAGE --> N° 2 - Gennaio 2001